Powered By Blogger

Archivio blog


Benvenuti in PARLIAMO DI SALUTE

Vogliamo informare per orientare nel campo della salute e del benessere della persona. Ponete domande,vi daremo risposte attraverso l'esperienza degli esperti.



Leggete i nostri articoli per entrare e conoscere le ultime novità internazionali che riguardano i progressi della medicina.



Sarà affrontato anche il campo delle medicine alternative e della psicoanalisi.



Pubblicheremo inoltre interessanti articoli di storia della medicina.

22 giu 2010


Vitamine tra passato e presente

Casimir Funk, biochimico di origine polacca trapiantato in America, è considerato il padre delle vitamine. A lui si deve l'invenzione di questo termine, nato nel 1912 dopo la scoperta di una sostanza in grado di curare il beri-beri, una grave malattia provocata da una dieta incentrata quasi esclusivamente sul riso brillato. Funk scoprì che tale sostanza, appartenente al gruppo delle amine ed oggi conosciuta come tiamina o vitamina B1, riusciva a curare rapidamente i malati. Per rappresentare le sue due caratteristiche fondamentali (origine chimica e proprietà salutistiche), Funk coniò il termine "amina della vita" o, più brevemente, vitamina.  In seguito, per la sua capacità di curare il beri-beri, tale sostanza assunse il nome di vitamina B.
Successivamente, nonostante la scoperta che  non tutte le vitamine possiedono gruppi amminici, fu mantenuto il sistema di classificazione originale,  basato sull'identificazione delle diverse vitamine con le lettere dell'alfabeto. Fu però introdotta una sostanziale differenza: a partire da quel momento la nomenclatura non venne più basata sulle malattie da esse curate o prevenute, ma sull'ordine cronologico della scoperta. Così, quando nel 1913 gli statunitensi McCollum e Davis scoprirono una seconda vitamina, accanto al termine retinolo venne coniato quello più semplice "vitamina A". Non a caso, i due studiosi sospettavano che quella fosse soltanto la seconda di una lunga serie di sostanze accomunate dalle medesime caratteristiche funzionali. E così fu.

 
 

Scoperta delle vitamine e loro fonte

Anno di scoperta

Vitamina

Fonte

1909

Vitamina A (Retinolo)

Olio di fegato di merluzzo

1912

Vitamina B1 (Tiamina)

Crusca di riso

1912

Vitamina C (Acido ascorbico)

Limoni

1918

Vitamina D (Calciferolo)

Olio di fegato di merluzzo

1920

Vitamina B2 (Riboflavina)

Uova

1922

vitamina E (Tocoferolo)

Olio di germe di grano, cosmetici, fegato

1926

Vitamina B12 (Cianocoballamina)

Fegato

1929

Vitamina K (Fillochinone)

Alfalfa

1931

Vitamina B5 (Acido pantotenico)

Fegato

1931

Vitamina B7 (Biotina)

Fegato

1934

Vitamina B6 (Piridossina)

Crusca di riso

1936

Vitamina PP (Niacina)

Fegato

1941

Vitamina B9 (Acido folico)

Fegato

 
 

 
 

Da quel momento ad oggi sono state identificate numerose altre sostanze classificabili come vitamine. Oltre alle classiche 13, suddivise in liposolubili (A, D, E, K) ed idrosolubili (B1, B2, B3, B5, B6, B8, B9, B12, C), sono stati elencati molteplici composti che, similmente alle vitamine,  sono essenziali per l'uomo anche se agiscono in piccolissime quantità. Rientrano nella categoria, tanto per citare qualche esempio, la vitamina F, acronimo dei tanto discussi  Omega 3 (dall'inglese Fatty Acids, Acidi Grassi) e la vitamina Q, il cui nome deriva da un noto antiossidante reso famoso dalla pubblicità (Ubichinone o Coenzima Q-10).
Fin dalla loro scoperta, l'interesse verso le vitamine è sempre stato elevato, sebbene la loro popolarità abbia seguito un andamento altalenante. In particolare alcuni studiosi, più o meno prontamente smentiti da altri, sostengono da quasi 40 anni l'importanza che un'assunzione vitaminica ottimale, difficilmente soddisfabile con la sola alimentazione, eserciterebbe sulla salute umana. Parallelamente a questi studi, a partire dagli anni '70 venne sempre più incentivata l'assunzione di complessi vitaminici sottoforma di pillole ed integratori vari. Successivamente l'entusiasmo verso la supplementazione vitaminica venne  smorzato dalla mancanza di studi che ne confermassero in modo univoco l'efficacia salutistica e l'assenza di effetti collaterali a lungo termine.
Mentre negli Stati Uniti scoppiava la "mania delle vitamine", il nostro Paese veniva soltanto in parte lambito da questa "rincorsa alla pillola magica".  Ancora oggi molti medici, dopo aver sostenuto l'importanza della dieta mediterranea, manifestano prudenza nel consigliare tali supplementi a persone sane.
Mentre in Italia si assiste ad una generale tendenza a fare ancora riferimento alle vecchie dosi minime (RDA), necessarie a prevenire le malattie derivanti da deficienze vitaminiche nella dieta, in altri Paesi, vedi Stati Uniti, tali valori sono considerati superati, specie per quelle vitamine che hanno dimostrato maggiori proprietà salutistiche/preventive (vitamina E, C ed alcune del gruppo B). In alcuni casi si arriva a consigliare dosi da 5 a 100 volte superiori. Ad esempio, nonostante l'RDA della vitamina C sia di soli 60 mg al giorno, in media si consiglia di raggiungere dosi di circa 400-1000 milligrammi fino a proporre, in linea con gli studi di qualche autore, megadosi da 5-10 grammi.
Nonostante studi e pareri contrastanti, negli ultimi anni il business legato alle vitamine di origine sintetica è stato alimentato dalla diffusa tendenza a ridurre l'assunzione di frutta e verdura a favore di cibi ipercalorici, poco sazianti e poveri di micronutrienti.
Antinvecchiamento, antiossidante, antiobesità , antistress e chi più ne ha più ne metta… il mito delle vitamine è oggi più che mai radicato nella nostra cultura. Vengono aggiunte un po' ovunque, nei biscotti, nei cosmetici, nella pasta e nel variopinto mondo degli integratori alimentari. Lo scopo, scientificamente dimostrato e solo in parte smentito, è di ricevere una  maggiore protezione contro malattie ed invecchiamento, attraverso il rafforzamento dei meccanismi naturali di difesa e al miglioramento dell'efficienza fisica generale.
A dire il vero, a scanso di equivoci, sembra proprio che ricavare la propria razione alimentare da una pillola non sia la stessa cosa che trarre gli stessi nutrienti dal consumo di alimenti freschi. Un po' come succede in campo erboristico, dove il fitocomplesso (insieme eterogeneo delle sostanze contenute nella droga), seppur meno efficace nel curare la fase acuta di una patologia, presenta meno controindicazioni dei medicinali contenenti in forma concentrata il principio attivo estratto dalla medesima pianta, anche le vitamine contenute negli alimenti, oltre a godere di una maggiore biodisponibilità , causano meno problemi dei supplementi vitaminici ad alto dosaggio.
Dunque sembra un tantino troppo ottimistico sperare di sopperire alle carenze di un'alimentazione sregolata con una semplice pillola che fornisca  in cambio salute e vitalità.  Meglio concentrarsi, innanzitutto, sul consumo di una grande varietà di cibi freschissimi, considerando l'integrazione vitaminica come un valido alleato in tutti quei casi di aumentato fabbisogno o di scarsa assunzione con la dieta. In quest'ultimo caso, prima di ricorrere ad una pillola che di magico ha ben poco, è essenziale compiere ogni ragionevole sforzo per migliorare le proprie abitudini alimentari.
Concludendo, possiamo paragonare gli integratori vitaminici a quei confetti utili per mantenere un minimo di igiene orale quando non è possibile utilizzare il tradizionale spazzolino. Nonostante questi prodotti abbiano una certa efficacia ed un elevato grado di praticità, ciò non ci autorizza a considerarli, con troppa sufficienza, sostituti dei vecchi e più gettonati alimenti e spazzolini.
Sebbene le vitamine sintetiche rappresentino in molti casi un valido alleato nella lotta contro invecchiamento e stanchezza fisica, la battaglia si vince esclusivamente a tavola, con alimenti sani, vari e genuini, che rappresentano la vera arma vincente contro le insidie di uno stile di vita spesso avaro di attenzioni nei confronti della salute fisica e mentale.


 

Nessun commento:

Posta un commento