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Pubblicheremo inoltre interessanti articoli di storia della medicina.
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10 apr 2011
La malattia che rese
Enrico VIII un despota
Scoperte le cause della difficoltà a procreare e della «metamorfosi» del sovrano inglese
Enrico VIII
MILANO- Enrico VIII, re d'Inghilterra e fondatore della Chiesa anglicana, era il Brad Pitt del suo tempo. Affascinante, attraente per il gentil sesso e anche cortese, per essere un membro della famiglia Reale. Così era descritto da giovane. Poi tutto è cambiato: a quarant'anni ha cominciato a essere ingordo, tanto da diventare obeso, ad avere problemi di salute e a soffrire di disturbi psichici. Diventò un tiranno e fece addirittura giustiziare due delle sue mogli. Ora i bioarcheologi e gli antropologi cercano di "riabilitare" la sua immagine, con le prove della genetica. Perché alla base del comportamento del sovrano ci sarebbero almeno due difetti del suo Dna (anzi, uno non è un vero e proprio difetto) che spiegano non soltanto le modificazioni del suo comportamento, ma anche il fatto che non abbia lasciato eredi maschi, nonostante le sei mogli e le molte amanti. E il perché sia diventato un despota. Catrina Banks Whitley e Kyra Kramer della Southern Methodist University a Dallas hanno analizzato la discendenza del sovrano, ipotizzando che Enrico VIII potesse avere un particolare gruppo sanguigno, incompatibile con quelli delle donne che aveva sposato. Così Caterina di Aragona e Anna Bolena, le sue due prime mogli, erano andate incontro ad aborti ripetuti, avevano dato alla luce bambini morti o sopravvissuti pochi giorni dopo la nascita.
ANTIGENI DI SUPERFICIE - Secondo gli studiosi, il sovrano era portatore di un gruppo di antigeni (proteine) sulla superficie dei globuli rossi, chiamati Kell: si tratta di antigeni che si comportano più o meno come il fattore Rh del sangue. Se un uomo positivo per questi antigeni genera un figlio con una donna negativa, alla prima gravidanza non succede nulla, nel senso che il neonato nasce sano. Successivamente, però, la donna produce anticorpi anti-Kell che aggrediranno il feto nel caso di gravidanze successive. Oggi si può correre ai ripari, ma un tempo non si sopravviveva a questi scherzi della genetica. Enrico VIII aveva quasi 18 anni quando sposò la ventitreenne Caterina d’Aragona: la loro primogenita nacque morta. Il secondo, un maschio, sopravvisse soltanto 52 giorni. Seguirono altre quattro gravidanze, ma tre dei figli nacquero morti o morirono subito dopo la nascita. L'unica superstite, nata da questo matrimonio, fu Maria (il perché fosse nata sana sarebbe spiegato dal fatto che aveva ereditato dal padre uno dei cromosomi senza il gene Kell). «Il gene che codifica per l'antigene Kell — spiega Paolo Vezzoni, ricercatore del Consiglio nazionale delle ricerche, all'Istituto Humanitas di Milano — si trova sul cromosoma 7 ed è dominante, nel senso che basta ereditare un solo gene mutato per diventare Kell positivi, mentre se non si eredita si è negativi». La seconda moglie fu Anna Bolena e, sottolineano i ricercatori, le sue gravidanze furono un esempio da "manuale di alloimmunizzazione Kell", cioè di come l'organismo della madre "accetti" il primo figlio e "rigetti" i successivi, come fossero un trapianto. La prima gravidanza portò, infatti, alla nascita di una femmina sana, tutte quelle che seguirono, nel tentativo di dare un erede maschio al sovrano, si risolsero in una lunga serie di aborti.[
LE AMANTI - Altrettanto sfortunato fu il Re con le sue amanti: il numero preciso degli aborti subiti dalle sue partner, legittime e illegittime, è difficile da determinare, ma si stima che Enrico VIII abbia dato inizio ad almeno 11 o 13 gravidanze: di tutte, soltanto quattro portarono alla nascita di bambini che sopravvissero all'infanzia. Una mortalità troppo elevata per poter essere giustificata dalle cattive condizioni sanitarie dell'epoca o dalla malnutrizione. E nemmeno l'ipotesi più in voga che vorrebbe attribuire alla sifilide non solo i disastri riproduttivi, ma anche il cambiamento di personalità del re, sembra reggere, secondo i ricercatori americani. Con il loro lavoro, pubblicato su The Historical Journal, infatti, non solo attribuiscono i "reali" disastri riproduttivi a un'incompatibilità immunitaria fra marito e moglie, ma ipotizzano che i disturbi mentali e il decadimento fisico (da quell'uomo atletico ed energico che era, Enrico VIII si trasformò in un individuo paranoico, immobilizzato da un eccesso di peso e da ulcere alle gambe) siano da attribuire alla sindrome di Mc Leod, una malattia a esordio tardivo che può manifestarsi nelle persone positive per gli antigeni Kell. Per avere una conferma di queste teorie adesso i ricercatori vorrebbero riesumare il corpo del sovrano, sepolto nella cappella di San Giorgio al castello di Windsor. Ma per questo ci vuole l'autorizzazione dell'attuale Casa Reale.
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