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Pubblicheremo inoltre interessanti articoli di storia della medicina.
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20 dic 2010
Marie e Pierre Curie
Niente nella vita va temuto: deve essere solamente compreso. MARIE CURIE
Ancora oggi tutti gli appunti di laboratorio presi da Marie Curie a partire dal 1890, anche i suoi ricettari di cucina, sono considerati pericolosi a causa della loro esposizione alla radioattività.
Sono conservati in apposite scatole piombate e chiunque voglia consultarli deve indossare abiti di protezione.
Marie Curie «È fra tutte le persone celebri, la sola che la gloria non abbia corrotto. (Albert Einstein)
Marie Curie, di origine polacca, e suo marito Pierre, sono famosi per le loro ricerche sulla radioattività, ispirate da quelle del fisico francese Henri Bequerel. Marie Curie fu anche la prima a usare il termine "radioattivo" per indicare tutte le sostanze con una considerevole attività elettromagnetica. Scoprì e isolò due elementi radioattivi, il polonio e il radio. Dopo la morte di Pierre prese il suo posto come docente di fisica all'Università di Parigi, prima donna a insegnare in quella istituzione. Continuò le sue ricerche, cercando impieghi medici per la radioattività. Vinse il Premio Nobel per la fisica nel 1903 e per la chimica nel 1911.
Nato a Parigi, in Francia, Pierre Curie divenne famoso per le sue ricerche sulla radioattività e sul magnetismo. Sin da ragazzo dimostrò grandi capacità matematiche e si diplomò all'Università di Parigi a soli 18 anni.
Il matrimonio con la polacca Manya Sklodowska segnò l'inizio di una collaborazione fortunata. Insime isolarono due nuovi elementi radioattivi e ottennero nel 1903 il Premio Nobel per aver scoperto, con Henry Bequerel, la radioattività.
Pierre studiò anche le proprietà degli elementi radioattivi, identificando l'esistenza nell'atomo di particelle positive, negative e neutre.
Nell’autunno del 1891 una giovane emigrata polacca, di nome Marie Sklodowska, si iscrisse con entusiasmo alla facoltà di scienze della Sorbona a Parigi.
La sua capigliatura biondo-cenere e i suoi tratti somatici slavi furono per molto tempo gli unici indizi con cui gli studenti identificavano la loro timida compagna. Ma i giovanotti erano l’ultima cosa che l’interessasse. Quella ragazza era completamente immersa nei suoi studi scientifici ai quali si applicava con febbrile impegno. Di indole troppo schiva per stringere amicizia con i francesi, trovò rifugio tra i suoi compatrioti nella colonia polacca, che per lei rappresentava una piccolo isola di Polonia libera nel Quartiere Latino di Parigi.
La giovane conduceva una vita che potremmo definire di una semplicità monastica: la sue uniche entrate consistevano nel denaro che aveva messo da parte lavorando come governante nel suo paese d’origine e nelle piccole somme che riceveva periodicamente dal padre, un oscuro ma colto professore di matematica.
Tali finanze ammontavano ad appena 40 rubli mensili, vale a dire tre franchi al giorno con i quali Marie doveva pagarsi la camera, i pasti, il vestiario e le tasse universitarie. Per assolvere a questi pagamenti, abolì ogni diversivo che potesse sviarla dal suo programma di lavoro e si organizzò un’esistenza tanto spartana quanto inumana nella quale non era contemplato l’aver freddo o fame. Nel suo programma di vita non aveva lasciato spazio all’amore e al matrimonio e, dominata dalla passione per la scienza, all’età di 26 anni era ancora fortemente attaccata alla propria indipendenza.
Fu allora che entrò in scena Pierre Curie.
Era uno scienziato di grande acume, francese, e si dedicava alle ricerche scientifiche: a 35 anni era ancora celibe. Il loro primo incontro avvenne nel 1894 in laboratorio. Pierre Curie giudicò subito Madamoiselle Sklodowska una persona straordinaria; egli era attratto dalla sua grazia e dalla sua assoluta mancanza di civetteria. Ma ciò che più lo affascinava era il suo coraggio, la sua fierezza e la completa dedizione al lavoro. Pochi mesi dopo le chiese di diventare sua moglie e ci vollero dieci mesi prima che l’ostinata fanciulla potesse accettare l’idea di sposarsi.
Nel secondo anno di matrimonio Marie dette alla luce Irène, futura vincitrice del Premio Nobel.
La studiosa fu attratta da una recente pubblicazione dello scienziato francese Antoine Henri Becquerel. Questi aveva scoperto che i sali di uranio emettevano spontaneamente, senza essere esposti alla luce, raggi di natura ignota. Un composto di uranio, messo su una lastra fotografica avvolta in carta nera, aveva impressionato la lastra attraverso la carta. Questa fu la prima osservazione del fenomeno a cui in seguito Marie dette il nome di radioattività, ma la natura e l’origine della radiazione erano ancora un enigma. I coniugi Curie iniziarono a chiedersi da dove venisse l’energia che i composti di uranio liberavano sottoforma di radiazione.
Mentre approfondiva la conoscenza dei raggi di uranio grazie ad un laboratorio ricavato in un piccolo magazzino - concessole dal direttore della scuola di fisica in cui lavorava il marito - Marie scoprì che anche i composti di un altro elemento, il torio, emettono raggi spontanei come quelli dell’uranio. In entrambi i casi la radioattività era molto più forte di quanto non sembrasse giustificare la quantità di uranio o di torio contenuta negli elementi esaminati. C’era solo una spiegazione possibile a questa radiazione anormale: i minerali dovevano contenere in piccola quantità una sostanza molto più fortemente radioattiva dell’uranio e del torio. Ma quale? Nei suoi esperimenti Marie aveva esaminato tutti gli elementi chimici conosciuti. Si trattava dunque di scoprire un nuovo elemento!
Nel luglio 1898 i coniugi Curie scoprirono l’esistenza del polonio, dal nome della città tanto cara alla ricercatrice, e nel dicembre 1898 annunciarono l’esistenza del radio. Ma nessuno aveva mai visto il radio e non se ne conosceva il peso atomico. Per provare l’esistenza di questi due elementi chimici i Curie dovettero faticare altri quattro anni, durante i quali ottennero dal governo austriaco il permesso di analizzare tonnellate di residui provenienti dalle miniere di Joachimsthal.
Nel 1902, tre anni e nove mesi dopo il giorno in cui i Curie avevano annunciato la probabile esistenza del radio, Marie, grazie alla sua ostinazione, raggiunse finalmente la vittoria: riuscì a preparare un decigrammo di radio puro e ne determinò i peso atomico. Il radio esisteva ufficialmente.
Il radio si presentava come una polvere bianca, molto simile al sale da cucina. Ma le sue proprietà erano stupefacenti: la sua radiazione era due milioni di volte più forte di quella dell’uranio. I raggi attraversavano le materie più dure e opache.
L’ultima stupefacente scoperta fu che il radio poteva diventare alleato dell’uomo nella lotta contro il cancro. Fu per questo risvolto di utilità sociale che i Curie non esitarono a riferire ai tecnici americani i segreti di quel “metallo favoloso”, rinunciando a considerarsi gli inventori del radio e quindi ad assicurarsene i diritti di produzione in tutto il mondo.
Nel novembre 1903 la Royal Society di Londra conferì a Pierre e Marie una delle sue onorificenze più alte: la Medaglia Davy. Poco dopo giunse il riconoscimento della Svezia. Il 10 dicembre 1903 l’Accademia delle Scienze di Stoccolma annunciò che il Premio Nobel per la fisica per l’anno in corso era stato conferito per metà a Henri Becquerel e per metà ai coniugi Curie per le loro scoperte nel campo della radioattività.
Dopo la morte accidentale di Pierre, avvenuta il 19 aprile 1906, Marie ottenne il posto del marito all’Università della Sorbona, seguito da diplomi e onorificenze di accademie straniere. La Sorbona e l’Istituto Pasteur insieme fondarono l’Istituto del Radio, che includeva due sezioni: un laboratorio di radioattività e un laboratorio per le ricerche biologiche e gli studi sul cancro. Fino alla sua morte, il laboratorio rimase il centro della vita di Marie Curie. Tuttavia, il radio le fu fatale: ammalatasi per le troppe emanazioni nocive del radio a cui era esposta da anni, il venerdì 6 luglio 1934, a mezzogiorno, senza discorsi e senza cortei, senza la presenza di nessun uomo di Stato né di altre autorità, Madame Curie prese modestamente il suo posto nel regno dei morti. Fu seppellita accanto a Pierre, nel cimitero di Sceaux alla presenza dei suoi parenti, dei suoi amici e dei collaboratori che l’amavano.
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