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Benvenuti in PARLIAMO DI SALUTE

Vogliamo informare per orientare nel campo della salute e del benessere della persona. Ponete domande,vi daremo risposte attraverso l'esperienza degli esperti.



Leggete i nostri articoli per entrare e conoscere le ultime novità internazionali che riguardano i progressi della medicina.



Sarà affrontato anche il campo delle medicine alternative e della psicoanalisi.



Pubblicheremo inoltre interessanti articoli di storia della medicina.

31 mag 2010



 

La medicina egizia


 


 

All'interno della medicina egizia si potevano distinguere due diversi filoni: quello magico-religioso, che comprendeva elementi molto primitivi, e quello empirico-razionale, basato sull'esperienza e l'osservazione, privo di componenti mistiche.
I medici dell'antico Egitto erano molto numerosi, per questo motivo ognuno di loro si occupava quasi esclusivamente delle malattie che meglio conosceva. 
I medici ordinari erano affiancati dai professionisti di grado superiore, da ispettori e da sovrintendenti. 
Ad assisterli era del personale paramedico di sesso maschile. Essi dovevano le loro conoscenze anatomiche all'osservazione degli animali durante il macello e non all'imbalsamazione del defunto che era riservata ai sacerdoti devoti ad Anubi, perciò  loro conoscenza dell'anatomia ossia del tipo, della struttura e della disposizione degli organi, era modesta e, di conseguenza, anche le procedure chirurgiche  erano molto limitate: una pratica di antica tradizione e ancora largamente applicata era la trapanazione, ossia la perforazione del cranio allo scopo di curare cefalee e disturbi mentali.
Il cuore era considerato sede delle emozioni e dell'intelletto. 
Il benessere del corpo si doveva, a loro avviso, allo scorrimento dei suoi liquidi nei metu, i vasi che lo attraversavano se uno di questi vasi si ostruiva si manifestava la malattia.
La polmonite e la tubercolosi erano tra le malattie più diffuse a causa dell'inalazione di sabbia o di fumo dei focolari domestici. Le malattie parassitarie erano altrettanto comuni a causa della mancanza di igiene. Le comuni malattie  erano solitamente curate dai medici con il metodo empirico-razionale, grazie soprattutto al fatto che questi organi sono direttamente accessibili; i disturbi di altre parti del corpo venivano, invece, curati da stregoni con magie e incantesimi. 
Durante la terza dinastia il medico iniziò a distinguersi come figura, sia pure primitiva, di scienziato, diversa dallo stregone e dal sacerdote. Il primo medico egizio il cui nome è giunto fino a noi è Imhotep (vissuto intorno al 2725 a.C.), famoso anche come costruttore di piramidi e come astrologo.
Solitamente il medico trascorreva nelle scuole dei templi anni di duro addestramento, in modo da apprendere l'arte dell'interrogazione del malato, della sua ispezione e della palpazione (esame del corpo effettuato tastando con le mani la superficie corporea).
La farmacopea del tempo includeva sostanze medicinali vegetali: era comune l'uso di lassativi come fichi datteri e olio di ricino l'acido tannico, derivato principalmente dalla noce di galla, era considerato utile nel trattamento delle ustioni 
Gli attrezzi più comuni di un medico erano: pinze, coltelli, fili di sutura, schegge, trapani e ponti dentari.


 


 

La biblioteca della salute.
Erodoto riferisce che la medicina egizia era fortemente specializzata. La nostra documentazione

conta un Papiro Smith (così chiamato dal nome dei suo primo possessore) che purtroppo ci è pervenuto non integro, è la copia di un testo dell'Antico Regno, fatta in Epoca Lyksos, completa di glosse per spiegare i termini non più comprensibili, Altra fonte è il cosiddetto Papiro Ebers (anch'esso di Epoca Lyksos), lungo ben 20 metri, una raccolta sistematica di casi di medicina tolti da trattati diversi giunta a noi completa e con glosse. A questi papiri si aggiungono otto testi frammentari, alcuni coevi, altri posteriori, che sono semplicemente appunti scritti da praticanti o frettolose copie di originali andati perduti, Sotto il profilo della materia, risulta da tali documenti che la scienza trattava, parte a parte, la chirurgia, la medicina generale e parecchie specializzazioni fra cui oftalmologia, ginecologia, pediatria, gerontologia e malattie dell'ano. La sistematica della prassi appare ineccepibile: come i loro colleghi moderni, i medici egizi esaminavano il malato, identificavano la malattia in base ai sintomi (diagnosi) e ne prevedevano il decorso e l'esito (prognosi), e prescrivevano una terapia.


 

Sonno, dieta e purghe: le cure per tutti.
Le cure mediche in senso proprio consistono nel riposo, in una dieta adatta, e nella somministrazione di rimedi fra i quali i più frequenti sono i purganti. Le ricette che ci sono pervenute indicano ingredienti per lo più vegetali (è sfruttata quasi tutta la flora egizia) e di rado minerali (allume, rame, ossido di ferro, calcare, carbonato e bicarbonato di sodio, zolfo, composti arsenicali, carbone); vi ha poi posto un certo numero di ingredienti che fungono da veicoli (birra, vino, miele, grassi animali, midollo, argilla). Il rimedio veniva somministrato in forma di bevanda, pappa, pillole e cataplasma. Tutti gli ingredienti appaiono quasi sempre adatti allo scopo terapeutico prefisso, e comunque scelti secondo un criterio di scienza naturale, mai in obbedienza a presupposti religiosi o filosofici. Dei resto le formule magiche rivolte a una divinità guaritrice venivano inserite nella cura solo per prudenza (come dire: "non si sa mai!"), per dare maggiore fiducia al paziente e per le malattie attribuite a cause extrafisiche, Molti rimedi comportavano almeno un ingrediente raro e costoso, spesso importato dall'estero (in particolare da Biblo), e questo ci dice che la psicologia dei malato dell'antico Egitto era la medesima di oggi. I medici preparavano essi stessi le loro ricette ma si procuravano la materia prima da una organizzazione farmaceutica gerarchizzata. Al momento di consegnare le medicine erano sempre prodighi di consigli sull'igiene, che consisteva innanzitutto nel praticare abitudini sane.


 

Il cuore, motore della vita.
"Se il medico pone le mani sul capo, sulla nuca, sulle mani, sul luogo dello stomaco, sulle braccia oppure sui piedi, dovunque egli ricade sul cuore, perché i suoi vasi conducono a tutte le membra". Una delle dottrine che appaiono nel Papiro Ebers, da cui si deduce che i medici egizi ritenessero il cuore centro della vita e sembra anzi che già ricollegassero il suo battito a quello dei polso, I testi letterari descrivono inoltre il cuore come luogo della volontà e delle emozioni, oltre che sede dei peccato. Centro quindi dell'organismo umano fisico, psichico e spirituale è il cuore, mentre l'importanza dei cervello non era avvertita, Nel Papiro Ebers si accenna anche al numero e alla posizione dei vasi che si originano dal cuore. Essi portano aria alle membra, acqua ai polmoni, al fegato, alla milza e all'ano, sangue e muco ai naso, ed ancora, sangue alle tempie, sperma ai testicoli, orina alla vescica ed, infine, escrementi all'ano. La dottrina è frutto evidente di osservazioni condotte, almeno in parte, su cadaveri, le cui arterie sono vuote e possono quindi sembrare condotti auriferi. Quanto ai vasi sanguiferi, essi sono in realtà vasi venosi, mentre gli acquiferi i vasi linfatici. L comunque indubbio che la pratica della mummificazione deve aver reso gli egizi abbastanza esperti di anatomia umana, una conoscenza che si dimostrerà preziosa nella pratica chirurgica.


 

La struttura sanitaria.
Il corpo dei medici dipendeva da un dicastero della Sanità, bipartito come ogni altro, cui presiedeva un .grande dei medici dell'Alto Egitto" e uno dei "Basso Egitto", dai quali dipendevano "ispettori dei medici" e "soprastanti dei medici". Esistevano poi ì titoli, dì "soprastante alla casa della salute, (la quale era certamente un'organizzazione ospedaliera), nonché di medici addetti a corpi sacerdotali, colonie agricole, colonie militari, villaggi operai e reparti militari. Il medico generico (semu) doveva sapere di tutto e anche di veterinaria, trattata negli stessi libri di medicina, ma molti aggiungevano al titolo una o più specializzazioni: semu degli occhi, della testa, dei denti e così via. La leadership scientifica della categoria era rappresentata dai "medici di Palazzo« che erano aggregati alla Casa della Vita, l'alta scuola di tutte le scienze, Anche l'organizzazione farmaceutica era gerarchizzata, con un »capo farmacista", che dirigeva e controllava i "conservatori dei farmaci" coadiuvati da tecnici. Le cure prestate dal medico, quando non era d'ufficio come sanitario di un corpo sacerdotale o di una colonia, erano pagate in natura.


 

I grandi interventi chirurgici: una leggenda da sfatare?
Data la pratica della mummificazione, che rendeva gli egizi abbastanza esperti di anatomia umana, la chirurgia non era certo sconosciuta. Dal momento che, però, ogni cura si basava sul principio "primum non nocere", i casi chirurgici prevedevano l'uso dei bisturi soltanto per i tumori esterni e dei cauterio per i casi lievi, Il vocabolario medico reca diversi nomi di bisturi, ma non conosciamo a quali tipi di strumento essi corrispondano: è comunque probabile che si usassero lame simili a rasoi e coltelli comuni di bronzo. Mano più pesante dovevano avere i chirurghi militari, poco più che segaossa, che chiudevano le ferite sia bruciando i tessuti con il ferro rovente o con sostanze caustiche, sia applicando punti. E' probabile che in questi casi non si ricorresse neppure all'anestesia, ottenuta, almeno a partire dal Nuovo Regno, con il papavero sonnifero, in pratica l'oppio. A questo punto, venendo a tre leggende spesso ripetute circa la medicina egizia, che narrano di grandi interventi chirurgici, di odontoiatria operatoria e protesi e di trapanazione terapeutica dei cervello, è bene considerare che i Papiri non ne parlano e che il loro silenzio è confermato dal fatto che, tra le migliaia di crani egizi recuperati negli scavi e le decine di mummie esaminate finora, non sì sono riscontrate tracce di interventi dei genere.


 

Nozioni di igiene.
I Papiri danno notizie sparse di igiene. Si consiglia, ad esempio, con insistenza di lavarsi il corpo, e in particolare il viso, la bocca e i denti al mattino, le mani prima e dopo i pasti. L bene indossare vesti di fino, e come abiti, oltre al gonnellino o la tunica, far uso di un panno triangolare stretto alle anche a proteggere i genitali, Importante è, inoltre, sostenersi con una nutrizione completa e razionale, distribuita in una colazione, un pranzo leggero e una cena abbondante. Per dormire, meglio usare un letto dotato di rete elastica, con materasso vegetale e coperte di fino. Non è lecito eccedere negli alcolici, limitandosi comunque alla birra e al vino (il secondo è più dannoso del primo); in età avanzata è concesso qualche blando afrodisiaco, principalmente la lattuga, pianta sacra al dio della fecondità Min. La pulizia della persona, delle vesti e della casa si ottiene con grande abbondanza di acqua, incensi e salnitro. Il clima generalmente buono e una vita semplice, alquanto attiva e quasi tutta all'aria aperta, faceva il resto. Rilievi dell'antico Egitto mostrano che venivano praticati massaggi e che era in uso la circoncisione.


 

29 mag 2010



 

DEGENERAZIONE MACULARE DELLA RETINA:

LA MACCHIA CHE NON FA LEGGERE IL GIORNALE


 

Malattie spesso ereditaria colpisce un milione di persone in Italia.

Controlli costanti per una diagnosi precoce. Convegno a Roma dell'Agenzia Internazionale per la Prevenzione della Cecità.


 


 


 


 

ROMA – L'immagine visiva prima s'annebbia,poi spesso diventa storta,soprattutto quella centrale,così diventa difficile guardare la tv,leggere libri e giornali. E' un disturbo della retina sovente legato all'età ma,purtroppo,non solo. Si chiama degenerazione maculare senile. Colpisce in prevalenza dopo i 50 anni e rappresenta la principale causa di cecità legale e d' ipovisione fra gli ultrasessantenni. In Italia un milione di persone presenta i primi segnali,260 mila sono con la forma più minacciosa quella umida o neovascolare,mentre ventimila i nuovi casi all'anno nel nostro Paese.


 

La macula,parte centrale della retina, ha il compito di proteggere la visione chiara e dettagliata del campo visivo nella sua parte centrale. La forma secca (80%) è la più comune con la comparsa di depositi giallastri(drusen) con lenta perdita di spessore dei tessuti nervosi. Può anche evolvere nella forma grave che è la più invalidante con perdita rapida e severa della visione. Si creano nuovi vasi sanguigni che si sviluppano sotto la retina, causando il problema visivo.


 

Esiste una certa ereditarietà,ma non basta.Più frequente è fra le donne per la più diffusa condizione di miopia grave e la maggiore aspettativa di vita.


 

Nel corso della conferenza stampa svoltasi a Roma a cura dell'IAPB,l'Agenzia Internazionale per la Prevenzione della Cecità, dai proff. Giuseppe Castronovo,presidente IAPB,Mario Stirpe (Fondazione Bietti) e Corrado Balocco Gabrieli (Università La Sapienza),sono emersi utili consigli: indossare occhiali protettivi prima d'esporsi al sole od a fonti luminose dirette,evitare frutti e gli alimenti eccessivamente grassi. Ridurre l'impiego di grassi animali. Consumare regolarmente vegetali,anche per la loro ricchezza in vitamine ad azione antiossidante e pesce. Smettere di fumare,controllare regolarmente la pressione e seguire correttamente le terapie in caso d'ipertensione. Mantenere sotto controllo i valori di colesterolo,in particolare LDL (quello cattivo) e HDL ( buono) ed i trigliceridi.


 

Nell'incontro, sono state proiettate le immagini pittoriche elaborate dall'artista inglese Adam Hahn. L'iniziativa originale ritrae ciò che vedono i malati di tale affezione come lui le ha recepite accostandosi a quel mondo per vivere accanto alla nonna colpita dalla degenerazione maculare retinica.


 

GIAN UGO BERTI


 

(riproduzione vietata)

http://www.paginainizio.com/test/etamentale/index.htm

UN SIMPATICO TEST PER VALUTARE LA VOSTRA ETA'MENTALE
http://www.paginainizio.com/test/etamentale/index.htm

27 mag 2010


SOLE BUONO E CATTIVO:LA SALUTE DIPENDE DA NOI


 

Gli esperti invitano ad un'esposizione moderata e costante. Un ruolo anche anti-depressivo. Il congresso della SIDeMaST di Rimini


 


 


 

RIMINI - C'è un sole buono ed uno cattivo,bisogna fare attenzione per la salute della nostra pelle. E' una questione soprattutto di quantità,perché preso poco alla volta, tutti i giorni, può proteggere dal melanoma(il più diffuso dei tumori cutanei). Ed inoltre,moderata e costante,l'esposizione può esercitare un effetto antidepressivo naturale. Al contrario,un'esposizione occasionale e senza precauzioni aumenta il rischio tumorale del 70%


 

Il sole – si è detto all'85° congresso nazionale della SIDeMaST a Rimini (Società Italiana di Dermatologia medica,chirurgica,estetica e delle malattie sessualmente trasmesse), è infatti il maggior responsabile della produzione di vitamina D che ha una dimostrata azione anti-cancro sui tumori viscerali. Prendendo dunque il sole durante il periodo estivo, in media per venti minuti,significa ridurre del 17% l'incidenza e del 19% la mortalità anche per tumori cutanei.


 

No dunque al turismo "mordi e fuggi",sì invece ad una programmata esposizione che tenga conto,in accordo con il medico di fiducia,delle particolarità della persona,della sua storia familiare ed anche delle condizioni ambientali in quei momenti, come umidità e temperatura,presenza o meno di vento.


 

Non è nemmeno utile esagerare con la fotoprotezione:se all'uso di creme solari,indispensabile per proteggere la pelle, si aggiunge un consumo elevato di alimenti antiossidanti come cioccolato,vino rosso e thè nero,si potrebbe paradossalmente arrivare ad una protezione tanto consistente da compromettere una corretta sintesi di vitamina D.


 

Le creme sono infatti molto efficaci,anche se limitatamente alle aree d'applicazione. Gli alimento presentano effetti fotoprotettivi più modesti,ma anche riguardano al contempo tutto l'organismo. Un eccesso di tali fonti di protezione potrebbe rivelarsi negativo per assicurarsi ogni giorno la quantità di vitamina D utile a contrastare la formazione del cancro.


 

Anche bassi livelli di fotoesposizione di tipo occasionale,soprattutto se associati ad una storia d'ustioni,aumentano il pericolo di melanoma. La probabilità invece si riduce progressivamente incrementando la durata complessiva di una fotoesposizione regolare,controllata e senza ustioni


 

L'ipotesi benefica del sole –si è concluso – è confermata dalla constatazione che nelle popolazioni che vivono ad elevate latitudini – e per questo hanno una minore fotoesposizione complessiva e livelli più bassi di vitamina D – l'incidenza e la mortalità per tutti i tipi di tumore si dimostra maggiore. Si dovrebbe allora – è l'invito – ridiscutere le campagne politiche anti-sole e smettere di demonizzare l'esposizione,ritenendola dannosa.


 

GIAN UGO BERTI


 

(riproduzione vietata)

26 mag 2010


BIANCOSPINO



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BIANCOSPINO, crategus oxyacantha

Famiglia delle Rosacee
E' una pianta diffusa in Europa ed in tutto il bacino del mediterraneo, il nome deriva da "kratos" che in greco,  significa forza, e "oxus "aguzzo, ed "anthos" fiore. A causa delle sue punte acuminate, si considera una pianta protettrice delle case ed in grado di allontanare gli spiriti del male. Ha i fiori bianco rosa, 

PARTI USATE: si usano le foglie, i fiori, le sommità fiorite, la corteccia dei rami.

BIANCOSPINO
Ha proprietà diuretiche, sedative, ipotensive, vasodilatatrici, antidiarroiche.  Di aiuto per placare il senso di angoscia, di inquetudine, il senso di oppressione, per la ritensione idrica, per le infiammazioni del cavo orale, per le palpitazioni e la ipertensione e per i problemi cardiaci.E' chiamata la valeriana del cuore, in quanto è un ottimo tonico cardiaco, stimolante cardiaco, dilata le arterie coronariche, migliora l'afflusso del sangue, aumenta la forza di pompaggio del cuore, elimina le aritmie, riduce i livelli di colesterolo, riduce la frequenza e la gravità degli attacchi di angina pectoris, previene le complicanze cardiache nei pazienti anziani o a rishio affetti da influenza o polmonite, auta nelle tachicardie, nelle extrasistoli, negli stati di ansia, agitazione, angoscia e nervosismo E' un rimedio i cui effetti si notano a lungo termine, ed ha un buon grado di sicurezza,  utile  anche nelle cefalee, nelle vertigini, negli acufeni e nei disturbi della menopausa

COMPONENTI BIANCOSPINO
flavonoidi, bioflavonidi e flavoglicosidi che svolgono una azione simile alla digitossina, principio attivo estratto dalle foglie della digitale purpurea, quercitina, rutina, iperoside, complesso triterpenico, che regolarizzano e normalizzano il tasso ematico con effetto dilatatore e prolungato dei vasi coronarici e cerebrali procianide, C-glicosidi dell'apigenina, acido ascorbico, olii essenziali, colina, tannini

NON USARE, in gravidanza,in allattamento, fare attenzione a chi soffre di aritmie, non somministrare ai bambni , può potenziare gli effetti della digitale.E' una pianta sicura alle dosi indicate Chi è affetto da



 


 


 

VISIONE TRIDIMENSIONALE:TUTTO O.K.


 

Secondo la Società Oftalmologia Italiana. Può essere anche un rilevatore di un difetto visivo. Il commento di Matteo Piovella


 

MILANO – La visione in 3D,oggi sempre più di moda,non può in alcun modo danneggiare gli occhi a qualsiasi età. E' il perentorio giudizio degli oculisti appartenenti alla SOI (Società Oftalmologica Italiana) che, al congresso internazionale di Roma, hanno posto la parola fine ad un recente dibattito sul livello di sicurezza della visione tridimensionale.


 

In pratica la SOI,che da anni tutela la salute visiva dei cittadini italiani, ha infatti ritenuto opportuno dare una risposta alle molteplici richieste da parte d'istituzioni,organizzazioni e singoli cittadini sulle potenziali conseguenze dell'utilizzo delle tecnologie 3D sulla popolazione.


 

Ma da un possibile danno,emerge anche una novità positiva. La visione di un film in 3D,ha detto Matteo Piovella,potrebbe rappresentare un rilevatore di qualche difetto visivo e può essere considerato a tutti gli effetti come un ottimo test per la valutazione dell'efficienza visiva.


 

Gli oculisti della SOI hanno quindi stilato una serie di suggerimenti utili:

  1. prima d'indossare qualsiasi occhiale non strettamente personale è consigliabile che venga pulito con fazzolettini detergenti/disinfettanti.
  2. Prima d'alzarsi dal posto è consigliabile togliersi gli occhiali per la visione 3D.
  3. Se l'occhiale per la visione 3D fosse usato senza gli eventuali occhiali da vista o lenti a contatto potrebbe comparire affaticamento oculare anche dopo pochi minuti di visione.
  4. Se comparissero disturbi agli occhi o sensazione di malessere generale,togliere gli occhiali per la visione 3D. Normalmente,i disturbi passano rapidamente.
  5. Se si fosse stati operati di recente agli occhi,è necessario chiedere al proprio oculista di fiducia se si possa realizzare la visione 3D ed i relativi occhiali.


 

Il 3D viene quindi promosso a pieni voti? "Direi di sì – ha concluso Piovella –poiché gli eventuali malesseri della visione in 3D sono assolutamente reversibili. Ossia,basta togliere gli occhiali,così come basta smettere di leggere se si avvertisse un senso di nausea mentre si sia in macchina od in treno.


 

GIAN UGO BERTI


 

(riproduzione vietata)

25 mag 2010


Colpito il 2% della popolazione


 

DISTURBO BIPOLARE: GLI ALTI E BASSI DELLA PSICHE


 

Il disagio dei pazienti, le diffoltà nei rapporti di lavoro. Novità nelle cure orali a rilascio prolungato


 


 

MILANO - Sono oltre un milione gli italiani che soffrono di disturbo bipolare,imprigionati fra gli alti ed i bassi della psiche. Eppure,quasi nove persone su dieci non ne hanno mai sentito parlare. E' considerato dall'OMS sesta causa di disagio sociale nel mondo. Basta però evocare l'alternarsi di mania e depressione per far emergere,negli italiani,una radicata emarginazione sociale:i pazienti hanno difficoltà a relazionarsi, si sentono poco accettati da amici e colleghi di lavoro,avvertono spesso un forte disagio nella fase depressiva.


 

Si passa da un'euforia incontrollabile ad una profonda depressione:due pazienti su tre non sono mediamente sottoposti a terapia adeguata e possono trascorrere anche dieci anni prima di una corretta diagnosi. Una persona non ben curata può giungere non di rado al suicidio od alla dipendenza da alcol e droghe. Lo ha detto il prof. Carlo Altamura,direttore della Clinica Psichiatrica all'Università di Milano,nel corso di un convegno promosso a Milano da Astra Zeneca.


 

Il disturbo bipolare - ha precisato Liliana Dell'Osso,direttore della Clinica Psichiatrica all'Università di Pisa- è stato considerato castigo divino,opera del maleficio,colpa e peccato, ma anche segnale di genialità e capacità artistica. Ma oggi abbiamo una maggiore consapevolezza e conoscenza della natura del disturbo.


 

L'uso tempestivo di un antipsicotico atipico come la quetiapina,indicato per il trattamento degli episodi depressivi maggiori associati a disturbo bipolare,permette invece,assieme al monitoraggio del paziente nel tempo,di ridurre cronicità e rischi di viraggio maniacale. Si blocca così il processo neurodegenerativo che,con le nuove tecniche di neuroimmagine,è associato ad una fase avanzata del disturbo,comportando la perdita di sostanza grigia e l'assottigliamento degli stati corticali in alcune aree del cervello.


 

Ora – si è concluso – è disponibile una nuova formulazione in compresse a rilascio prolungato. Un prodotto che assicura il rilascio costante del principio attivo nelle 24 ore. Viene somministrato una volta sola al giorno,con beneficio del paziente. La formulazione consente di contenere rapidamente i sintomi maniacali e psicotici.


 


 

GIAN UGO BERTI


 

(riproduzione vietata)

24 mag 2010


 

"Giornata" europea a Milano


 


 

POCO IODIO NEL CIBO E LA TIROIDE SOFFRE


 

Il parere del prof.Aldo Pinchera,coordinatore della manifestazione


 

MILANO - L'Italia,ed in particolare l'Università di Pisa, coordina la campagna internazionale per stimolare l'assunzione di iodio nell'alimentazione,la cui carenza può provocare la comparsa di gozzo della tiroide. Sono circa sei milioni,infatti,gli italiani interessati da questo problema,con la presenza di noduli, ipo ed ipertiroidismo. "In gravidanza-ha spiegato a Milano il prof.Aldo Pinchera,dell'università di Pisa e coordinatore della manifestazione- il fatto ha grosse ripercussioni sul feto ma anche sul neonato,con probabili conseguenze sullo sviluppo cerebrale e difetti delle funzioni cognitive. In particolare,nelle donne sopra i 60 anni (colpita una su cinque in media) la situazione ha conseguenze importanti,come ridotto od eccessivo funzionamento della ghiandola,se non correttamente diagnosticata e curata.


 

"Anche se in Italia con la scomparsa della carenza iodica è praticamente diminuito il cretinismo endemico,persistono gradi più lievi di carenza che, in gestazione, possono provocare deficit intellettivi e gravi ripercussioni in età adulta con ridotta abilità nel lavoro."Hanno in sostanza detto i proff. Luigi Bartalena,segretario dell'European Thyroid Association e Francesco Trimarchi,Ordinario di Endocrinologia all'Università di Messina.


 

Da qui,la prima Giornata Europea ( 25 maggio)per sensibilizzare opinione pubblica ed istituzioni internazionali a prendere solleciti provvedimenti di sanità pubblica.


 

Al problema della carenza iodica legato all'ambiente,si aggiunge poi quello dell'autoimmunità di origine genetica che,in vario grado,colpisce fino a sei milioni di persone e che nelle donne ultrasessantenni conduce sovente ad una condizione clinica di ipotiroidismo. Secondo il prof. Paolo Vitti,Ordinario di Endocrinologia all'ateneo pisano,attraverso un semplice esame di sangue – ed in particolare il dosaggio dell'ormone tireostimolante TSH,insieme ad un'ecografia della tiroide - è possibile individuare tale disfunzione.


 

La Giornata" è promossa dall'Associazione Italiana Tiroide,in collaborazione con l'European Association e l'International Council for the Control of Iodine Deficiency ed il patrocinio del Ministero della Salute.


 

GIAN UGO BERTI


 

(riproduzione vietata)


Dal 24 al 26 maggio,in tutt'Italia, gli "Epdays"


 

EIACULAZIONE PRECOCE:SI PUO' ANCHE DIVORZIARE


 

Se la partner non vede la volontà del maschio a curarsi.Il parere del prof.Ciro Basile Fasolo,andrologo e sessuologo all'Università di Pisa.


 


 

PISA - L'eiaculazione precoce può provocare anche un divorzio nella coppia, se la partner non vede la volontà nel maschio a porvi rimedio. E' una delle constatazioni che il prof. Ciro Basile Fasolo, andrologo e sessuologo all'Università di Pisa,cita fra le più delicate in un problema che può essere affrontato e risolto. Ecco perché,da lunedì 24 maggio - e per tre giorni - medici specialisti visiteranno gratuitamente in tutt'Italia in occasione della seconda edizione di Epadays,promosso dalle Società Italiane di Andrologia,Urologia e Andrologia e Medicina della Sessualità ( 800.93.33.18 oppure www.eiaculazioneprecocestop.it).


 

Dalla precedente edizione,emergono le caratteristiche del soggetto che maggiormente ne soffre. Come spiega Basile Fasolo, ha un'età fra i 31 e d i 50 anni,una relazione stabile (sposato o convivente), è in buona salute ed ha uno o più figli.


 

Il problema è però il soggetto stesso,perché due volte su tre non ne ha mai parlato con uno specialista,mente solo una su tre ha seguito una visita specifica. L'errore – continua Basile Fasolo – è che la persona pensa di risolverlo per conto proprio, scelta seguita da una fase di frustrazione psicologica perché il quadro clinico continua a persistere.


 

Dal canto suo la partner è solita affrontare la situazione con gentilezza e molto tatto. Un segnale che la donna non vuole colpevolizzare il compagno,prospettandogli vie risolutive. Diventa invece intollerante od aggressiva solo quando il problema continua ed il maschio non dà alcun segno di volerlo affrontare. Nella pratica -sono parole di Basile Fasolo - è il single che risolve la tematica con maggiore difficoltà,mentre la partner va considerata sempre come un alleato.


 

Gli errori del "fai da te" sono comunque sempre frequenti:l'uso del preservativo,la tecnica dello "start and stop",la masturbazione prima del rapporto,il ricorso a creme o spray anestetici. Lo scopo è sempre lo stesso,ma senza una precisa diagnosi le percentuali di risoluzione positiva sono davvero poche. Solo l'8% crede che alla base ci siano motivazioni organiche. Sempre meno sono invece quelle psicologiche ed occorre una valutazione clinica globale per trovare la via più adatta.


 

GIAN UGO BERTI


 

(riproduzione vietata)

23 mag 2010


La storia delle spezie e delle erbe aromatiche


 


 

Indice:


 

La storia delle spezie e delle erbe aromatiche

Schede tecniche:

Chiodi di garofano

Cannella

Salvia

Basilico

Cipolla

Rosmarino

Alloro

Origano

Menta


 


 

La storia delle spezie e delle erbe aromatiche


 

La parola "Spezia", risale al XII secolo; deriva dal latino "species", parola che definiva prodotti alimentari come il grano, l'orzo, la farina. Le Erbe, in effetti, si distinguevano da questi e si caratterizzavano per il profumo particolare (tanto che si pensava fossero dotate di poteri magici): furono, quindi, chiamate "aromatica".


Messaggere delle divinità per gli egiziani


 

Le Erbe aromatiche e le Spezie erano utilizzate dagli egiziani per imbalsamare i corpi dei defunti, e contribuivano a conservare l'aspetto carnale nella vita ultraterrena; si affermava che i loro profumi trasportassero i messaggi spirituali tra uomini e le divinità.

A causa del gran consumo, fu necessario organizzare le prime spedizioni per assicurarsi l'approvvigionamento della merce, considerata preziosissima: la regina di Saba, che si recò in visita da Salomone, a Gerusalemme, "……….Fece dono di 120 misure d'oro, una gran quantità di Spezie, erbe aromatiche e pietre preziose".



I più grandi commercianti dell'antichità: i fenici


 

I migliori uomini d'affari nel commercio delle Spezie erano i fenici, tanto che dalla fine del XVI secolo a.C., il prezioso bene era chiamato "merce fenicia".

Pare che gli esperti intermediari, che vendevano la merce tanto ai re quanto ai faraoni, fossero stati i primi a cercare altre mete per gli approvvigionamenti, e a dirigersi verso le Indie.

L'alone del mistero che circondava le Spezie si protrasse a lungo, nonostante la grand'epopea conquistatrice d'Alessandro Magno, che, nel IV secolo a.C., svelò una parte dell'enigmatico, magico, talvolta malefico Estremo Oriente, dove, come scrisse Erodoto, "la Cannella cresce nei laghi profondi, ed è attorniata da animali volanti".


L'Impero Romano


L'Impero Romano, i confini del quale si estesero progressivamente da una parte all'altra del Mediterraneo, non poteva ignorare l'attrattiva di queste Spezie invitanti; anche Cleopatra si serviva di una gastronomia "calda" per sedurre Cesare, e lo zafferano cosparse tutte le vie di Roma per accogliere Nerone.

Il possesso della Spezia procurava, a colui che la utilizzava, la fama di lussurioso. Tra i più ricchi, gli eccessi alimentari erano caratterizzati esclusivamente dalla varietà delle piante aromatiche utilizzate, mentre il dosaggio restava nei limiti di una gastronomia equilibrata.

Il Pepe era onnipresente, e occupava il posto d'onore nelle feste, come ci racconta Marziale: "Quel cinghiale era steso, senza vita. Possano le mie divinità ingrassare gioiosamente con il vapore del suo brodo! Disboscate pure per accendere il fuoco della mia cucina in festa! E' vero, il mio cuoco spargerà molto Pepe, che ho segretamente nascosto per quest'occasione!"


Le Spezie e le Erbe aromatiche giocarono, da quel momento, un ruolo fondamentale nelle dispute per il potere; pensiamo alla rivalità tra Bisanzio e la Persia, che interessò l'area del Mediterraneo orientale a partire dal IV secolo a.C.

Nel V secolo, il profeta Maometto, cercò di trarre il massimo profitto dal commercio con le aree circostanti dove le Spezie avevano un'importanza fondamentale, per diffondere anche il suo messaggio.
Il commercio d'Erbe aromatiche e Spezie, infatti, favoriva quello d'altri beni; esse rendevano piacevole la gastronomia, e facevano parte della farmacopea araba.


 


 

Le Spezie nel Medioevo


A partire dal X secolo, le Crociate fecero riscoprire il mondo delle Spezie, che, ancora una volta, diventarono oggetto ostentato di ricchezza tra i potenti e i ricchi dell'Europa intera.
Le ricchezze d'Oriente arrivavano attraverso il Mar Mediterraneo, grazie ai navigatori veneziani, genovesi e pisani, che sbarcavano a Marsiglia o a Aigues-Mortes, superavano le Alpi, e vendevano le Spezie nelle fiere di Lione; proseguivano fino alla Champagne, centro d'affari dell'Europa del Nord, e vendevano il resto.

Il porto di Marsiglia permise alle città marinare italiane, e in particolare ai veneziani, di trarre il maggior profitto dal monopolio, diviso con i fornitori arabi, del commercio delle merci preziose provenienti da Alessandria d'Egitto.

Le Spezie più vendute erano: Pepe nero, Pepe di Sumatra, Zenzero, Chiodi di Garofano, Cannella, Noce moscata, Galanga; certe erano così importanti, da costituire moneta di scambio. E' il caso del Pepe, sempre preziosissimo e ricercato.

Era il periodo di gran successo per i vini italiani e spagnoli: anche questi erano aromatizzati con Erbe e Spezie.

Nei processi giudiziari, a titolo di gentilezza, gli imputati regalavano al giudice le cosiddette "Spezie da camera" e, anticipando l'invenzione delle caramelle, alcune Spezie, ricoperte di miele, erano offerte come digestivo o come ghiottoneria.

Verso la fine del Medioevo, l'utilizzo alimentare e quello medicinale delle erbe aromatiche e delle Spezie si confuse. Speziali e farmacisti si riunirono nella stessa corporazione per un lungo periodo di tempo.


Cristoforo Colombo alla ricerca di oro e di Spezie


 

Come per ogni scoperta, la rotta marittima verso sud, alla ricerca delle Spezie, non era frutto del caso. Cristoforo Colombo era partito verso ovest, convinto di arrivare direttamente nelle Indie, ricchissime delle preziose merci.

Per soddisfare i desideri di conquista delle potenze marittime dell'Europa meridionale, la Spagna e il Portogallo stipularono il Trattato di Tordesillas, nel 1494, che prevedeva la divisione delle successive conquiste marittime nei due mondi.

Il controllo del commercio delle Spezie e del loro approvvigionamento, era un obiettivo primario, in quel periodo, per le potenze portoghese e spagnola, che cercavano in tal modo di eliminare il monopolio degli arabi e dei veneziani nell'area mediterranea.

Vasco de Gama raggiunse il Capo di Buona Speranza nel 1497, e sbarcò in India nel 1498. Da allora, e per i tre secoli successivi, olandesi e inglesi si alternarono nelle rotte commerciali; conquistarono i territori e fondarono parte delle loro ricchezze coloniali.


Il valore economico dei prodotti diminuì con l'aumento dei terreni coltivati.

Gli olandesi proteggevano accanitamente l'accesso alle isole Molucche, per paura che qualcuno potesse esportare le piante produttrici dei Chiodi di Garofano o di Noce moscata, e rovinare, in tal modo, il monopolio. Il furto, era punito con la morte.

Pierre Poivre, botanico francese del XVII secolo, fu uno dei principali artigiani di questo declino. Dopo diversi tentativi infruttuosi, riuscì a sottrarre alcune piante di Pepe e di Noce moscata, e le piantò nell'isola Maurizio.

Questo episodio, successivamente, provocò la dispersione dei luoghi di produzione negli imperi coloniali olandesi, inglesi, e francesi.

Anche il caffè, il cacao e molte altre piante furono coltivati altrove.

Da allora l'attrazione e la curiosità nei confronti di questi prodotti affascinanti non ha mai avuto fine. All'inizio del secolo, grazie agli imperi coloniali, si sviluppò l'interesse per la gastronomia esotica;

oggi, la mondializzazione degli scambi ha portato ad una maggiore mobilità delle popolazioni, che diffondono le proprie abitudini culinarie.

Le Spezie, per i grandi chef occidentali, sono sinonimo di una certa apertura, culturale e moderna. Essi, giocano sulla variazione di aromi e sapori, che si fondano semplicemente su prodotti naturali di qualità.

Finché l'uomo saprà servirsi della sua immaginazione per soddisfare la ricerca dell'ignoto e quella di nuovi piaceri, la storia delle Spezie non avrà mai fine.


 

SCHEDE TECNICHE:


 


 

CHIODI DI GAROFANO


 

    


 

Nome scientifico: Syzygium aromaticum

Famiglia: Mirtacee

Habitat: La pianta è originaria delle isole asiatiche sudorientali, soprattutto delle Molucche; è stata importata nelle Antille, nelle zone orientali dell'Africa e in Cina.
Caratteristiche: La pianta è un albero sempreverde, a piramide; le foglie sono ovato-oblunghe, lisce, lucide, acuminate e coriacee, assottigliate alla base.
I fiori sono di colore cremisi o violetto, in racemi terminali ramificati; i germogli sono rosa se freschi, bruno-rossastri se essiccati al sole.
Coltivazione: La pianta è spontanea. È coltivata su scala commerciale nelle regioni marittime tropicali. In Italia la coltivazione risulta assai difficile.
Raccolta: Si utilizzano i germogli essiccati, i "chiodi" di Garofano, e l'olio. I germogli si colgono nelle giornate non troppo umide, due giorni prima della fioritura, quando sono rosati.

Curiosità: I Chiodi di garofano sono utilizzati per aromatizzare salse, curry, vini speziati, e come preservante nelle preparazioni sott'aceto.

Proprietà salutari e utilizzo: I Chiodi di garofano svolgono un'attività stimolante, aromatica e antispasmodica, carminativa e antiirritativa.
E' utilizzato soprattutto come digestivo e come antisettico del cavo orofaringeo.

Nei casi di vomito e nausea: masticare lentamente un Chiodo di garofano.


 

CANNELLA


 



 

Nome scientifico: Cynnamomum zeylanicum Nees

Famiglia: Lauracee

Habitat: La Cannella è originaria di Ceylon, cresce spontanea nell'India meridionale e in Malaysia.
E' coltivata anche in altri Paesi tropicali: isola di Réunion, Guadalupa, Guyana, Brasile, Giamaica. Si può trovare nelle foreste, fino a 1000 m di altitudine.
Caratteristiche: E' un albero sempreverde, che può raggiungere anche 15 metri, allo stato spontaneo; i rami sono lisci. Le foglie hanno il picciolo corto, coriacee, caratterizzate da tre o cinque nervature; la faccia superiore è glabra, di colore verde scuro.
I fiori sono inseriti nell'ascella delle foglie, hanno un involucro diviso in cinque o sei lobi, e sono di colore bianco-giallino, di profumo sgradevole.

Coltivazione: Spontanea.
Raccolta: E' utilizzata la corteccia dei rami, che si ottiene esclusivamente da piante coltivate.
Si tagliano i rami di due anni, si staccano rametti e foglie, si taglia la corteccia in pezzi lunghi 20-30 cm, e si lascia asciugare per un giorno.
Successivamente, si raschia la parte superiore della corteccia per eliminare lo strato suberoso, si dispongono le cortecce una sopra l'altra, e si lasciano essiccare all'ombra, al riparo dalla polvere.
Proprietà salutari e utilizzo: La Cannella, ha proprietà antisettiche e vermifughe. Deve essere utilizzata a piccole dosi. E' tonificante per l'intero organismo, digestivo, cardiotonico, antianoressico.
E' utilizzato nei casi di astenia, fermentazioni intestinali, ipotensione, cattiva digestione.
Tintura per le gengive ulcerate: ponete 20 g di corteccia in 100 ml di alcool di 70°, a macero per 8 giorni. Utilizzatela, a gocce, in un bicchiere d'acqua, più volte al giorno.
Curiosità: La corteccia della Cannella è utilizzata per la preparazione di dolci, conserve, salse e condimenti, e come aromatizzante nella preparazione di liquori.


 

SALVIA


 


 


 

Nome scientifico: Salvia Officinalis

Famiglia: Labiate

Habitat: regioni mediterranee

Caratteristiche botaniche: è una pianta cespugliosa da 30 a 70cm suffruttice, fusto ramificato, pubescente;

Foglie: grandi oblunghe, spicciolate, verde-biancastre, persistenti, spesse, crenato;

Fiori: blu-violacei (maggio-giugno), grandi da 3 a 6 per verticillo in spighe terminali con brattee violacee, caduche, con calice bilabiato, corolla lunga a 2 labbra, l'inferiore trilobato.

Odore e sapore: aromatici.

Parti utilizzate: foglie mondate (prima della fioritura), sommità fiorite;conservare in recipienti a chiusura ermetica.

Moltiplicazione: divisione di ceppo o per talea e raramente per seme.

Piantagione: autunno o in primavera.

Utilizzazione: è utilizzato per aromatizzare le vivande, per proteggere i tessuti e indumenti dalle tarme, come cura di bellezza e per vincere i malesseri.

Proprietà: antisudorifero, antisettico, antispasmodico, coleretico, ipogligemizzante, stimolante, stomachico, vulnerario.

Costituenti: oli essenziali, flavonidi, saponina; acido organico.


 

Curiosità: il suo profumo intenso e il suo gusto sono invitanti ma non bisogna abusarne perché la salvia contiene le stesse sostanze tossiche dell'assenzio, ed è perciò controindicato ai temperamenti sanguigni e ipertesi.

Azione terapeutica: è efficace per curare stati di malinconia e calmare le crisi d'asma.


 


 

BASILICO


 



 

Nome scientifico: Ocimum Basilicum

Famiglia: Labiate

Habitat: Paesi caldi, è diffusa in Liguria(quella in serra) Origine: India e Africa

Caratteristiche del terreno: la coltura richiede buon terreno fresco, fertile e di facile scolo.

Semina: essa si esegue da aprile ad agosto, a spaglio usando 2-3 gr di seme per metro quadro di terreno. Si ricopre con un sottile strato di terra facendo pressione sul terreno stesso. Quando le piantine hanno raggiunto un certo sviluppo, si diradano lasciandole alla distanza di 25-30cm.

Per la coltura anticipata: la semina si esegue in una serra riscaldata tra dicembre-gennaio e febbraio-marzo: Si trapianta ad aprile.

Consociazione: la coltura in serra è molto redditizia e non pregiudica le caratteristiche aromatiche della pianta.La consociazione si fa generalmente con zucche, pomodori o cetrioli.

Varietà: "Basilico verde comune" a foglie medie molto profumato, "Basilico a foglie di lattuga" aroma fine e delicato, "Basilico di Genova",
"Basilico fine verde comune" a foglie piccole, "Basilico fine violetto/verde nano compatto" varietà con foglie piccole profumatissime.

Proprietà: stimolante, antispasmodico, sedativo, starnutatorio.

Curiosità: un tempo vaniva prescritto anche per la cura dell'isterismo.

Azione terapeutica: le foglie fresche calmano le irritazioni cutanee.


 


 

CIPOLLA


 


 


 

Nome scientifico: Allium coepa

Famiglia: Liliacee

Habitat: La Cipolla è originaria della Persia. E' diffusa in tutto il mondo, in numerose varietà.

Caratteristiche: E' una pianta erbacea perenne, che può raggiungere un metro di altezza. Il bulbo è sferoidale e squamoso, formato da numerose squame bianche e carnose; è avvolto da una tunica di colore differente a seconda della varietà.
Le foglie ricordano vagamente un cilindro, la superficie è glabra ed è coperta da uno strato ceroso. I fiori sono riuniti in un'infiorescenza a ombrella, di colore bianco.

Lavorazioni: si inizia scegliendo un terreno fertile e fresco per l'impianto del semenzaio,e si effettuano le sarchiature e le azotature (a parte quelle vernine); si impiegano 3-4grammi di seme per ogni metro quadro, da cui in seguito si ricavano circa 700-800 piantine.Il trapianto si esegue in maggio in file alla distanza di 20-25cme di 15 nella fila; le piantine dopo aver cimato le radici e le foglie vengono immesse nel terreno precedentemente lavorato.Il diradamento si esegue dopo la semina e consiste nel distanziare le piantine l'una dall'altra,serve a rimpiazzare vuoti.

Coltivazione: La Cipolla è una pianta che raramente si trova allo stato selvatico.
Numerose coltivar sono formate da soli fiori fertili che producono i semi con cui la pianta può essere riprodotta; altre varietà, insieme ai fiori, portano bulbilli che, interrati, consentono la produzione agamica.
Raccolta: La parte utilizzata è il bulbo. La raccolta avviene tra maggio e agosto, secondo la varietà, quando la parte aerea è quasi secca. Dopo che la pianta è fiorita, il bulbo non contiene più i principi attivi.

Proprietà salutari e utilizzo: La Cipolla ha proprietà diuretiche, vermifughe, antisettiche e ipoglicemizzanti. E' utilizzata nei casi di ipertensione arteriosa, per regolare le funzioni intestinali, nelle bronchiti e nei casi di tosse persistente; per depurare l'organismo.

Varietà: da inverno(gennaio-febbraio), da estate(agosto), da conserva,ovvero i sottaceti(febbraio-marzo);a bulbo bianco o a bulbo colorato, a bulbo grande e a bulbo piccolo.

Malattie: sono di natura fungina la ruggine, che danneggia la scapo fiorale delle colture da seme,il bacillus cepivorus ,che attacca i bulbi conservati.Tra gli insetti patogeni ricordiamo la crociera, la tignola del porro, che danneggiano le giovani piantine rodendone la parte centrale del germoglio.

Diserbo: si effettua con insetticidi a base di gammesano o di esteri fosforici.

Curiosità: La Cipolla è utilizzata notevolmente nelle preparazioni alimentari di tutto il mondo. Si preparano condimenti, salse, minestre e zuppe, ed è utilizzata come aromatizzante nelle insalate, e per accompagnare carni, pesci, crostacei.


 


 

ROSMARINO


 



 


 


 


 


 


 


 

Nome scientifico: Rosmarinus officinalis

Famiglia: Labiate

Habitat: Liguria, italia centro meridionale e isole

Caratteristiche botaniche: è una pianta suffrutticosa da 50cm a 1.50 m. Arbusto, fusti legnosi, fogliosi;

Foglie: sessili, coriacee, strette con margini rivoltati, verde scuro sopra, biancastre sotto, persistenti;


 

Fiori: quasi tutto l'anno in piccoli grappoli ascellari, calice bilabiato, con labbro superiore intero e con tre dentini piccolissimi, l'inferiore diviso in due lunghi denti, corolla di colore viola-azzurro pallido, 2stomi.

Odore: di incenso, conforato

Sapore: aromatico, astringente

Parti utilizzate: pianta fiorita e foglie

Moltiplicazione: avviene per talee che si attua in autunno o a fine inverno.

Raccolta: tutto l'anno

Utilizzazione: viene utilizzato in cucina come aromatico, ma può essere destinato a produzione industriale estraendo l'essenza di rosmarino.

Proprietà: Antisettico, antispasmodico, diuretico, stimolante, tonico, stomachico.

Costituenti: olio essenziale, acidi organici, glucosidi, saponite, colina.

Curiosità: le api bottinaio avidamente sui suoi fiori e producono un miele molto ricercato. L'olio essenziale di rosmarino viene anche utilizzato nella preparazione di alcuni insetticidi. In tempi passati questa pianta ha dato adito a numerose superstizioni: il suo aspetto sempreverde, l'aveva eletto pianta della fedeltà coniugale che in un sublime anelito era capace di superare anche la morte.

Azione terapeutica: agisce sul sistema nervoso ; stimola gli astienici, rinfranca la memoria debole, restituisce fiducia ai depressi.


 


 

ALLORO


 



 

Nome scientifico: Laurus nobilis

Famiglia: Lauracee

Caratteristiche: E' un arbusto sempreverde; le foglie sono lanceolate, con il bordo leggermente ondulato. La pagina superiore è lucida e di colore verde intenso, mentre quella inferiore è di un verde opaco. I fiori sono di colore giallognolo, raccolti in fascetti ad ombrella all'ascella fogliare. Il frutto è una bacca ovoidale con la forma di piccola oliva, dapprima verde e quindi, a maturazione, nero-bluastro. Contiene un solo seme. La pianta fiorisce in primavera e può raggiungere i 10 metri d'altezza.
Habitat: L'alloro è originario dell'Asia Minore e dell'Europa. E' comune delle zone mediterranee, dove nasce spontaneo, e si rinviene con frequenza lungo le coste tirreniche, adriatiche e in Sardegna. Al nord, si localizza in prossimità dei laghi subalpini. E' una pianta ornamentale, frequente nei parchi.
Coltivazione: L'alloro è spontaneo. Gli arbusti sono piantati in primavera inoltrata o a metà autunno, in terreni soleggiati e non soggetti a gelate, e il terreno deve essere ricco; può essere piantato anche per talea, durante l'autunno.
Raccolta: Si utilizzano le foglie senza picciolo, e i frutti. Le prime si raccolgono tutto l'anno e vanno fatte essiccare al sole, mentre la raccolta dei frutti deve essere fatta in autunno, con successiva essiccazione in luogo riparato dalla luce.
Proprietà salutari ed utilizzo: L'alloro vanta importanti proprietà salutari: è antisettico, antidepressivo, blandamente insetticida, stimolante, carminativo e colagogo; viene utilizzato come rimedio nelle insufficienze epatobiliari, nelle depressioni psichiche e nervose, nei casi di meteorismo e per alleviare i dolori reumatici.
Infuso contro l'inappetenza e debolezza generale: mettete 2-3 foglie di alloro in 250 ml di acqua bollente, lasciate riposare per 10 minuti, filtrate; bevetene 2-3 tazzine al giorno.
Curiosità: Le foglie fresche vengono utilizzate per lessare i pesci, per profumare i fichi, nei funghi sott'aceto, e per aromatizzare arrosti, minestre e salse di pomodoro.


 


 

ORIGANO



 


 


 


 


 


 


 

Nome scientifico: Origanum volgare

Caratteristiche : Pianta aromatica a fusto eretto, ramificato nella parte superiore, con portamento cespuglioso. Ha foglie picciolate di forma ovale. I fiori, di un bel colore rosato, sono raccolti in pannocchie terminali. La fioritura avviene in estate. La pianta può superare i 70 centimetri di altezza.

Habitat : Pianta comune delle regioni mediterranee, predilige i luoghi solatii, le colline soleggiate, le montagne aspre e riarse dal sole. E' coltivata anche negli orti per le proprietà aromatiche che la rendono preziosa in cucina.

Raccolta :   A scopo medicinale si utilizzano le foglie e soprattutto le sommità fiorite che vanno raccolte d'estate allorché la pianta è in piena fioritura. Si fanno essiccare in luogo ombroso e ventilato legandole in mazzi lenti.

Proprietà : Celebre pianta aromatica, emana un intenso profumo simile a quello della maggiorana, con la quale spesso viene confusa. Dall'origano in farmaceutica si estrae un essenza che ha proprietà similari a quelle estratte dal timo. A scopo terapeutico si mostra utile nei casi di digestione lenta e difficile, combatte l'aerofagia, i disturbi di stomaco e l'emicrania. Per uso esterno un tempo si sfruttavano le proprietà cicatrizzanti della pianta per pulire le ferite.

 Curiosità :   in profumeria si utilizza il distillato mentre in cucina l'origano è largamente conosciuto


 


 

MENTA


 


 


 

Nome scientifico: Menta piperita

Famiglia: Labiate

Habitat: Paesi a clima temperato

Origine: Inghilterra

Coltivazione: Piemonte

Caratteristiche botaniche: è una pianta sterile, come parecchi ibridi, fu propagata per talea nei paesi a clima temperato.

Parti utilizzate: foglie

Utilizzazione: se ne estrae il mentolo, sostanza dall'aroma forte e inteso, usato in liquoreria e profumeria. E' impiegata nell'industria farmaceutica e in confetteria.

Proprietà: antalgico, antisettico, antispasmodico, digestivo sedativo, stimolante.

Costituenti: la pianta contiene flavonidi; è un eccitante del sistema nervoso periferico, ha un effetto moderatore sulle reazioni nervose in caso di eccitazione patologica.

Curiosità: il profumo della menta piperita è dovuto a un'essenza che è dotata di proprietà antisettiche, per questo in Inghilterra assunse il nome di peppermint.

Azione terapeutica: è stimolante,sedativa, antispasmodica, oltre che attivante delle funzioni digestive.


 

22 mag 2010



 


 

EPATITE:E' INFETTA 1 PERSONA SU 12

POTRESTI ESSERE TU? FAI LE ANALISI


 

Originale slogan dell' iniziativa che si svolge a in piazza Montecitorio a Roma,per la "Giornata Mondiale"(19 maggio). Prevenzione e cure,ma anche igiene di vita


 

ROMA - "Sono io il numero 12?" Se lo deve chiedere ognuno di noi pensando che quella percentuale è l'incidenza media di portatori del virus dell' epatite B o C,fra la popolazione. Con questo originale interrogativo,prende corpo in tutto il mondo la "Giornata" dedicata a questa malattia virale (19 maggio). La tappa italiana è a Roma in piazza Montecitorio,proprio davanti al Parlamento, per informare e sensibilizzare l'opinione pubblica. L'iniziativa è dell'Associazione EpaC onlus.


 

Il dato preoccupante riguarda una condizione dieci volte superiore al virus dell' aids,l'HIV,ma se ne parla molto meno. Sono infatti circa due milioni,in Italia,i portatori cronici di virus HBV ed HCV.


 

L'invito a partecipare è andato in particolare ai parlamentari perché si sottopongano ai controlli sulla condizione del loro fegato. L'iniziativa è patrocinata dalla regione Lazio,dalla Provincia e dal Comune di Roma,dall'ASL ROMA A,dalla Associazione Italiana Gastroenterologi & Endoscopisti Digestivi Ospedalieri,da quella per lo Studio del Fegato,dalla Società Italiana di Medicina Generale e dal Club Epatologi Ospedalieri.


 

L'Italia, è il messaggio,detiene il primato europeo per il numero di malattie epatiche:epatiti,cirrosi,tumori sono la causa di circa 20 mila decessi l'anno e si stima siano inoltre un milione e seicentomila quelli affetti da epatite C e seicentomila di B. Cifre allarmanti, spiega Ivan Gardini presidente dell'associazione EpaC onlus, se si considera trattarsi di affezioni virali,quindi trasmissibili.


 

Nonostante la vaccinazione obbligatoria nel nostro Paese fin dal 1991,la malattia non è scomparsa,mentre non esiste ancora un vaccino per la prevenzione della forma C,anche se è possibile rallentarne l'evoluzione con appropriate misure igienico sanitarie e di stili di vita. Prevenire nuove infezioni e scoprire la malattia attraverso una diagnosi precoce rappresentano importanti obiettivi per vincere la battaglia contro le epatiti.


 

Novità di quest'anno,si apprende, è che l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) per la prima volta discuterà di una risoluzione che potrebbe portare a riconoscere l'epatite quale priorità sanitaria globale,uniformando le azioni e gli interventi nelle politiche prevenzione,informazione e controllo adottate dai vari Governi nazionali.


 

GIAN UGO BERTI


 

(riproduzione vietata)


RODIOLA

Rhodiola rosea

dimagrante, alza i livelli di serotonina, abbassa i livelli di grasso nei tessuti, dona senso di sazietà, allevia e controlla   la fame ansiosa, pianta adattogena, antiossidante, allevia la sensazione di stanchezza, utile  nel metabolismo rallentato, è anti stress, antidepressiva,alza il tono dell'umore, antimutagena, stimola il sistema immunitario,aumenta la capacità di apprendimento, la memoria, utile nell'amenorrea,
per le performance sportive, antinvecchiamento, nei problemi sessuali

RODIOLA, rodhiola rosea

Famiglia delle Crassulacee

Parti usate la radice

Pianta spontanea delle zone montuose nord europee ad altitudine di 3000 e 5000 mt, anche se si trova anche nelle Alpi, le zone dove cresce sspontaneamente sono: Scandinava, Lapponia,  le zone nord asiatiche, Siberia, nord americane Alska
Si impiega in Siberia nella medicina popolare per alleviare la stanchezza Esistono 200 varietà di Rodiola, ma la Rosea è la più apprezzabile per la presenza di glicosidi fenilpropanoidici, salidroside, rosavin, rosin, rosarin, che ne fanno un completo adattogeno. La attivita di questa pianta fu scoperta dallo scienziato Russo Nicolai Lazarev che nel 1947 che coniò il ternine di "adattogena" ( ovvero di pianta capace di adattarsi alle necessità dell'organismo, e di adattarlo allo sforzo fisico e mentale) Le piante adattogene per essere tali non devono essere tossiche, ma permettere le normali funzioni dell'organismo, devono mantenere la funzionalità organica anche in presenza di affaticamento o stress di varia natura, devono esercitare una azione rivolta alla normalizzazione  dell'organismo anche se si è in presenza di patologie, apportano benefici senza arrecare danno.
La Rodiola russa era nota con il nome popolare di "radice d'oro".Ha i fiori gialli  con profumazione simile alla rosa. Si impiegavano le radici della Rodiola nelle popolazione siberiane  dalla sorprendente longevità, sotto forma di tè o di infusi, per aumentare la resistenza fisica, al freddo, alle malattie da raffreddamento, alla depressione, ai malori dovuti alle alte quote. In Mongolia veniva impiegata per trattare la tubercolosi ed il cancro. ( consultare sempre il medico curante).E' stata ampiamente usata dai cosmonauti e dagli atleti russi.

COMPONENTI Rodiola
glicosidi(salidoside, tirosolglicoside, glicosidi dell'acido cinnamico, glicosidi fenilpropanoidi, rosavidina), glicosidi antrachinonici, Alcoli aromatici insaturi (tirosolo, alcol cinnamico), Fitosteroli ( betasitosterolo, daucosterolo),  tannini, olio essenziale
( monoterpeni, beta-sitosterolo, sostanze tanniche della serie pirogallica,con presenza di alcool feniletilico, cinnamaldeide, citrale) , acidi organici ( citrico, malico, ossalico, succinico, gallico), macro e microelementi (manganese in percentuale elevata), composti di tipo fenolico, flavonoidi derivati della tricina, del campferolo, dell'erbacetina, della gossipetina, glicosidi cinnamici e tirosolo, rhodioloside.In particolare rosavin, rosarin, rosin, rodiosin, rhodalin, rhodionin, salidroside, astragalin, tricin 5-O-glucoside, campferolo-7-ramnoside, rhodiolim, tricin.


ATTIVITA Rodiola
dimagrante, alza i livelli di serotonina, abbassa i livelli di grasso nei tessuti, dona senso di sazietà, allevia e controlla  la fame ansiosa, pianta adattogena, allevia la sensazione di stanchezza,  utile nel metabolismo rallentato, è anti stress, antidepressiva,alza il tono dell'umore,  antimutagena, stimola il sistema immunitario, aumenta la capacità di apprendimento, la memoria, influenza in modo positivo la tiroide e il fegato

AZIONI RODIOLA
azione dimagrante, aiuta nel metabolismo rallentato,in grado di stimolare  alcune lipasi che accelerano la demolizione dei grassi dai tessuti, l'azione dimagrante è anche legata all'azione della Rodiola di alzare i livelli di serotonina, che aiuta a togliere il desiderio ossessivo di carboidrati, e svolge una azione antiansia, riducendo la fame ansiosa, i glicosidi contenuti nella radice incrementano i livelli di dopamina, sostanza capace di trasmettere al SNC il segnale di sazietà. E' una pianta adattogena, favorsce la memoria, le capacità di apprendimento ( estratti idroalcolici), aumenta il rendimento lavorativo, aumenta la capacità di concentrazione, previene le variazioni ormonali indotte dallo stress, ha una azione cardioprotettiva, migliora la resistenza dell'organismo alle tossine. A differenza del Ginseng che può dare effetti come eccitazione e costipazione, la Rodiola russa non provoca questi effetti. Aumenta la resistenza allo sforzo, allo stress, al freddo. Gli adattogeni sono piante utili perche adattano l'organismo alla sollecitazione prima che le sostanze come ormoni, corticosteroidi e catecolamine  possano danneggiare l'organismo., in quanto la fase di adattamento ad uno stess, sia esso fisico che mentale non può essere eterna. Infatti se sopraggiunge la fase di esaurmento, ci possono essere danni anche gravi alla salute.
la Rodiola è utile anche come antidepressivo, per il rilascio della serotonina, è antimutageno ( l'attività depressiva della Rodiola russa è superiore a quella del Ginseng coreano) ed è meno tossica. Stimola il sistema immunitario. Favorisce lo sviluppo dei muscoli  a discapito della massa grassa. Aiuta per stimolazione dei livelli di   serotonina nel sangue,  il controllo del sonno, del comportamento, dell'umore. Migliora il polso, la pressione arteriosa, la capacità polmonare e i tempi di normalizzazione del battito cardiaco. E' di aiuto nel trattamento della amenorrea secondaria da stress. Migliora l'attività sessuale, la funzionalità uditiva, la salute gengivale, sembra sia utile nel morbo di Parkinson ( ma sentire il proprio medico curante), regolarizza l'attività epatica, migliora l'apparato genitale e l'attività sessuale.  Aiuta nella difficoltà di erezione, nella eiaculazione precoce, (2-3 mesi dall'assunzione, migliorano le prestazioni sessuali) ( su questa pianta sono in corso studi di approfondimento)

CONTROINDICAZIONI:
alle dosi consigliate la Rodiola ha una tossicità molto bassa, solo in rari casi si sono rilevati lieve innalzamento della pressione arteriosa,  non assumere la Rodiola   se si  soffre di stati febbrili, di sovraeccitabilità e esaurimento grave   ( in questi casi consultare lo specialista)
E' comunque un prodotto sicuro dal punto di vista tossicologico non somministrare in gravidanza e allattamento.

21 mag 2010


Lavoriamo su sistemi di ricerca animale


 

CELLULE STAMINALI E CERVELLO:

UN TRAGUARDO ANCORA LONTANO


 

Parla il prof.Gabriele Siciliano, della Clinica Neurologica all'Università di Pisa


 

PISA - Sono ormai diversi anni che si pone l'accento in campo scientifico sull'enorme guadagno derivante dall'utilizzo delle cellule staminali nei più svariati ambiti della Medicina. In tal senso, anche in campo neurologico sono state rilevanti alcune recenti scoperte che hanno confermato come nel cervello dell'uomo siano presenti cellule che conservano, anche in età adulta, capacità di rigenerare e moltiplicarsi, ipoteticamente al fine di riparare eventuali danni conseguenti a una malattia. Lo sostiene il prof.Gabriele Siciliano,della Clinica neurologica all'Università di Pisa.


 

Il sistema nervoso – aggiunge - per molto tempo considerato un sistema "statico", potrebbe pertanto essere dotato, al pari di altri organi, di capacità di riparare la perdita di alcune cellule attraverso la moltiplicazione di altre cellule, appunto le cellule staminali. Conseguentemente si è sviluppata negli ultimi anni l'idea che una tale risorsa potesse essere in qualche modo stimolata e utilizzata efficacemente nella terapia di malattie progressive del sistema nervoso, quali le malattie neurodegenerative, tra le quali la malattia di Parkinson, la malattia di Alzheimer o la sclerosi laterale amiotrofica.


 

Gli studi sperimentali che si sono poi sviluppati – precisa il neurologo pisano - hanno preso in considerazione la possibilità di sorgenti esterne di cellule, sia autologhe, cioè è lo stesso soggetto che fa da donatore (cellule staminali dell'adulto), che eterologhe, cioè donatore estraneo (cellule staminali ombelicali) che, una volta immesse nel paziente, esplichino i desiderati effetti rigenerativi necessari per trattare tali malattie.


 

In realtà – sono sempre sue parole -numerosi modelli sperimentali hanno evidenziato come sia effettivamente realizzabile una tale possibiltà, dimostrando come animali affetti da analoghi di queste malattie abbiano manifestato capacità di recupero come risultato di strategie rigenerative basate su cellule staminali, anche se tuttavia sono ancora sconosciuti i dettagli legati al meccanismo d'azione di queste ultime, in particolare se questo sia da ricondurre ad un'effettiva riproduzione cellulare in loco o, piuttosto, alla produzione di particolari sostanze, i cosidetti fattori di crescita, che stimolerebbero favorevolmente le cellule nervose.


 

Poter disporre quindi di una fonte di cellule "primitive"- prosegue - le staminali appunto, in grado di svilupparsi come cellule neuronali permetterebbe di ripopolare le aree in cui si è avuta la perdita cellulare, con la possibilità, se non di un recupero delle funzioni perse, quantomeno di un rallentamento del decorso della malattia, che si tradurrebbe in un notevole miglioramento dell'aspettativa e della qualità della vita.


 

Tuttavia – è il suo pensiero - numerosi fattori devono essere presi in considerazione allorchè si trasferiscono sull'uomo dati che derivano da modelli sperimentali e, tra tutti, l'estrema complessità del tessuto nervoso all'interno del quale ogni singola cellula ha un proprio ruolo specifico in una rete di connessione dove non è facile sostituire la perdita di un "nodo" con l'inserimento di un altro.


 

Tutto questo – conclude - a sottolineare come in ambito umano quello della terapia con cellule staminali rappresenti un capitolo promettente ed indubbiamente degno di ulteriori verifiche, ma che necessita dell'affinamento di conoscenze di base e applicative anche in considerazione delle svariate implicazioni che una procedura terapeutica del genere può comportare, sia di ordine tecnico, che biologico ed etico. Auspicabile quindi l'avvio di nuovi studi clinici in tale ambito, promuovendo la collaborazione tra le varie istituzioni di ricerca già orientate ed impegnate in questa direzione.


 


 

GIAN UGO BERTI


 

(riproduzione vietata)

20 mag 2010


Dopo l'articolo sull'acetosa pubblicato ieri ,mi è stato chiesto qualche altra erba officinale ricostituente.

 
 

  

FIENO GRECO (Trigonella foenum-graecum)


 

Famiglia: trifoglio

Habitat: Nord Africa, India, coltivato in tutto il mondo.


Parti usate : semi.


E' stato scelta come ingrediente in Wonderup perché: Contiene Flavonoidi (fitoestrogeni). I semi di fieno greco hanno recentemente riscosso un certo interesse quale possibile materia prima per la produzione di Diosgenina impiegata nella sintesi di ormoni steroidei.
E' conosciuta dall'antichità la sua proprietà galattogena, cioé di stimolazione delle ghiandole mammarie alla produzione di latte (conseguenza dello stimolo alla secrezione di prolattina) nelle puerpere - in tutte le donne l'azione stimolante sugli ormoni contribuisce notevolmente allo sviluppo del seno, il principale recettore di estrogeni nel corpo femminile.

Caratteristiche e proprietà del Fieno greco


E' una pianta ricca di principi attivi importanti tra cui la lisina che aumenta decisamente il difficilissimo assorbimento del calcio, indispensabile durante l'allattamento, non solo per il neonato, ma anche per la madre. Sono presenti anche acido linoleico, acido oleico, acido palmitico e acido stearico, calcio e ferro, vitamine del complesso B, vitamina A e C.


Costituenti del Fieno Greco

elevato valore nutritivo per la ricchezza di glucidi, protidi, nucleoprotidi, fosfatilcolina e di lecitina. Minerali: calcio, magnesio, fosforo, ferro che viene assorbito velocemente, potassio, zolfo, sodio, cloruro, silice, sali minerali, enzimi. Saponine, soprattutto le sapogenine diosgenina (da cui si estraggono gli ormoni di produzione sintetica) e il suo isomero yamogenina, gitogenina e tigogenina. Flavonoidi, inclusi vitexina e i sui glicosidi e esteri, isovixetina, orientina, vinenine 1 e 2, quercetina e luteolina.


Contiene dei composti steroidei: Fenugrecina, estere peptidico di una sapogenina steroidea a un'azione ipoglicemizzante oltre a proprietà antiflogistica cardiotonica. Dagli estratti acquosi dei semi è stata dimostrata una stimolazione dell'utero e dell'intestino ed un effetto cronotropo positivo sul cuore.
Elevato contenuto di aminoacidi essenziali poco disponibili in natura, come la Lisina e Triptofano (quantità di lisina elevato a quello della soia fa sì che sia un alimento ad alto valore nutritivo).


I Glicosidi Furostanici hanno sapore amaro e potrebbero essere il principio amaro della droga. Alcaloidi, Mucillagine, Steroli: Colesterolo, Sitosterolo, Flavonoidi. I semi di fieno greco hanno recentemente riscosso un certo interesse quale possibile materia prima per la produzione di Diosgenina impiegata nella sintesi di ormoni steroidei.


Il fieno greco è anche

* tonico e ricostituente - soprattutto usato in anemie e convalescenze - antianemico - molto usato nella medicina popolare italiana

* Fieno greco - cardiotonico - rinforza il cuore

* Fieno greco - stimolante del pancreas, della digestione

* Fieno greco - stimolante neuromuscolare, rafforza il tessuto osseo e muscolare

* Fieno greco - depurativo - agisce sul fegato e sui sistemi di disintossicazione grazie alla sua abilità nel purificare il sistema, particolarmente il sangue, promuovendo l'escrezione e la rimozione di tossine e scorie

* Fieno greco - antiastenico (antifatica) - agisce sul sistema endocrino e sulla funzione ormonale così come sul sistema nervoso grazie alla sua abilità nel prevenire e/o ridurre la fatica

* Fieno greco - anabolizzante - favorisce la crescita muscolare promuovendo la trasformazione metabolica delle sostanze nutritive in muscoli attraverso la sintesi molecolare

* Fieno greco - anti-ipertensivo - preveniene o cura l'ipertensione abbassando la pressione sanguigna

* ipoglicemizzante - riduce il livello di zuccheri nel sangue combattendo l'iperglicemia - La polvere del seme infatti regolarizza il diabete in età matura. Questa azione ipoglicemizzante è interessante contro l'acne causata da un eccesso di zucchero nei follicoli piliferi che causa una crescita importante di germi patogeni.

* anti-infiammatorio - agisce sul sistema immunitario grazie alla sua abilità di contrastare le infiammazioni

* vulnerario - agisce sul affects immune system and reactivity due to its ability to heal and treat wounds.

* anti-spasmodico - agisce sul sitema nervoso grazie alla sua abilità di prevenire o alleviare gli spasmi muscolari

* emmenagogo - agisce sul sistema endocrino e sulla funzione ormonale grazie alla sua abilità di promuovere il flusso mestruale - gli emmenagoghi non devono assolutamente essere usati durante la gravidanza

* emopoietico - contribuisce alla formazione di cellule del sangue

* espettorante - agisce sul sistema imunitario grazie alla sua abilità di facilitare la rimozione di secrezioni della mucosa bronco-polmonare (catarro) e causare l'espulsione di muco dal tratto respiratorio - nella tradizione tedesca viene usata come mucillaginoso contro i catarri delle vie aeree superiori nonché, sotto forma di polvere da somministrare a dosi giornaliere di cucchiai come corroborante.

I semi del Fieno greco contengono acido fosforico e, tostati, vengono usati da secoli come afrodisiaco

Controindicazioni: nelle donne gravide può aumentare la contrazione uterina.

Storia e curiosità del Fieno greco


Conosciuto soprattutto per la sua proprietà galattogena, a tale scopo veniva usata nell'800 in Francia come pure grande uso se ne faceva presso la scuola di Medicina di Salerno; da non dimenticare inoltre il suo uso alimentare ed aromatizzante.

Il Fieno greco o Trigonella Foenum Graecum Papilionacea è una delle più antiche piante medicinali, usata, dagli Egiziani, Greci e Romani.


Habitat: nell'altopiano dell'Eritrea ed Etiopia, usato tradizionalmente sin dall'antichità, era considerata una pianta sacra. Coltivata in Egitto denominato Hilba, sud Yemen, India e in Cina chiamata Huluba.


È usata come alimento-medicamento, bevanda, per profumare e aromatizzare il burro, in certe regioni viene usata come crema di bellezza insieme ad altre piante inoltre anche per le spezie e aromatizzare tabacco ed estratti di caffè o di vaniglia.

Il Fieno greco è un'erba con una storia antica. Era raramente usata in Gran Bretagna durante il periodo d'oro della medicina erboristica per le difficoltà di procurarsi questa spezie. Dopo essere divenuta facilmente disponibile e reperibile, è stata spesso trascurata perché la tradizione erboristica la citava raramente. E' ampiamente usata dalla tradizione medica Indiana, l'Ayurveda. Il suo uso limitato in Gran Bretagna dimostrava comunque il suo valore come vulneraria, per curare e ridurre infiammazioni in casi di ferite, scottature, irritazioni, fistole e tumori. Il suo sapore amaro ne spiega il ruolo nel calmare la digestione difficile. E' un forte stimolate della produzione di latte nelle puerpere, per le quali è totalmente sicuro, e ha una reputazione come stimolatore dello sviluppo del seno.