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19 set 2011





Scarpe Masai
Un milione di queste curiose calzature vengono vendute ogni anno.

L’idea delle scarpe basculanti, nate dall’empirica intuizione dell’ingegnere svizzero Karl Muller, sembra essere più una riuscita operazione di immagine e marketing, che una valida opzione terapeutica. Un milione di queste curiose calzature, vengono vendute ogni anno, in tutto il mondo a prezzi piuttosto elevati, con la promessa di migliorare la postura e l’appoggio plantare, con effetti benefici in chi soffre di mal di schiena, problemi di artrosi, circolazione venosa insufficiente e il miraggio di risolvere perfino problemi estetici come adiposità localizzate e cellulite. “Una vera palestra da calzare ai piedi” recitano le convincenti pubbilicità e gli articoli che ne esaltano le proprietà terapeutiche e profilattiche su dolori e disturbi dell’apparato locomotore. E’ sufficiente compiere una ricerca su Google, inserendo le parole chiave, scarpe, Masai, per trovare oltre diecimila documenti che condividono questi effetti terapeutici.

Tuttavia, se si compie una ricerca scientifica su PubMed, il motore di ricerca dedicato alle pubblicazioni medico-scientifiche, si scopre che dal 96’, anno in cui le scarpe basculanti sono state brevettate e immesse sul mercato, ad oggi, compaiono solo quattro lavori scientifici che indagano sui reali effetti clinici di queste curiose calzature. Nessuno di questi lavori si sbilancia in conclusioni positive e uno di questi, ritiene al contrario, che possano dare luogo ad in incremento significativo sulle pressioni che ricevono le teste metatarsali, con potenziale sviluppo di dolorose metatarsalgie. Il primo studio è del gennaio 2006 realizzato dalla facoltà di biomeccanica dell’università di Calgary, Albera, Canada, su otto soggetti sani e volontari. Gli studiosi hanno valutato le variazioni del centro di pressione e l’attività muscolare con un esame elettromiografico durante la stazione eretta e durante il passo. Conclusione: le scarpe cambiano il modo di camminare e attivare la muscolatura. Ma per sapere se le calzature Masai hanno effetti positivi sul sistema locomotore, sono necessarie ulteriori e più approfondite ricerche. Il secondo studio, compiuto dallo stesso gruppo di ricerca di Calgary ad ottobre 2006, su 123 soggetti con artrosi del ginocchio, conclude, che le scarpe Masai, potrebbero ridurre il dolore in caso di moderata artrosi del ginocchio dopo 12 settimane. Gli effetti sulle altre articolazioni tuttavia non sono stati indagati.

Una terza ricerca, compiuta nel gennaio2006, presso l’ospedale di Basilea, in Svizzera, su dodici soggetti sani, ha valutato il modo di camminare con un sistema di rilevazione 3D e la attività muscolare, con un simultaneo esame elettromiografico. Con scarpe Masai e scarpe tradizionali. I ricercatori svizzeri hanno concluso che le scarpe basculanti, cambiano il modo di camminare e in particolare hanno rilevato un incremento della dorsi-flessione della caviglia, ma ritengono che eventuali effetti clinici, se esistono, sono ancora da dimostrare. Infine l’ultimo lavoro scientifico sulle scarpe Masai è dell’aprile 2007. Firmato dai ricercatori del dipartimento di ortopedia dell’ospedale di Edimburgo, Regno Unito. I britannici hanno utilizzato una soletta infilata tra la pianta del piede e la scarpa, capace tramite sensori di elaborare una mappa delle pressioni del piede, durante la stazione eretta e la marcia.

Premesso che le scarpe e i plantari, secondo tutti gli studi precedenti, dovrebbero per salvaguardare la salute del piede sano, avere come risultato, una ridistribuzione delle pressioni del piede quanto più uniforme possibile, la scarpe Masai hanno al contrario mostrato un incremento del 76% sotto le dita del piede. In altre parole, il carico, sotto la pianta del piede, è trasferito dal tallone verso l’avampiede. Se questo trasferimento di carico potrebbe, in teoria, avere qualche effetto benefico su dolori centrati sotto il tallone, potrebbe, tuttavia, aggravare i sintomi di persone che già soffrono di metatarsalgie, di neuroma di Morton o di deformità a carico dell’alluce (se valgo o rigido) e a carico delle piccole dita (se a griffe o a matello). Ma non è escluso che un aumento delle pressioni sull’avampiede possa sviluppare disturbi al piede anche in soggetti sani.

La ricerca delle scarpe Masai invece si fonda sull’empirica osservazione personale dell’ingegnere svizzero, che ha osservato quanto elegante fosse la postura Masai e come questo popolo fosse praticamente immune da mal di schiena. Postura imputata, dallo stesso ingegnere, all’abitudine di camminare scalzi sul terreno sabbioso e soffice delle loro riserve. Di qui il brevetto delle scarpe basclanti, che dovrebbero riprodurre il modo i camminare scalzi dei Masai. Ma è davvero sabbioso e soffice il suolo africano? E la postura Masai non è forse l’effetto di una selezione genetica, che ha favorito nei popoli nomadi i portamenti biomeccanicamente più vantaggiosi per camminare a lungo e con minore sforzo? E poi, è stato accertato che i Masai non soffrono di mal di schiena? E casomai fosse vero, non è più probabile che sia da attribuire ad uno stile di vita molto sano e attivo e molto diverso da quello dei popoli industrializzati e sedentari?


Esiste tuttavia un fondamento scientifico: camminare scalzi, è più salutare che camminare con le calzature, perché il piede oltre ad essere un organo di moto è anche un organo di senso. La sua pelle, in pianta, è infatti dotata di recettori tattili come una mano e vengono attivati costantemente sia nella stazione eretta, che e soprattutto, durante la deambulazione. Quando il piede compie il passo, tocca a terra, da prima con il tallone, poi rolla verso la punta e infine appoggia tutta la pianta . In questa fase, la muscolatura intrinseca del piede, si rilascia completamente, in modo che la pianta si possa spianare sulla superficie di appoggio e prendere un più intimo contatto. E’ come se volesse tastare il terreno per potere impostare le giuste tensioni muscolari, nella successiva fase di leva a spinta del piede. Tanto più il terreno è irregolare e incoerente tanto più viene definito “informativo” Le superfici informative sono quelle più fisiologiche e vicine alle richieste funzionali del piede. Le suole interne delle scarpe per quanto soffici non sono in grado di riprodurre questo effetto naturale. Nè le calzature normali, nè fino ad oggi quelle Masai.

sbf

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