/2012
- dilemmi filosofici spiegati dalla fisiologia
Altruista o egoista: è solo questione di materia grigia
Gli altruisti sarebbero così grazie al volume di materia grigia nel proprio cervello
Non è la cultura, l’educazione o lo status sociale a fare l’altruista
ma il volume di materia grigia del cervello suggerisce uno nuovo studio.
Ma non è detto che sia tutto lì
L’altruismo o l’egoismo sono soltanto questioni caratteriali, o
influenzate dall’ambiente in cui si cresce o vive? Sembrerebbe di no. A
influenzare il comportamento altruistico sarebbe il volume di materia
grigia nel cervello, o anche viceversa.
Quando si tratta di comportamento umano, o carattere, spesso si fa riferimento all’ambiente in cui una persona è cresciuta, al genere di appartenenza, così come l’educazione, l’istruzione o lo status sociale. Tuttavia, da sempre, nessuna di queste spiegazioni ha risposto in modo definitivo alla domanda, per cui il concetto di altruismo è rimasto nel limbo dell’accettato ma sconosciuto.
Oggi, una ricerca svizzera pare aver trovato una risposta meno filosofica e più fisiologica: il volume della materia grigia può essere indicatore di quanto siamo altruisti o quanto non lo siamo.
Lo studio, condotto dai ricercatori dell’Università di Zurigo è stato pubblicato sull’ultimo numero della rivista Neuron, e suggerisce che chi ha maggiore materia grigia a livello della giunzione tra il parietale e il lobo temporale è più altruista di chi ne ha poca.
In quest’ottica vi sarebbe quindi una connessione tra l’anatomia del cervello, l’attività di questo e il comportamento altruistico: come detto, dunque, una risposta fisiologica a un quesito filosofico.
Il team di ricercatori coordinati dal professor Ernst Fehr, direttore del Dipartimento di Economia della UZ, ha coinvolto un gruppo di volontari a cui è stato chiesto di dividere dei soldi con una persona sconosciuta.
Ai partecipanti era chiaro che avrebbero potuto sacrificare una parte dei loro soldi per il bene dell’altra persona. Il parametro per valutare l’altruismo era quindi basato sul sacrificio, a proprie spese, che la persona faceva in favore dell’altra.
Come previsto le differenze di comportamento tra i partecipanti erano molte: c’era chi era del tutto maldisposto a sacrificare una parte del proprio denaro in favore di un’altra persona; poi c’era chi lo faceva volentieri.
Le analisi del cervello e le risposte di questo agli stimoli hanno permesso di individuare non solo che le persone altruiste avevano un maggiore volume di materia grigia a livello della giunzione tra il parietale e il lobo temporale, ma che in fase di decisione nel dividere i soldi con altri vi era una differente e marcata attività cerebrale.
Altra evidenza riscontrata era che nelle persone egoiste la piccola regione del cervello dietro l’orecchio era già attiva quando si trattava di un sacrificio in denaro di poca entità, e restava tale. Nelle persone altruiste, invece, questa regione diveniva più attiva quando il livello di sacrificio aumentava. E più era alto il costo, più aumentava l’attività.
I ricercatori ipotizzano che questo fenomeno si verifichi quando vi è la necessità di superare la naturale predisposizione all’egocentrismo degli esseri umani.
«Si tratta di risultati interessanti per noi – spiega il professor Fehr – Tuttavia, non si deve saltare alla conclusione che il comportamento altruistico sia determinato soltanto da fattori biologici». Ma quali siano gli altri fattori in verità ancora nessuno lo sa spiegare per davvero.
[lm&sdp]
Quando si tratta di comportamento umano, o carattere, spesso si fa riferimento all’ambiente in cui una persona è cresciuta, al genere di appartenenza, così come l’educazione, l’istruzione o lo status sociale. Tuttavia, da sempre, nessuna di queste spiegazioni ha risposto in modo definitivo alla domanda, per cui il concetto di altruismo è rimasto nel limbo dell’accettato ma sconosciuto.
Oggi, una ricerca svizzera pare aver trovato una risposta meno filosofica e più fisiologica: il volume della materia grigia può essere indicatore di quanto siamo altruisti o quanto non lo siamo.
Lo studio, condotto dai ricercatori dell’Università di Zurigo è stato pubblicato sull’ultimo numero della rivista Neuron, e suggerisce che chi ha maggiore materia grigia a livello della giunzione tra il parietale e il lobo temporale è più altruista di chi ne ha poca.
In quest’ottica vi sarebbe quindi una connessione tra l’anatomia del cervello, l’attività di questo e il comportamento altruistico: come detto, dunque, una risposta fisiologica a un quesito filosofico.
Il team di ricercatori coordinati dal professor Ernst Fehr, direttore del Dipartimento di Economia della UZ, ha coinvolto un gruppo di volontari a cui è stato chiesto di dividere dei soldi con una persona sconosciuta.
Ai partecipanti era chiaro che avrebbero potuto sacrificare una parte dei loro soldi per il bene dell’altra persona. Il parametro per valutare l’altruismo era quindi basato sul sacrificio, a proprie spese, che la persona faceva in favore dell’altra.
Come previsto le differenze di comportamento tra i partecipanti erano molte: c’era chi era del tutto maldisposto a sacrificare una parte del proprio denaro in favore di un’altra persona; poi c’era chi lo faceva volentieri.
Le analisi del cervello e le risposte di questo agli stimoli hanno permesso di individuare non solo che le persone altruiste avevano un maggiore volume di materia grigia a livello della giunzione tra il parietale e il lobo temporale, ma che in fase di decisione nel dividere i soldi con altri vi era una differente e marcata attività cerebrale.
Altra evidenza riscontrata era che nelle persone egoiste la piccola regione del cervello dietro l’orecchio era già attiva quando si trattava di un sacrificio in denaro di poca entità, e restava tale. Nelle persone altruiste, invece, questa regione diveniva più attiva quando il livello di sacrificio aumentava. E più era alto il costo, più aumentava l’attività.
I ricercatori ipotizzano che questo fenomeno si verifichi quando vi è la necessità di superare la naturale predisposizione all’egocentrismo degli esseri umani.
«Si tratta di risultati interessanti per noi – spiega il professor Fehr – Tuttavia, non si deve saltare alla conclusione che il comportamento altruistico sia determinato soltanto da fattori biologici». Ma quali siano gli altri fattori in verità ancora nessuno lo sa spiegare per davvero.
[lm&sdp]
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