tag:blogger.com,1999:blog-37210862134826250642024-03-13T16:27:42.468+01:00parliamo di saluteBERTI.GIANhttp://www.blogger.com/profile/02367020598082211162noreply@blogger.comBlogger717125tag:blogger.com,1999:blog-3721086213482625064.post-15792206232987931442013-01-27T13:34:00.001+01:002013-01-27T13:34:58.544+01:00LA MEDICINA EN EL ANTIGUO EGIPTO<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="270" src="http://www.youtube.com/embed/9e_RymqBKNA" width="480"></iframe><br />
BERTI.GIANhttp://www.blogger.com/profile/02367020598082211162noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-3721086213482625064.post-10803830759554226432013-01-27T13:33:00.003+01:002013-01-27T13:33:53.766+01:00Medicina e dintorni (playlist)<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="344" src="http://www.youtube.com/embed/videoseries?index=37&list=SP23FF7C18586AC2CA" width="425"></iframe><br />
BERTI.GIANhttp://www.blogger.com/profile/02367020598082211162noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-3721086213482625064.post-80636286720929739732013-01-27T13:33:00.001+01:002013-01-27T13:33:04.059+01:00Medicina e dintorni (playlist)<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="344" src="http://www.youtube.com/embed/videoseries?index=34&list=SP23FF7C18586AC2CA" width="425"></iframe><br />
BERTI.GIANhttp://www.blogger.com/profile/02367020598082211162noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3721086213482625064.post-2202956331725629002012-11-15T09:34:00.001+01:002012-11-15T09:34:58.064+01:00Medicina e dintorni (playlist)<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="344" src="http://www.youtube.com/embed/videoseries?index=11&list=SP23FF7C18586AC2CA&hl=it_IT" width="425"></iframe><br />
BERTI.GIANhttp://www.blogger.com/profile/02367020598082211162noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3721086213482625064.post-33082029324200663292012-11-15T09:33:00.001+01:002012-11-15T09:33:00.574+01:00Medicina e dintorni (playlist)<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="344" src="http://www.youtube.com/embed/videoseries?index=8&list=SP23FF7C18586AC2CA&hl=it_IT" width="425"></iframe><br />
BERTI.GIANhttp://www.blogger.com/profile/02367020598082211162noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3721086213482625064.post-46267471192180614572012-10-20T09:26:00.000+02:002012-10-20T09:26:12.955+02:00Passione tra i fornellipiù passiomne tra i fornelli<br />
<div class="ls-articoloTitolo">
<h3>
Il feeling di coppia si ritrova <br />con la Cooking Therapy</h3>
</div>
<div class="ls-articoloWrapperImmagine">
<div class="ls-articoloImmagine" style="margin-bottom: 12px;">
<img alt="" border="0" src="http://www.lastampa.it/rw/Pub/p3/2012/10/18/Benessere/Foto/TYP-470974-5314496_shock_03.jpg" title="" width="330" /><div class="ls-articoloDidascalia" style="width: 330px;">
In cucina, e insieme, è possibile riaccendere la passione e l'intesa di coppia più che in camera da letto</div>
</div>
<div class="ls-articoloLinksImmagine">
</div>
<div class="edLinks">
</div>
</div>
<div class="ls-articoloCatenaccio">
Altro che viaggi e regali, per ristabilire l’intesa di coppia e riaccendere la passione arriva la cooking therapy: la gustosa terapia che si pratica, a due, tra i fornelli</div>
<div class="ls-articoloAutore">
</div>
<div class="ls-articoloLuogo">
</div>
<div class="ls-articoloTesto">
La passione langue? L’intesa di coppia e il feeling hanno il sapore di una pasta scotta? Niente panico, a far riprendere il gusto dello stare insieme e riaccendere la passione ci pensa la Cooking Therapy, stuzzicante terapia che si pratica, in due, tra i fornelli.<br /><br />Lasciamo quindi perdere filtri d’amore e altre amenità e dedichiamoci a pentole e fornelli se vogliamo ritrovare l’intesa di coppia. Non a caso, infatti, secondo 7 esperti su 10 è la cucina il vero nido d’amore della coppia, dove lasciare libero sfogo a creatività e complicità.<br />È dunque l’ora della Cooking Therapy, sempre più praticata e apprezzata dalle coppie e, in particolare, dai maschi i quali vedono ribaltarsi il ruolo in cucina che vedeva primeggiare la donna. Se un tempo infatti si usava dire che gli uomini andavano “presi per la gola”, oggi invece è il maschio a doversi cimentare tra i fornelli per riuscire a conquistare la propria partner – almeno secondo quanto sostiene il 52% dei sessuologi, psicologi e chef stellati interpellati per l’indagine del Polli Cooking Lab, l’osservatorio internazionale creato dall’omonima azienda italiana.<br /><br />L’indagine, che è stata condotta intervistando oltre 90 esperti che hanno indagato in che modo il rapporto cibo/eros rivitalizza l’armonia di coppia, ha messo in evidenza come attraverso la cucina e la preparazione di piatti semplici, genuini e gustosi, l’uomo abbia la possibilità di stupire (58%) la propria lei; a coinvolgerla in un gioco di seduzione (45%), stimolando tutti i suoi sensi (37%).<br />Ecco come la casa diviene come luogo di conquista, battendo perfino le discoteche (37%) e località turistiche (34%), in quanto offre più intimità (65%), più tranquillità e dà più spazio al “gioco” (58%). Un trend, questo, confermato anche dai recenti dati Censis, secondo cui, complice anche la crisi, gli italiani riscoprono il piacere di restare in casa e di preparare gustosi menù per parenti e amici soprattutto nei giorni festivi, durante i quali si raggiunge il record di oltre un’ora davanti ai fornelli (69 minuti). In casa, per il 73% degli esperti, è la cucina il luogo più seduttivo – a condizione che a indossare il grembiule sia “lui”. E dagli esperti arriva il rituale della seduzione perfetta attraverso i fornelli e la preparazione di ricette semplici, ma gustose e capaci di far tornare il sereno nella coppia.<br /><br />Ma ecco in dettaglio quanto è emerso dallo uno studio.<br />Quali sono gli ingredienti della seduzione? Secondo il 39% degli esperti, oggi come ieri alla base c’è l’inventiva e la novità, ma soprattutto la capacità di stupire (45%) e di coinvolgere il partner (36%), a cui si aggiungono elementi quali il romanticismo (25%).<br />Dai dati appare chiaro come sia tramontata l’era delle antiche strategie – dal mazzo di rose rosse alla serata in discoteca – che appaiono ormai “out”, banali, poco coinvolgenti e “personali”. Molto più efficace quindi un gesto semplice, come il cucinare per lei (messo in evidenza dal 52% degli intervistati). Il mettersi ai fornelli riesce infatti non solo a unire fattori come “l’elemento sorpresa” (58%), la voglia di “giocare” (45%), il “coinvolgimento dei sensi” (37%), ma consente anche di mettere in risalto la propria creatività (35%).<br /><br />Una seduzione che inizia e trova il suo perché proprio intorno alla tavola – e prima ancora tra i fornelli – piuttosto che nel classico salotto o camera da letto.<br />Ma, attenzione, non si tratta semplicemente di organizzare una romantica cenetta a due: secondo gli esperti la seduzione parte proprio dalla preparazione, da tutti i gesti che ne fanno parte e dallo stesso “luogo” dove ciò avviene.<br />Se pertanto in passato i luoghi ideali per far sbocciare la passione di coppia erano le discoteche (37%), i bar (22%), i locali notturni (35%) o le località turistiche (34%), oggi si preferisce la casa, che torna a essere il centro di ogni gioco di seduzione – come evidenzia il 67% degli esperti.<br />Cosa garantiscono in più le quattro mura domestiche? Per sessuologi, psicologi e chef la casa offre soprattutto intimità (65%), possibilità di esprimere se stessi (68%) e libertà di fare ciò che si vuole (61%), caratteristiche difficilmente riscontrabili in luoghi più affollati come la discoteca o i lounge bar. Le mura domestiche assicurano anche maggiore tranquillità (64%) e armonia (45%) tra i due partner.<br /><br />In cucina però non si risveglia soltanto la voglia d’intimità, ma anche la seduzione e la passione: basti infatti pensare che ben il 73% la individua come “luogo della seduzione” più della classica camera da letto (51%) e del soggiorno (42%). I motivi? E’ in cucina che si concentrano stimoli e sensazioni in grado di risvegliare tutti i sensi (61%). Secondo gli esperti, infatti, la cucina è un vero e proprio luogo di “complicità” (57%) dove aumenta la voglia di giocare (43%) e di creare un dialogo, conoscendosi a fondo e confrontandosi (36%). Il tutto, naturalmente, se a condurre il gioco e diventare protagonista è l’uomo, che può così sorprenderla e dare libero sfogo alla sua creatività attraverso la preparazione di ricette semplici (68%), ma gustose (63%) e leggere (74%), in modo da non appesantire e rendere piacevole anche il post cena. In questo gioco di seduzione gli alleati sono tutti quegli elementi che contribuiscono ad affascinare i sensi della “lei”: dai sapori dei cibi (78%), ai colori delle pietanze (65%) passando per i loro profumi (55%), tutti elementi che contribuiscono a creare un’esperienza multisensoriale che coinvolge i due partner e fa scoppiare la scintilla della passione.<br /><br />Ma quali sono i consigli e le regole della Cooking Therapy per ritrovare il benessere ed il feeling di coppia? Per sedurre il proprio partner, riscoprendo la passione affievolita a causa dei ritmi di vita caotici e dei numerosi impegni lavorativi, basta seguire le 5 regole d’oro del Polli Cooking Lab e la sua Cooking Therapy che permetteranno di ritrovare la complicità, a tavola come a letto.<br /><br /><span class="nero">E ora le regole d’oro della Cooking Therapy</span>- Acquistare insieme aiuta: la scelta del menù passa attraverso la spesa; se condivisa, crea affiatamento nella coppia. Basta scegliere prodotti genuini e leggeri che aiutano il metabolismo, facili sia da preparare che da consumare.<br /><br />- Cucinare con semplicità è un’esperienza multisensoriale: la preparazione delle pietanze è una fase importante; toccando e manipolando gli alimenti si stimolano i sensi e si accende la passione. Gli esperti consigliano di scegliere cibi freschi, colorati, prediligendo frutta e verdura.<br />- Allestire la cucina e la tavola con gusto: occorrono pochi e semplici accorgimenti per rendere l’ambiente romantico e gradevole, attraverso tonalità calde sia nei colori sia nelle luci, e impreziosendo la tavola con piante e fiori aromatici, così da soddisfare vista e olfatto: due sensi fondamentali per trasmettere un senso di rilassatezza.<br /><br />- Scegliere la giusta colonna sonora: occorre scegliere un sottofondo musicale apprezzato da entrambi, o che richiami magari un episodio particolare della propria vita di coppia, capace di ricaricare l’energia e di creare la giusta atmosfera. Anche l’udito contribuisce a trasformare positivamente ogni esperienza.<br /><br />- Conquistarla, infine, a tavola: movenze e gestualità nella degustazione dei cibi, con semplicità e armonia, possono far scattare la scintilla tra i due partner, allo scopo di ritrovare il feeling e riaccendere la passione.<br /><br />[<span class="corsivo">lm&sdp</span>]<br /><br />Foto: ©photoxpress.com/.shock </div>
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BERTI.GIANhttp://www.blogger.com/profile/02367020598082211162noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3721086213482625064.post-33583391724214260582012-10-20T09:23:00.001+02:002012-10-20T09:23:49.408+02:00Perché la fibra alimentare è importante nella lotta contro il cancronon scartare la fibra<br />
<br />Perché la fibra alimentare è importante nella lotta contro il cancro<br />
<br />
Frutta e verdura sono un'importante fonte di fibra che è necessario mantenere affinché gli antiossidanti possano svolgere il loro ruolo anticancro<br />
<br />
<br /> Scienziati scoprono il ruolo della fibra alimentare nel proteggere sia l’intestino che l’organismo dal pericolo di cancro, promuovendo l’azione degli antiossidanti<br />
<br />
<br />
<br />Gli antiossidanti sono fondamentali nella prevenzione delle malattie degenerative, l’invecchiamento, l’ossidazione del corpo. Ma lo sono forse ancora di più quando si tratta di prevenzione del cancro.<br />
Queste sostanze benefiche si possono assumere per mezzo di una dieta corretta. Tuttavia, se il cibo che mangiamo è “raffinato” – che non è sinonimo di elegante o ricercato – questi preziosi elementi finiscono per essere distrutti durante il processo di digestione, annullandone dunque gli effetti benefici.<br />I cibi ricchi di fibra alimentare come frutta e verdura, per contro, sono in grado di legare fino all’80% dei polifenoli antiossidanti, proteggendoli dall’azione dello stomaco e l’intestino tenue e facendoli arrivare sani e salvi nell’intestino crasso – il quale può utilizzarli per l’azione protettiva dal cancro.<br />
La dottoressa Anneline Padayachee dell’Università del Queensland e del Commonwealth Scientific e Industrial Research Organisation, ha dunque scoperto che il segreto per far arrivare le sostanze anticancro integre e attive nell’intestino crasso è proprio la fibra. Qui, gli antiossidanti possono lavorare per proteggere il colon dai tumori. Ma non solo: gli antiossidanti, se attivi, possono contrastare egregiamente l’azione distruttiva dei radicali liberi nei confronti delle cellule e prevenire, come noto, anche le malattie cardiache.<br />
«Le cellule di frutta e verdura sono “aperte”, il che permette ai nutrienti di essere rilasciati quando [questi alimenti] si mangiano o si assumono come succhi o frullati – spiega la dottoressa Padayachee nella nota Queensland – In un inaspettato risvolto, ho scoperto che dopo essere stati rilasciati dalle cellule l’80% dei polifenoli antiossidanti disponibili si legano con la fibra dei vegetali con il minimo rilascio durante le fasi di digestione dello stomaco e le piccole fasi intestinali».<br />
«La fibra – prosegue Padayachee – è in grado di trasportare in modo sicuro ed efficace i polifenoli nel colon dove questi composti possono avere un effetto protettivo sulla salute del colon quando vengono rilasciati durante la fermentazione della fibra vegetale dovuta ai batteri intestinali».<br />Ecco quindi come sia importante non solo assumere molta frutta e verdura, ma come sia altrettanto importante non scartare la fibra come, per esempio, quando si estrare il succo per berlo.<br />[lm&sdp]<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
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Foto: ©photoxpress.com/Piotr Przeszlo BERTI.GIANhttp://www.blogger.com/profile/02367020598082211162noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3721086213482625064.post-55420961739771343632012-10-09T09:18:00.001+02:002012-10-09T09:18:47.616+02:00Nobel per la medicina per le ricerche sulla riprogrammazione del nucleo della cellula - Corriere.it<a href="http://video.corriere.it/nobel-medicina-giapponese-yamanaka-britannico-gurdon/bcb5be70-1155-11e2-b61f-b7b290547c92#.UHPPypBzMds.blogger">Nobel per la medicina per le ricerche sulla riprogrammazione del nucleo della cellula - Corriere.it</a>BERTI.GIANhttp://www.blogger.com/profile/02367020598082211162noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3721086213482625064.post-67526953170176585892012-10-07T10:51:00.001+02:002012-10-07T10:51:34.681+02:00Influenza animation - flu virus mechanism<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="270" src="http://www.youtube.com/embed/YSgkoldBNkI?fs=1" width="480"></iframe><br />
BERTI.GIANhttp://www.blogger.com/profile/02367020598082211162noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3721086213482625064.post-68366701502272403772012-09-30T11:16:00.002+02:002012-09-30T11:16:15.609+02:00Altruista o egoista: è solo questione di materia grigia<div class="ls-articoloSezione">
</div>
<br />
<div class="ls-articoloIntestazione">
<span class="ls-articoloDataPubblicazione">
/2012</span>
<span class="ls-articoloOcchiello">
- dilemmi filosofici spiegati dalla fisiologia</span>
</div>
<br />
<div class="ls-articoloTitolo">
<h3>
Altruista o egoista: è solo questione di materia grigia</h3>
</div>
<br />
<div class="ls-articoloWrapperImmagine">
<div class="ls-articoloImmagine" style="margin-bottom: 12px;">
<img alt="" border="0" src="http://www.lastampa.it/rw/Pub/p3/2012/09/18/Benessere/Foto/TYP-469047-4842265-2923840_Fantasista.jpg" title="" width="330" />
<div class="ls-articoloDidascalia" style="width: 330px;">
Gli altruisti sarebbero così grazie al volume di materia grigia nel proprio cervello</div>
</div>
<div class="ls-articoloLinksImmagine">
</div>
<div class="edLinks">
</div>
</div>
<br />
<div class="ls-articoloCatenaccio">
Non è la cultura, l’educazione o lo status sociale a fare l’altruista
ma il volume di materia grigia del cervello suggerisce uno nuovo studio.
Ma non è detto che sia tutto lì</div>
<br />
<div class="ls-articoloAutore">
</div>
<br />
<div class="ls-articoloLuogo">
</div>
<br />
<div class="ls-articoloTesto">
L’altruismo o l’egoismo sono soltanto questioni caratteriali, o
influenzate dall’ambiente in cui si cresce o vive? Sembrerebbe di no. A
influenzare il comportamento altruistico sarebbe il volume di materia
grigia nel cervello, o anche viceversa.<br /><br />Quando si tratta di
comportamento umano, o carattere, spesso si fa riferimento all’ambiente
in cui una persona è cresciuta, al genere di appartenenza, così come
l’educazione, l’istruzione o lo status sociale. Tuttavia, da sempre,
nessuna di queste spiegazioni ha risposto in modo definitivo alla
domanda, per cui il concetto di altruismo è rimasto nel limbo
dell’accettato ma sconosciuto.<br /><br />Oggi, una ricerca svizzera pare
aver trovato una risposta meno filosofica e più fisiologica: il volume
della materia grigia può essere indicatore di quanto siamo altruisti o
quanto non lo siamo.<br />Lo studio, condotto dai ricercatori dell’Università di Zurigo è stato pubblicato sull’ultimo numero della rivista <span class="corsivo">Neuron</span>,
e suggerisce che chi ha maggiore materia grigia a livello della
giunzione tra il parietale e il lobo temporale è più altruista di chi ne
ha poca.<br />In quest’ottica vi sarebbe quindi una connessione tra
l’anatomia del cervello, l’attività di questo e il comportamento
altruistico: come detto, dunque, una risposta fisiologica a un quesito
filosofico.<br /><br />Il team di ricercatori coordinati dal professor Ernst
Fehr, direttore del Dipartimento di Economia della UZ, ha coinvolto un
gruppo di volontari a cui è stato chiesto di dividere dei soldi con una
persona sconosciuta.<br />Ai partecipanti era chiaro che avrebbero potuto
sacrificare una parte dei loro soldi per il bene dell’altra persona. Il
parametro per valutare l’altruismo era quindi basato sul sacrificio, a
proprie spese, che la persona faceva in favore dell’altra.<br /><br />Come
previsto le differenze di comportamento tra i partecipanti erano molte:
c’era chi era del tutto maldisposto a sacrificare una parte del proprio
denaro in favore di un’altra persona; poi c’era chi lo faceva
volentieri.<br />Le analisi del cervello e le risposte di questo agli
stimoli hanno permesso di individuare non solo che le persone altruiste
avevano un maggiore volume di materia grigia a livello della giunzione
tra il parietale e il lobo temporale, ma che in fase di decisione nel
dividere i soldi con altri vi era una differente e marcata attività
cerebrale.<br />Altra evidenza riscontrata era che nelle persone egoiste
la piccola regione del cervello dietro l’orecchio era già attiva quando
si trattava di un sacrificio in denaro di poca entità, e restava tale.
Nelle persone altruiste, invece, questa regione diveniva più attiva
quando il livello di sacrificio aumentava. E più era alto il costo, più
aumentava l’attività.<br />I ricercatori ipotizzano che questo fenomeno si
verifichi quando vi è la necessità di superare la naturale
predisposizione all’egocentrismo degli esseri umani.<br /><br />«Si tratta
di risultati interessanti per noi – spiega il professor Fehr – Tuttavia,
non si deve saltare alla conclusione che il comportamento altruistico
sia determinato soltanto da fattori biologici». Ma quali siano gli altri
fattori in verità ancora nessuno lo sa spiegare per davvero.<br />[<span class="corsivo">lm&sdp</span>]</div>
BERTI.GIANhttp://www.blogger.com/profile/02367020598082211162noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3721086213482625064.post-6615361101396717192012-09-22T09:33:00.002+02:002012-09-22T09:33:35.180+02:00La proteina che «attiva» gli spermatozoi<h2>
<span id="evid"><a -.="" -="" a="" abbiamo="" accade="" ad="" alcune="" alcuni="" all="all" anche="" and="" ansa="ansa" attivare="" attivazione.="" attivazione="" aumentare="" avere="" avevamo="" avvia="" bambino="bambino" biologici="" calci="calci" capacit="capacit" cardiff="cardiff" causa="" cause="cause" che="" chiamato="" chiave="" clinica="" come="" con="" conclude="" condotta="" conosciuta="" contrastare="" coordinato="" coppie="" corretto="" da="" dei="" del="" dell="dell" della="" devono="" di="" disponga="" e="" embrione.="" esperimenti="" esperimento="" essenziale="" essere="" essi="" esso="" eventualit="eventualit" fase="" fecondano="" fecondazione="" fertiliy="" fertilizzare="" forme="" funzionamento="" futuro="" generale="" gi="gi" gli="" gravidanza.="" gruppo="" hanno="" href="http://www.corriere.it/salute/12_settembre_21/proteina-attiva-spermatozoi_3f3fd77a-03f2-11e2-a116-9748af084362.shtml#" i="" il="" imperfezione="" importante="" in="" infertilit="infertilit" innescare="" inoltre="" karl="" l="l" la="" laboratorio="" lai="" lay="" le="" lo="" loro="" ma="" maschile.="" maschile="maschile" medicina="" metodo="" mette="" milano="" modo="" moto="" naturale="naturale" necessari="" negli="" nel="" non="" nostra="" nostro="" nulla="nulla" oltre="" onmouseup="cercaStringa('studio dell’Università di Cardiff
La proteina che «attiva» gli spermatozoi
Si chiama PLCz e avvia un processo chiamato " osservato="osservato" ottenere="" ovuli="" ovulo.="" ovulo="ovulo" per="" perch="perch" plc-zeta="" plcz="plcz" positivi="" possibilit="possibilit" possono="" poteva="" potrebbe="" prende="" processi="" processo="" produrne="" produrre="" proteina="" pubblicata="" quello="" questa="" questo="" regno="" ricerca="ricerca" ricercatori="" riesce="" rilevato="" risultati="" risveglia="" rivista="" sappiamo="" scientifica="" scienziati="" scoperta="" scoperto="" scuola="" se="" secondo="" si="" solo="" sono="" speranza="" sperma="" spermatozoi="" spiega="" stata="" stato="" sterili="" sterility="sterility" stimolare="" successiva="" sulla="" sviluppo="" swann="" tecnica="" tony="" topi="topi" tra="" trasferisce="" trattati="" tutti="" tutto="" umana="umana" un="" una="" uniscono="" unito.="" universit="universit" uomini="" usato="" utilizzare="" utilizzarla="" utilizzato="" vitale="" vitro="vitro"><img -.="" -="" a="" abbiamo="" accade="" ad="" alcune="" alcuni="" all="all" anche="" and="" ansa="ansa" attivare="" attivazione.="" attivazione="" aumentare="" avere="" avevamo="" avvia="" bambino="bambino" biologici="" border="0" calci="calci" capacit="capacit" cardiff="cardiff" causa="" cause="cause" che="" chiamato="" chiave="" clinica="" come="" con="" conclude="" condotta="" conosciuta="" contrastare="" coordinato="" coppie="" corretto="" da="" dei="" del="" dell="dell" della="" devono="" di="" disponga="" e="" embrione.="" esperimenti="" esperimento="" essenziale="" essere="" essi="" esso="" eventualit="eventualit" fase="" fecondano="" fecondazione="" fertiliy="" fertilizzare="" forme="" funzionamento="" futuro="" generale="" gi="gi" gli="" gravidanza.="" gruppo="" hanno="" i="" il="" imperfezione="" importante="" in="" infertilit="infertilit" innescare="" inoltre="" karl="" l="l" la="" laboratorio="" lai="" lay="" le="" lo="" loro="" ma="" maschile.="" maschile="maschile" medicina="" metodo="" mette="" milano="" modo="" moto="" naturale="naturale" necessari="" negli="" nel="" non="" nostra="" nostro="" nulla="nulla" oltre="" osservato="osservato" ottenere="" ovuli="" ovulo.="" ovulo="ovulo" per="" perch="perch" plc-zeta="" plcz="plcz" positivi="" possibilit="possibilit" possono="" poteva="" potrebbe="" prende="" processi="" processo="" produrne="" produrre="" proteina="" pubblicata="" quello="" questa="" questo="" regno="" ricerca="ricerca" ricercatori="" riesce="" rilevato="" risultati="" risveglia="" rivista="" sappiamo="" scientifica="" scienziati="" scoperta="" scoperto="" scuola="" se="" secondo="" si="" solo="" sono="" speranza="" sperma="" spermatozoi="" spiega="" src="http://dizionari.corriere.it/images/info.gif" stata="" stato="" sterili="" sterility="sterility" stimolare="" style="display: inline; height: 26px; margin: -20px 0px 0px -20px; position: absolute; width: 26px;" successiva="" sulla="" sviluppo="" swann="" tecnica="" title="Esplora il significato del termine: studio dell’Università di Cardiff
La proteina che «attiva» gli spermatozoi
Si chiama PLCz e avvia un processo chiamato " tony="" topi="topi" tra="" trasferisce="" trattati="" tutti="" tutto="" umana="umana" un="" una="" uniscono="" unito.="" universit="universit" uomini="" usato="" utilizzare="" utilizzarla="" utilizzato="" vitale="" vitro="vitro" /></a></span>studio dell'Università di Cardiff</h2>
<br />
<h1 itemprop="headline name">
La proteina che «attiva» gli spermatozoi</h1>
<br />
<h3>
Si chiama PLCz e avvia un processo chiamato "attivazione dell'ovulo". Una speranza per gli uomini sterili</h3>
<br />
<div id="main-article">
<div class="first-col" id="content-to-read" itemprop="articleBody">
<br />
<div class="thumb-dida box-img left foto-h-left" title="">
<img align="left" alt="" border="0" height="140" itemprop="image" src="http://images2.corriereobjects.it/Media/Foto/2012/09/21/degli-spermatozoi--180x140.jpg?v=20120921181557" title="" width="180" /></div>
MILANO
- Scoperta la proteina che «prende a calci» gli spermatozoi sterili e
risveglia in essi la capacità di fertilizzare un ovulo. La ricerca,
pubblicata sulla rivista scientifica <i>Fertiliy and Sterility</i>, è
stata condotta da un gruppo di scienziati coordinato da Tony Lai e Karl
Swann della Scuola di medicina dell'Università di Cardiff, nel Regno
Unito. Gli scienziati hanno rilevato che lo sperma trasferisce in fase
di fecondazione una proteina vitale per l'ovulo, conosciuta come
PLC-zeta (PLCz). Questa è la chiave che avvia un processo chiamato
"attivazione dell'ovulo", che mette in moto tutti i processi biologici
necessari per lo sviluppo di un embrione.<br />
<b>UOMINI STERILI</b> - «Sappiamo che alcuni uomini sono sterili perché
il loro sperma non riesce ad attivare gli ovuli - spiega Lai -. Anche se
i loro spermatozoi si uniscono all'ovulo, non accade nulla». Tra le
cause, l'eventualità che esso non disponga del corretto funzionamento
della PLCz, essenziale per innescare la fase successiva della
gravidanza. «Quello che è importante della nostra ricerca è che abbiamo
usato una proteina umana, per ottenere dei risultati positivi che
avevamo già osservato, ma solo negli esperimenti con i topi». Inoltre i
ricercatori hanno scoperto che anche gli ovuli che non si fecondano a
causa di un'imperfezione della PLCz, come per alcune forme
dell'infertilità maschile, possono essere trattati con la proteina per
produrne l'attivazione. «Anche se questo è stato un esperimento di
laboratorio e il nostro metodo non poteva essere utilizzato in clinica -
conclude Lay -, in futuro si potrebbe produrre la proteina PLCz e
utilizzarla per stimolare l'attivazione dell'ovulo in modo del tutto
naturale». Secondo i ricercatori, per le coppie che devono utilizzare la
fecondazione <i>in vitro</i>, questa tecnica potrebbe aumentare le possibilità di avere un bambino, oltre a contrastare in generale l'infertilità maschile.<br />
<div class="footnotes">
<span class="author" itemprop="author">(Fonte: Ansa)</span></div>
</div>
</div>
BERTI.GIANhttp://www.blogger.com/profile/02367020598082211162noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3721086213482625064.post-8031511214207999002012-09-12T09:25:00.000+02:002012-09-12T09:25:06.202+02:00Bere molto può portare all’ictus<div class="intestazione">
12/09/2012 - alto rischio per chi beve alcol</div>
<br />
<h3>
Bere molto può portare all’ictus</h3>
<br />
<h3>
</h3>
<br />
<div class="immagine_girata">
<div class="news-single-img">
<img alt="" border="0" height="220" src="http://www3.lastampa.it/fileadmin/media/benessere/2842368.jpg" title="" width="330" /><div class="news-single-imgcaption" style="width: 330px;">
Assumere grandi quantità di alcol espone al rischio di ictus già molti anni prima della media</div>
</div>
<div class="girata-links">
<div class="special-links">
</div>
</div>
</div>
<br />
<h2 class="catenaccio">
Bere molto o in modo compulsivo può essere causa di ictus emorragico prematuro, anche dieci anni prima della media</h2>
<br />
<div class="autore-girata">
</div>
<br />
<div class="luogo-girata">
</div>
<br />
<div class="bodytext">
Bere molto, anche in modo compulsivo – un’usanza
nota anche con il nome di “binge drinking” – aumenta di molto il rischio
di essere vittime di un ictus emorragico, piuttosto che a causa di un
grumo di sangue, avvertono i ricercatori francesi dell’Università Lille
Nord de France. E questo accade anche se non si ha una storia di
problemi simili alle spalle.<br />«Il bere pesante è stato costantemente
identificato come un fattore di rischio per questo tipo di ictus –
spiega nel comunicato LNFU la principale autrice dello studio,
dottoressa Charlotte Cordonnier – che è causato da sanguinamento nel
cervello, piuttosto che un grumo di sangue».<br /><br />L’indulgere nel
binge drinking è tipico delle persone che partecipano a feste, incontri,
party o manifestazioni a tema. Si caratterizza da grandi bevute fatte
in un periodi di tempo breve, come può essere una giornata o un weekend.
Il bere pesante, invece, si caratterizza per un’abitudine all’assumere
alcol in discrete quantità tutti i giorni o regolarmente.<br />Il problema
del bere in sé non sarebbe così grande se non fosse che le bevande sono
alcoliche – ed è proprio l’alcol a essere messo sotto accusa da questo
nuovo studio pubblicato sulla rivista scientifica <i>Neurology</i>.<br /><br />Sono
state in totale 540 le persone coinvolte. Tutte erano state vittime di
un ictus emorragico e avevano un’età media di 71 anni. I partecipanti
sono stati intervistati circa il proprio stile di vita e le abitudini
riguardo il consumo di alcol.<br />Per ottenere maggiori informazioni
riguardo al consumo di alcol e lo stile di vita, i ricercatori hanno
intervistato anche i partenti o chi era vicino in qualche modo ai
pazienti.<br />I dati raccolti hanno permesso di stabilire che di questi
540, i forti bevitori erano 137 (il 25%). Questi bevevano in media tre o
più bicchieri al giorno, corrispondenti a circa 1,6 grammi di alcol.<br /><br />Le
scansioni cerebrali e l’analisi delle cartelle cliniche dei pazienti ha
consentito agli scienziati di rilevare che chi beveva in modo pesante
era stato vittima dell’ictus emorragico in media 14 anni prima di chi
non era dedito al gran consumo di alcol. L’età media delle persone
colpite, in questo caso, era di 60 anni. Chi era di età inferiore, e
aveva subìto un ictus, aveva anche maggiori probabilità di morire entro
due anni dall’evento, rispetto a coloro che bevevano moderatamente.<br />«E’
importante tenere a mente che bere grandi quantità di alcol
contribuisce a una forma più grave di ictus in età più giovane in
persone che non avevano una significativa storia medica», conclude
Cordonnier. In altre parole, bere molto alcol aumenta di molto le
probabilità di essere vittima di un ictus e anche morire prematuramente,
anche se non lo riteniamo possibile.<br />[<i>lm&sdp</i>]</div>
BERTI.GIANhttp://www.blogger.com/profile/02367020598082211162noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3721086213482625064.post-26435379792010822242012-08-08T09:23:00.002+02:002012-08-08T09:23:57.344+02:00Mode folli per giovani dementi:la vodka negli occhi<div class="intestazione">
mode smodate</div>
<br />
<h3>
Vodka negli occhi: la nuova, pericolosa, moda alcolica</h3>
<br />
<h3>
</h3>
<br />
<div class="immagine_girata">
<div class="news-single-img">
<img alt="" border="0" height="227" src="http://www3.lastampa.it/fileadmin/media/benessere/vodka_Pavel-Losevsky.jpg" title="" width="330" /><div class="news-single-imgcaption" style="width: 330px;">
Instillare
Vodka negli occhi per ubriacarsi di più e più velocemente, una moda
insana che serve a poco se non a danneggiare per sempre la vista. Foto:
©photpxpress.com/Pavel Losevsky</div>
</div>
<div class="girata-links">
<div class="special-links">
</div>
</div>
<br />
<br />
<br />
<object height="290" width="440"><embed height="290" type="application/x-shockwave-flash" width="320" src="http://www.youtube.com/v/NeplnhAABOM&hl=en_US&feature=player_embedded&version=3" allowfullscreen="true" allowscriptaccess="always"></object>
</div>
<br />
<h2 class="catenaccio">
Ubriacarsi con l’alcol negli occhi. Una moda
diffusa tra i giovanissimi che potrebbe causare danni irrimediabili alla
vista e non solo</h2>
<br />
<div class="autore-girata">
</div>
<br />
<div class="luogo-girata">
</div>
<br />
<div class="bodytext">
“Beata gioventù” direbbero i nostri nonni. Sì, i
giovani sono davvero fortunati. Spesso non si rendono tuttavia davvero
conto di esserlo. E sarà un po’ per questo, un po’ perché hanno poca
esperienza ma tanta voglia di provare, che sono sempre alla ricerca di
qualcosa di più, di qualcosa di strano, insolito, magari che li mandi
temporaneamente fuori dagli obblighi quotidiani.<br /><br />Ed ecco che
l’ultima risposta giovanile, volta allo sballo, si chiama “eyeballing”.
Eh sì, e finita l’era del binge/drinking, ora per farsi del male l’alcol
non si manda nello stomaco ma negli occhi. Certo, raccontata cosi può
far sorridere ma e una triste realtà giovanile che e nata alcuni anni fa
nei campus inglesi, per poi approdare in quelli americani e quelli
francesi.<br /><br />L’eyeballing consiste nel mettere ben a contatto il
collo della bottiglia, o del bicchiere, con l’occhio. Questo gesto si
compie perché si ritiene che in tale modo si sballerebbe di più e più
velocemente che nel tradizionale scolarsi la bottiglia. Per questo
genere di giochetti, normalmente, si usa la vodka e si versa
direttamente nel bulbo oculare dopo aver posizionato correttamente la
bottiglia.<br /><br />Secondo la psichiatra infantile Patrice Huerre,
«Questa è una tendenza marginale in Francia, fa parte del desiderio dei
giovani di testare i loro limiti».<br />«L’alcolizzazione degli
adolescenti ha assunto importanza negli ultimi anni, la ricerca di fonti
di emozioni e anche l’assunzione di rischi», aggiunge Huerre, autrice
tra gli altri del libro <i>Alcol e adolescenza, giovani in cerca di ebbrezza</i>.<br /><br />Ma come si fa ad ubriacarsi attraverso l’assunzione di alcol da un occhio¬?<br />Secondo
il direttore scientifico di SFO (società francese di oftalmologia),
Jean-Antoine, l’assorbimento è talmente minimo che e impossibile
ubriacarsi. Addirittura il tasso alcolico nel sangue non aumenta per
niente. Di conseguenza, se un giovane da segni di ubriachezza i casi
sono due: o finge, o era già ubriaco prima.<br /><br />Secondo Patrice
Huerre, il problema e che questa moda si sta diffondendo anche tra i
giovanissimi. Se prima si usava farlo nei college, ora lo fanno anche i
bambini alle scuole medie; bambini che, tuttavia, non hanno il senso
reale del pericolo. I danni che ne potrebbero derivare, secondo Huerre,
sarebbero irreparabili. La superficie dell’occhio, infatti si
danneggerebbe causando gravi problemi alla vista.<br /><br />«I genitori
dovrebbero far arrivare messaggi di prevenzione ai loro figli, anche se
ovviamente non si può impedire tutto. In caso di passaggio all’atto come
rivalsa, tuttavia, dovrebbero considerarlo come un segnale d’allarme e
vedere se il giovane non ha bisogno di essere aiutato», conclude Huerre.<br />Come sempre, quindi, ai genitori tocca avere mille occhi. E, in questo caso, ai propri figli conviene tenerseli, i propri occhi.<br />[<i>lm&sdp</i>]</div>BERTI.GIANhttp://www.blogger.com/profile/02367020598082211162noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3721086213482625064.post-4276104450907231972012-08-08T09:19:00.000+02:002012-08-08T09:19:51.712+02:00L'orientamento sessuale si legge nello sguardo<div class="intestazione">
la dilatazione della pupilla rivela da chi siamo attratti sessualmente</div>
<br />
<h3>
L’orientamento sessuale lo si legge negli occhi</h3>
<br />
<h3>
</h3>
<br />
<div class="immagine_girata">
<div class="news-single-img">
<img alt="" border="0" height="220" src="http://www3.lastampa.it/fileadmin/media/benessere/1698240.jpg" title="" width="330" /><br />
<div class="news-single-imgcaption" style="width: 330px;">
Uomini
e donne hanno orientamenti sessuali spesso definiti ma a volte non del
tutto. La dilatazione della pupilla pare rivelare quali sono questi
orientamenti</div>
</div>
<div class="girata-links">
<div class="special-links">
</div>
</div>
</div>
<br />
<h2 class="catenaccio">
La credenza popolare che dilatazione della
pupilla riveli l’attrazione sessuale ora mostra un risvolto inaspettato e
trova un fondamento scientifico a seguito di uno studio statunitense</h2>
<br />
<div class="autore-girata">
</div>
<br />
<div class="luogo-girata">
</div>
<br />
<div class="bodytext">
Da sempre, nei manuali di seduzione, sulle riviste
femminili o a opera di un qualche esperto in relazioni si legge o si
sente dire che una prova che la persona che si ha di fronte ha un
qualche interesse nei nostri confronti la si può vedere da quanto è
dilatata la pupilla dell’occhio.<br />
“Dicerie”, qualcuno si affrettava a liquidare. Miti popolari senza alcun fondamento scientifico.<br />
E,
invece, a quanto sembra non solo potrebbe essere proprio così, ma la
pupilla rivelerebbe senza mezzi termini l’orientamento sessuale. In
questo modo, anche se una persona dice di essere attratta soltanto da
uno dei due generi (maschio o femmina) il suo corpo potrebbe invece
rivelare che così non è.<br />
<br />
A rendere “scientifica” questa
supposizione sono stati i ricercatori statunitensi della Cornell
University che, per rilevare la prova che la pupilla si dilata quando
abbiamo di fronte una persona che c’interessa o ne siamo sessualmente
attratti, hanno utilizzato una speciale lente a raggi infrarossi capace
di captare anche le più piccole modifiche alla pupilla.<br />
Dopo aver
predisposto la “macchina della verità sessuale” i ricercatori hanno
sottoposto un gruppo di volontari ambosessi alla visione di una serie di
video erotici sia di rapporti eterosessuali che omosessuali.<br />
<br />
Fino
a oggi, per valutare l’orientamento sessuale ci si avvaleva di misure
fisiologiche quali, per esempio, le reazioni corporali come
l’eccitazione a livello genitale che, oltre a comportare dei limiti
spesso si potevano rivelare invasive per chi ne era oggetto. La
misurazione della dilatazione della pupilla per contro si mostra più
discreta a affidabile.<br />
I risultati dei test sono stati pubblicati su <i>PLoS ONE</i>
e riportano come con questo metodo sia stato possibile rilevare
l’orientamento sessuale anche in persone che, per cultura, credo
religioso o altri motivi personali, non si sarebbero mai sottoposti ai
test fisiologici utilizzati di routine.<br />
<br />
«Abbiamo voluto trovare
una misura alternativa che indicasse in maniera automatica
l’orientamento sessuale, ma senza essere invasiva come le misure
precedenti. Le risposte pupillari fanno esattamente questo – spiega nel
comunicato CU il dottor Gerulf Rieger – Con questa nuova tecnologia
siamo in grado di esplorare l’orientamento sessuale delle persone che
non avrebbero mai partecipato a uno studio sull’eccitazione genitale,
come le persone provenienti da culture tradizionali. Questo ci
permetterà di capire molto meglio come la sessualità si esprime in tutto
il pianeta».<br />
<br />
I risultati hanno confermato le aspettative. Per
esempio, gli uomini eterosessuali hanno mostrato forti reazioni
pupillari ai video erotici con donne, e poca reazione per quelli con
uomini. A differenza, invece, le donne eterosessuali hanno mostrato
reazioni pupillari a entrambi i sessi, anche se in misura diversa.
Secondo gli scienziati questo non vuole dire che le donne hanno
necessariamente tendenze omosessuali, ma è semplicemente una conferma di
precedenti ricerche che suggeriscono come le donne abbiano un tipo
molto diverso di sessualità rispetto agli uomini.<br />
Allo stesso modo,
alcuni uomini hanno mostrato reazioni significative sia ai video con
femmine che con maschi a riprova, dicono gli autori, che anche nei
maschi vi sono soggetti che hanno una sessualità più flessibile.<br />
<br />
Lo
studio, ribadiscono i ricercatori, può aprire nuove vie di dibattito
sulla sessualità e le mille sfaccettature che questa può assumere nelle
persone, in particolare in quelle appartenenti a gruppi diversi con
diverse identità sessuali.<br />
Insomma, se l’occhio è lo specchio dell’anima, in questo caso lo è anche dell’orientamento sessuale.<br />
[<i>lm&sdp</i>]</div>BERTI.GIANhttp://www.blogger.com/profile/02367020598082211162noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3721086213482625064.post-63211968707649104182012-07-23T08:48:00.003+02:002012-07-23T08:48:52.665+02:00L'alimentazione senza glutine: la dieta corretta<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="344" src="http://www.youtube.com/embed/RoJyScMpURA?fs=1" width="459"></iframe>BERTI.GIANhttp://www.blogger.com/profile/02367020598082211162noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3721086213482625064.post-111534060116432862012-07-23T08:48:00.001+02:002012-07-23T08:48:13.524+02:00La celiachia<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="344" src="http://www.youtube.com/embed/hjKfMYRVHT8?fs=1" width="459"></iframe>BERTI.GIANhttp://www.blogger.com/profile/02367020598082211162noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3721086213482625064.post-80025897748721885422012-07-23T08:46:00.001+02:002012-07-23T08:46:50.190+02:00La pelle - Consigli per l'uso<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="270" src="http://www.youtube.com/embed/hebNQlfRrKs?fs=1" width="480"></iframe>BERTI.GIANhttp://www.blogger.com/profile/02367020598082211162noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3721086213482625064.post-62800861408214555832012-07-22T15:14:00.001+02:002012-07-22T15:14:13.300+02:00Report - Mangia che ti passa - cibi che fanno bene e cibi che fanno male<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="344" src="http://www.youtube.com/embed/77o2v_2B_Vc?fs=1" width="459"></iframe>BERTI.GIANhttp://www.blogger.com/profile/02367020598082211162noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3721086213482625064.post-29621187832131407982012-07-18T09:28:00.002+02:002012-07-18T09:28:18.190+02:00Olio di Krill come l’olio di pesce per ridurre il colesteroloprevenzione<br />
<h3>
Olio di Krill come l’olio di pesce per ridurre il colesterolo</h3>
<h3>
</h3>
<div class="immagine_girata">
<div class="news-single-img">
<img alt="" border="0" height="200" src="http://www3.lastampa.it/benessere/sezioni/medicina/articolo/lstp/374959/fileadmin/media/benessere/9747119.jpg" title="" width="300" /><div class="news-single-imgcaption" style="width: 300px;">
Olio di krill come olio di pesce contro il colesterolo e per la prevenzione delle malattie cardiache</div>
</div>
<div class="girata-links">
<div class="special-links">
</div>
</div>
<div class="edLinks" style="width: 330px;">
<div class="label-box" style="margin-bottom: 3px;">
</div>
</div>
</div>
<h2 class="catenaccio">
Buone potenzialità nel ridurre lo stress ossidativo e i rischi alla salute da parte dell’olio di krill che può essere assunto in alternativa al più noto olio di pesce</h2>
<div class="autore-girata">
</div>
<div class="luogo-girata">
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L’olio di pesce è divenuto famoso da quando è stato lanciato l’allarme colesterolo e la necessità di prevenire le malattie cardiovascolari, l’infiammazione generalizzata e lo stress ossidativo: tutti fattori che possono incidere di molto sulla salute, la longevità e la qualità della vita.<br /><br />Un’alternativa all’olio di pesce pare si possa trovare nell’olio di krill, estratto da un <b>piccolo crostaceo</b> che vive nelle acque dell’Antartico, e che può fornire una buona dose di acidi grassi omega-3 in forma di fosfolipidi, al contrario dell’olio di pesce che li fornisce in forma di trigliceridi.<br /><br />In questo studio condotto dai ricercatori dell’Akershus University College, Università di Oslo (Norvegia) in collaborazione con la Aker BioMarine – un’azienda che produce l’olio di krill – si è voluto studiare gli effetti dell’<b>olio</b> <b>di krill e quelli dell’olio di pesce</b> sui lipidi del siero, nei marcatori dello stress ossidativo e dell’infiammazione. Lo scopo era quello di valutare se le diverse forme molecolari degli acidi grassi - trigliceridi e fosfolipidi – causavano una differenza nei livelli plasmatici di EPA e DHA (acido eicosapentaenoico e acido docosaesaenoico derivati metabolici degli acidi grassi essenziali).<br /><br />Per questo sono stati reclutati 113 volontari che presentavano livelli di colesterolo normali o di poco alterati. I partecipanti sono poi stati suddivisi a caso in tre gruppi.<br />A quelli del primo gruppo sono stati dati da assumere ogni giorno per sette settimane <b>sei capsule di olio di krill</b> per un totale di 3 g di EPA e 543 mg di EHA. A quelli del secondo gruppo sono state date<b> tre capsule di olio di pesce</b> per un totale di 1,8 g di EPA e 846 mg di DHA. Il terzo gruppo non ha ricevuto nulla poiché era il cosiddetto gruppo di controllo.<br /><br />I risultati delle analisi, così come riportato sulla rivista Lipids, mostrano che vi è stato un <b>aumento significativo</b> nel plasma di EPA, DHA e DPA nei soggetti appartenenti a due gruppi a cui era stato dato l’olio di krill e l’olio di pesce. Ovviamente, non si sono avuti incrementi nel gruppo di controllo. <br />«Questo studio conferma che una dose inferiore di EPA e DHA è necessaria quando si prendono omega-3 sottoforma di fosfolipidi dell’olio di krill, rispetto alla forma trigliceridi», scrive il dottor Hogne Vik, uno degli autori dello studio.<br /><br />In conclusione, si è potuto constatare un <b>netto miglioramento</b> dei livelli ematici di acidi grassi essenziali omega-3 e un miglioramento del rapporto tra i due tipi di colesterolo. Un vantaggio per la salute generale, suggeriscono i ricercatori.<br />(<i>lm&sdp</i>)</div>BERTI.GIANhttp://www.blogger.com/profile/02367020598082211162noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3721086213482625064.post-3783667373848069942012-07-18T09:23:00.002+02:002012-07-18T09:23:31.573+02:00- maggiore benessere per chi vive lungo la costa marina<br />
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Chi vive al mare è… sano come un pesce</h3>
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<img alt="" border="0" height="217" src="http://www3.lastampa.it/benessere/sezioni/salute/articolo/lstp/462769/fileadmin/media/benessere/1220390_Stanislav-Komogorov.jpg" title="" width="330" /><div class="news-single-imgcaption" style="width: 330px;">
Vivere nei pressi di una spiaggia o lungo la costa pare abbia efffetti benefici sulla salute delle persone</div>
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Vivere vicino alla spiaggia o la costa può migliorare o mantenere la salute delle persone più che in altri luoghi, anche se vicino ad aree verdi. Lo studio</h2>
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Potendo scegliere il posto dove vivere, l’opzione migliore pare possa essere quella del mare. Secondo un nuovo studio infatti vivere nei pressi di una spiaggia, o sulla costa, migliorerebbe lo stato di salute delle persone.<br /><br />A decretare che vivere al mare rende sani come un pesce sono stati i ricercatori del Peninsula College of Medicine and Dentistry di Exeter, in Inghilterra, che hanno pubblicato i risultati di questo largo studio sulla rivista <i>Health & Place</i>. Gli scienziati hanno analizzato i dati provenienti da oltre 48 milioni di persone, scoprendo che chi aveva la fortuna – è proprio il caso di dirlo – di vivere sulla costa aveva maggiori probabilità di riportare un buono stato di salute. E questa condizione ottimale perdurava anche dopo aver considerato possibili fattori confondenti o condizionanti come l’età, lo stato di salute precedente, il sesso di appartenenza, lo status socio-economico e via dicendo. È stato altresì considerato se la persona viveva in città, nella natura o vicino a parchi o altri spazi verdi.<br /><br />In punti percentuale, fanno notare i ricercatori, la differenza sulla migliore salute non era così evidente: si trattava di un 1%. Tuttavia, spiega il principale autore dello studio dottor Ben Wheeler, questo apparente modesto effetto se applicato a un’intera popolazione può avere un impatto rilevante sulla salute pubblica.<br />Dai dati raccolti si è scoperto che più si vive vicino alla costa, più si riportavano segni di un maggiore benessere. Secondo gli autori, questo fenomeno può essere associato alla qualità dell’ambiente marino di ridurre lo stress.<br /><br />Ora, si affrettano a chiarire i ricercatori, non è che tutti debbano correre a comprare casa al mare, poiché lo studio ha trovato soltanto un’associazione tra un maggiore benessere e il vivere vicino alla costa, e non un reale rapporto di causa/effetto. Altri fattori infatti potrebbero spiegare il fenomeno.<br />Se poi a qualcuno è venuto in mente che i ricchi possessori di ville o yacht siano più avvantaggiati perché possono permettersi di vivere al mare come e quando vogliono – e di conseguenza godere di una maggiore salute – potrebbe sbagliarsi perché, si scopre dallo studio, una maggiore influenza sulla salute si è notata proprio nelle persone che vivevano nelle aree meno agiate o svantaggiate.<br /><br />Sebbene dunque non sia chiaro perché chi vive al mare è più sano, è comunque un dato di fatto che potrebbe essere sfruttato per creare ambienti che favoriscano il ripristino della salute per le persone che hanno problemi di salute. O, nel caso di prevenzione, creare degli ambienti virtuali che possano essere sfruttati da chi vive in zone dove il mare non c’è, suggeriscono gli autori.<br />Il dubbio in questo caso tuttavia è: funzionerà allo stesso modo?<br />[<i>lm&sdp</i>]</div>BERTI.GIANhttp://www.blogger.com/profile/02367020598082211162noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3721086213482625064.post-65904419614930651792012-07-16T08:39:00.001+02:002012-07-16T08:39:52.550+02:00Pacemaker per emicrania<a href="http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-9a3e9a37-8d4f-44d1-98a8-714a99714ed0.html?p=0">Pacemaker per emicrania</a>BERTI.GIANhttp://www.blogger.com/profile/02367020598082211162noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3721086213482625064.post-33554815417665271042012-07-16T08:37:00.001+02:002012-07-16T08:37:56.427+02:00SuperQuark 2010 - Il ritorno della rabbia<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="344" src="http://www.youtube.com/embed/N5VoEPZLYCM?fs=1" width="459"></iframe>BERTI.GIANhttp://www.blogger.com/profile/02367020598082211162noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3721086213482625064.post-13434200935831499292012-07-13T19:51:00.000+02:002012-07-13T19:51:30.341+02:00Maria,una candela nel ventoQuando l'Alzheimer trasorma in bambini<br />
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MARIA, UNA CANDELA NEL VENTO<br />
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Dramma e realtà, magìa e speranze d'una malattia che colpisce mezzo milione di italiani<br />
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LIVORNO - Maria è nel suo letto, ben rincalzata nelle coperte puilte, come una bambina. E, come unabambina, guarda le bambole, messe vicino al cuscino, in modo che riesca a vederle bene. Ha 90 anni, un corpo ormai consunto, un passerotto su cui sono aperte piaghe che mostrano le ossa.<br />
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Una carezza ai capelli della bambola bionda: da molti anni Maria è affetta dalla malattia di Alzheimer, la sua mente vaga nell'assenza del tempo, i ricordi sono visioni rapide e scollegate. Ulisse, il fidato amico, il grosso meticci bianco, la veglia, immobile: in attesa.<br />
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Ma non è sempre stato così. C'è stato un tempo in cui una bella ragazza dai capelli mori ed ondulati si guardava di nascosto allo specchio e si pizzicava le guance per darsi colore. Sì, c'è stato un tempo. Molto prima, in cui quella ragazza, con caparbietà, ha voluto raggiungere il primo traguardo, quello della laurewa in medicina e la specializzazione in pediatria, poi quello dell'incontro con Angiolo, il grande amore della vita, quellodei figli, della professione, della famiglia. Lei, sorridente e mite, silenziosa protagonista del proprio mondo.<br />
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Oggi, è un altro tempo, ma è sempre lei, anche nel dramma di quel grande buio. Tutti coloro che vivono intorno sono increduli, perplessi, spaventati. Colei che reggeva con redini salde la vita d'ognuno, si sta trasformando lentamente in una bambina bisognosa di tutto.<br />
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Eppure è nella malattia e nel martirio del corpo e della mente destinati a deteriorarsi, che la grandezza di questa piccola donna assume il valore d'insegnamento e monito.<br />
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Ricorderò per tutta la vita, il sorriso dolce, quasi a scusarsi, durante le dolorose medicazioni quotidiane su quella carne scoperta, la gioia tenera davanti ad un cibo che le piaceva, le carezze antiche alla bambola di pezza, sue ultime compagne di giochi, da tempo dimenticate.<br />
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Maria, dopo una lunga, straziante agonia, muore dolcemente, com'era vissuta, in una notte di fine primavera. Inutili furono i ventilatori portatidall'impresa funebre per ovviare al forte odore di morte: da subito, la stanza fu invasa dal profumo dolce di rosa e gelsomino. E le finestre aperte, con la leggera brezza primaverile che muoveva le tende, non lo dispersero.<br />
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Una, cento, mille Marie, l'Italia ed il mondo ne sono piene. Ad un secolo dalla prima diagnosi su Auguste, la paziente studiata in diverse fasi da Alzheimer e Perusini, si muore come allora. Una volta identificata la malattia, non si sa quando la morte porterà via la persona, ponnedo fine ad una tragedia individuale e familiare. Certo si sa come sarà il decorso clinico.<br />
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Guarire non è possibile, la scienza ha limiti e tempi; curare, in parte si può, ma non poco dipende dalla fortuna perchè ogni caso fa a sè; assistere, è un parametro ancor più legato al destino, un grande interrogativo dove le variabili sono la società in cui viviamo, la consistenza organizzativa del sistema sanitario, la disponibilità del nucleo familiare. Il percorso del malato si muove in questi binari. Lui o lei non possono decidere nulla.<br />
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Conosciamo i meccanismi capaci di provocare il danno nervoso, eppure non esistono i farmaci per eliminarli. Si parla ogni volta d'un imminente traguardo, ma i pur validi, piccoli passi non consentono la svolta. E si continua a soffriree morire.<br />
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Allora prende corpo la scelta assistenziale, in tanti modi, ufficiali ed ufficiosi, mentre fra alti e bassi lo sguardo di quelle persone si sperde sempre più nel vuoto e s'assottiglia il supporto di chi deve o vuole fare qualcosa.<br />
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Cos'è dunque cambiato? Poco o molto, il giudizio dipende dall'esperienza d'ognuno: il medico, il sistema, il familiare. Il primo si basa sulle novità della ricerca, il secondo sui supporti economici ed organizzativi condizionati da scelte sempre più restrittive, l'ultimo è un jolly, una carta importante, ma giocabile solo se presente. Eppure si continua a vivere, o meglio continua a farlo chi non sa d'essere malato, perchè il destino lo ha umiliato togliendogli persino la volontà di decidere. Ma lo fa capire con tutto quanto rimane in sè, che mollare non si può. Sta allora a chi gli vive intorno capire nel buio della mente questo messaggio ed i modi ci sono. Basta volerlo e pensare anche solo a cosa farebbe lui, a parti invertite. Non è male ricordarlo. Perchè, pur nella dolcezza di quello sguardo di bambino, si continua a soffrire. Candele nel vento, dove la fiamma si piega al destino. Sta a noi evitare che si spenga.<br />
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GIAN UGO BERTIBERTI.GIANhttp://www.blogger.com/profile/02367020598082211162noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3721086213482625064.post-57779312291970015002012-07-10T09:33:00.002+02:002012-07-10T09:33:15.489+02:00fare due passi allunga la vitafare due passi allunga la vita<br />
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187 morti in meno all’anno usando i piedi anziché l’auto</h3>
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<img alt="" border="0" height="231" src="http://www3.lastampa.it/benessere/sezioni/salute/articolo/lstp/460342/fileadmin/media/benessere/1508469.jpg" title="" width="330" /><div class="news-single-imgcaption" style="width: 330px;">
Una passeggiata allunga la vita e fa risparmiare un bel po' di soldi alla sanità, che potrebbero essere utilizzati per altri servizi</div>
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Lasciare l’auto a casa e fare qualche passo in più a piedi risparmierebbe la vita a 108 uomini e 79 donne ogni anno, con un risparmio anche in denaro per la sanità di oltre 200 milioni di euro</h2>
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Altro che tagli alla sanità per via dei costi o nuove campagne per la prevenzione, per risparmiare 200 milioni di euro all’anno, ma soprattutto 187 vite, basterebbe fare qualche passo in più a piedi e lasciare l’auto a casa.<br /><br />Pensate, se tutti quelli che possono lasciassero l’auto a casa sai quanto inquinamento, stress da traffico, spese in carburante e così via ci sarebbero in meno? Ma non solo. A fronte di un risparmio in spesa personale ci sarebbe un guadagno in salute e in longevità. Questo l’appello o, se preferite, il suggerimento che arriva da uno studio dell’OMS che ha stimato i benefici economici e sanitari annuali conseguenti a una riduzione della mortalità derivanti dall’utilizzo dei piedi al posto dell’auto anche solo per brevi tragitti.<br /><br />Gli esperti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, insieme ai membri della Agenzia di Sanità Pubblica di Barcellona (ASPB), hanno condotto uno studio cross-sezionale – un tipo di studio che indaga su una porzione di diverse popolazioni per un certo periodo di tempo per identificare possibili fattori di rischio – basato sui dati della Agenzia di Trasporti Metropolitana che conteneva la documentazione relativa ai viaggi di oltre 100mila persone.<br />Di queste, sono stati selezionati 80.552 persone di età superiore ai 17 anni che avessero utilizzato il mezzo pubblico per almeno un viaggio.<br />Altro dato ricavato dai ricercatori era il calcolo del numero di uomini e donne che non facevano del moto tutti i giorni, ma che avevano utilizzato l’auto o la moto per viaggi di durata superiore a 5 minuti.<br /><br />Quale parametro di comparazione, i ricercatori Marta Olabarria, Katherine Pérez, Elena Santamariña-Rubio, Ana M Novoa e Francesca Racioppi hanno utilizzato una linea progettata dall’OMS che prende il nome di Health Economic Evaluation Tool (HEAT) e che stima i benefici di un aumento dell’attività fisica sulla riduzione della mortalità.<br />I risultati finali dell’indagine sono poi stati pubblicati sull’<i>European Journal of Public Health</i> e mostrano che la popolazione presa a campione non raggiungeva i valori (o linee guida) giornalieri raccomandati per l’attività fisica. In particolare, a non fare abbastanza movimento era il 77,2% degli uomini e il 67,7% delle donne.<br /><br />Tenuto conto che l’OMS suggerisce di eseguire un’attività fisica moderata e aerobica – come una passeggiata a passo spedito – per almeno 150 minuti a settimana (circa mezz’ora al giorno) sono ancora molte le persone che si sottraggono a questo “dovere” che potrebbe portare davvero numerosi benefici sia alla salute che, come detto, alle casse della sanità.<br />Niente di chissà che, dunque, ma anche una semplice passeggiata di mezz’ora al giorno potrebbe rimediare a molti malanni e allungare la vita delle persone.<br />Pensiamoci quando ci viene voglia di prendere l’auto anche solo per fare un breve tragitto.<br />[<i>lm&sdp</i>]</div>
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<a href="" id="c236052"></a>BERTI.GIANhttp://www.blogger.com/profile/02367020598082211162noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3721086213482625064.post-47108763001920676602012-07-10T09:29:00.003+02:002012-07-10T09:29:52.242+02:00Caldo e nervosismosistema nervoso messo a dura prova dalle ondate di calore<br />
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Gli effetti del caldo sui nervi</h3>
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<img alt="" border="0" height="325" src="http://www3.lastampa.it/benessere/sezioni/salute/articolo/lstp/461854/fileadmin/media/benessere/4692876_Hunta.jpg" title="" width="330" /><div class="news-single-imgcaption" style="width: 330px;">
Durante i periodi di grande caldo molte persone sono più irritabili, nervose e agitate del solito</div>
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Durante le ondate di calore in molti si sentono più irritabili, frustrati, nervosi e anche confusi senza apparente motivo</h2>
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Troppo caldo pare abbia il potere di mandarci per così dire in tilt. Molti di noi infatti in questi periodi si sentono più in confusione del solito, faticano a ragionare e provano un senso di frustrazione. Oltre a ciò, per molte persone vi è anche un senso di fastidio, irritazione, nervosismo.<br />Sono gli effetti del tempo che, secondo la dottoressa Nancy Molitor, hanno un impatto sia fisico che psicologico su di noi.<br /><br />La professoressa di psichiatria presso la Northwestern University Feinberg School of Medicine, ritiene che le ondate di calore non abbiano dunque soltanto effetti sull’organismo – e che bisogna combattere o tenere sotto controllo con adeguati accorgimenti – ma anche a livello mentale. L’esperta considera tra gli altri che quando la colonnina di mercurio sale molte persone si sentono più agitate o nervose senza apparente motivo. Alcuni di loro diventano anche ostili, aggressivi e, in alcuni casi, violenti.<br /><br />Per questo e altri motivi, Molitor suggerisce di evitare di esporsi troppo al calore e combatterne gli effetti seguendo i consigli degli esperti. Altro consiglio è quello di evitare in questi periodi di prendere decisioni, soprattutto importanti, che riguardano gli aspetti sociali, sentimentali o finanziari perché si potrebbe non disporre della lucidità necessaria – e si corre il rischio di pentirsene in seguito. In queste situazioni meteo infatti, il “punto di fusione” è molto più labile, ha commentato Molitor nel comunicato MU.<br /><br />Con il gran caldo, poi, sono più a rischio anche le persone predisposte o che soffrono di depressione; per alcuni si possono verificare dei casi di SAD (il Disturbo Affettivo Stagionale) in versione estiva. Secondo Molitor, chi soffre di questo disturbo durante la stagione autunnale o invernale in certe situazioni gravi può trovare il gran caldo «quasi impossibile da sopportare». Tuttavia, per la maggioranza delle persone, seguire i consigli degli esperti per sopportare al meglio le alte temperature può essere la soluzione migliore: tra queste, per esempio, una è quella di prestare ascolto al proprio corpo e ai suoi segnali. «La persona media è in grado di sopportare questa [situazione], se ascolta il proprio corpo», conclude Molitor.<br />[<i>lm&sdp</i>]<br /><br /><br />Foto: ©photoxpress.com/Hunta</div>BERTI.GIANhttp://www.blogger.com/profile/02367020598082211162noreply@blogger.com0