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5 mar 2010


EPATITE B: E' COLPITA 1 PERSONA SU 3


 

Sono oltre due miliardi, nel mondo, le persone attualmente colpite dall' epatite virale di tipo B ovvero una su tre. Con queste cifre, si tratta della malattia più diffusa sulla terra ed è la decima causa di morte. Il vaccino esiste ( in Italia è obbligatorio ai nuovi nati dal 1991 ), ma 350 milioni di persone l' hanno contratta in forma cronica, con possibile evoluzione in cirrosi epatica e tumore.

Come si trasmette – Mediante contatto con sangue o fluidi infetti, rapporti sessuali non protetti e scambi di siringhe od aghi infetti e da madre a figlio durante la gravidanza. Lo stesso personale sanitario presente al parto è a rischio di contagio. Altre modalità sono l' uso comune con spazzolini da denti, rasoi e l' utilizzo di strumenti non sterilizzati per il piercing ed i tatuaggi. Il virus (HBV) è cento volte più contagioso rispetto a quello dell' aids, sopravvive al di fuori dell' organismo ed è infettivo ancora per sette giorni.

Quali sono i disturbi – Purtroppo in 4 casi su 10 non dà sintomi, almeno all'inizio, tranne nelle forme acute od in quelle croniche ormai avanzate. Quando si presentano, sono simili a quelli influenzali, un giallore degli occhi e della pelle, senso di affaticamento, dolori addominali diffusi, perdita d' appetito, nausea, vomito e dolori articolari. Si calcola che occorrano almeno due mesi, dal contatto, prima della loro insorgenza.

Come viene diagnosticata – Sono validi appositi test di sangue, esami di diagnostica per immagine o la biopsia epatica ( il prelievo di un frammento di fegato attraverso una puntura addominale).

Soggetti a rischio – Chiunque può contrarre l' epatite B. In Italia, a rischio sono le persone al di sopra dei 30 anni che, a parte situazioni professionali, non hanno avuto la vaccinazione.

Come si cura – Alcuni farmaci sono in grado di controllarla ed aiutare a prevenire lo sviluppo di complicazioni gravi ed anche fatali. Altri farmaci potenziano invece la risposta difensiva del sistema immunitario all' infezione. Altri ancora interferiscono con il processo di replicazione virale, abbassandone così la quantità nel sangue.

Prevenire la diffusione, si può - Chi sia a rischio di contagio può chiedere la proprio medico di essere vaccinato. In questo modo, ciascuno può agire nel limitare il diffondersi della malattia. Dal 1991, la World Health Organization ha proposto ai Paesi membri di renderla obbligatoria. Molti, come appunto l' Italia, lo hanno fatto ed altre si sono attivate affinchè i malati possano ricevere un trattamento adeguato.


 


 

LE 6 REGOLE ANTICONTAGIO

  1. Evitare la condivisione di effetti personali quali rasoi, spazzolini da denti, orecchini e lime per unghie.
  2. Assicurarsi che, per fare tatuaggi o piercing, vengano usati aghi puliti.
  3. Assicurarsi che, dal barbiere, vengano usati strumenti puliti.
  4. Usare il profilattico quando si abbiano rapporti sessuali, in particolare con partner occasionali.
  5. Evitare d' utilizzare sostanze stupefacenti. Nel caso se ne faccia uso, non condividere mai aghi o siringhe.
  6. Per i medici ed il personale sanitario, attenersi alle procedure raccomandate per l' utilizzo degli aghi.


 

LA STORIA DELL'EPATITE B


 

La scoperta del virus è dell' americano Baruch S. Blumberg ( poi Premio Nobel nel 1976). Fino alla metà del secolo scorso si parlava solo di "itterizia", la tipica colorazione gialla intensa degli occhi e, spesso, della pelle.

Era un elementonoto già all' epoca del Codice di Hammurabi in Mesopotamia e conosciuti i sintomi. Lo ritroviamo anche nel Talmud e lo stesso Galeno descrive chiaramente l' itterizia. Nell 8° secolo dopo Cristo, san Zaccaria ne intuì per primo l' origine infettiva, raccomandando l' isolamento dei malati durante il periodo itterico.

Occorrerà invece almeno un millennio, rivaleggiando con il colera e la peste, prima che venga compresa ed, in parte, domata.

Sono le lunghe campagne militari, nei secoli, a provocarne le epidemie. Prima i Greci, poi i Romani e le armate cristiane durante le Crociate. Si pensa soltanto al ruolo negativo della scarsa igiene, all' affollamento ed allo spargimento di sangue come possibili cause.

Decimata è anche l' Armata napoleonica, in Egitto ed in Russia. Per i francesi era la "l' itterizia dei campi militari", temendola quanto i nemici. Fu invece il francese Renè Laennec, medico dell' esercito imperiale, a parlare di fegato cirrotico, cioè color "bronzeo", rilevando alle autopsie la caratteristica colorazione assunta dal fegato colpito da itterizia. Una versione sulla Morte di Napoleone a Sant' Elena è proprio legata alle conseguenze d' una epatite, evoluta poi in cirrosi e cancro.

Ma è nel campo strettamente sanitario, all' inizio del XX° secolo, che prende corpo una delle cause involontarie della sua diffusione. Nascono le nuove terapie iniettive ( artrite, diabete), spesso somministrabili solo per via iniettiva ed ecco che aghi e siringhe non ben sterilizzati diventano veicolo di migliaia di allarmanti contagi. Ed i vaccini, loro malgrado, rappresentano ulteriori vie d' infezione.

Nel 1942, le truppe americane impiegate in Estremo Oriente vengono vaccinate in fretta e furia contro la febbre gialla, per il timore d' una offensiva batteriologica dell' esercito giapponese. Quel vaccino, ricavato dal siero umano e non ancora del tutto validato, scatenerà un' epidemia d' epatite in almeno 300 mila soldati.

Durante la Seconda Guerra Mondiale, medici americani scoprono la stretta relazione con le trasfusioni di sangue. Nel 1947, l' inglese Mc Callum capisce che la malattia ha forme diverse. La forma A si contrae con l' ingestione d' alimenti contaminati da materiale fecale e la B da contatti con sangue e fluidi corporei infetti.

La svolta è degli anni '60. Baruch Blumberg sta studiando la predisposizione ereditaria alle malattie. Lo fa cercando il nesso con il polimorfismo delle proteine nel sangue, che ha già permesso di differenziare i gruppi sanguigni A, B e zero. Nel 1963, scopre per caso che il sangue d' un emofilico di New York reagisce con il siero d' un aborigeno australiano. Nasce così l' antigene Australia. In seguito, lo stesso Blumberg vede positivizzarsi il test dell' epatite su un bambino Down, prima negativo. Quindi, l' antigene Australia non è un tratto ereditario, ma la traccia di un agente infettivo, tanto più che quel bambino soffre d' epatite.

E' nel 1968 che si scopre il responsabile, un virus a DNA, di dimensioni minime. L' antigene Australia, identificato come la proteina che avvolge l' esterno del virus, viene ridefinito antigene di superficie ( HBsAg) . C' è anche un antigene "c" o HBcAg, che può dare origine ad un anticorpo specifico, anti – HBc. Cruciale,infine, un altro antigene, l' HBeAg. Sta ad indicare che, nel sangue, il virus B è in fase attiva di replicazione. L' anticorpo specifico, anti – Hbe segnala, al contrario, una ridotta od interrotta replicazione virale.

Nell' ottobre del 1970, divengono ufficiale i test per la ricerca dell' HBV nei donatori di sangue. Nel 1972, tale ricerca diventa addirittura legge. L' epatite B colpiva infatti almeno la metà dei politrasfusi ( emofilici, leucemici, operati, vittime d' incidenti stradali).

Nel 1975, viene dimostrata la trasmissione del virus per via verticale, da madre a figlio durante il parto, in due casi su tre.

Nel 2000 si stimava che le dosi di vaccino somministrate fossero almeno un miliardo. Il prodotto era però cambiato. Non più allestito per purificazione dal plasma, ma con la tecnologia del DNA -, ricombinante, così da permetterne la produzione su vasta scala.

Oggi, per chi voglia vaccinarisi, è disponibile anche la versione bivalente, compreso quello per la forma A. La vaccinazione è infine fortemente raccomandata per chi viva a stretto contatto con i portatori del virus B ( familiari, partner sessuali, personale sanitario), per tutti i viaggiatori per turismo o lavoro in aree a rischio ( Asia ed Est europeo, Centro e Sud America ed Africa).


 


 


 


 


 


Gian Ugo Berti
 

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