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Pubblicheremo inoltre interessanti articoli di storia della medicina.
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16 lug 2011
Controlliamo la glicemia dopo pranzo
Le persone a rischio devono tenere d'occhio i paramentri in diversi momenti del giorno
14 LUGLIO 2011 - IMPORTANTE, anche in estate, è tenere sotto controllo i diversi parametri che possono dare un quadro più preciso e monitorato nel tempo dell’andamento dei valori della glicemia, ovvero dei tassi di glucosio nel sangue. Utile, in questo senso, anche il controllo della glicemia dopo il pranzo. «A parità di glicemia a digiuno e di emoglobina glicata, i pazienti che hanno una glicemia post prandiale più bassa presentano anche un rischio minore di malattie cardio-vascolari – spiega Edoardo Mannucci, direttore dell’Agenzia di diabetologia presso l’ospedale Careggi di Firenze. Le persone con il diabete, quindi, devono controllare la glicemia post-prandiale sia per ottenere buoni valori di emoglobina glicata, sia per prevenire le malattie cardiovascolari. Il controllo della glicemia post prandiale è in grado d’individuare quanto glucosio è presente nel sangue dopo due ore dal termine di un pasto sostanzioso (colazione abbondante, pranzo o cena), cioè nella fase in cui i livelli glicemici fanno registrare i picchi massimi della giornata. Nelle persone sane, il livello massimo di glicemia postprandiale non dovrebbe superare 140 milligrammi per decilitro, ed entro 3-4 ore dall’ingestione del cibo dovrebbe ritornare ai livelli basali. Sebbene esistano molti farmaci che funzionano bene sulla glicemia a digiuno e sull’emoglobina glicata, il numero di farmaci in grado di controllare glicemia post prandiale é invece limitato: tra questi, gli inibitori della DDP-4 sono tra i farmaci più efficaci, oltre ad essere quelli che presentano meno effetti collaterali».
LA TERAPIA del diabete, in ogni caso, è più complessa quando la malattia si associa all’insuffienza renale, legata al fatto che i «depuratori» del corpo non riescono a lavorare a dovere. La forma lieve o moderata riguarda circa un quarto del totale delle persone con diabete di tipo 2, soprattutto i meno giovani, mentre la forma grave interessa solo una piccola minoranza. Il problema è che anche la forma lieve o moderata d’insufficienza renale limita la possibilità di utilizzare molti dei farmaci, perché aumenta il rischio di ipoglicemie e di altri effetti collaterali, come la ritenzione idrica o l’acidosi. «Per questi pazienti le opzioni terapeutiche disponibili sono oggi limitate – spiega Gli inibitori della DDP-4 sono una nuova classe di farmaci capaci di controllare la glicemia senza determinare aumento di peso e senza rischio di ipoglicemia. E’ il caso di saxagliptin, il primo che può essere somministrato anche a pazienti diabetici con insufficienza renale lieve o moderata, allo specifico dosaggio di 2,5 milligrammi: si prevede che questa terapia sia disponibile prossimamente anche in Italia».
Federico Mereta
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