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2 lug 2012

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 - Il  meccanismo di difesa del cuore

La sindrome del cuore infranto fa bene… al cuore

Quando il cuore viene "spezzato" da un evento molto stressante, si autoprotegge dalle scariche di adrenalina

A differenza di ciò che si potrebbe pensare, la condizione dovuta a un forte stress, chiamata “cuore spezzato”, è una forma di autoprotezione del cuore stesso dagli eccessivi scarichi di adrenalina che potrebbero danneggiarlo seriamente

Si chiama popolarmente sindrome del cuore spezzato (o infranto) ed è una condizione che si associa in genere a un evento di forte stress o traumatico come per esempio un lutto, una separazione o la perdita di un amore…
Questa situazione, che a livello fisiologico si mostra con una temporanea insufficienza cardiaca, in realtà è un meccanismo di difesa del cuore stesso che si vuole proteggere dagli eccessivi scarichi di adrenalina conseguenti all’evento drammatco vissuto.

Scientificamente, questa condizione è chiamata “tako-tsubo” o cardiomiopatia da stress e, come accennato, affligge le persone colpite per esempio da un lutto improvviso. Un forte stress emotivo che in alcuni casi può avere conseguenze gravi su chi lo subisce. Il cuore però, cerca in qualche modo di salvaguardarsi suggerisce uno studio dell’Imperial College di Londra e pubblicato sulla rivista Circulation.

«L’effetto stimolante dell’adrenalina sul cuore è importante per aiutarci a mandare più ossigeno in tutto il corpo durante situazioni stressanti, ma può essere pericoloso se questo va avanti troppo a lungo – spiega nel comunicato ICL, Sian Harding, professore presso il National Heart and Lung Institute (NHLI) dell’Imperial College di Londra, e a capo dello studio – Nei pazienti con cardiomiopatia Takotsubo, l’adrenalina funziona invece in modo diverso e “spegne” il cuore. Questo sembra proteggere il cuore da una sovrastimolazione».

Il pericolo è dunque che questa condizione perduri troppo nel tempo e che la regolazione dell’adrenalina vada fuori controllo.
Secondo i ricercatori, a causa della somiglianza dei sintomi, circa il 2% sospettate di essere vittime di un generico attacco cardiaco, in realtà erano sotto questa condizione che, finalmente, è stata riconosciuta.
Come dimostrato dallo studio su modello animale, l’organismo in queste particolari situazioni modifica da solo la risposta all’adrenalina passando da una tipica stimolazione del cuore per pompare più sangue e ossigeno a una opposta riduzione del pompaggio.
Il tutto, fanno notare Harding e colleghi, si traduce in uno scompenso cardiaco acuto. In generale, la maggioranza delle persone in questa condizione si riprendono del tutto nel giro di qualche giorno o, al massimo, settimana.

Se dunque siamo oggetto di un avvenimento traumatico o uno stress emotivo di questo genere, se sentiamo come se avessimo un attacco cardiaco può essere che invece siamo sotto “protezione” da parte del cuore. Tuttavia, a scanso di equivoci, è sempre meglio farsi visitare da un medico per scongiurare l’eventualità che si tratti davvero di un attacco di cuore.
[lm&sdp]

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