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Benvenuti in PARLIAMO DI SALUTE

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Sarà affrontato anche il campo delle medicine alternative e della psicoanalisi.



Pubblicheremo inoltre interessanti articoli di storia della medicina.

31 mar 2011


> Nervi a fior di pelle, scosse, bruciori: manca l'endorfinaNervi a fior di pelle, scosse, bruciori: manca l'endorfina
I modi per alleviare il dolore profondo al centro degli studi nella 'Settimana del cervello': dalle nevralgie del trigemino al classico fuoco di Sant'Antonio


, 25 marzo 2011 - Pensate ai fachiri. Grazie alla concentrazione e al training riescono a regolare l’attività di strutture cerebrali implicate nei sistemi di controllo del dolore, che per noi sono irraggiungibili, al punto da rilasciare una grande quantità di endorfine in modo da consentire loro di camminare sui chiodi o sui carboni ardenti senza problema. Basta questo per capire come la soglia di percezione del dolore sia un fenomeno soggettivo, legato alla sfera emotiva della persona.

Ci sono tuttavia casi in cui il dolore perde le sue capacità di 'segnalare' qualcosa che non funziona, e diventa un sintomo per l’organismo che si sgancia dalle normali modalità di controllo. Questo si verifica in caso di dolore neuropatico, che può svilupparsi in seguito a numerose patologie come l’infezione da herpes zooster (il classico Fuoco di Sant’Antonio), in alcune forme di diabete avanzato o anche per nevralgia del trigemino.

Questa e altre forme di dolore sono state tra gli argomenti portanti della 'Settimana Mondiale del Cervello', iniziativa dedicata a sollecitare la consapevolezza nei confronti della ricerca in tutto il mondo, promossa e organizzata dalla Società Italiana di Neurologia (Sin).

Il dolore neuropatico può colpire diverse parti del corpo, nasce per un errore del sistema nervoso sensitivo (in pratica i nervi continuano a far percepire un dolore acuto anche in assenza dello stimolo che lo determina) e si manifesta in diversi modi. In alcuni casi la parte che fa male è percorsa da bruciore, a volte invece si ha percezione di una scossa elettrica, in altri casi il fastidio si localizza sulla pelle, come una bruciatura oppure si mantiene come uno sgradevole compagno di viaggio a livello profondo.

Lo 'sfasamento' del sistema nervoso deputato alla percezione del dolore può addirittura comportare la comparsa di allodinia, ovvero l’insorgere di forti dolori anche dopo uno stimolo che normalmente non dà problemi. Per questo è sufficiente il semplice passaggio di un lenzuolo ruvido sul piede di una persona diabetica a stimolare forti dolori. Più comune in questi casi è invece l’iperalgesia ovvero una maggiore sensibilità al dolore.

Per quanto riguarda la cura, fondamentale è la diagnosi precisa del dolore che spesso non risponde ai comuni antidolorifici: può capitare che lo specialista punti alla correzione del meccanismo alterato delle cellule deputate alla trasmissione del dolore e al controllo delle 'scariche anormali' da esse prodotte per affrontare all’origine il dolore neuropatico.

28 mar 2011



Contaminazione Il protocollo dell'ospedale Niguarda

Quattro esami raccomandati
per chi rientra dal Giappone

Tranquillizzanti i risultati sui primi pazienti esaminati: livelli di radioattività non preoccupanti

MILANO - Almeno quattro gli esami medici raccomandati a chi rientra dal Giappone con il rischio di una contaminazione radioattiva: un test per captare eventuali tracce di radiazioni sul corpo, il monitoraggio della tiroide e una doppia analisi delle urine (una eseguita a spot, l'altra nell'arco delle 24 ore). Sono i controlli previsti dal protocollo messo a punto dall'ospedale Niguarda di Milano. È una procedura che, con ogni probabilità, sarà recepita a livello italiano dal ministero della Salute guidato da Ferruccio Fazio.

Dieci finora gli italiani visitati al Niguarda di rientro da Tokyo (20 i controlli eseguiti, invece, al Careggi di Firenze e a Pisa). Si sono presentati volontariamente al Pronto soccorso. Gli specialisti coinvolti vanno dal medico nucleare al fisico sanitario. Il primo è un laureato in Medicina che si è specializzato nei meccanismi biologici responsabili dell'accumulo di sostanze radioattive nell'organismo, il secondo ha seguito studi in Fisica: il suo ruolo, di solito, è quello di monitorare le apparecchiature che emettono radiazioni (come Tac e Pet) e tenere sotto sorveglianza chi le maneggia. Le indagini cliniche sono precedute da un questionario. Del resto, per le valutazioni mediche è fondamentale individuare il luogo di soggiorno in Giappone e in particolare la distanza da Fukushima, la città dove i reattori nucleari sono finiti fuori controllo. Essere stati a più di 100 chilometri, come i viaggiatori di ritorno da Tokyo, fa ovviamente correre meno rischi. E non va trascurato neppure il tempo di permanenza in zone pericolose.

I macchinari utilizzati hanno nomi che spaventano solo a pronunciarli. Per scoprire la presenza di eventuali isotopi radioattivi - e, dunque, una contaminazione esterna - viene usato un contaminametro superficiale. La sua forma assomiglia a quella di un ferro da stiro. È l'apparecchio spesso visto in mano ai medici nelle foto che rimbalzano dal Giappone. Poi c'è il rivelatore a scintillazione, un cannocchiale ipertecnologico per il monitoraggio della tiroide, la ghiandola più affamata di iodio (indispensabile per produrre l'ormone tiroideo). Per le analisi delle urine, invece, c'è lo spettrometro gamma ad alta risoluzione. È un enorme contenitore di piombo in grado di misurare la presenza di frazioni di Becquerel che segnalano un'eventuale contaminazione radioattiva. «Sulla base delle attuali conoscenze scientifiche è probabile che non si siano verificate conseguenze sullo stato di salute in seguito all'incidente nucleare verificatosi a Fukushima - si legge nel modulo consegnato ai pazienti -. Verosimilmente non saranno necessari interventi sanitari specifici da attivare a breve termine. Non sussistono rischi per familiari e conviventi».

Ma i risultati dei (primi) esami medici che dicono? «Sono lievemente alterati solo i valori delle urine - spiega il direttore sanitario del Niguarda, Giuseppe Gianduso -. I pazienti stanno espellendo dall'organismo la radioattività assorbita in Giappone. Ma in una quantità minima, che non comporta pericoli per la salute».

Simona Ravizza

26 mar 2011


Lo sostiene il Ministro della Salute, Ferruccio Fazio
TUBERCOLOSI ED IMMIGRAZIONE: ITALIA PREOCCUPATA PER IL NORD – AFRICA
Nella “Giornata mondiale contro la TBC” un disegno di legge di Ignazio Marino,presentato a Roma. 7.500 nuovi casi all’anno, 1 su tre non conosciuto

ROMA – C’è viva preoccupazione per un aumento dei casi tubercolosi in Italia, con il progressivo arrivo di immigrati dal Nord - Africa. Lo ha detto a chiare lettere il ministro della Salute, Ferruccio Fazio,intervenendo alla Giornata Mondiale contro la TBC,a Palazzo Giustiniani a Roma.
Sono 7.500 i nuovi casi all’anno nel nostro Paese, di cui però un terzo solo stimato e dunque fonte di ulteriori contagi per mancanza dei necessari controlli. Oltre al Nord – Africa, l’altra area critica di provenienza è l’Est Europa e soprattutto la Romania.
Nell’incontro promosso da Stop TB Italia Onlus e Fondazione Lilly, si è parlato del nuovo disegno di legge in proposito ( primo firmatario Ignazio Marino).
Tra i punto salienti, l’ istituzione di un Fondo per finanziare corsi d’aggiornamento per medici di medicina generale e della continuità assistenziale, per il personale del Servizio Sanitario Nazionale e per tutti colore che,a diverso titolo,intervengono nei processi di prevenzione,diagnosi e cura, per realizzare specifici programmi di ricerca e di formazione idonei a migliorare le conoscenze cliniche al fine dell’aggiornamento delle misure e delle strategie,avvalendosi della collaborazione delle associazioni qualificate già operanti nel settore e lo svolgimento di campagne e programmi d’informazione sulle modalità d’insorgenza, prevenzione,diagnosi e cura.
Necessario,inoltre,è creare un sistema di sorveglianza regionale. In quelle a popolazione superiore ai due milioni di abitanti, prevedere più laboratori provinciali, individuando quello di riferimento che espleti tutti i livelli di approfondimento diagnostico.
Dare la possibilità poi all’Istituto Farmaceutico Militare di produrre gli antibiotici di nuova generazione attivi sui micobatteri tubercolari resistenti ai comuni prodotti specifici.
Garantire infine il permesso di soggiorno e l’iscrizione al Servizio Sanitario nazionale per i clandestini malati, lungo l’intero periodo delle cure.

GIAN UGO BERTI
(riproduzione vietata)

24 mar 2011



L'INDAGINE

Eiaculazione precoce
le cause nell'adolescenza

Secondo uno studio del San Camillo, la disfunzione sessuale nasce da errate abitudini



ROMA- L'eiaculazione precoce in età adulta può avere origine da errati comportamenti in adolescenza. Masturbarsi in bagno, infatti, sembra avere un'influenza sull'insorgere, anni dopo, di questo disturbo. Lo ha appurato uno studio condotto all'Ospedale San Camillo di Roma su 200 pazienti, metà con eiaculazione precoce e metà sani. Il risultato è inequivocabile: coloro che si masturbavano prevalentemente in bagno da adolescenti, nella maggior parte dei casi da grandi non avevano il controllo della riflesso eiaculatorio ed avevano un tempo di latenza intravaginale inferiore ai due minuti. Coloro invece che avevano la possibilità di masturbarsi nel loro letto, senza fretta e al riparo da intrusioni, nella maggioranza dei casi erano capaci di controllare il riflesso e decidere il momento dell'orgasmo facendo durare il rapporto tutto il tempo necessario per appagare la propria partner.

CONTROLLO - «Il motivo è chiaro anche se molti lo ignorano», spiega l'autore dello studio, l'andrologo Giuseppe La Pera, responsabile dell'ambulatorio del San Camillo specializzato su questo tema: «Esistono dei muscoli che consentono il controllo dell'eiaculazione: lo stimolo viene in modo naturale, ma noi lo possiamo controllare con efficacia e ritardare anche di molto. Un po' come succede quando si deve urinare. Masturbarsi in bagno, in fretta, con uno stato di ansia, impedisce che l'adolescente impari a conoscersi, a scoprire il funzionamento di questi muscoli e a imparare a rallentare l'atto. Cosa che ha modo di fare chi si tocca nel letto. Per questo da grandi si può incorrere nell'eiaculazione precoce. Tra i pazienti che ho interpellato, il 90% di chi soffre di eiaculazione precoce si masturbava in bagno, e appena il 10% nel letto». Questo disturbo raramente viene affrontato clinicamente da chi ne è affetto: «Molti uomini - conclude La Pera - non si rivolgono ai medici, restando nella solitudine familiare per imbarazzo o perchè non sanno che oggi è possibile curare tale condizione» L'eiaculazione precoce è la più diffusa disfunzione sessuale maschile e gli studi epidemiologici indicano che circa il 30% della popolazione maschile non ha il controllo del riflesso eiaculatorio.

Redazione Online
23 marzo 2011

22 mar 2011


Gli italiani sono sempre più grassi, vecchi e pigri


Il Rapporto annuale di Osservasalute è stato presentato all'Università cattolica del Sacro Cuore di Roma. Emerge un quadro poco rassicurante: invecchiamento, stili di vita sbagliati e una popolazione sempre più in sovrappeso

Italia paese pigro, vinto dalle cattive abitudini (fumo e alcol soprattutto) che diventano quasi normali nella percezione comune, e soprattutto un paese grasso. Ogni anno, nel nostro Paese, circa 50.000 decessi vengono attribuiti all'obesità, i cui tassi sono in preoccupante aumento soprattutto tra bambini e adolescenti.

Ecco la foto che il 'Rapporto Osservasalute 2010' scatta anche quest'anno allo stato di salute degli italiani e del Servizio sanitario nazionale e presentato .

Nella penisola oltre un terzo della popolazione adulta (35,5%) è in sovrappeso, mentre circa una persona su dieci è obesa; in totale, il 45,4% della popolazione adulta è in eccesso ponderale.

Per quanto riguarda i bambini, la quota complessiva di quelli grassi è del 34%, il 2% in meno rispetto al precedente Rapporto. Tra gli otto e i nove anni sovrappeso e obesità riguardano rispettivamente 22,9% e 11,1% dei bambini, con ampia variabilità regionale: dall’11,4% di bimbi in sovrappeso nella provincia di Bolzano al 28,3% in Abruzzo; dal 3,5% di piccoli obesi nella provincia di Trento al 20,5% in Campania.

Confrontando i dati con quelli dell’anno precedente, si osserva la tendenza all'aumento delle persone in sovrappeso nella maggior parte delle regioni, senza differenze geografiche; una lieve, ma non significativa, diminuzione si riscontra in Campania e Sicilia.

Per quanto riguarda le persone obese, dieci regioni presentano tassi maggiori rispetto allo scorso anno e dieci regioni registrano una minor prevalenza, lasciando il dato medio nazionale inalterato. Nel periodo 2001-2008 la percentuale di persone di 18 anni e oltre in condizione di sovrappeso e obesità è andata aumentando passando, rispettivamente, dal 33,9% nel 2001 al 35,5% nel 2008 e dall’8,5% nel 2001 al 9,9% nel 2008.

Rispetto al Rapporto Osservasalute 2009, quest'anno si registra un leggero incremento della quota di persone che svolgono solo qualche attività fisica e una conseguente riduzione nella quota di sedentari.

Un altro dato che emerge dall'analisi è quello sulla fecondità nel Belpaese. L’Italia è più feconda. Cresce il numero di bambini per l’aumento di maternità sia nelle over 30, specie al Centro-Nord, sia nelle straniere.

Il tasso di fecondità totale (Tft) si attesta nel 2008 su un valore pari a 1,4 figli per donna in età feconda, inferiore al cosiddetto 'livello di sostituzione' (ossia quello, circa 2,1 figli per donna, che garantirebbe il ricambio generazionale). Ma continua il processo di ripresa dei livelli di fecondità, che è iniziato a partire dal 1995 quando il Tft raggiunse il suo valore minimo di 1,2 figli per donna.

Studi dimostrano che l’aumento del tasso di fecondità registrato tra il 2001 e il 2006 è dovuto, in pari misura, alla crescita della fecondità delle donne con cittadinanza italiana e a quella delle cittadine straniere. Nel 2008 i valori più elevati si registrano nelle Province autonome del Trentino-Alto Adige e nella Valle d’Aosta, dove l’indicatore raggiunge il valore di circa 1,6 figli per donna. Le regioni dove si registra un tasso particolarmente basso (ossia inferiore a 1,2 figli per donna in età feconda) sono Sardegna e Molise.

Come conseguenza, la quota dei giovani sul totale della popolazione è contenuta, mentre il peso della popolazione 'anziana' (65-74 anni) e 'molto anziana' (75 anni e oltre) è consistente. Complessivamente, la popolazione in età 65-74 anni rappresenta il 10,3% del totale, e quella dai 75 anni in su il 9,8 del totale.

E il futuro non promette bene: si assisterà infatti a un ulteriore aumento del peso della popolazione anziana dovuto allo 'slittamento verso l’alto' (ossia all’invecchiamento) degli individui che oggi si trovano nelle classi di età centrali, che sono le più affollate.

Al tempo stesso si può supporre che nel futuro prossimo non si registrerà un numero di nascite o flussi migratori imponenti tali da contrastare il rapido processo di invecchiamento che si sta delineando, visto che le nuove generazioni (ossia coloro che dovrebbero dar luogo a tali nascite) sono numericamente esigue.

Aumentano poi gli anziani che vivono soli. A livello nazionale oltre un anziano su quattro (27,8%) vive solo (+0,7% rispetto al 2007). È in Valle d’Aosta che tale percentuale raggiunge il suo valore massimo (33,4%), mentre valori superiori al 30% vengono registrati anche in Piemonte, nella Provincia Autonoma di Trento e in Liguria.

Al contrario, valori contenuti caratterizzano la Toscana, dove la quota di anziani che vivono soli è pari a 23,6%: seguono le Marche (25,3%), il Veneto (25,6%), la Basilicata (25,7%) e l’Abruzzo (25,9%).

Solo il 14,5% (nel 2007 tale dato era pari a 13,6%) degli uomini di 65 anni e oltre vive solo, mentre tale percentuale è decisamente più elevata per le donne: 37,5%, contro il 36,9% del 2007.

Un'altra, preoccupante tendenza che emerge dal Rapporto Osservasalute riguarda il consumo di antidepressivi, che in Italia continua ad aumentare secondo un trend iniziato da qualche anno. Una crescita che interessa, indistintamente, tutte le regioni.

L’utilizzo di questi farmaci, anche per le forme depressive più lievi di ansia e attacchi di panico, è spesso appannaggio dei Medici di Medicina Generale, più che degli specialisti, con una conseguente maggior diffusione nella popolazione.

Il crescente utilizzo di antidepressivi, dice il dossier, può essere spiegato con i cambiamenti culturali poiché patologie come ansia e depressione sono meno stigmatizzate dalla popolazione. Bisogna però tenere in considerazione che questi farmaci vengono utilizzati anche per patologie non strettamente psichiatriche, come per la terapia del dolore, nei cui confronti si sta assistendo in Italia ad un cambiamento culturale nella prescrizione e utilizzo dei farmaci.

Le regioni del Centro-Nord (in particolare provincia autonoma di Bolzano, Liguria, Emilia-Romagna, Toscana e Umbria) risultano avere maggiori consumi rispetto a quelle del Sud (Puglia, Basilicata, Molise) nelle quali si registra, comunque, un trend in aumento, tranne che per la Sardegna, i cui consumi si avvicinano a quelli delle regioni settentrionali. Una differenza che potrebbe essere spiegata da un diverso utilizzo dei servizi psichiatrici e dai diversi stili di vita.


Quotdiano net salute

21 mar 2011



Il 22 Marzo “Giornata Mondiale dell’Acqua”

L’ACQUA VALE PIU’ DEL PETROLIO:PROVARE PER CREDERE

Se il rubinetto di casa non butta, ci si sente subito sporchi ed in difficoltà




Provate a stare un giorno senza l’acqua corrente e poi comincerete a ragionare diversamente. Anche nelle società più moderne ed avanzate,niente sarà più come prima. Basta che dal rubinetto di casa non ne esca più, già di mattina e la giornata, nel panico generale, appare subito sporca e diversa. Nell’immediato gioirebbero solo i bambini,spesso restii a lavarsi,ma è unicamente una battuta.

In pratica, se da un lato tutto o quasi dipende dal petrolio,dall’altro senz’acqua la vita è impossibile, già dal primo giorno d’indisponibilità ad utilizzarla. La differenza è una soltanto:al petrolio,nel tempo,l’umanità dovrà anche rinunciare, trovando – per ragione o per forza – energie alternative. Dell’acqua, non potremo mai trovare sostituti, di fatto un po’ come l’aria.

Paragonare quindi l’importanza di questi due elementi naturali, dimostra quale sia la posta in palio affinché ciascun abitante della terra ne possa disporre liberamente.

Gli organismi viventi sono fatti per gran parte d’acqua e non certo di petrolio. Dunque, qualsiasi supporto si possa dare alla salute, si deve tenere presente una realtà ineluttabile. Se stiamo sconfiggendo, piano piano, molte malattie lo dobbiamo soprattutto ad un’igiene sociale sempre più valida. Il confronto è con il terzo mondo e la carenza tragica dell’acqua: non c’è paragone con l’incidenza delle malattie infettive, la mortalità neonatale, etc.

Quindi, la medicina - e per essa la tutela della salute - non può fare a meno della disponibilità d’acqua. E se la sopravvivenza dell’umanità dovesse dipendere dalle decisioni di pochi, il futuro sarebbe incerto e drammatico,per tutti. Ecco perché la Giornata Mondiale che si celebrerà il 22 marzo, ha un valore predittivo sul futuro. In sostanza, chiediamoci:” Che vogliamo fare da grandi?”

Un lungimirante politico italiano sosteneva come la chiave del potere risiedesse nella capacità dell’uomo a condizionare il clima:chi ne possedesse il segreto avrebbe in pugno il mondo intero, ancor più del petrolio. Per dirla come Archimede, “Datemi una leva e vi solleverò il mondo”.

GIAN UGO BERTI

(riproduzione vietata)

EST - M.O., Dgcs: due cliniche mobili per donne beduine incinte

Roma, 23 mar (Velino) - Due cliniche mobili completamente attrezzate per assistere in gravidanza e al parto le donne delle comunità beduine nella Valle del Giordano. È uno dei progetti promossi dall’Unità tecnica locale (Utl) della direzione generale per la Cooperazione allo sviluppo (Dgcs) della Farnesina a Gerusalemme nell’area orientale dei Territori Palestinesi compresa tra Gerico, Betlemme e i governatorati di Tulkarem e Qalqilyia, dove vivono oggi circa 50 mila beduini. L’iniziativa è stata finanziata sul canale emergenza con circa 560 mila euro e sarà svolta in collaborazione con il ministero della Salute palestinese. Le strutture, gestite dalla Ong italiana Disvi, sono composte da medici palestinesi (lo staff sarà composto da un medico generico con esperienza ginecologica, un’infermiera e un’ostetrica). Si stima che, tra i 19 mila beneficiari delle iniziative sanitarie, circa seimila persone potranno utilizzare i servizi delle cliniche mobili.

Tra dune, deserto, accampamenti e muri di separazione i nomadi della Cisgiordania vivono essenzialmente di pastorizia ma hanno enormi difficoltà a spostarsi, a ricevere cure mediche e mandare i figli a scuola. “La clinica mobile è un veicolo con un team medico all’interno, che si sposta in ogni distretto coinvolto visitando a rotazione diversi villaggi, in appoggio ai centri di salute locale – hanno spiegato i responsabili del progetto per la Ong Disvi -. In seguito si prevede di dotare questi villaggi di ambulatori prefabbricati. Inoltre si terranno corsi di aggiornamento per dieci ostetriche”.

(fbu) 23 mar 2010 15:57

20 mar 2011



Il parere dell’Associazione Italiana Medicina del sonno
CHI DORME NON PIGLIA PESCI, MA NEMMENO L’INFARTO
Meno di sei ore per notte crea problemi alla circolazione


MILANO - Meno si dorme, più si rischia l’infarto. E’ quanto sostengono gli esperti dell’Associazione Italiana Medicina del Sonno. Non parliamo di una notte decisamente agitata, magari in seguito ad uno stress. Parliamo invece dell’insonnia cronica (non più di sei ore giornaliere), le cui cause sono spesso diverse fra loro ma che,perdurando nel tempo,sono in grado di provocare guai alla nostra salute.
Almeno nel 50% di tali soggetti – si precisa- aumenta la possibilità di andare incontro ad episodi di infarto cardiaco e di ictus cerebrale. Di base, il primo passo negativo è un aumento della pressione arteriosa ( i valori normali sono fra 140 ed 85 millimetri di mercurio). Lo stato d’ipertensione,infatti,di rado produce sintomi iniziali e quindi la persona non se ne accorge, fino al momento in cui si ha l’effetto negativo.
Da qui- ecco il messaggio- emerge la necessità di effettuare controlli costanti di questo e di altri parametri clinici e di laboratorio. Almeno una volta l’anno,se non esistano precedenti familiari di affezioni cardio e cerebrovascolari,è bene misurarsi la pressione, effettuare semplici analisi di sangue per verificare la normalità dei valori.
Al di là di tutto ciò, indubbio valore possiedono gli stili di vita come quello alimentare dove la dieta mediterranea si conferma la scelta ottimale, privilegiando frutta e verdura. Il diabete è un nemico subdolo quanto coriaceo, perché nel tempo indebolisce organi bersaglio come rene,retina e cuore. Una “passata” inoltre sulla bilancia non si dimostra affatto disdicevole:grasso e diabete sono grandi amiconi.
Poi non va dimenticata l’abolizione dell’abitudine al fumo o considerare la migliore sigaretta quella che non verrà mai accesa. Il fumo passivo cronico come in famiglia,specie fra i bambini, è portatore di concreti problemi sia a carico dell’apparato respiratorio che vascolare.
E, per finire, ha un indubbio valore un’ abitudinaria attività fisica: in una parola è la regola dei diecimila passi. Almeno tre volte la settimana, una trentina di minuti di buon passo, in zona ovviamente non inquinata, sono di ottimo auspico per la nostra salute. Alla fine del salmo, si potrebbe dunque concludere aggiornando clinicamente un vecchio adagio:”Chi dorme non piglia pesci, ma nemmeno l’infarto”.

GIAN UGO BERTI
(riproduzione vietata)

News
18/03/2011 - curiose eredità
Bambini, arrabbiati come i genitori
Autisti arrabbiati trasmettono il proprio modo fi fare ai figli.
Se, per esempio, il genitore è un guidatore spericolato e rabbioso, è probabile che lo diventi anche il figlio
La rabbia non è mai piacevole, né per chi la prova né per chi subisce quella degli altri. Tutti noi in alcuni momenti proviamo rabbia: è umano. Ma ci sono persone che la provano più degli altri, anche per anni e per cose apparentemente futili. Spesso è colpa delle proprie esperienze negative che, accumulandosi, hanno creato in noi uno stato continuo di rabbia. Ma non sempre. Secondo una nuova ricerca riportata sul Daily Express, in alcuni casi la rabbia viene “ereditata” dai genitori.

Le cattive abitudini vengono quindi trasmesse ai propri figli, allo stesso modo in cui si consegna il “testimone” durante una staffetta. Quindi se il papà è un guidatore spericolato che non fa altro arrabbiarsi con tutti quelli che gli capitano sotto mano, il figlio diverrà esattamente allo stesso modo.
«Le abitudini pericolose vengono trasmesse facilmente, ed è allarmante vedere la prova che la rabbia su strada si trasferisce da una generazione all’altra», spiega Simon Douglas della Scuola Guida “AA”.

«I genitori dovrebbero cercare di dare il buon esempio con il loro modo di guidare e i propri ricordi, lasciando agli esperti l'insegnamento, mentre essi si concentrano solo su come aiutare i loro figli ad acquisire esperienza», conclude Douglas.

La rabbia si eredita, questo è certamente vero. Così come è vero che, ahimè, non si eredita solo la rabbia al volante ma anche la rabbia verso situazioni e persone. Un genitore dovrebbe cercare il più possibile di rendersi conto dei propri limiti e difetti in maniera tale che il figlio possa avere una possibilità in più per non commettere gli stessi errori e, magari, vivere più serenamente.
[lm&sdp]

15 mar 2011


EFFETTI DELLE RADIAZIONI
Effetti delle radiazioni nelle cellule

Le radiazioni ionizzanti (quelle tanto energetiche da poter riuscire a spezzare legami chimici) come quelle dovute ad un'esplosione atomica a, più semplicemente, ad una lastra di raggi X, se in grosse quantità, possono provocare seri danni alle cellule e, successivamente, anche all'intero organismo. Le azioni che le radiazioni possono avere sulla cellula possono essere di due tipi: dirette ed indirette.
L'azione diretta si ha quando la radiazione che attraversa la cellula vivente ionizza ed eccita gli atomi e le molecole della struttura cellulare dando luogo a frammenti dotati di cariche elettriche chimicamente instabili. L'azione indiretta si ha quando i radicali e gli ioni interagiscono con la cellula stessa dando luogo ad alterazioni. Il danno può essere sia di natura diretta che indiretta. Le conseguenze più sfavorevoli si verificano in genere nel nucleo, sebbene anche il danno al citoplasma può condurre a notevoli alterazioni della cellula. Le cellule, all'infuori di alcune eccezioni, sono molto piccole hanno un diametro dell'ordine di 10-100 micron; esse differiscono l'una dall'altra sia per forma che composizione e, quindi, anche per funzione, pertanto si presuppone che il loro comportamento rispetto alle radiazioni sia diverso da un tipo all'altro: si parla, perciò, di radiosensibilità specifica. La radiosensibilità è direttamente proporzionale alla capacità di riprodursi e varia in proporzione inversa con il grado di differenziazione. Le cellule che si riproducono più rapidamente sono anche le più sensibili, inoltre quelle in via di formazione possono essere danneggiate più facilmente di quelle già formate. Gli effetti biologici da radiazioni ionizzanti possono raggrupparsi in tre classi di differenti caratteristiche cliniche e di diverso significato sanitario generale :

Effetti immediati delle radiazioni

Gli effetti immediati o precoci sono tipici di condizioni di irradiazione forte e di breve durata, che si ritrovano, per esempio, in incidenti o infortuni. Essi si manifestano, in due o tre settimane dall'irradiazione, solo se è superato un valore-soglia di dose e mostrano un aggravio di sintomi con:

- Il crescere della dose stessa;
- Il tipo di radiazione impiegata (fattore di qualità);
- Il rateo (intensità) dell'irradiazione (dose/tempo);
- L'estensione spaziale dell'irradiazione (irradiazione d'organo o di apparato, di parte o dell'intero organismo).

Vediamo gli effetti immediati clinicamente rilevabili per singoli organi ed apparati corporei:


Effetti immediati delle radiazioni sul viso.

a) Cute. Se la cute è colpita dalle radiazioni e riceve una dose elevata si arrossa (eritema). Nelle comuni condizioni della pratica radiologica medica si ha un eritema di intensità media a seguito di esposizione a 350 - 400 roentgen di raggi X (qualità 60 - 110 KV, filtrati con 1 - 3 mm di Al) somministrati in una volta sola su un campo di 50 cm2. Attraverso la pratica e l'esperienza della terapia radiologica si possono distinguere vari tipi di dermatite acuta da radiazione ossia:

§ Eritema semplice;
§ Eritema bolloso;
§ Eritema ulceroso;
§ Dermatite cronica (radiodermite cronica).

b) Capelli, barba, peli. Con dosi relativamente basse si ha la caduta temporanea di queste formazione cutanee. I peli cutanei cadono dopo 15 - 20 giorni dall'irradiazione .
La caduta della barba è causata da una dose molto elevata di radiazioni
c) Tessuti emopoietici. I tessuti emopoietici sono costituiti dai tessuti linfatici (che producono linfociti) e dal midollo osseo rosso (che produce leucociti, eritrociti e piastrine). Linfociti, granulociti e monociti costituiscono i leucociti o globuli bianchi; gli eritrociti sono detti anche globuli rossi. Globuli rossi, globuli bianchi e piastrine sono gli "elementi figurati" del sangue, sospesi nel "plasma"; essi si rinnovano di continuo, perché di continuo una loro frazione viene distrutta e rimpiazzata da nuovi arrivi dei tessuti emopoietici. Il tempo di rinnovo è diverso per gli elementi figurati. Sia i tessuti linfatici che il midollo osseo rosso sono presenti in varie parti del corpo. Se il corpo intero viene irradiato con radiazioni penetranti compare la riduzione dei globuli bianchi (leucopenia) e dei globuli rossi (anemia) circolanti nel sangue. I tessuti linfatici sono tra i più sensibili alle radiazioni, anche dopo modeste dosi al corpo intero, (dell'ordine di qualche decimo di rad) il numero di linfociti si riduce temporaneamente.
Il midollo osseo rosso è anch'esso molto sensibile alle radiazioni ma un po’ meno dei tessuti linfatici; il numero dei granulociti diminuisce dopo irradiazioni del corpo intero (dell'ordine di diversi decimi di rad) ma in un tempo successivo a quello della riduzione dei linfociti, il numero delle piastrine e degli eritrociti pure diminuisce ma ancor più tardi e per dosi maggiori.
d) Sistema gastro-intestinale. Le mucose buccali e faringee sono molto sensibili alle alte dosi di radiazioni e presentano fenomeno di arrossamento, gonfiore, ulcerazione che possono essere considerati come le manifestazioni cutanee sopra descritte. Delle mucose gastro-intestinali le più sensibili sono quelle dell'intestino tenue. Per dosi elevate e concentrate nel tempo (dell'ordine di molti Gy, dove Gy sta per Gray; un Gy è uguale alla quantità di radiazione che libera energia di un joule per chilogrammo di materia) su campi addominali, gli epiteli intestinali perdono le loro proprietà regolatrici dell'assorbimento e dell'equilibrio idrico-salino dell'organismo, e l'individuo esposto è colpito da shock. Inoltre, come conseguenza della possibile caduta degli epiteli intestinali viene meno la barriera contro i batteri, questi penetrano nel sangue circolante e provocano setticemia.


Effetti immediati delle radiazioni. La foto si riferisce ad alcune vittime delle radiazioni dovute alla bomba atomica di Nagasaki, sganciata il 9 agosto 1945.

e) Testicoli e ovaie. I tessuti germinali sono altamente sensibili. Già con poche radiazioni ricevute in una sola volta si può osservare una riduzione del numero di spermatozoi nelle settimane seguenti alla irradiazione. Una dose più elevata può produrre sterilità temporanea nell'uomo e nella donna per uno o due anni, fino ad arrivare alla sterilità definitiva.
f) Occhio. La congiuntiva si infiamma e dosi elevate possono provocare opacità della lente cristallina (cataratta) che scompare solo dopo alcuni anni dalla irradiazione.
g) Sistema respiratorio. I tessuti bronchiali e polmonari rispondono con fenomeni di tipo infiammatorio-essudativo ed il polmone, a distanza di tempo, può presentare fenomeni di fibrosi (secrezione di un muco particolarmente spesso).
Effetti immediati delle radiazioni. La foto si riferisce ad alcune vittime delle radiazioni dovute alla bomba atomica di Nagasaki, sganciata il 9 agosto 1945. h) Tiroide. La secrezione ormonale della ghiandola tiroidea ha una certa riduzione per esposizione a dosi molto importanti di radiazione, fino ad arrivare a cessare.
i) Tessuto osseo. Il tessuto osseo è poco sensibile alle radiazioni, solo forti esposizioni possono compromettere il suo trofismo e dopo qualche mese o più può seguire la necrosi (fenomeno conosciuto in taluni casi di radiologia).
l) Encefalo. I tessuti encefalici sono molto sensibili, infatti con dosi molto elevate, somministrati in una sola volta, si può avere in poche ore o al più in qualche giorno la morte dell'individuo esposto.
m) I reni. Per dosi che superano la decina di Gy possono comparire lesioni di tipo degenerativo o sclerotico. La nefrosclerosi è causa di accorciamento della vita dell'individuo irradiato.
In caso di irradiazione dell'intero organismo (raggi x e g) un individuo che viene irradiato in breve tempo:

§ con 0.25 Gy, non presenta sintomi;
§ con 0.50 Gy, può comparire nausea, lieve malessere e riduzione dei globuli rossi nella seconda e terza settimana;
§ con 1 Gy la nausea è forte, accompagnata da vomito e astenia. Nella II-IV settimana appare prima leucopenia e poi anemia riducendo le capacità di difesa dell'organismo;
§ con 2 Gy si ha una vera e propria malattia, con esito talvolta mortale: si tratta della sindrome acuta da radiazioni che è tanto più grave quanto più elevata è la dose ricevuta. Dopo uno stato iniziale di lieve shock, con nausea, vomito e inappetenza, segue uno stadio di latenza e poi compare lo stato acuto con astenia grave, febbre, tachicardia, ipotensione arteriosa, diarrea, tendenza al collasso cardiocircolatorio, leucopenia grave, anemia marcata, riduzione delle piastrine e diatesi emorragica. Il sintomo predominate è comunque l'anemia.
§ con 4 Gy la sindrome acuta si presenta più grave e il 50% degli irradiati non adeguatamente curati va a morte in un lasso di tempo tra i 30 e i 60 giorni.
§ con 6 Gy la sindrome si presenta molto aggravata ed il 100% degli irradiati muore nell'arco di 30 giorni successivi alla irradiazione.
§ con dosi superiori a 6 Gy il decorso clinico cambia, lo stadio acuto è dominato dalla caduta dell'epitelio intestinale e comporta grave shock e setticemia, il decorso termina sempre con la morte dell'individuo irradiato. Precisamente:

o L'assorbimento di dosi da 10 a 15 Gy provoca gravi lesioni al midollo osseo, che portano a infezione ed emorragie; la morte, se sopravviene, può essere attesa da quattro a cinque settimane dopo l'esposizione e in genere colpisce circa la metà dei pazienti che sono stati colpiti al midollo osseo.
o L'esposizione di tutto il corpo a dosi da 10 a 40 Gy causa danni vascolari meno gravi, ma provoca la perdita di liquidi ed elettroliti nello spazio intracellulare e nel canale digerente; la morte avviene entro 10 giorni, come conseguenza dello squilibrio liquido ed elettrolitico, della distruzione del midollo osseo e di eventuali infezioni.
o Un'esposizione a dosi maggiori di 40 Gy danneggia gravemente il sistema vascolare dell'uomo, causando edema cerebrale, shock, disturbi neurologici e morte entro 48 ore.
Effetti tardivi
Questi effetti, che si manifestano dopo anni, talora decenni dall'irradiazione, sono a carattere probabilistico (stocastico), non richiedono il superamento di valore-soglia per comparire, hanno frequenza di comparsa piccola e non del tipo “tutto o niente” qualunque sia stata la dose. La denominazione “effetti stocastici” mette in evidenza il fatto che vanno studiati su gruppi di persone esposte, tanto più vasti quanto più piccola è la dose pro-capite e la connessa frequenza di comparsa. Gli effetti probabilistici sono rappresentati da malattie che esistono già spontaneamente tra la popolazione, essi si aggiungono ai casi spontanei e sono: leucemia e tumori maligni dei quali parleremo più avanti.
Questi effetti sono stati osservati sull'uomo dopo esposizione al corpo intero a qualche decimo di Gy o dopo esposizione di parte corporee a qualche Gy, ricevuti in una sola volta o più volte, ma per lo più entro un tempo relativamente breve (qualche settimana). Le leucemie sono un effetto probabilistico tardivo molto studiato e compaiono tra i 3 e i 15 anni dopo l'irradiazione. Altri forme tumorali maligne (carcinoma mammari, cutanei, polmonari e tiroidei, sarcomi ossei) compaiono tra i dieci e i trent'anni dall'irradiazioni e sono anch'essi effetti stocastici delle radiazioni.

Dal sito Energia nucleare

13 mar 2011




Allergie, come prevenirle e curarle



In vista della primavera, ecco le ultime tendenze della ricerca


Un numero sempre crescente di persone soffre di allergie.
Prurito, starnuti, occhi che lacrimano ma anche difficoltà respiratorie e finanche asma rendono un “inferno” la vita di milioni di soggetti allergici all’arrivo della Primavera.
Per saperne di più e per conoscere le ultime tendenze della ricerca in questo campo abbiamo posto qualche domanda al Dr. Antonello Arrighi, pediatra ed esperto in Omotossicologia.


Si sente dire che le allergie sono sempre più diffuse. Questo risponde a verità?

"Sì. Indubbiamente la patologia allergica negli ultimi 50 anni ha avuto un drammatico aumento di incidenza. Si stima che oggi tra il 20% e 30% della popolazione dei paesi industrializzati ne soffra. Le forme allergiche più diffuse sono: l’eczema atopico, la rinite allergica, l’asma allergico. In questi ultimi tempi anche le allergie alimentari sono notevolmente cresciute".

Quali si ritengono essere le cause della patologia allergica e perché la loro incidenza in questi anni è così cresciuta?

"L’allergia ha un eziologia plurifattoriale. Esiste in alcuni soggetti una predisposizione genetica (la probabilità di sviluppare una allergia quando nessuno dei genitori è allergico è pari al 15%, la percentuale sale al 50% se uno dei genitori è allergico ed arriva all’80% se entrambi sono allergici) ma questo non è sufficiente per scatenare un fenomeno allergico. E’ necessario che il soggetto sia esposto agli allergeni ambientali e in questi ultimi anni l’ambiente si è “imbibito” di allergeni, pensiamo alla moquette, all’inquinamento ambientale, a cibi sempre più raffinati, ecc. Infine, la causa oggi ritenuta essere forse la più importante per lo sviluppo di un allergia, è l’alterazione dell’equilibrio del Sistema Immunitario. Con questo intendiamo dire che nel soggetto allergico il sistema immunitario è come impazzito, ha sviluppato troppo una sua parte a discapito di un’altra, e purtroppo la parte che ha ipersviluppato è proprio quella che produce gli anticorpi IgE responsabili della sensibilizzazione e della successiva manifestazione allergica".

Perché questi soggetti hanno sviluppato troppo questa parte del Sistema Immunitario?

"Questa è la vera domanda per capire il perché dell’allergia.
Oggi si parla di ipotesi igienica. Cosa intendiamo? Dati sperimentali dimostrano che se durante l’infanzia non si viene a contatto con virus e batteri non si ha la possibilità di sviluppare adeguatamente, come dire, la parte buona del Sistema Immunitario, facendo, al contrario, ipertrofizzare proprio l’altra parte, quella che produce le IgE. Insomma, con una battuta, laviamo un po’ meno le mani dei nostri bambini se non li vogliamo allergici da grandi".

Possiamo quindi affermare che le allergie siano malattie del Sistema Immunitario?

"La patologia allergica, come molte altre patologie del Sistema Immunitario, può essere interpretata come l’espressione di un’alterazione della cosiddetta bilancia immunitaria.
Nel caso della malattia allergica, le cellule immunitarie chiamate Th2 (Linfociti T helper 2) sono iper-espresse, cioè lavorano in eccesso rispetto ad un’altra famiglia di cellule immunitarie chiamata TH1 (Linfociti T helper 1).
E’ questa caratteristica alterazione del Sistema Immunitario dei soggetti allergici la causa profonda della loro malattia.
Come si dice in Immunologia, è lo switch Th1/Th2 il vero “peccato originale” delle allergie.
Un ruolo predominante nella funzione dei linfociti Th (Linfociti T helper) è giocato da particolari molecole biologiche chiamate interleuchine. Esse possono essere considerate alla stregua di messaggeri capaci di informare le cellule immunitarie e di controllarne la funzione, anche quella dei linfociti Th, veri e propri “direttori d’orchestra” del sistema immunitario, da cui dipende il destino in senso positivo (guarigione) o negativo (malattia) di molte condizioni patologiche, tra cui l’allergia.
Poter correggere le alterazioni del sistema immunitario con l’uso delle interleuchine rappresenta oggi uno dei campi di ricerca più affascinanti ed innovativi della Biologia Molecolare applicata alla Medicina.
Due di queste interleuchine, in particolare la IL-12e l’Interferone-gamma, hanno la capacità di ridurre la funzione dei Linfociti Th2 (iper-espressi nel soggetto allergico) e la produzione, da parte di questi, di sostanze capaci di innescare la cascata di eventi fisiopatologici che portano alla manifestazione della sintomatologia allergica. Questi percorsi ezio-patogenetici sono conosciuti da tempo dagli allergologi e dagli immunologi ma l’applicazione clinica di queste conoscenze si è da sempre arenata contro lo scoglio degli effetti collaterali che le interleuchine “antiallergiche”, IL-12 e Interferone-γ, mostrano (…quando impiegate ad alti dosaggi, quelli normalmente utilizzati fino ad oggi)".

Qual è lo stato dell’arte della ricerca in campo allergologico?

"Nel Novembre 2009 la prestigiosa rivista scientifica Pulmonary Pharmacology & Therapeutics (Volume 22, number 6, 497-510) ha pubblicato i risultati di un interessante lavoro condotto dal Dipartimento di Morfologia Umana dell’Università degli Studi di Milano sugli effetti di bassi dosaggi di interleuchine nella cura dell’asma allergico. Si tratta di risultati straordinari, che aprono una nuova frontiera sulle possibilità di utilizzo clinico di queste molecole biologiche, altrimenti non utilizzabili ad alti dosaggi farmacologici a causa dei gravi effetti collaterali.
Il risultato degli studi dei ricercatori italiani disegna inoltre un nuovo scenario nella cura delle malattie allergiche.
Lo studio pubblicato su Pulmonary Pharmacology & Therapeutics ha dimostrato, in un modello animale (topi), gli effetti terapeutici di bassissimi dosaggi di IL-12 e IFN-gamma attivati secondo una particolare tecnica farmaceutica denominata SKA (Sequential Kinetic Activation).
I bassi dosaggi utilizzati nello studio hanno mostrato gli identici effetti degli alti dosaggi nel ridurre le condizioni di iper-reattività bronchiale, nel ristabilire i normali livelli di attività dei linfociti Th2, nel ridurre drasticamente la sintomatologia clinica.
L’attività antiasmatica dei bassi dosaggi è stata confermata anche dagli esami istologici e dalla conta cellulare nel fluido di lavaggio bronco-alveolare (conta degli eosinofili: uno dei più importanti indici di laboratorio per la diagnosi di allergia).
Anche le Ig-E specifiche (elemento fondamentale della manifestazione allergica) sono state significativamente inibite dal trattamento con i bassi dosaggi di interleuchine attivate.
L’elemento innovativo dello studio dei ricercatori italiani, che è valso il giudizio di “INTRIGUING WORK” e “…THE STUDY SUGGESTS A NOVEL APPROACH FOR THE CURE OF ASTHMA” da parte dei referees della Rivista deriva da una parte dalla scoperta della particolare associazione delle due interleuchine, IL-12 e Interferone-γ (insieme mostrano effetti superiori rispetto alla somma dei singoli effetti), dall’altra dal fatto che il “sogno scientifico” di poter utilizzare molecole biologiche come le interleuchine a bassi dosaggi (gli unici possibili per non avere effetti collaterali) diventa oggi possibile grazie alla particolare procedura farmaceutica utilizzata nella produzione delle molecole impiegate nello studio.
Si è infatti dimostrato che solo le soluzioni a bassi dosaggi di interleuchine preparate secondo il metodo SKA sono terapeuticamente efficaci tanto quanto le alte concentrazioni farmacologiche ma senza gli effetti collaterali di queste ultime.
I bassi dosaggi non attivati secondo le procedure SKA hanno viceversa mostrato un’attività biologica ed un effetto terapeutico pari a 0.
Una nuova frontiera nel campo dell’industria farmaceutica e della Biologia Molecolare sta probabilmente nascendo e i ricercatori italiani sono all’avanguardia in questo campo.
Una nuova speranza di cura per i pazienti allergici, che solo in Italia rappresentano il 20% della popolazione, sembra delinearsi all’orizzonte".

Come possono essere curate le allergie?

"La medicina tradizionale offre eccellenti strumenti terapeutici da cui, soprattutto nelle forme acute e iper-acute non si può prescindere. Penso in particolare gli antistaminici e ai cortisonici. Si tratta tuttavia di terapie fondamentalmente sintomatiche che non risolvono alla base il problema. Un passo avanti in questo senso si è fatto con l’utilizzo dei così detti “vaccini antiallergici” in grado di aumentare la tolleranza del soggetto nei confronti di determinati allergeni".

E l’Omeopatia può fare qualcosa?

"Le dirò, può fare molto più di qualcosa. Come sa l’Omeopatia cura il malato e non solo la malattia, cioè cerca di correggere quel difetto in parte costituzionale, in parte determinato dall’ambiente, che ha portato il Sistema Immunitario del soggetto allergico ad essere sbilanciato e quindi a rispondere in maniera anomala nei confronti di sostanze normalmente innocue. Oggi disponiamo di un farmaco che si chiama Engystol (1 compressa 2 volte al giorno per 60-90 giorni) che nel tempo svolge questo compito di riequilibrio della bilancia immunitaria.
In Omeopatia per aumentare la tolleranza si utilizzano, tanto quanto in Allopatia, dei “vaccini antiallergici”. Di grande efficacia si è dimostrata una particolare combinazione di pollini e altri allergeni adeguatamente diluiti chiamato Allergy Plex n° 29 (20 gocce 2 volte al giorno per 60-90 giorni). Infine spesso i soggetti allergici mostrano un alto grado di intossicazione e questo è il motivo per cui viene consigliato un prodotto di profondo drenaggio chiamato Galium Heel (20 gocce 2 volte al giorno per 60-90 giorni)".

L’Omeopatia può fare qualche cosa sulla gestione dei sintomi allergici?

"Certamente ma deve esserci sempre un’attenta valutazione da parte del medico curante che deve discriminare se intervenire con il farmaco tradizionale o con quello omeopatico.
Sui sintomi della rinocongiuntivite allergica la nostra esperienza ci porta a consigliare in particolare due medicinali omeopatici, Luffa comp. Spray Nasale (2 spruzzi per narice 4-5 volte al giorno) e Euphrasia Heel Collirio (1-2 gocce per occhio al bisogno) grazie ai quali starnuti, naso che gocciola, iperlacrimazione ecc possono essere efficacemente combattuti".

Dr. Antonello Arrighi , pediatra e Omeopata Omotossicologo

11 mar 2011



E’ un’infiammazione cronica della pelle
PSORIASI: IL PROBLEMA E’ LA BELLA STAGIONE
Nelle forme più gravi, si prova anche un senso estetico di vergogna. 2 milioni gli italiani colpiti.
Non è contagiosa. I risultati del progetto “Daniele” presentati a Roma. Il ruolo ei farmaci biologici.

ROMA – Quasi due milioni di italiani ne soffrono in maniera lieve,altri duecentomila in forma più grave. Tenuta più facilmente nascosta durante l’inverno, il problema emerge soprattutto con la bella stagione ed il mutato stile di vita e d’abbigliamento. Parliamo di psoriasi, malattia infiammatoria cronica della pelle e dei disagi che provoca durante tutto l’anno, come emerge dai risultati del Progetto “Daniele” ( A Daniele Innocenzi è intitolata l’Unità Operativa Complessa di Dermatologia al Polo Pontino dell’Università romana de “La Sapienza”.
787 pazienti medio – gravi intervistati, si è detto nell’incontro stampa promosso da Abbot, di cui l’80% non pratica alcuno sport ed il 68% si sente condizionato nella scelta degli abiti da indossare, un disagio avvertito in maniera maggiore dalle donne. Tuttavia –dato sorprendente – sono gli uomini soprattutto ad avvertire l’esigenza di ricorrere ad un valido supporto psicologico.



Coordinati dall’attività di 29 Centri specialistici nazionali, i risultati hanno sottolineato in particolare come nel 40% abbia condizionato o limitato le aspettative od i progetti lavorativi o di carriera, un lavoratore su cinque percepisce un diverso trattamento sul lavoro ed uno su sei ha dovuto abbandonare o cambiare l’impiego.
Circa invece la vita sociale e di relazione, il 60% ha limitato la scelta di recarsi in piscina od al mare, la metà ha avuto difficoltà per la scelta del luogo di villeggiatura, uno su tre con negativo influsso sulle relazioni intime così come sulla possibilità di avere rapporti sessuali.
Parlando d’impatto psicologico,l’indagine ha rilevato come il 43% non senta di essere più la stessa persona, il 30% manca di entusiasmo,capacità di socializzare ed autostima. Nel 64% c’è addirittura vergogna per la propria pelle.
Ma non basta:nella metà degli psoriasici coinvolti, esiste un’altra malattia, così il 31% ha l’artropatia psoriasica, il 29% l’ipertensione arteriosa,il 13% un aumento dei grassi nel sangue ed il 10% presenta diabete mellito.
Necessaria, si è concluso, è quindi una continua informazione,ad esempio per ribadire come la malattia non sia contagiosa, che indispensabile sia una diagnosi precoce per iniziare al più presto la corretta terapia.


Vantaggi,infine, si ottengo anche con i farmaci biologici. Molti ignorano l’esistenza di cure per via generale e non solo locale,evitando sempre e comunque l’autoprescrizione.

GIAN UGO BERTI
(riproduzione vietata)


Allergie, come prevenirle e curarle



In vista della primavera, ecco le ultime tendenze della ricerca


Un numero sempre crescente di persone soffre di allergie.
Prurito, starnuti, occhi che lacrimano ma anche difficoltà respiratorie e finanche asma rendono un “inferno” la vita di milioni di soggetti allergici all’arrivo della Primavera.
Per saperne di più e per conoscere le ultime tendenze della ricerca in questo campo abbiamo posto qualche domanda al Dr. Antonello Arrighi, pediatra ed esperto in Omotossicologia.


Si sente dire che le allergie sono sempre più diffuse. Questo risponde a verità?

"Sì. Indubbiamente la patologia allergica negli ultimi 50 anni ha avuto un drammatico aumento di incidenza. Si stima che oggi tra il 20% e 30% della popolazione dei paesi industrializzati ne soffra. Le forme allergiche più diffuse sono: l’eczema atopico, la rinite allergica, l’asma allergico. In questi ultimi tempi anche le allergie alimentari sono notevolmente cresciute".

Quali si ritengono essere le cause della patologia allergica e perché la loro incidenza in questi anni è così cresciuta?

"L’allergia ha un eziologia plurifattoriale. Esiste in alcuni soggetti una predisposizione genetica (la probabilità di sviluppare una allergia quando nessuno dei genitori è allergico è pari al 15%, la percentuale sale al 50% se uno dei genitori è allergico ed arriva all’80% se entrambi sono allergici) ma questo non è sufficiente per scatenare un fenomeno allergico. E’ necessario che il soggetto sia esposto agli allergeni ambientali e in questi ultimi anni l’ambiente si è “imbibito” di allergeni, pensiamo alla moquette, all’inquinamento ambientale, a cibi sempre più raffinati, ecc. Infine, la causa oggi ritenuta essere forse la più importante per lo sviluppo di un allergia, è l’alterazione dell’equilibrio del Sistema Immunitario. Con questo intendiamo dire che nel soggetto allergico il sistema immunitario è come impazzito, ha sviluppato troppo una sua parte a discapito di un’altra, e purtroppo la parte che ha ipersviluppato è proprio quella che produce gli anticorpi IgE responsabili della sensibilizzazione e della successiva manifestazione allergica".

Perché questi soggetti hanno sviluppato troppo questa parte del Sistema Immunitario?

"Questa è la vera domanda per capire il perché dell’allergia.
Oggi si parla di ipotesi igienica. Cosa intendiamo? Dati sperimentali dimostrano che se durante l’infanzia non si viene a contatto con virus e batteri non si ha la possibilità di sviluppare adeguatamente, come dire, la parte buona del Sistema Immunitario, facendo, al contrario, ipertrofizzare proprio l’altra parte, quella che produce le IgE. Insomma, con una battuta, laviamo un po’ meno le mani dei nostri bambini se non li vogliamo allergici da grandi".

Possiamo quindi affermare che le allergie siano malattie del Sistema Immunitario?

"La patologia allergica, come molte altre patologie del Sistema Immunitario, può essere interpretata come l’espressione di un’alterazione della cosiddetta bilancia immunitaria.
Nel caso della malattia allergica, le cellule immunitarie chiamate Th2 (Linfociti T helper 2) sono iper-espresse, cioè lavorano in eccesso rispetto ad un’altra famiglia di cellule immunitarie chiamata TH1 (Linfociti T helper 1).
E’ questa caratteristica alterazione del Sistema Immunitario dei soggetti allergici la causa profonda della loro malattia.
Come si dice in Immunologia, è lo switch Th1/Th2 il vero “peccato originale” delle allergie.
Un ruolo predominante nella funzione dei linfociti Th (Linfociti T helper) è giocato da particolari molecole biologiche chiamate interleuchine. Esse possono essere considerate alla stregua di messaggeri capaci di informare le cellule immunitarie e di controllarne la funzione, anche quella dei linfociti Th, veri e propri “direttori d’orchestra” del sistema immunitario, da cui dipende il destino in senso positivo (guarigione) o negativo (malattia) di molte condizioni patologiche, tra cui l’allergia.
Poter correggere le alterazioni del sistema immunitario con l’uso delle interleuchine rappresenta oggi uno dei campi di ricerca più affascinanti ed innovativi della Biologia Molecolare applicata alla Medicina.
Due di queste interleuchine, in particolare la IL-12e l’Interferone-gamma, hanno la capacità di ridurre la funzione dei Linfociti Th2 (iper-espressi nel soggetto allergico) e la produzione, da parte di questi, di sostanze capaci di innescare la cascata di eventi fisiopatologici che portano alla manifestazione della sintomatologia allergica. Questi percorsi ezio-patogenetici sono conosciuti da tempo dagli allergologi e dagli immunologi ma l’applicazione clinica di queste conoscenze si è da sempre arenata contro lo scoglio degli effetti collaterali che le interleuchine “antiallergiche”, IL-12 e Interferone-γ, mostrano (…quando impiegate ad alti dosaggi, quelli normalmente utilizzati fino ad oggi)".

Qual è lo stato dell’arte della ricerca in campo allergologico?

"Nel Novembre 2009 la prestigiosa rivista scientifica Pulmonary Pharmacology & Therapeutics (Volume 22, number 6, 497-510) ha pubblicato i risultati di un interessante lavoro condotto dal Dipartimento di Morfologia Umana dell’Università degli Studi di Milano sugli effetti di bassi dosaggi di interleuchine nella cura dell’asma allergico. Si tratta di risultati straordinari, che aprono una nuova frontiera sulle possibilità di utilizzo clinico di queste molecole biologiche, altrimenti non utilizzabili ad alti dosaggi farmacologici a causa dei gravi effetti collaterali.
Il risultato degli studi dei ricercatori italiani disegna inoltre un nuovo scenario nella cura delle malattie allergiche.
Lo studio pubblicato su Pulmonary Pharmacology & Therapeutics ha dimostrato, in un modello animale (topi), gli effetti terapeutici di bassissimi dosaggi di IL-12 e IFN-gamma attivati secondo una particolare tecnica farmaceutica denominata SKA (Sequential Kinetic Activation).
I bassi dosaggi utilizzati nello studio hanno mostrato gli identici effetti degli alti dosaggi nel ridurre le condizioni di iper-reattività bronchiale, nel ristabilire i normali livelli di attività dei linfociti Th2, nel ridurre drasticamente la sintomatologia clinica.
L’attività antiasmatica dei bassi dosaggi è stata confermata anche dagli esami istologici e dalla conta cellulare nel fluido di lavaggio bronco-alveolare (conta degli eosinofili: uno dei più importanti indici di laboratorio per la diagnosi di allergia).
Anche le Ig-E specifiche (elemento fondamentale della manifestazione allergica) sono state significativamente inibite dal trattamento con i bassi dosaggi di interleuchine attivate.
L’elemento innovativo dello studio dei ricercatori italiani, che è valso il giudizio di “INTRIGUING WORK” e “…THE STUDY SUGGESTS A NOVEL APPROACH FOR THE CURE OF ASTHMA” da parte dei referees della Rivista deriva da una parte dalla scoperta della particolare associazione delle due interleuchine, IL-12 e Interferone-γ (insieme mostrano effetti superiori rispetto alla somma dei singoli effetti), dall’altra dal fatto che il “sogno scientifico” di poter utilizzare molecole biologiche come le interleuchine a bassi dosaggi (gli unici possibili per non avere effetti collaterali) diventa oggi possibile grazie alla particolare procedura farmaceutica utilizzata nella produzione delle molecole impiegate nello studio.
Si è infatti dimostrato che solo le soluzioni a bassi dosaggi di interleuchine preparate secondo il metodo SKA sono terapeuticamente efficaci tanto quanto le alte concentrazioni farmacologiche ma senza gli effetti collaterali di queste ultime.
I bassi dosaggi non attivati secondo le procedure SKA hanno viceversa mostrato un’attività biologica ed un effetto terapeutico pari a 0.
Una nuova frontiera nel campo dell’industria farmaceutica e della Biologia Molecolare sta probabilmente nascendo e i ricercatori italiani sono all’avanguardia in questo campo.
Una nuova speranza di cura per i pazienti allergici, che solo in Italia rappresentano il 20% della popolazione, sembra delinearsi all’orizzonte".

Come possono essere curate le allergie?

"La medicina tradizionale offre eccellenti strumenti terapeutici da cui, soprattutto nelle forme acute e iper-acute non si può prescindere. Penso in particolare gli antistaminici e ai cortisonici. Si tratta tuttavia di terapie fondamentalmente sintomatiche che non risolvono alla base il problema. Un passo avanti in questo senso si è fatto con l’utilizzo dei così detti “vaccini antiallergici” in grado di aumentare la tolleranza del soggetto nei confronti di determinati allergeni".

E l’Omeopatia può fare qualcosa?

"Le dirò, può fare molto più di qualcosa. Come sa l’Omeopatia cura il malato e non solo la malattia, cioè cerca di correggere quel difetto in parte costituzionale, in parte determinato dall’ambiente, che ha portato il Sistema Immunitario del soggetto allergico ad essere sbilanciato e quindi a rispondere in maniera anomala nei confronti di sostanze normalmente innocue. Oggi disponiamo di un farmaco che si chiama Engystol (1 compressa 2 volte al giorno per 60-90 giorni) che nel tempo svolge questo compito di riequilibrio della bilancia immunitaria.
In Omeopatia per aumentare la tolleranza si utilizzano, tanto quanto in Allopatia, dei “vaccini antiallergici”. Di grande efficacia si è dimostrata una particolare combinazione di pollini e altri allergeni adeguatamente diluiti chiamato Allergy Plex n° 29 (20 gocce 2 volte al giorno per 60-90 giorni). Infine spesso i soggetti allergici mostrano un alto grado di intossicazione e questo è il motivo per cui viene consigliato un prodotto di profondo drenaggio chiamato Galium Heel (20 gocce 2 volte al giorno per 60-90 giorni)".

L’Omeopatia può fare qualche cosa sulla gestione dei sintomi allergici?

"Certamente ma deve esserci sempre un’attenta valutazione da parte del medico curante che deve discriminare se intervenire con il farmaco tradizionale o con quello omeopatico.
Sui sintomi della rinocongiuntivite allergica la nostra esperienza ci porta a consigliare in particolare due medicinali omeopatici, Luffa comp. Spray Nasale (2 spruzzi per narice 4-5 volte al giorno) e Euphrasia Heel Collirio (1-2 gocce per occhio al bisogno) grazie ai quali starnuti, naso che gocciola, iperlacrimazione ecc possono essere efficacemente combattuti".

Dr. Antonello Arrighi , pediatra e Omeopata Omotossicologo

10 mar 2011



Rapporti sessuali dolorosi: il botulino può essere la soluzione
Il vaginismo affligge molte donne e, spesso, rende difficile la vita sessuale.

Bruciori, dolori e spasmi muscolari cancellati con iniezioni della nota tossina antirughe
Non solo per apparire più belle e senza rughe. Da oggi il botulino può essere utilizzato anche per alleviare problemi di salute, come i fastidiosi disturbi vaginali.

Secondo il dottor Peter T. Pacik, noto chirurgo plastico del New Hampshire, può rilevarsi un’efficace arma per debellare dolori vaginali, bruciori e muscolatura locale iper-contratta. Quest’ultimo problema, tuttavia, non sembra essere dovuto a reali problemi di salute, ma pare derivare per lo più da disturbi psicologici. Molte donne, infatti, ancora oggi sono vittime di un’educazione molto rigida che le costringe a non rilassarsi completamente durante i rapporti sessuali, contraendo involontariamente i muscoli vaginali. Anche le donne, vittime di abusi, possono riscontrare lo stesso problema.

Il dottor Pacik ha ottenuto buoni risultati utilizzando la tossina botulinica A, lo stesso principio attivo di prodotti antirughe come il botox o il DySport, noto farmaco utilizzato negli spasmi emifacciali o per il torcicollo.
Nel trattare i disturbi vaginali ha iniettato una piccola quantità di tossina (da 150 a 400 Unità Internazionali) all’ingresso della vagina allo scopo di interrompere gli impulsi nervosi e permettere ai muscoli di rilassarsi.

Diverse donne che hanno provato il trattamento hanno confermato di non avere più provato dolori, spasmi muscolari e di essere riuscite ad avere finalmente un rapporto sessuale completo senza problemi. Attualmente, il dottor Pacik sta conducendo uno studio approfondito che possa essere approvato dall’FDA anche per i casi di vaginismo più grave.
Attendiamo sviluppi.
[lm&sdp]

8 mar 2011




Paul Klee, quando la malattia
ispira nuovi capolavori

La produzione del pittore svizzero mutò profondamente dopo che fu colpito dal morbo che «indurisce la pelle»


Paul Klee, "Gezeichneter"
MILANO - Due occhi profondi come abissi, che ci guardano dalla tela con aria interrogativa e spaesata. Le due linee nere che attraversano del tutto il dipinto segnano il viso, lo "marcano" con una X, come a volerlo cancellare. I colori sono autunnali, sofferti. È "Gezeichneter", conosciuto come "L'uomo segnato": il primo quadro dipinto da Paul Klee dopo la diagnosi di sclerodermia, nel 1935. Un autoritratto dell'uomo di fronte alla malattia, l'avvio di una nuova fase nella vita e nell'arte del grande pittore svizzero. Tutto, secondo alcuni storici dell'arte e della medicina, iniziò due anni prima, nel 1933. Klee, dopo aver vissuto la giovinezza a Berna dov'era nato, ai primi del '900 si era trasferito in Germania, diventando, nel 1930, professore all'Accademia d'Arte di Düsseldorf. Apprezzato e seguito dai suoi studenti, Klee era felice; ma nel 1933 il Partito Nazionalsocialista lo incluse nel novero degli artisti "degenerati". Rimosso dal suo incarico, nel dicembre del 1933 Klee tornò in Svizzera, deluso e amareggiato. Depresso, si direbbe oggi. Tanto che questo, secondo molti, contribuì a scatenare la malattia, un anno e mezzo dopo: nell'estate del 1935 Klee fu colpito da una violenta broncopolmonite, si indebolì, vide cambiare l'aspetto del suo viso. La pelle si fece più tesa e rigida, la bocca parve assottigliarsi, il naso più affilato.


Paul Klee in una foto del 1921
LA DIAGNOSI - Klee andò da Oskar Naegeli, dermatologo all'Università di Berna, e fui lui probabilmente il primo a riconoscere la sclerodermia, senza però rivelarlo all'artista. Ma davvero Klee può essersi ammalato per colpa dello stress? «Non ci sono dati certi, ma l'esperienza ci insegna che un forte stress, pur non essendo la causa diretta della sclerodermia, può far "esplodere" la malattia e accelerarne il decorso - commenta Raffaella Scorza, responsabile del Centro di riferimento regionale per le Malattie autoimmuni sistemiche all'Ospedale Maggiore di Milano -. Una separazione, un lutto, anche una grossa difficoltà finanziaria o un licenziamento in tronco sono tutti elementi che spesso si ritrovano nella storia dei pazienti, poco prima dell'esordio della sclerodermia». La malattia, pur essendo grave, risparmiò le mani del pittore, consentendogli di continuare a dipingere. Solo nel 1936 la produzione artistica ebbe una battuta d'arresto: appena 25 quadri, perché la patologia lo aveva sfinito. Poi però, dal 1937 e fino alla morte, nel 1940, il pittore lavorò con un rinnovato impeto, tanto che un quarto dell'intera produzione artistica di Klee arriva dagli anni di convivenza con la malattia. Che cambiò, e molto, i suoi quadri.

LE OPERE - Abbandonata la musicalità e i colori vibranti di acquerelli come "Scheidung abends" (Separazione di sera) o "Fraulein" (Signorina), negli ultimi tre anni di vita Klee mise su tela una lunga analisi sul dolore, la morte, l'abisso dell'ignoto. Ecco irrompere rossi drammatici, linee nere perentorie e misteriose. Anche i titoli seguirono il percorso di riflessione intrapreso: "Pensando al futuro", "Catastrofe della Sfinge", "Maschera: dolore". Nel 1938 la sclerodermia costrinse il pittore ad alimentarsi di cibi liquidi o semiliquidi: non riusciva più a inghiottire, perché la malattia "indurisce" gli organi interni e nel suo caso aveva colpito l'esofago. E i polmoni: bastava pochissimo movimento per provocargli il fiatone. Il pittore si sentiva in equilibrio su un filo sottile, come l'omino ritratto con poche linee in "Des Ubermutes", "Gli spiriti elevati": un punto esclamativo marca la soddisfazione nel riuscire a combattere la battaglia contro la malattia, ma c'è anche l'acuta consapevolezza che basta un minimo errore per cadere. Pochi comprendevano l'arte di Klee, anche in quegli ultimi anni: i critici, in Svizzera, lo bollarono come schizofrenico. Lui rispose tenendo una sorta di diario pittorico della malattia e dipingendo tele come "Ein Doppel-Schreier", "Doppio grido", un urlo disperato di fronte al crepuscolo della vita e del mondo (i sussulti della seconda guerra mondiale erano alle porte); come "Weinende Frau", "Donna che piange", una sinfonia di colori freddi; o come "Tod und Feuer", "Morte e fuoco", uno degli ultimi dipinti. Bocca, occhi e naso di un teschio grigiastro disegnano la parola TOD, morte; il fuoco della guerra si avvicina e anche Klee si prepara alla fine.

ADDIO TRISTE - Alcuni degli ultimi quadri ritrovano la natura, i fiori, i colori, in un addio alla vita triste ma consapevole. A maggio del 1940, durante una vacanza a Locarno, il pittore peggiorò e venne ricoverato. Morì il 29 giugno, dopo appena cinque anni dall'esordio della sclerodermia. Fino a trent'anni fa per questa malattia c'era ben poco da fare. «Soprattutto per le forme più aggressive come quella dell'artista - osserva Scorza -. Oggi le cose sono molto cambiate e il 90% dei malati può sopravvivere oltre 20 anni. La malattia compare spesso fra i 50 e i 60 anni, ma c'è un picco anche fra i più giovani, tuttavia i pazienti in cui porta velocemente a insufficienza respiratoria, ulcere e problemi gravi sono meno dell'1%. Fondamentale per migliorare le prospettive di vita è stata anche la diagnosi precoce: oggi è raro che la malattia venga riconosciuta tardi, quando ci sono già i sintomi cutanei o a carico degli organi interni». A Paul Klee non è andata così: chissà, altrimenti, quanti quadri avrebbe potuto ancora regalarci.



Elena Meli

6 mar 2011


E’ la sindrome ADHD
BAMBINI IPERATTIVI,300 MILA IN ITALIA,L’1% E’ DIAGNOSTICATO
Un problma che non identificato può portare a tossicodipendenza,alcoolismo,disturbo bipolare.

ROMA – Ne soffrono circa 300 mila bambini e ragazzi in Italia. Il loro problema emerge soprattutto a scuola ed a livello sociale: si alzano continuamente dal loro posto,non riescono a svolgere i compiti e finiscono spesso col cambiare banco,classe e talvolta anche scuola. Il loro profitto scolastico, per l’incapacità di concentrazione,è scarso e,per l’impulsività, è difficile il rapporto con gli altri.
Ma ADHD ( questo il nome della malattia ovvero disturbo da deficit di attenzione ed iperattività) è nel tempo anche emarginazione e dolore,senso di colpa,bassa autostima,poche relazioni sociali,abbandono scolastico. Vuol dire avere minori possibilità di studiare,lavorare e costruirsi una vita normale, significa vedere il proprio figlio che soffre ed assistere impotenti al suo dolore, ma anche mettere a rischio,dato lo stress,il rapporto di coppia.
In questi termini, è emerso ad uno specifico convegno svoltosi a Roma, viene presentata una delle più diffuse malattie adolescenziali, di natura genetica, un disturbo di tipo neurobiologico. “Situazione in Italia sottostimata, ha detto Gabriele Masi,dell’IRCCS Stella Maris di Pisa,con una diagnosi nell’1,3% dei casi”.
Dal 2007 è stato allestito un registro nazionale ADHD, un sistema di monitoraggio unico in Europa e nel mondo. Attualmente i



Centri di Riferimento accreditati sono circa 110 ed hanno in carico circa duemila bambini.
Parent Training - Una delle iniziative rivolte ai genitori,promossa dalla AIFA Onlus (Associazione Italiana Famiglie ADHD www.aifa.it ) è il Parent Training, un percorso che prevede incontri di gruppo in cui s’affrontano le tematiche più complesse della gestione dei figli e si propongono strategie specifiche di comportamento con l’obiettivo di modificare gli aspetti maggiormente problematici.
Anche in età adulta - Sebbene si tenda a credere che si tratti di un disturbo dell’infanzia, secondo l’Accademia Americana di Psichiatria Infantile, fino al 65% dei bambini con ADHD può ancora manifestare i sintomi nell’età adulta.
Terapia multimodale - L’intervento terapeutico deve essere accuratamente personalizzato. Prevede cioè una cura multimodale ovvero una combinazione d’interenti medici,educativi,comportamentali e psicologici su bambino e genitori, cui può essere associata nelle forme più importanti e se ritenuta necessaria, una terapia farmacologica.
“Nel nostro Paese, ha precisato Alessandro Zuddas,dell’Università di Cagliari,l’approcio di cura è molto

spostato sui soli interventi psicoeducativi. Fra una posizione d’abuso,che peraltro non riguarda l’Italia,ed il non – uso del farmaco,ritengo sia da preferire un uso razionale della medicina,nell’ambito della terapia multimodale,quando strettamente necessario”.
“ Un caso di ADHD trascurato nell’infanzia, ha quindi concluso,può portare nell’adolescenza e nell’età adulta, a complicazioni quali tossicodipendenza ed alcoolismo,ad esordi di disturbo bipolare,grave disadattamento sociale e relazionale e questo è un fattore di rischio ancora oggi sottovalutato nel nostro Paese.”

GIAN UGO BERTI
(riproduzione vietata)

5 mar 2011



ScienceDaily (Mar. 3, 2011) — Blood group incompatibility between Henry VIII and his wives could have driven the Tudor king's reproductive woes, and a genetic condition related to his suspected blood group could also explain Henry's dramatic mid-life transformation into a physically and mentally-impaired tyrant who executed two of his wives. ScienceDaily (3 marzo 2011) - incompatibilità del gruppo sanguigno tra Enrico VIII e le sue mogli potrebbe avere spinto il re riproduttiva di guai Tudor l', e una condizione genetica legate al suo gruppo sanguigno sospetto potrebbe anche spiegare drammatico metà degli anni di vita trasformazione Henry in una fisicamente e tiranno di mente alterata che ha eseguito due delle sue mogli.


Research conducted by bioarchaeologist Catrina Banks Whitley while she was a graduate student at SMU (Southern Methodist University) and anthropologist Kyra Kramer shows that the numerous miscarriages suffered by Henry's wives could be explained if the king's blood carried the Kell antigen. La ricerca condotta da bioarchaeologist Catrina Banche Whitley, mentre era studente alla SMU (Southern Methodist University) e antropologo Kyra Kramer, dimostra che gli aborti subiti da numerose mogli di Henry potrebbe essere spiegato se il sangue del re effettuato l'antigene Kell. A Kell negative woman who has multiple pregnancies with a Kell positive man can produce a healthy, Kell positive child in a first pregnancy; But the antibodies she produces during that first pregnancy will cross the placenta and attack a Kell positive fetus in subsequent pregnancies. Una donna Kell negativo che ha gravidanze multiple con un uomo Kell positivo in grado di produrre un sano, positivo Kell bambino in una prima gravidanza, ma gli anticorpi che produce durante la gravidanza che prima attraversa la placenta e attaccano un feto positivo Kell nelle gravidanze successive.

As published in The Historical Journal (Cambridge University Press), the pattern of Kell blood group incompatibility is consistent with the pregnancies of Henry's first two wives, Katherine of Aragon and Anne Boleyn. Come pubblicato su The Journal Storico (Cambridge University Press), il modello di incompatibilità di gruppo sanguigno Kell è coerente con le gravidanze di Enrico primi due mogli, Caterina d'Aragona e Anna Bolena. If Henry also suffered from McLeod syndrome, a genetic disorder specific to the Kell blood group, it would finally provide an explanation for his shift in both physical form and personality from a strong, athletic, generous individual in his first 40 years to the monstrous paranoiac he would become, virtually immobilized by massive weight gain and leg ailments. Se Henry ha sofferto della sindrome di McLeod, una malattia genetica specifica per il gruppo sanguigno Kell, sarebbe finalmente una spiegazione per il suo cambiamento sia nella forma fisica e la personalità di un forte, atletico, singoli generosi nei suoi primi 40 anni per il paranoico mostruoso sarebbe diventato, praticamente immobilizzato dal massiccio aumento di peso e disturbi alle gambe.

"It is our assertion that we have identified the causal medical condition underlying Henry's reproductive problems and psychological deterioration," write Whitley and Kramer. "E 'la nostra affermazione che abbiamo individuato la condizione causale medico di base di Henry riproduttiva problemi psicologici e degrado", scrivono Whitley e Kramer.

Henry married six women, two of whom he famously executed, and broke England's ties with the Catholic Church -- all in pursuit of a marital union that would produce a male heir. Enrico sposò sei donne, due dei quali egli notoriamente giustiziato, e ruppe in Inghilterra i legami con la Chiesa cattolica - tutti alla ricerca di una unione coniugale che avrebbe prodotto un erede maschio. Historians have long debated theories of illness and injury that might explain the physical deterioration and frightening, tyrannical behavior that he began to display after his 40th birthday. Gli storici hanno a lungo discusso le teorie di malattia e infortuni che potrebbero spiegare il deterioramento fisico e spaventosa, un comportamento tirannico che cominciò a visualizzare dopo il suo 40esimo compleanno. Less attention has been given to the unsuccessful pregnancies of his wives in an age of primitive medical care and poor nutrition and hygiene, and authors Whitley and Kramer argue against the persistent theory that syphilis may have been a factor. Meno attenzione è stata data alle gravidanze senza successo delle sue mogli in un'epoca primitiva di cure mediche e cattiva alimentazione e l'igiene, e gli autori Whitley e Kramer argomentare contro la teoria persistente che la sifilide può essere stato un fattore.

A Kell positive father frequently is the cause behind the inability of his partner to bear a healthy infant after the first Kell negative pregnancy, which the authors note is precisely the circumstance experienced with women who had multiple pregnancies by Henry. Un padre Kell positiva è spesso la causa dietro l'incapacità dei suoi partner per portare un neonato sano, dopo la prima gravidanza Kell negativi, che la nota degli autori è proprio la circostanza con esperienza con donne che hanno avuto gravidanze multiple da Henry. The majority of individuals within the Kell blood group are Kell negative, so it is the rare Kell positive father that creates reproductive problems. La maggior parte degli individui del gruppo sanguigno Kell sono Kell negativi, per cui è il padre raro Kell positivo che crea problemi riproduttivi.

Further supporting the Kell theory, descriptions of Henry in mid-to-late life indicate he suffered many of the physical and cognitive symptoms associated with McLeod syndrome -- a medical condition that can occur in members of the Kell positive blood group. Inoltre sostiene la teoria Kell, descrizioni di Henry in vita medio-tardo indicare che patì molti dei sintomi fisici e cognitivi associati con la sindrome di McLeod - una condizione medica che può verificarsi nei membri del gruppo sanguigno positivo Kell.

By middle age, the King suffered from chronic leg ulcers, fueling longstanding historical speculation that he suffered from type II diabetes. Con la mezza età, il re soffriva di ulcere croniche, alimentando speculazioni di vecchia data storica che soffriva di diabete di tipo II. The ulcers also could have been caused by osteomyelitis, a chronic bone infection that would have made walking extremely painful. Le ulcere potrebbe anche essere stata causata da osteomielite, un'infezione cronica delle ossa che avrebbe fatto a piedi estremamente dolorose. In the last years of his life, Henry's mobility had deteriorated to the point that he was carried about in a chair with poles. Negli ultimi anni della sua vita, la mobilità di Henry era deteriorata al punto che gli è stato effettuato su una sedia con i poli. That immobility is consistent with a known McLeod syndrome case in which a patient began to notice weakness in his right leg when he was 37, and atrophy in both his legs by age 47, the report notes. Che l'immobilità è coerente con un noto caso di sindrome di McLeod in cui un paziente ha cominciato a notare la debolezza alla gamba destra quando era 37, e atrofia in entrambe le gambe all'età di 47 anni, nota il rapporto.

Whitley and Kramer argue that the Tudor king could have been suffering from medical conditions such as these in combination with McLeod syndrome, aggravated by his obesity. Whitley e Kramer sostengono che il re Tudor avrebbe potuto essere affetti da patologie mediche come questi, in combinazione con la sindrome di McLeod, aggravata dalla sua obesità. Records do not indicate whether Henry displayed other physical signs of McLeod syndrome, such as sustained muscle contractions (tics, cramps or spasms) or an abnormal increase in muscle activity such as twitching or hyperactivity. Records non indicano se Henry appaiano altri segni fisici della sindrome di McLeod, come contrazioni muscolari sostenuta (tic, crampi o spasmi) o un aumento anormale attività muscolare come contrazioni o iperattività. But the dramatic changes in his personality provide stronger evidence that Henry had McLeod syndrome, the authors point out: His mental and emotional instability increased in the dozen years before death to an extent that some have labeled his behavior psychotic. Ma i cambiamenti drammatici nella sua personalità forte fornire la prova che Henry aveva la sindrome di McLeod, gli autori sottolineano: la sua instabilità mentale ed emotiva aumentata negli anni prima della morte di decine al punto che alcuni hanno etichettato il suo comportamento psicotico.

McLeod syndrome resembles Huntington's disease, which affects muscle coordination and causes cognitive disorder. Sindrome di McLeod assomiglia malattia di Huntington, che colpisce il coordinamento muscolare e provoca disturbi cognitivi. McLeod symptoms usually begin to develop when an individual is between 30 and 40 years old, often resulting in damage to the heart muscle, muscular disease, psychiatric abnormality and motor nerve damage. McLeod sintomi di solito iniziano a svilupparsi quando un individuo è tra i 30 ei 40 anni, spesso con conseguenti danni al muscolo cardiaco, malattie muscolari, disturbi psichiatrici e danni ai nervi motori. Henry VIII experienced most, if not all, of these symptoms, the authors found. Enrico VIII sperimentato la maggior parte, se non tutti, di questi sintomi, gli autori hanno trovato.


Fetal Mortality, Not Infertility Is the Kell Legacy Mortalità fetale, non infertilità è la Legacy Kell


Henry was nearly 18 when he married 23-year-old Catherine of Aragon. Henry era quasi 18 anni quando ha sposato 23 anni, Caterina d'Aragona. Their first daughter, a girl, was stillborn. La loro prima figlia, una ragazza, era nato morto. Their second child, a boy, lived only 52 days. Il loro secondo figlio, un ragazzo, ha vissuto solo 52 giorni. Four other confirmed pregnancies followed during the marriage but three of the offspring were either stillborn or died shortly after birth. Quattro altre gravidanze confermato seguita durante il matrimonio, ma tre dei figli erano nati morti o morti subito dopo la nascita. Their only surviving child was Mary, who would eventually be crowned the fourth Monarch in the Tudor dynasty. Il loro unico figlio superstite era Maria, che alla fine, sarebbe incoronato il quarto monarca della dinastia Tudor.

The precise number of miscarriages endured by Henry's reproductive partners is difficult to determine, especially when various mistresses are factored in, but the king's partners had a total of at least 11 and possibly 13 or more pregnancies. Il numero preciso degli aborti subite dai partner riproduttivo di Enrico è difficile da determinare, soprattutto quando i vari amanti sono presi in, ma i partner del re ha avuto un totale di almeno 11 e forse 13 o più gravidanze. Only four of the eleven known pregnancies survived infancy. Solo quattro degli undici gravidanze noto sopravvissero all'infanzia. Whitley and Kramer call the high rate of spontaneous late-term abortion, stillbirth, or rapid neonatal death suffered by Henry's first two queens "an atypical reproductive pattern" because, even in an age of high child mortality, most women carried their pregnancies to term, and their infants usually lived long enough to be christened. Whitley e Kramer chiamare l'alto tasso di spontaneo aborto tardivo termine, di nati morti, o rapida morte neonatale subito da Henry primi due regine ", un modello atipico riproduttiva" perché, anche in un'epoca di mortalità infantile elevata, la maggior parte donne portavano a termine la gravidanza , ed i loro bambini di solito vissuto abbastanza a lungo per essere battezzato.

The authors explain that if a Kell positive father impregnates a Kell negative mother, each pregnancy has a 50-50 chance of being Kell positive. Gli autori spiegano che se un padre Kell positivo impregna di una madre negativa Kell, ogni gravidanza ha una probabilità del 50-50 di Kell essere positivo. The first pregnancy typically carries to term and produces a healthy infant, even if the infant is Kell positive and the mother is Kell negative. La prima gravidanza porta generalmente a termine e produce un bambino sano, anche se il bambino è Kell positivo e la madre è Kell negativi. But the mother's subsequent Kell positive pregnancies are at risk because the mother's antibodies will attack the Kell positive fetus as a foreign body. Ma gravidanze successive della madre Kell positive sono a rischio perché gli anticorpi della madre attaccano il feto positivo Kell come un corpo estraneo. Any baby that is Kell negative will not be attacked by the mother's antibodies and will carry to term if otherwise healthy. Ogni bambino, così da Kell negativo non viene attaccato dagli anticorpi della madre e portare a termine se altrimenti sani.

"Although the fact that Henry and Katherine of Aragon's firstborn did not survive is somewhat atypical, it is possible that some cases of Kell sensitization affect even the first pregnancy," the report notes. "Nonostante il fatto che Enrico e Caterina d'Aragona, primogenito di non sopravvivere è un po 'atipico, è possibile che alcuni casi di sensibilizzazione Kell influenzare anche la prima gravidanza", osserva il rapporto. The survival of Mary, the fifth pregnancy for Katherine of Aragon, fits the Kell scenario if Mary inherited the recessive Kell gene from Henry, resulting in a healthy infant. La sopravvivenza di Maria, la gravidanza quinto per Caterina d'Aragona, si inserisce lo scenario Kell se Maria ha ereditato il gene recessivo Kell da Henry, risultando in un bambino sano. Anne Boleyn's pregnancies were a textbook example of Kell alloimmunization with a healthy first child and subsequent late-term miscarriages. Anna Bolena gravidanze sono state un esempio da manuale di alloimmunizzazione Kell con un figlio sano prima e le successive aborti tardo periodo. Jane Seymour had only one child before her death, but that healthy firstborn also is consistent with a Kell positive father. Jane Seymour aveva un solo figlio prima della sua morte, ma che primogenito sano è anche coerente con un padre Kell positivo.

Several of Henry's male maternal relatives followed the Kell positive reproductive pattern. Molti dei parenti maschi di Enrico materno seguito il positivo Kell modello riproduttivo.

"We have traced the possible transmission of the Kell positive gene from Jacquetta of Luxembourg, the king's maternal great-grandmother," the report explains. "Abbiamo tracciato la possibile trasmissione del gene Kell positivo da Jacquetta di Lussemburgo, del re materna bisnonna", spiega il rapporto. "The pattern of reproductive failure among Jacquetta's male descendants, while the females were generally reproductively successful, suggests the genetic presence of the Kell phenotype within the family." "Il modello di problemi riproduttivi tra i discendenti maschi Jacquetta, mentre le femmine erano in genere di successo riproduttivo, suggerisce la presenza genetico del fenotipo Kell all'interno della famiglia."