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16 ott 2010
Perché non riusciamo a contare le calorie
Basta cambiare l'ordine di arrivo dei piatti per non
essere più capaci di giudicare correttamente
Un hamburger (Olympia)
MILANO - Sapete a memoria le tabelle nutrizionali degli alimenti e siete convinti di azzeccare le calorie di qualsiasi piatto che arriva in tavola? Potreste ingannarvi con più facilità di quanto siate disposti a credere. Stando a uno studio pubblicato sul Journal of Consumer Research, infatti, si può anche arrivare a pensare che una fetta di torta abbia tutto sommato poche calorie: basta vederla dopo un panino grondante grasso.
ESPERIMENTO - L'esperimento di Alexander Chernev della Northwestern University, l'autore della ricerca, è tutto sommato facile: ha chiesto a un gruppo di volontari di stimare le calorie di una serie di piatti, cambiando di volta in volta la sequenza con cui venivano portati in tavola. Esempio: arriva in tavola un cheeseburger, il verdetto è che contenga 570 calorie; se però prima dello stesso cheeseburger viene servita un'insalata, ecco che la stima delle calorie del panino schizza a 787, quasi il 40 per cento in più. Il bello è che tanto più sono diversi i due piatti (una "virtuosa" insalata contro una golosa fetta di dolce, ad esempio), quanto più pare facile andare in confusione riguardo alle calorie: «Ovviamente tutti i partecipanti sapevano bene che una macedonia ha meno calorie di un cheesecake. Però un pasto a base di macedonia e cheesburger alla fine veniva giudicato complessivamente più pesante rispetto a uno composto da cheesecake e cheeseburger», racconta Chenev.
Una fetta di torta
SEQUENZA - Evidentemente quando mangiamo tutti piatti che sappiamo essere ipercalorici qualcosa ci impedisce di essere davvero onesti con noi stessi e ammettere che stiamo esagerando; invece, se ci mangiamo un'insalata, dopo siamo più realisti nei confronti di cibi calorici. Al ristorante, quindi, la sequenza con cui ordiniamo i piatti non è indifferente: se iniziamo con la verdura e poi facciamo tornare il cameriere per ordinare un altro piatto, è probabile che sceglieremo qualcosa di meno pesante perché tendiamo a sovrastimare le calorie; se invece l'antipasto è calorico, quando scegliamo il resto tutto ci sembrerà più leggero di quanto non sia in realtà e sarà più complicato resistere alle tentazioni. Un'altra implicazione? Dopo un pasto abbondante, giudicare il dessert sarà difficile e sarà più probabile indulgere in un dolce che propendere per una macedonia. «La sequenza con cui mangiamo un piatto piuttosto che un altro influenza molto la nostra capacità di valutazione - osserva Chenev -. Peraltro, chi vuole controllare l'introito di calorie di norma valuta i consumi di tutta una giornata e non di un solo pasto: questo implica che le cose si fanno ancora più difficili e riuscire a fare un conteggio realistico delle calorie è spesso quasi impossibile». Il consiglio di Chenev? «Visto che con la sequenza "cibo sano/cibo goloso" tendiamo a ritenere il secondo più calorico, chi vuole ridurre il consumo di calorie dovrebbe mangiare e ordinare i cibi in quest'ordine: sarà più semplice esercitare l'autocontrollo, perché l'alimento calorico ci sembrerà ancora più "pericoloso"», conclude il ricercatore.
Elena Meli Corriere .it
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