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15 gen 2012


- comportamenti imprevedibiliBambini e cani, come abituarli a interagire

I bambini fino a una certa età hanno un approccio con gli animali imprevedibile
un software per insegnare ai bambini a interagire con i cani. Solo che i bambini – come gli animali – sono imprevedibili e le reazioni di entrambi poco controllabili. I risultati di un curioso studio
Può un software insegnare ai bambini come ci si comporta quando si ha a che fare con un cane che, per quanto bonario o disponibile, potrebbe sempre avere delle reazioni imprevedibili e magari mordere? In linea teorica sì, offrendo linee guida, consigli di comportamento, avvertenze e via discorrendo. In pratica poi le cose spesso vanno in modo differente.

Comprendere allora quanto possa essere efficace un’educazione alla convivenza o fornire le informazioni per interagire con un cane, anche quando si abbia un incontro occasionale, è stato l’oggetto di un nuovo studio pubblicato sul Journal of Pediatric Psychology.
L’analisi prendeva spunto da un software appena uscito che si propone di educare bambini e ragazzi all’interazione con i cani, soltanto che a quanto pare i bambini hanno difficoltà a tradurre quanto appreso dal mondo virtuale in comportamenti reali quando abbiano a che fare con un cane vero.

Il professor David Schwebel dell’Università dell’Alabama (Usa), che ha coordinato lo studio, ritiene che il problema principale è che i bambini – un po’ come gli animali stessi – sono imprevedibili. Tuttavia, il rischio di comportamenti che possono causare situazioni pericolose nell’interazione bambino/animale, scende con l’aumentare dell’età. Secondo gli autori dello studio i soggetti più a rischio sono infatti i bambini al di sotto dei quattro anni.
Prima dei 4 anni, i bambini non riescono ancora a comprendere che gli altri – animali o esseri umani che siano – hanno esigente, pensieri e desideri diversi dai loro, spiega Schwebel. Accade così che, per esempio, quando un bambino si avvicina a un cane accucciato o che dorme non resiste da tirargli le orecchie, la coda o chissà che altro. Che tuttavia il cane in quel momento sia in vena di farsi tirare le orecchie non è affatto detto, anzi.

Di fronte a situazioni simili e potenzialmente pericolose, e per insegnare ai bambini come ci si dovrebbe comportare quando si interagisce con un cane, ecco dunque che è stato creato un gioco interattivo chiamato “The blue dog”, distribuito dalla The Blue Dog Trust, un’organizzazione no-profit.
In questo gioco i bambini sono liberi di scegliere come comportarsi avendo a che fare con un cane. Poi, a seconda del comportamento scelto, il cane ha delle reazioni diverse. Se, per esempio, il bambino disturba il cane mentre questo sta mangiando – evidenziando quindi un comportamento scorretto – quest’ultimo reagisce ringhiando e abbaiando.

L’idea di base di questo gioco non è errata, tuttavia i ricercatori hanno voluto capire se e come questo potesse davvero funzionare con i bambini.
Hanno così reclutato 76 bambini di età compresa tra i 3 e i 5 anni che già possedevano un cane.
I partecipanti sono poi stati sottoposti a una serie di test che comprendevano l’osservare delle immagini che riprendevano delle scene di vita reale con i cani, a cui i bambini dovevano dare un interpretazione, ossia dire come secondo loro si sarebbe comportato il bambino ritratto nella scena.
Gli altri test prevedevano un’iterazione con delle bambole e una casetta in cui i bambini dovevano far adottare ai personaggi i diversi comportamenti nei confronti del cane. Infine, i partecipanti sono stati fatti interagire direttamente con un cane vero. I cani utilizzati per lo studio erano tutti addestrati e utilizzati nelle terapie “pet therapy”.

Terminata questa prima fase dello studio, i bambini sono tornati a casa propria con una copia del software interattivo Blue Dog e un’altra di un programma chiamato “The Great Escape” (un gioco che insegna il comportamento da adottare in caso d’incendio). Gli scienziati hanno invitato i genitori a far giocare di frequente i bambini a entrambi i giochi, per tre settimane.
Terminato il periodo, i partecipanti sono tornati al laboratorio per la fase finale dello studio che prevedeva di nuovo l’interazione con i cani veri e l’osservazione delle immagini con le scene.

I risultati dei test hanno messo in evidenza come vi fossero delle sostanziali differenze tra la teoria e la pratica. «Ciò che abbiamo scoperto è che i bambini hanno effettivamente imparato», spiega Schwebel. Tuttavia, questo si mostrava di più quando si trattava di giudicare le immagini. «[I bambini] hanno effettivamente riconosciuto quando si deve accarezzare un cane, e quando non si deve accarezzare un cane», ha aggiunto il ricercatore.
La teoria però è andata all’aria quando i bambini si sono trovati nella stanza con il cane vero. Infatti, tutti i bambini hanno mostrato comportamenti diversi: erano più arditi nell’interagire con il cane, indipendentemente dal fatto che avessero giocato al computer o meno, mostrando che spesso l’istinto prevale sulla ragione quando si agisce nel mondo reale. Un’altra ipotesi è che durante il primo incontro i bambini avevano avuto un’esperienza positiva con quei cani, cosa che magari li ha fatti osare di più.

Comunque sia, alla fine, quello che più conta è l’esperienza pratica e, in questo caso, è importante che i bambini possano contare su una guida in carne e ossa come possono essere i genitori, i quali devono insegnare loro come interagire con gli animali.
[lm&sdp]

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