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Sarà affrontato anche il campo delle medicine alternative e della psicoanalisi.



Pubblicheremo inoltre interessanti articoli di storia della medicina.

31 ott 2010






DONNE E LIBIDO: SE CALA, SPORT E PILLOLA

Il messaggio dal congresso internazionale di Ginecologia psicosomatica a Venezia. Il pensiero del prof. Andrea Genazzani dell’Università di Pisa. Il ruolo di un progestinico, il drospirenone


VENEZIA – Il 30% delle donne presenta un calo del desiderio sessuale. Si abbassano le endorfine, le molecole che regolano i meccanismi di gratificazione e protezione del dolore. E’ la condizione di chi abbia la sindrome pre-mestruale (10%). Da qui una serie di scelte a supporto come l’attività fisica costante e l’uso della pillola antifecondativa.

E’ il messaggio che viene dal congresso internazionale di Ginecologia Psicosomatica a Venezia. Secondo il prof. Andrea Genazzani,direttore della cattedra di Ginecologia ed ostetricia all’azienda ospedaliera Universitaria Pisana,, “nulla mantiene il cervello in funzione quanto avere una regolare attività fisica che aumenta la dopamina, il neurotrasmettitore capace di accendere la voglia di fare, d’interagire con gli altri, impegnarsi per conquistare un risultato. Incrementa anche la serotonina che migliora il tono dell’umore e le funzioni gastrointestinali e le endorfine. Le donne italiane fanno invece poco movimento ( una su quattro).

Dal punto di vista farmacologico, ha aggiunto Rossella nappi, della Clinica ostetrica e Ginecologica all’Università di pavia , il drospirenone,grazie all’effetto simil – diuretico contrasta la ritenzione idrica e permette di perdere peso. E’ inoltre antiandrogenico e facilita quindi un sensibile e rapido miglioramento di acne ed irsutismo, oltre all’impatto positivo sulla psiche e sulla percezione di sé. La metà delle donne in cura con questo progestinico ha evidenziato di sentirsi meglio e nel 50% vedeva ridotti i fenomeni di abbuffata,tipici di chi soffra di sindrome pre – mestruale.


GIAN UGO BERTI

(riproduzione vietata)

30 ott 2010




Un software contro gli errori in sala parto

Gestisce al meglio le risorse e le coordina, in modo da ottimizzare il personale e gli strumenti a disposizione


La presentazione del nuovo software (Fotogramma)
MILANO - Il "Grande Fratello" sbarca in sala parto. Non quello televisivo, ma quello del romanzo di Orwell: una specie di occhio costantemente vigile, che controlla tutto e sa cosa fare in ogni momento. Il programma è stato inventato dall'ospedale Sacco di Milano, con l'obiettivo di ridurre il più possibile i rischi della gravidanza. Si tratta di un software realizzato con l'aiuto del Politecnico: all'interno del programma (che segue le linee guida internazionali delle Società di ostetricia e ginecologia) i medici inseriscono i risultati degli esami con i quali monitorano costantemente la donna e il bambino; al minimo segnale di allarme il computer avverte i sanitari e li indirizza verso la soluzione più indicata.

GESTIONE DEL RISCHIO - Quello che fa il programma, però, non è prendere decisioni, che spettano solo ai medici: semplicemente gestisce al meglio le risorse e le coordina, in modo da ottimizzare il personale e gli strumenti clinici a disposizione. Per fare un esempio, il programma sarebbe molto utile in una situazione in cui ci siano sei parti contemporaneamente, e solo quattro sale parto o anestesisti a disposizione: grazie ai dati costantemente aggiornati nel software, il computer è in grado di sapere quale donna ha bisogno di più assistenza o è più a rischio delle altre, e può far concentrare le risorse prima su di lei. In questo modo, il parto diventa ancora più sicuro. «Per ora è sperimentato in pazienti a basso rischio, in travaglio fisiologico - spiega Irene Cetin, direttore dell'Unità di ginecologia del Sacco e ideatrice del software -. Viene tutto registrato, e a posteriori si può ricostruire come il rischio è stato gestito», proprio come avviene con una "scatola nera" per gli aerei. «Il software - conclude l'esperta - permette inoltre una migliore comunicazione tra medici e operatori, ma anche con la paziente. È chiaro che questo potrebbe essere fatto anche verbalmente, ma tutto quello che ci aiuta a razionalizzare è un vantaggio», basti pensare al passaggio di consegne tra medici diversi a un cambio turno. La sperimentazione durerà fino alla prossima estate. (Fonte: Ansa)

29 ott 2010



Tumori: gli otto campanelli d'allarme
In un caso su 20 segnalano la presenza di un cancro
e devono spingere a parlare con il medico


Tumori: gli otto campanelli d'allarme

In un caso su 20 segnalano la presenza di un cancro
e devono spingere a parlare con il medico


MILANO - È stata stilata da un gruppo di ricerca inglese la lista degli otto sintomi che più di altri possono segnalare la presenza di un tumore, in assenza di altre spiegazioni plausibili. Si tratta di:
- sangue nelle urine,
- anemia,
- sangue dal retto,
- tosse con perdita di sangue,
- un nodulo al seno,
- deglutizione difficoltosa,
- sanguinamenti in post-menopausa
- risultato anomalo di un esame prostatico.
Sono evenienze tutt'altro che rare e indicano perlopiù problemi non necessariamente oncologici, però, secondo quanto appurato dagli autori, almeno in un caso su 20 si rivelano essere sintomi di un cancro e sono un fondato motivo per rivolgersi subito a un medico e fare al più presto esami chiarificatori.

LO STUDIO - Gli autori dell'analisi sono ricercatori della Keele University e i loro risultati sono apparsi sulla rivista dei medici di medicina generale britannici (il British Journal of General Practice). Per arrivare a identificare le otto «sentinelle» (red flag, bandierine rosse) hanno esaminato 25 studi internazionali, setacciando fra i molteplici sintomi oncologici quelli che più spesso si dimostravano rivelatori di un cancro. Fra tutti, hanno isolato quelli che danno una o più possibilità su 20 di essere segnale di un tumore, specificando anche per quali tipologie di pazienti e per quali fasce d'età il rischio è più o meno verosimile.

ETÀ DIVERSE, PROFILI DIVERSI - Per i più giovani, al di sotto dei 55 anni, due sono le anomalie che rientrano nella categoria "allarme rosso": un nodulo o una massa alla mammella e l'esito di un esame rettale della prostata. Per i maschi al di là dei 55 anni, particolare attenzione meritano i problemi a deglutire, che possono rivelare un tumore dell'esofago, mentre per le donne sopra i 60 è il sangue nelle urine a richiedere con urgenza accertamenti per la vescica. Allo stesso modo, spiegano in un editoriale sulla rivista, uno stato di forte anemia in un sessantenne può essere il primo segno di un tumore intestinale, mentre è ben più improbabile che lo sia in una ventenne.

I SINTOMI? «SONO BEN DI PIÙ» - Il Royal College of General Practitioners ha commentato positivamente il lavoro, «che rafforza la necessità di incoraggiare i pazienti a rivolgersi tempestivamente al medico di famiglia». Al contempo, però, Cancer Research UK, una delle più attive organizzazioni anticancro britanniche, avverte: «Quelli evidenziati dallo studio sono già conosciuti come importanti potenziali segni di cancro, ma ci sono oltre 200 forme di tumore, che provocano altrettanti diversi sintomi. Quindi, qualsiasi cambiamento insolito o persistente nel vostro corpo merita di essere controllato».

DA NON DIMENTICARE GLI SCREENING - «Questi segnali non devono gettare nel panico, perché l'eventualità di essere di fronte a una malattia oncologica resta ridotta, ma devono spingere a parlare con il proprio curante al più presto, per arrivare precocemente a una eventuale diagnosi e poter affrontare al meglio una eventuale malattia» ha commentato Fiorenzo Corti, responsabile della comunicazione della Fimmg (Federazione italiana medici di famiglia) . Allo stesso tempo, ricorda Corti, è fondamentale aderire ai programmi di prevenzione, ovvero « anche in assenza di sintomi preoccupanti, sottoporsi ad esami periodici di efficacia riconosciuta, a seconda delle età, come il test del sangue occulto nelle feci per i tumori del colon, il pap test per l’utero e la mammografia per il seno».

IL MEDICO DI FAMIGLIA, UN ALLEATO - Molto utile, poi, stringere un’alleanza con il proprio medico di base: «Noi siamo un anello fondamentale per la salute dei pazienti, in particolare per la prevenzione. In Italia – spiega Corti - ci sono 60mila medici di famiglia, che in media ricevono in studio 40 persone al giorno, in gran parte anziani. A noi spetta prestare la massima attenzione ai sintomi e ai fattori di rischio, prescrivendo gli esami utili senza cadere nel «consumismo diagnostico». Ai pazienti spetta seguire le regole di prevenzione primaria (mangiare sano, fare movimento, non fumare e bere poco alcol) e osservare il proprio corpo e gli eventuali segnali insoliti che può mandare. In questo sono le donne le più allenate e sensibili, molto meno gli uomini, mentre la fascia più a rischio, che raramente si rivolge al medico, è quella degli adolescenti».



Donatella Barus
(Fondazione Veronesi)

27 ott 2010







DEPRESSIONE STAGIONALE – SAD (seasonal Affective Disorder)
La depressione stagionale é una forma depressiva lieve che si ripropone ogni anno al cambio di stagione, in particolar modo con l'accorciamento della giornata di luce. Qui parliamo di alcuni rimedi naturali
Tempo di lettura: 8 minuti

In Autunno e in Primavera si può soffrire di piccole crisi depressive causate soprattutto dal cambiamento climatico e dalla diminuzione delle ore di luce solare.
La cosiddetta depressione stagionale é un tipo di depressione chiamata SAD ( Seasonal Affective Disorder ) che determina nella persona stanchezza, disinteresse per le attività che si svolgono normalmente, sonnolenza, calo del desiderio sessuale. Spesso tutto questo si accompagna ad un intenso desiderio di cibo e quindi ad un aumento del peso corporeo. Nella maggior parte dei casi questi disturbi scompaiono col sopraggiungere della bella stagione. E' importante però tenere sotto controllo questo disturbo e una terapia consiste nell'esporsi quotidianamente alla luce solare, almeno un'ora al giorno, o davanti a luci particolari che riproducono esattamente la luce solare.
Per quanto riguarda l' alimentazione chi soffre di SAD dovrà cercare di limitare l'eccesso di calorie assunte quotidianamente. Sarà sufficiente consumare a intervalli regolari pasti piccoli e nutrienti, a base di cereali integrali, carni magre, pesce, formaggi magri, molta frutta e verdura; preferire i carboidrati complessi come cereali, pasta, pane, patate, ed evitare zucchero e dolci; mangiare sempre seduti, masticando e inghiottendo con calma. In questo modo non si avvertirà il bisogno di assumere altro cibo.

Per quanto riguarda i RIMEDI NATURALI che possono essere d'aiuto ve ne sono vari.

Il primo è il MAGNESIO, minerale ormai assai conosciuto ed utilizzato anche nella medicina allopatica o ufficiale. Si utilizza negli stati di ansia, iperemotività sindromi premestruali. Lo si può trovare sotto forma di polvere o tavolette da assumere più volte al giorno ma vi sono anche alimenti ( forse un po' troppo calorici ) che lo contengono in grande quantità come cacao, cioccolato e noci.

Una pianta che possiamo utilizzare anche in associazione con magnesio è la RHODIOLA ROSEA, un adattogeno che aiuta il nostro organismo a contrastare gli effetti negativi dello stress e adattarsi meglio nei confronti di ciò che ci disturba. Sembra che agisca favorevolmente anche sul calo del desiderio sessuale.

Vi sono piante con azione tonica e stimolante che possono aiutare in questi periodi contrastando lo stato di sonnolenza e apatia ed eventualmente anche quello del calo del desiderio sessuale.
Sto parlando di GINSENG, MACA, ELEUTEROCOCCO, SUMA, DAMIANA, MUIRA PUAMA, GUARANA'. Di solito vengono preferite le associazioni di queste piante ma possono essere utilizzate anche singolarmente.

Se l'aumento del peso corporeo è eccessivo e con la sola dieta non si riesce a tornare al peso desiderato possiamo trovare un aiuto in rimedi naturali che accelerano il metabolismo come :
ANANAS, FUCUS, CITRUS AURANTIUM, CROMO POLINICOTINATO o rimedi naturali che riducono l'assorbimento come: GYMNEMA, GLUCOMANNANO, GARCINIA CAMBOGIA, CHITOSANO.

Vi è un altro disturbo molto frequente soprattutto in Autunno ed in Inverno. Gli studiosi parlano di METEOROPATOLOGIA ed è una vera e propria scienza che si divide in meteorosensibilità e meteoropatia.
Si è definiti meteorosensibili quando, al variare delle condizioni climatiche, si riacutizzano o si aggravano le malattie preesistenti. Si è definiti invece meteoropatici quando, sempre al variare delle condizioni climatiche, si manifestano disturbi di cui normalmente non si soffre.
Anziani e bambini sono i più soggetti a risentire delle variazioni climatiche sia dal punto di vista fisico che psicologico poiché il loro organismo non ce la fa ad adattarsi subito ai cambiamenti esterni.
Da un punto di vista fisico un aiuto ce lo possono dare quelle piante che aumentano le nostre difese immunitarie e che possono essere utilizzate tranquillamente anche da bambini o anziani. Per esempio ECHINACEA o UNCARIA TOMENTOSA se somministrate dall'autunno per tutto il periodo invernale rafforzano l'organismo e anche una eventuale influenza o un raffreddore saranno affrontati e “sconfitti” con molta più facilità e velocità. Stesso discorso per PROPOLI o PAPAIA FERMENTATA.

Tra i fattori climatici che maggiormente aggravano i sintomi di chi soffre di METEOROPATIA vi sono l'umidità e il vento.
.
Il grado ideale di umidità è del 50 – 60 % poiché l'aria eccessivamente secca può irritare le vie respiratorie mentre l'aria troppo umida ostacola la circolazione del sangue. Quando all'umidità eccessiva si associa un intenso caldo si possono avere molti fastidi: difficoltà di concentrazione, calo del rendimento fisico e intellettuale, disturbi cardiocircolatori, allergie.

Il vento può indurre eccitazione ma, se persiste troppo, può determinare spossatezza. Alcuni venti provocano mal di testa, depressione, sbalzi di pressione. Il Föhn , vento caldo e secco che spira da nord a sud e si forma nelle regioni alpine, influisce sia sul fisico che sulla psiche provocando irritabilità, depressione, mal di testa, insonnia, disturbi della circolazione. Alla base di questi disturbi sembra che possa esserci l'influsso esercitato dalla carica elettrica dell'aria sul sistema nervoso centrale e il contrasto che si forma quando l'aria calda del Föhn e l'aria fredda della terra si incontrano.

Anche se gli studiosi non sono concordi sulle cause della meteoropatia sembra che alla sua origine vi sia la funzione svolta da una ghiandola, l'epifisi. Questa ghiandola influirebbe sul funzionamento delle ghiandole surrenali quando l'organismo è sotto stress e sulla tiroide. E' stato scoperto che l'attività dell'epifisi è regolata dalla luce del sole e dai campi magnetici della Terra. Questa ghiandola stimola la produzione di MELATONINA, un ormone che viene prodotto quando è buio e la cui produzione si riduce nei periodi di stress e in età avanzata.

I possibili rimedi naturali ci vengono da piante ad attività adattogena come la RHODIOLA ROSEA, di cui abbiamo parlato prima. Altre piante efficaci sono quelle ad azione rilassante ed ansiolitica come VALERIANA, PASSIFLORA, TIGLIO, MELISSA, che assunte quotidianamente migliorano il tono dell'umore e la qualità della vita. Se è soprattutto il ritmo del sonno ad essere alterato allora possiamo utilizzare MELATONINA poiché probabilmente il nostro livello di stress
ha determinato una riduzione di produzione endogena dell'ormone.
Si deve prendere tutti i giorni una compressa 20 minuti prima di andare a letto e gli effetti cominciano a manifestarsi dopo 15 -20 giorni.

Per contrastare gli effetti negativi dei campi magnetici che si formano sulla Terra si può indossare un bracciale di rame. Sembra che il rame incida sul rapporto tra ioni positivi e negativi scaricando l'elettricità elettrostatica che si accumula nell'aria .
Tra gli oli essenziali da poter utilizzare per ottenere un effetto rilassante e per contrastare piccoli momenti di depressione vi sono TIMO e LAVANDA. Supratutto la lavanda può essere messa su un fazzolettino di stoffa di cotone ed annusato spesso per potenziarne l'effetto e sfruttarne appieno le virtù..

ANSA.it > Scienza e medicina > News Arriva depressione autunnale, serve luce
Sintomi sono stanchezza, sonno e apatia
27 ottobre, 16:46



(ANSA) - ROMA, 27 OTT - Stanchezza, sonno e apatia. Sono alcuni sintomi della depressione stagionale che possono comparire con l'arrivo dell'autunno.E se slegati da altri fattori di stress, potrebbero essere ricondotti al cosiddetto 'seasonal affective disorder' (SAD), vale a dire la depressione stagionale che compare quando diminuisce il numero delle ore di luce in una giornata, quindi con l'arrivo del freddo. Secondo la ricerca dell'universita' del Vermont, il disturbo puo' essere curato con la terapia della luce.

26 ott 2010


Giovanni Maria Lancisi

Il medico che dette vita alla prima bibloteca medica ed incrementò la congressualità come confronto di tesi e scoperte

Giovanni Maria Lancisi nacque a Roma il 25 ottobre 1654 da padre di Borgo S. Sepolcro e da madre romana, Anna Maria Borgiani, la quale morì dandolo alla luce. Il bambino fu allora affidato alla zia materna, residente a Orvieto. Alla morte di questa, dodici anni dopo, il Lancisi fu ricondotto a Roma dal padre.
Studiò lettere e filosofia al Collegio Romano, che era a quei tempi famoso poiché vi insegnavano illustri docenti. Superati con onore i primi studi, fu iscritto alla Sapienza, entrando come alunno nella Facoltà di Medicina, dove apparve a tutti, maestri e colleghi, dotato di vivido ingegno ed avido di ampliare il bagaglio delle sue conoscenze.
Il 12 settembre 1672, sotto il pontificato di Clemente X, Lancisi conseguì il Diploma di Laurea in Fisica e Medicina.
Il Diploma originale di Laurea consta di dieci carte in pergamena, rilegate da un’elegante copertina in pelle ornata di fregi, con al centro l’Arma gentilizia del Lancisi: due lance incrociate su tre monti e sotto tre stelle.
Lancisi si fece presto notare con alcune dissertazioni che presentò all’Accademia di medicina e all’Accademia di Anatomia. Proprio da queste adunanze, di austero carattere scientifico, Lancisi trasse il convincimento che grande era il vantaggio che poteva derivare alla scienza medica da un continuo scambio di idee e da dispute fra i medici.
Contemporaneamente Lancisi prese a frequentare assiduamente gli ospedali, alternando così agli studi teorici la pratica.
Nel gennaio 1676, a seguito di concorso, entrò come medico assistente in Santo Spirito, con Giovanni Tiracorda, Primo Medico dell’Arcispedale e medico di papa Innocenzo X.
Si dedicò per molti anni allo studio dell’anatomia, frequentando assiduamente quasi tutti gli ospedali di Roma e si distinse fra tutti, affermando che l’anatomia era alla base della medicina pratica.
Nel 1678 fu ricevuto come “Alunno” presso il Collegio Piceno di S. Salvatore in Lauro, istituito a vantaggio di quei giovani che dimostrassero peculiari attitudini per gli studi in genere e per le scienze in particolare. Essi vi entravano per corsi di perfezionamento dopo aver ottenuto la laurea.
Lancisi vi rimase per ben cinque anni, compiendo studi teorici e pratici. Frutto di tali studi furono più di venti volumi di memorie scientifiche, che ancora oggi si conservano manoscritte nella Biblioteca Lancisiana.
Nel 1684 fu assunto alla Sapienza in qualità di Lettore di Anatomia. Alle sue lezioni amavano assistere anche famosi sanitari di ogni età, fra i quali si ricordano il Malpigli e Luca Tozzi.
Conseguì allora il titolo di Medico di Collegio e di Vicegerente del cardinale Altieri, Camerlengo di S.R.C. e nipote di papa Clemente X, con l’incarico di rappresentare Sua Eminenza nel conferimento delle Lauree in Filosofia e Medicina alla Sapienza.
Ormai famoso, fu Socio dell’Accademia dei Fisiocritici di Siena, dell’Accademia delle Scienze di Bologna, dell’Accademia “Naturae Curiosorum” di Germania, dell’Accademia Reale d’Inghilterra.
Con il nome di Ersilio Macariano fu ammesso all’Arcadia, la quale gli dedicò poi una lapide e volle che un quadro che lo raffigurava fosse collocato nelle aule dell’Accademia.
Giovanni Tiracorda, Medico Primario in Santo Spirito e maestro di Lancisi, era il supplente di Mons. Santucci, Archiatra di papa Innocenzo XI. Quando nel 1688 il Santucci morì, Tiracorda avrebbe dovuto succedergli nella carica. Ma, data la sua tarda età, non accettò e propose invece il giovane Lancisi di appena 34 anni ma già famoso Anatomico e Lettore nella Cattedra di Medina alla Sapienza. Il papa accolse volentieri il nuovo medico per la reputazione che ormai godeva e lo nominò Medico Ordinario e Cameriere Segreto Partecipante, conferendogli un libero (ossia senza obbligo di ordini sacri) canonicato nella basilica di San Lorenzo in Damaso.
Il Pontefice prese tanto a benvolere il Lancisi da onorarlo della sua confidenza anche in cose estranee alla professione.
Innocenzo XI morì nel 1689 per piemìa consecutiva a pielonefrite calcolosa. Lancisi presenziò all’autopsia della quale lasciò una relazione.
Morto Innocenzo XI, Lancisi perdette gli emolumenti della sua carica e, tornato allo stato privato, nei primi tempi si trovò in angustie, ma poi riprese con animo l’esercizio della medicina e con maggior impegno i suoi studi.
Il Cardinale Paluzzo Altieri, Camerlengo di Santa Chiesa, lo nominò suo Vice Gerente per la concessione delle lauree in Filosofia e Medicina, carica che gli fu confermata nel 1696 dal successore Cardinale Giovanni Battista Spinola.
Aumentando sempre più la sua fama, le famiglie più ragguardevoli di Roma lo vollero custode della propria salute, come anche tutti gli Ambasciatori stranieri presso lo Stato della Chiesa.
La sua stima crebbe in seguito a dotte pubblicazioni, che videro la luce in questi anni. Fu chiamato nel 1699 per l’ultima infermità di Papa Innocenzo Xl che morì l’anno seguente.
Il Sacro Collegio dei Cardinali lo scelse Medico del Conclave, adunato per l’elezione del nuovo Pontefice, unitamente al famoso Giacomo Sinibaldi.
Il nuovo Pontefice Clemente XI, Gian Francesco Albani, appena eletto, il 23 novembre I 700, lo nominò suo Medico Ordinario e Cameriere Segreto dei Partecipanti, nell’ancor giovane età di quarantasei anni. Nel dicembre del 1701 gli concedeva il Diploma di nobiltà.
Sotto questo Pontefice il Lancisi ebbe favorevoli occasioni per segnalarsi. Il suo nome correva già famoso tra i Letterati d’Italia, tanto che l’insigne Accademia istituita da Ludovico Antonio Muratori con l’augusto e programmatico nome di “Repubblica Letteraria Italiana”, lo scelse a proprio Capo conferendogli il titolo di Arconte.
Sopra l’epitaffio del sepolcro del Lancisi nella Chiesa di Santo Spirito si vede un Blasone con Tre Monti e Tre Stelle con sovrastanti Due Lance incrociate. E’ l’arma di Giovanni Maria Lancisi, decorato del titolo di Nobile da Papa Clemente XI, che fin dal primo anno del suo Pontificato concesse al suo Archiatra la facoltà di inquadrare il suo Blasone raffigurato in Tre Monti con tre Stelle, arma di Casa Albani, con le Lance Lancisiane.
La prima concessione di questo privilegio risale al dicembre del 1701 e la conferma recava la data del 1° gennaio del 1714.
Il Documento ultimo era in carta pergamena di quattro carte, delle quali tre soltanto scritte. Unito v’era un ritratto del Pontefice. Fatte diligenti ricerche, non si è riusciti a rintracciare l’originale.
Della nobiltà del Lancisi resta solo il Blasone inciso sulla lapide sepolcrale e quello impresso sulla copertina in pelle che racchiude il Diploma di Laurea dello stesso Lancisi.

Gli anni 1714 e 1715 furono anni di grande soddisfazione per Lancisi desideroso di proteggere e incoraggiare i giovani sanitari.
Nel giorno 21 maggio del 1714, seconda festa della Pentecoste, inaugurava con inconsueta solennità la Biblioteca Medica, che porta il suo nome. L’aveva ideata fin dall’anno 1711.
Intervenne alla inaugurazione lo stesso Pontefice Clemente XI, accompagnato da venti Porporati, da Prelati, da Letterati di tutta Roma.
In quel giorno dette in luce le Tavole Anatomiche di Bartolomeo Eustachio, da Lui illustrate con prefazione e note. Le presentò in un bacile d’argento al Papa, ai Porporati e a tutti gl’intervenuti.
Nella sede della Biblioteca, il 25 aprile del 1715, s’inaugurava l’Accademia di Medicina e Chirurgia. con l’intervento di tredici Cardinali e delle personalità più elevate nella cultura. Lancisi vi recitò un discorso su « De recta medicorum Studiorum ratione», presentando la figura del Medico perfetto.


Il Lancisi, pensando che la Biblioteca sarebbe stata la Palestra, sede della istituenda Accademia, tra le disposizioni lasciava scritto: "XI - Bramo inoltre che il Bibliotecario vada eccitando congressi, e particolarmente le Accademie pubbliche di Anatomia, di Medicina e di Cirurgia, facendole fare almeno due volte al mese dai Medici Assistenti, dai Cirurgi Sostituti, e dai Giovani più abili". Ancora oggi, a 289 anni da quella inaugurazione ed in ottemperanza alle disposizioni del suo fondatore, l'Accademia Lancisiana organizza, almeno due volte al mese, le sue sedute per incentivare la ricerca scientifica e contribuire al perfezionamento della pratica professionale dei medici.
Nel dare inizio all'Accademia pensava che non vi fosse argomento più degno di essere trattato che quello sull'Esatto insegnamento degli Studi Medici. E, per la sua esperienza di più di quarant'anni, egli poteva ben dare consigli in proposito. E concludeva che la medicina non s'impara in breve tempo: "Ars longa, Vita brevis". Che l'ignoranza dei medici arreca grave danno alla società, che per loro è necessaria la conoscenza della lingua greca per l'interpretazione dei termini scientifici, e la conoscenza della lingua latina, perchè questa è la lingua di tutti i Dotti del mondo.
Il 16 gennaio 1720 il Lancisi, colpito da febbre, dispensandosi dalla solita visita serale al papa, si ritirò nel suo appartamento e si pose a letto, assalito da dolore acuto nell’ipocondrio destro, da sete inestinguibile e aridità alle fauci, tanto che gli era impedita anche la parola.
Passata la notte senza riposo assistito dal suo discepolo dott. Francesco Soldati, gli vennero praticate le opportune cure mediche; ma senza alcun profitto. Inutilmente gli furono cavate poche once di sangue, com’era desiderio del malato.
Sul principio della terza giornata, aggravandosi il suo stato, l’infermo volle ricevere i sacramenti che gli furono amministrati da mons. Carlo Maielli, Bibliotecario della Vaticana, suo amico, il quale volle assisterlo fino alla morte.
Anche il papa avrebbe voluto visitare il suo Medico negli ultimi momenti di vita desiderando accompagnare il SS. Viatico; ma ne fu distolto a motivo della scala incomoda, e anche perché gli fu celata l’ora o, meglio, da troppo zelanti cortigiani gli fu detta un’ora per un’altra, come si lamentò lo stesso Pontefice.
Dopo una vita nobilmente spesa al servizio delle Scienze, Giovanni Maria Lancisi morì tra il compianto di tutta Roma, nel Palazzo Apostolico del Quirinale, il giorno di sabato 20 gennaio 1720, sull’aurora com’era avvenuta la nascita. Aveva 65 anni.
Sul cadavere di Lancisi venne eseguita l’autopsia, descritta in una lettera a Giovanni Battista Morgagni da Pietro Assalti, altro fedele discepolo dell’Archiatra, e quindi l’imbalsamazione.
Lancisi, nel suo testamento in data 10 dicembre 1719, disponeva di lasciare tutto il denaro ricevuto da infermi ricchi, agli infermi poveri. Essendo stato da giovane medico Assistente nell'Ospedale Santo Spirito con molto profitto, lo istituisce suo Erede Universale.


(Tratto da: “Giovanni Maria Lancisi – La Biblioteca Lancisiana – L’Accademia Lancisiana” di Pietro DE ANGELIS. Roma – 1965.)

Susanna Berti Franceschi

How a Scorpion's Poison Could Help Heart Patients

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Lungs Have Bitter Taste Receptors That May Help Treat Asthma

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25 ott 2010



Corriere della Sera > Salute >

Il cervello delle neo mamme è più grande studio del National Institute of Mental Health americano


Il cervello delle neo mamme è più grande
Le risonanze magnetiche hanno mostrato una crescita nella materia grigia, più accentuata nelle donne che mostravano maggiore entusiasmo nei confronti del figlio
studio del National Institute of Mental Health americano



Le risonanze magnetiche hanno mostrato una crescita nella materia grigia, più accentuata nelle donne che mostravano maggiore entusiasmo nei confronti del figlio

MILANO - Il cervello delle neo mamme cresce dopo il parto. Lo ha dimostrato uno studio condotto dal National Institute of Mental Health in Maryland, secondo cui ci sono delle piccole ma significative differenze prima e dopo la nascita. I ricercatori, che hanno pubblicato il risultato dello studio sulla rivista della American Psychological Association, hanno analizzato il cervello di 19 mamme che hanno dato alla luce 10 maschi e 9 femmine due settimane prima e quattro mesi dopo il parto.

ORMONI - Le risonanze magnetiche hanno mostrato una crescita nella materia grigia, più accentuata nelle donne che mostravano maggiore entusiasmo nei confronti del figlio. Le differenze sono state notate nell'ipotalamo, che elabora le emozioni, nell'amigdala, legata agli stimoli sensoriali, nel lobo parietale e nella corteccia prefrontale. «Il cambiamento nei livelli ormonali - scrivono i ricercatori nella rivista Behavioural Science - uniti alla necessità di far fronte alla cura del bambino potrebbero essere alla base dei cambiamenti». (Fonte: Agi)




22 ottobre 2010

23 ott 2010


La Porfiria


Risposte redatte dall'A.Ma.Po. Associazione Malati di Porfiria
Consulenza Scientifica Dr. Gianfranco Biolcati
Centro per le Porfirie Istituto San Gallicano Roma


Quali sono i sintomi delle Porfirie acute?

Quali sono i sintomi delle Porfirie non acute?

Come fa il medico a diagnosticare la Porfiria?

Quali sono i geni implicati nelle Porfirie?

Quali terapie ci sono per le Porfirie acute?

Quali terapie ci sono per le Pofirie non acute?

E’ possibile identificare i portatori sani delle Porfirie?

E' possibile effettuare la diagnosi prenatale?

Che cosa bisogna fare in caso sia necessario utilizzare un farmaco non inserito nella lista?
Quali sono i sintomi delle Porfirie acute?
Le Porfirie acute hanno la caratteristica comune di avere tutte una sintomatologia neurologica.
La Porfiria Variegata e la Coproporfiria Ereditaria possono causare anche sintomi cutanei.
Le Porfirie acute sono tipicamente scatenate dall'assunzione di alcune sostanze, inparticolare alcuni farmaci, ma anche da variazioni, ormonali o stati nutrizionali particolari. Se si riesce a controllare il fattore che risulta tossico per le persone affette da porfiria, la malattia spesso rimane allo stato di latenza: solo il 10% dei portatori dei difetto enzimatico, infatti, sviluppano i sintomi della malattia indipendentemente da fattori esterni.
La sostanza tossica scatenante di solito è rappresentata da un farmaco, a volte da ormoni normalmente presenti nell'organismo (la sintomatologia di solito compare in donne dopo la pubertà).
Altre cause che possono essere responsabili di una crisi sono: diete povere di zuccheri, infezioni, qualche autore sostiene che anche alcool e fumo siano responsabili dell'insorgenza dell'attacco acuto.
A titolo indicativo possiamo elencare i sintomi in rapporto alla frequenza ed al più comune ordine di comparsa: dolori addominali modesti, tipo colica, localizzati oppure generalizzati, che possono irradiarsi posteriormente o ai fianchi, febbre, leucocitosi (eccesso di globuli bianchi), vomito, stitichezza, tachicardia e ipertensione labile, ritenzione urinaria, sudorazione abbondante, riflessi tendinei profondi diminuiti, carenza di sodio nel sangue (iponatriemia), perdita della sensibilità (iperestesie e parestesie), instabilità emotiva, tetania.
I sintomi più gravi possono essere il coma, paralisi che può persistere per anni, atrofia del nervo ottico, allucinazioni e disturbi comportamentali, paralisi respiratoria che può essere anche mortale.


TORNA SU

Quali sono i sintomi delle Porfirie non acute?
Porfiria eritropoietica congenita o Morbo di Gunther (CEP)
E’ una forma di porfiria eritropoietica molto rara, che causa principalmente anemia emolitica (distruzione massiccia dei globuli rossi) e grave sensibilità alla luce (fotosensibilità). I sintomi sono presenti fin dalla nascita e sono dovuti alla massiccia quantità di porfirine circolanti. I pannolini dei neonati sono rosso scuro, per la grande quantità di porfirine eliminate attraverso le urine. Caratteristica di questa malattia è l'eritrodonzia: illuminando i denti con luce ultravioletta questi sono rosso fluorescente. La fluorescenza è dovuta alle porfirine che si depositano nel fosfato di calcio dei denti.
* Porfiria Cutanca Tarda (PCT)
E' la più frequente in Italia. Compare generalmente intorno ai 30-40 anni, raramente si riscontra nell'infanzia.
La sintomatologia cutanea, presente unicamente nelle zone esposte al sole, consiste in fragilità cutanea con formazione di bolle, erosioni che si trasformano in croste o in piccole cisti. Si può anche avere un eccesso di peluria sugli zigomi.
L' entità dei sintomi è legata alla quantità di porfirine circolanti ed è aggravata dall'esposizione al sole e da eventuali traumi alla cute.
Le persone affette da PCT tendono ad avere problemi epatici più facilmente della media, soprattutto in conseguenza all'eccessiva assunzione di alcool, al sovraccarico di ferro, all'infezione da virus, e qualche volta, a causa dell'assunzione di farmaci, soprattutto gli estrogeni.
* Protoporfiria eritropoietica
Non è molto frequente. Compare durante i primi anni di vita. La sintomatologia è caratterizzata da bruciore, eritema ed edema delle zone esposte al sole, ispessimento della cute, soprattutto in corrispondenza del dorso delle mani e del naso. Spesso sono presenti problemi epatici dovuti alla stasi di protoporfirine nelle cellule del fegato e nei canalicoli biliari, con conseguente formazione di calcoli nella colecisti.


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Come fa il medico a diagnosticare la Porfiria?
La diagnosi di Porfiria viene fatta dopo un attento esame clinico ed una scrupolosa valutazione degli esami di laboratorio che devono comprendere la determinazione qualitativa e quantitativa delle porfirine e dei precursori delle porfirine nel sangue e nelle urine.
Per diagnosticare con precisione il tipo di Porfiria può essere poi necessario effettuare analisi più specifiche, come la misura dell'attività dell'enzima specifico nelle cellule del sangue, oppure un test genetico alla ricerca della mutazione responsabile.


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Quali sono i geni implicati nelle Porfirie?
Negli ultimi anni i geni di tutti gli enzimi della via biosintetica dell'eme sono stati caratterizzati ed è stata stabilita la loro localizzazione cromosomica. Le modalità di trasmissione ereditaria variano a secondo del tipo di porfiria.


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Quali terapie ci sono per le Porfirie acute?
Nei soggetti con diagnosi di porfiria acuta, la prima cosa che si deve fare è la prevenzione, non somministrando farmaci che possano indurre la malattia ed instaurando una dieta ricca di carboidrati e zuccheri. I centri specializzati in Porfirie dispongono di una lista aggiornata di farmaci di cui si conosce la pericolosità per le persone affette da Porfiria.
Alcune terapie farmacologiche sono poi in grado di contenere le crisi acute.


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Quali terapie ci sono per le Pofirie non acute?
In passato i bambini affetti da Morbo di Gunther venivano trattati con trasfusioni ripetute, attualmente, quando è possibile, si effettua il trapianto di midollo osseo.
Nella Porfiria Cutanea Tarda l'approccio terapeutico iniziale deve essere indirizzato, quando possibile, all'allontanamento della sostanza epatotossica (virus, alcool, ferro, farmaci) ed alla protezione dal sole. Successivamente, si può intervenire aumentando l'eliminazione di porfirine.
Per la Protoporfiria la terapia mira alla protezione dal sole mediante creme schermanti e per via sistemica mediante b-carotene.


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E’ possibile identificare i portatori sani delle Porfirie?
In alcune forme di Porfiria i portatori sani possono essere individuati anche mediante lo studio dell'attività enzimatica. Questo tipo di indagine è poco attendibile per alcuni enzimi che risentono di troppi fattori. Lo studio della mutazione genica mediante metodiche di biologia molecolare, consente di identificare con ragionevole sicurezza i portatori.


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E' possibile effettuare la diagnosi prenatale?
Sulle cellule presenti nel liquido amniotico è possibile individuare la mutazione e fare in questo modo diagnosi prenatale, la stessa metodica può essere attuata nel sangue del cordone ombelicale ed individuare fin dal momento della nascita se il neonato è portatore del tipo di Porfiria di cui è affetto uno dei genitori.


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Che cosa bisogna fare in caso sia necessario utilizzare un farmaco non inserito nella lista?
Molti pazienti con Porfiria Acuta hanno bisogno di farmaci per i quali ci sono poche informazioni sull'eventuale interferenza con la Porfiria. Inoltre ogni giorno in tutto il mondo vengono immessi sul mercato nuovi farmaci. Al momento attuale i test che vengono condotti in vitro o sull'animale per saggiare l'interazione metabolica con la porfiria non sono sempre applicabili all'uomo. Nell'ipotesi che il nuovo farmaco non possa essere sostituito con uno di quelli già presenti nella lista, l'unico modo per valutarne la porfirinogenicità è quello di controllare scrupolosamente l'andamento di ALA e PBG. I due metaboliti devono essere dosati nelle urine prima di iniziare la terapia (T0) e i dosaggi vanno ripetuti ogni 2-3 giorni (T1, T2, T3) per le prime due settimane. Se non c'è aumento di ALA e PBG i controlli vanno diradati progressivamente passando a una volta a settimana (T4) fino ad arrivare a una volta al mese (T5, T6). In caso di significativo aumento il farmaco va interrotto ed eventualmente iniziata una terapia per la prevenzione di una crisi acuta.


See Inside Why Women Live Longer
Stress alone does not explain the longevity gap

By Thomas Kirkwood |October 21, 2010 | 17

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Fountain of youth: Not only is she likely to live longer than he does, but she will help him live longer, too.



If there are any men left who still believe that women are the weaker sex, it is long past time for them to think again. With respect to that most essential proof of robustness—the power to stay alive—women are tougher than men from birth through to extreme old age. The average man may run a 100-meter race faster than the average woman and lift heavier weights. But nowadays women outlive men by about five to six years. By age 85 there are roughly six women to every four men. At age 100 the ratio is more than two to one. And by age 122—the current world record for human longevity—the score stands at one-nil in favor of women.

So why do women live longer than men? One idea is that men drive themselves to an early grave with all the hardship and stress of their working lives. If this were so, however, then in these days of greater gender equality, you might expect the mortality gap would vanish or at least diminish. Yet there is little evidence that this is happening. Women today still outlive men by about as much as their stay-at-home mothers outlived their office-going fathers a generation ago. Furthermore, who truly believes that men’s work lives back then were so much more damaging to their health than women’s home lives? Just think about the stresses and strains that have always existed in the traditional roles of women: a woman’s life in a typical household can be just as hard as a man’s. Indeed, statistically speaking, men get a much better deal out of marriage than their wives—married men tend to live many years longer than single men, whereas married women live only a little bit longer than single women. So who actually has the easier life?

It might be that women live longer because they develop healthier habits than men—for example, smoking and drinking less and choosing a better diet. But the number of women who smoke is growing and plenty of others drink and eat unhealthy foods. In any case, if women are so healthy, why is it that despite their longer lives, women spend more years of old age in poor health than men do? The lifestyle argument therefore does not answer the question either.

As an experimental gerontologist, I approach this issue from a wider biological perspective, by looking at other animals. It turns out that the females of most species live longer than the males. This phenomenon suggests that the explanation for the difference within humans might lie deep in our biology.

Many scientists believe that the aging process is caused by the gradual buildup of a huge number of individually tiny faults—some damage to a DNA strand here, a deranged protein molecule there, and so on. This degenerative buildup means that the length of our lives is regulated by the balance between how fast new damage strikes our cells and how efficiently this damage is corrected. The body’s mechanisms to maintain and repair our cells are wonderfully effective—which is why we live as long as we do—but these mechanisms are not perfect. Some of the damage passes unrepaired and accumulates as the days, months and years pass by. We age because our bodies keep making mistakes.

We might well ask why our bodies do not repair themselves better. Actually we probably could fix damage better than we do already. In theory at least, we might even do it well enough to live forever. The reason we do not, I believe, is because it would have cost more energy than it was worth when our aging process evolved long ago, when our hunter-gatherer ancestors faced a constant struggle against hunger. Under the pressure of natural selection to make the best use of scarce energy supplies, our species gave higher priority to growing and reproducing than to living forever. Our genes treated the body as a short-term vehicle, to be maintained well enough to grow and reproduce, but not worth a greater investment in durability when the chance of dying an accidental death was so great. In other words, genes are immortal, but the body—what the Greeks called soma—is disposable.


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1. candide
10:08 AM 10/21/10

Is Child Obesity an Infectious Disease? - US News and World Report

Is Child Obesity an Infectious Disease? - US News and World Report

22 ott 2010


Lei è più gelosa e possessiva? Forse è colpa della pillola
Gli ormoni presenti nel farmaco, infatti, sarebbero la causa delle preoccupazioni delle donne sulla fedeltà del proprio partner, secondo uno studio della Stirling University

Le donne che assumono la pillola anticoncezionale potrebbero diventare più gelose e possessive. Gli ormoni presenti nel farmaco, infatti, sarebbero la causa delle preoccupazioni delle donne sulla fedeltà del proprio partner. Almeno questo emerge da uno studio condotto dalla Stirling University e pubblicato sulla rivista Personality and Individual Differences.

Secondo i ricercatori, le pillole anticoncezionali che hanno un più elevato livello di estrogeno potrebbero mettere a rischio il rapporto di coppia. Per arrivare a queste conclusioni sono state coinvolte nello studio 275 donne, delle quali sono stati indagati i sentimenti verso il partner in alcune circostanze che hanno messo alla prova la fiducia di coppia. I ricercatori hanno poi confrontato le risposte delle donne che assumono anticoncezionali con quelle che non usano la pillola.

Ebbene, dai risultati è emerso che le donne che assumano la pillola anticoncezionale sono più possessive. In particolare, le pillole con un contenuto più pesante di estrogeni sembrano aver un’influenza superiore sull’impatto emotivo rispetto invece a quelle con un più elevato livello di progesterone. "Sembra che le donne, e forse i fornitori farmaceutici, non siano pienamente consapevoli - ha commentato Craig Roberts, che ha coordinato lo studio - della gamma di potenziali effetti psichici associati all’uso della pillola e più specificatamente alla scelta del marchio". Per questo i ricercatori sono convinti che è importante per le donne che scelgono di usare l’antioncezionale non sottovalutare gli effetti sulle proprie emozioni verso il partner.

ASMA: MILLE MORTI L’ANNO IN ITALIA
Colpiti tre milioni di persone. Il problema dei bambini. I rimedi,la prevenzione. Il congresso nazionale di Pneumologia a Milano


MILANO – Tre milioni di asmatici in Italia, mille decessi all’anno per le complicazioni di questa malattia infiammatoria cronica delle vie respiratorie. E’ il quadro drammatico che è emerso dal XVI° congresso nazionale della Pneumologia promosso dalla Società Italiana di Medicina Respiratoria,dall’Unione Italiana di Pneumologia e dall’Associazione Italiana Pneumologi Ospedalieri.
Un tassello importante in un quadro più generale che comprende tutte le malattie respiratorie, su cui incidono situazioni ambientali, cattivi stili di vita uniti alla vulnerabilità dei soggetti più giovani. Molto preoccupante,in particolare, si è detto a Milano,risulta l’aumento di prevalenza di questa malattia fra i bambini, che s’attesta intorno al 10% contro il 5% nella popolazione adulta.
Secondo il presidente della S.I.Me.R,Stefano Centanni, la prevenzione deve essere basata su tre punti: una dieta ricca di frutta e verdura che può mantenere i sistemi di difesa al massimo dell’efficienza verso i danni ossidativi da radicali liberi. L’eliminazione del fumo,specie durante la gravidanza,nel periodo post-natale e nell’adolescenza così da non alterare la funzione polmonare. Occorre,inoltre,tenere sotto controllo il peso corporeo che può,in eccesso,modificare la normale capacità della gabbia toracica e del polmone,di dilatarsi correttamente e provocare ripercussioni anche sull’albero bronchiale con maggiore tendenza alla sua ostruzione.
Circa l’inquinamento atmosferico, le problematiche della salute sono state inserite nel libro bianco “Qualità dell’aria e salute”. E’ una delle principali sfide per l’Europa ,si preisa, ed è necessario promuovere attivamente una riduzione della contaminazione dell’aria.
GIAN UGO BERTI

20 ott 2010

Balancing the Risks: Skin Cancer Patients Are Deficient in Vitamin D

Balancing the Risks: Skin Cancer Patients Are Deficient in Vitamin D

Study: More Evidence for the Harms of Hormone Replacement Therapy

Study: More Evidence for the Harms of Hormone Replacement Therapy

A Simple Camera Helps an Amnesia Patient Access Her Memory

A Simple Camera Helps an Amnesia Patient Access Her Memory

Francesco I de’ Medici e Bianca Capello: veleno o febbre terzana?
Ecco a voi una vecchia storia di amori e veleni nella Firenze granducale rivisitata grazie all’aiuto di Luca Filippi medico appassionato di indagini sui fatti del passato ed autore del testo in corsivo nel quale ripercorre le tappe di una famosa indagine.

Nel gennaio del 1565 Francesco de’ Medici sposa l’arciduchessa Giovanna d’Austria, figlia dell’imperatore Ferdinando I e nipote di Carlo V. Un’alleanza prestigiosissima per l’erede del granduca Cosimo I e per la famiglia che si governa Firenze, ma nel frattempo non ha mai abbandonato l’attività mercantile e bancaria considerata all’epoca particolarmente inappropriata per una casa regnante. Giovanna infatti si sente decisamente “svenduta”, ma anche lo sposo non è che faccia i salti di gioia: l’arciduchessa è bruttina e petulante e lui da un anno è perdutamente innamorato di un’altra. La donna che occuperà per tutta la vita il cuore di Francesco I de’ Medici si chiama Bianca Capello, è veneziana, bellissima e già sposata con un giovanotto fiorentino. Bianca proviene da una famiglia prestigiosa e il matrimonio “riparatore” con Pietro Bonaventura non è un successo, anzi tutto il contrario. A Firenze la splendida veneziana langue fino al momento in cui il suo sguardo incrocia quello del giovane de’ Medici che perde la testa all’istante. I due diventano amanti con il tacito assenso del Bonaventura al quale il favore (e il denaro) granducale fa dimenticare le corna. Quando Francesco si sposa nulla cambia nella relazione appassionata con Bianca che fra l’altro rimane opportunamente vedova poiché il marito viene ucciso in una rissa. Ogni notte il Granduca folle di passione si reca dall’amante, senza che ciò naturalmente gli impedisca di fare il suo dovere di marito. Giovanna mette al mondo una dietro l’altra una serie di bambine (una di queste, Maria, sarà regina di Francia accanto a Enrico IV, un’altra Eleonora sposa il Vincenzo Gonzaga quello della prova di virilità) e infine un giorno, mentre è incinta per la undicesima volta, cade e il parto prematuro la uccide. Pochi mesi dopo Bianca, odiata dai fiorentini (che la accusano di stregoneria) e detestata dalla famiglia de’ Medici al gran completo, sposa Francesco I al quale, fra l’altro, aveva tentato di rifilare un figlio “fasullo” inscenando una falsa gravidanza. Gli anni di regno di regno dei due ex amanti non sono fra i migliori nella storia di Firenze, Francesco è un uomo intelligente e appassionato di scienze, ha ereditato il carattere dissoluto e tirannico del padre ma non la sua indiscussa abilità politica ed amministrativa. Il Granduca muore nella villa di Poggio a Caiano nell’autunno nel 1587 e la moglie Bianca gli sopravvive di sole dieci ore.

Non riposano in pace i granduchi di Toscana. Da quasi cinque secoli il sospetto dell’omicidio aleggia sulla morte di Francesco I de’Medici e della sua seconda moglie Bianca Cappello. Il principale indiziato, all’epoca, fu il fratello del granduca, Ferdinando, cardinale di Santa Romana Chiesa, che per succedere al trono di Firenze dismette la tunica porporata e assume il governo dello Stato. Ma andiamo con ordine. La sera dell’8 ottobre 1587, dopo una giornata di caccia proprio in compagnia del cardinale Ferdinando, i due coniugi cominciano a sentirsi male. Vomito, e febbre elevata e intermittente: in soli undici giorni di agonia entrambi i granduchi rendono l’anima al creatore, senza che l’uno venga a sapere della morte dell’altra. Il primo sospetto fu, neanche a dirlo, che fossero stati avvelenati dal cardinale Ferdinando, il quale era prestante, amante delle belle donne, e la tonaca porporata gli stava decisamente stretta. Pare che avesse perso la testa per la bellissima Clelia Farnese, figlia del suo acerrimo nemico il grancardinale Alessandro. Alla morte di Francesco I, Ferdinando salì al trono di Toscana, ebbe una sposa legittima e molte amanti, ma Clelia, a quanto pare, non cedette mai alle profferte del potente granduca. Dopo secoli di silenziose illazioni, l’ipotesi dell’avvelenamento ritorna prepotentamente alla ribalta in seguito alla pubblicazione di uno studio del tossicologo Francesco Mari. In un articolo apparso sulla prestigiosa rivista British Medical Journal (BMJ 2006, 333), Mari e collaboratori affermano di aver trovato prove a supporto della tesi dell’arsenico. Lo studio, ripreso da diversi quotidiani e oggetto di una grande inchiesta di Archeologia Viva (Francesco e Bianca: arsenico e vecchi merletti) si basava sull’analisi di alcune formazioni pilifere trovate sul teschio di Francesco e sull’esame dei visceri dei defunti granduchi. Dopo l’autopsia, infatti, le auguste frattaglie della coppia vengono riposte e conservate in alcuni vasi all’interno della chiesa di Santa Maria a Buonistallo. L’analisi tossicologica delle viscere avrebbe rivelato la presenza di arsenico, e lo studio del DNA antico avrebbe consentito di attribuire le viscere proprio al corpo d Francesco I. Lo studio di Mari e collaboratori, tuttavia, suscita alcune perplessità in ambito accademico e, su un numero successivo della medesima prestigiosa rivista, compaiono delle contestazioni da parte del professor Gino Fornaciari (Università di Pisa) e della professoressa Laura Ottini (Università di Roma “La Sapienza”). Le principali critiche mosse allo studio del tossicologo riguardano le non appropriate tecniche di scavo nella cripta e di recupero dei vasi con le viscere. La concentrazione di arsenico potrebbe essere spiegata dai metodi usati per trattare e conservare le viscere, metodi che prevedevano l’impiego di composti a base di arsenico. Inoltre, al momento dell’esumazione dei resti mortali del granduca non era stata rinvenuta alcuna formazione pilifera. Il DNA analizzato da Mari e colleghi, dunque, potrebbe essere legato a contaminazione accidentale da parte degli operatori o della flora batterica. Dunque, emergono nuovi dubbi e il lavoro interpretativo ricomincia. L’equippe del Professor Fornaciari riprende a indagare dai momenti iniziali, quella fatidica giornata di ottobre che segna l’inizio dell’agonia del granduca. Francesco de’Medici, secondo gli archiatri di corte, comincia a star male l’8 ottobre del 1587 dopo tre giorni di intensa caccia nella tenuta di Poggio a Caiano, allora territorio coltivato a risaia. La febbre, accompagnata da vomito e diarrea, sale vertiginosamente fino al giorno 9, per poi risolversi nei giorni successivi. Spossato dai salassi, estenuato dalle sudorazioni e dalla perdita di liquidi, Francesco si sente meglio, nei giorni 10 e 11. Ma di nuovo la febbre e i sintomi a essa associati ricompaiono il giorno 12 e perdurano per i successivi due giorni. Questa altalena va avanti fino al giorno 19, quando il granduca, ormai allo stremo delle forze, chiede l’estrema unzione, detta le sue ultima volontà. Poco dopo, spira. La stessa sorte, con qualche giorno di differenza, tocca alla granduchessa Bianca a cui Ferdinando, che odiava la cognata, nega la sepoltura accanto al legittimo consorte. All’epoca gli archiatri di corte diagnosticano una febbre malarica, una febbre dal tipico andamento alternante detta, appunto, terzana. Nel 2009 le analisi condotte dal Laboratorio di Parassitologia della Facoltà di Medicina veterinaria dell’Università di Torino ripropongono la tesi della morte per malaria. L’esame dei campione di tessuto osseo spugnoso estratto dallo scheletro del ganduca è risultato positivo per la ricerca delle proteine del Plasmodium falciparum, l’agente causale della malaria. nsomma, a distanza di quasi cinque secoli, la Scienza sembra scagionare definitivamente Ferdinando, e l’arsenico e I vecchi merletti, a braccetto, abbandonanto il palcoscenico di questa movimentata saga familiare.

Effettivamente Ferdinando odia la cognata che chiama “la pessima Bianca” e di lei cancella ogni traccia. Ai funzionari che gli chiedono istruzioni per la sepoltura il nuovo granduca risponde “dove volete, ma non con noi”, cioè non nelle tombe medicee. La corte viene in un certo senso “bonificata” e lo Stato fiorentino, governato da un nuovo sovrano generoso, equilibrato e saggio, guadagna il rispetto ed il prestigio che erano venuti meno negli anni precedenti a causa del temperamento del fratello e dello scandalo legato alla presenza di Bianca. Ferdinando I sarà l’unico dei discendenti di Cosimo a lasciare di sé una fama duratura. Egli restituisce al paese l’ordine e al governo l’integrità, promuove una riforma fiscale, sostiene il commercio, incoraggia il progresso tecnico e scientifico. Il suo nome è legato a grandi opere pubbliche, quali la bonifica della Val di Chiana e il potenziamento del porto di Livorno. Della città, che al tempo del padre era un modesto villaggio di pescatori, egli fa, mediante una legge speciale, un asilo aperto ad ogni sorta di perseguitati religiosi e politici: ebrei, ugonotti in fuga dalla Francia, cattolici dall’Inghilterra, profughi di tutti i paesi.




OSTEOPOROSI: CENTOMILA FRATTURE ALL’ANNO

Il 20 ottobre si celebra la “giornata mondiale”. Nasce in Toscana un progetto di prevenzione fra Regione e tre Università (Pisa,Firenze e Siena)

MILANO – Sono circa centomila all’anno gli anziani che, in Italia, si fratturano il femore a causa della osteoporosi ( l’osso diventa progressivamente più fragile per la massiccia perdita della sostanza scheletrica). Circa la metà di queste persone presentano un esito fatale per le complicazioni, entro un anno dal trauma. Il 20% ha inoltre una recidiva. Da qui,nell’ambito della “Giornata mondiale” contro la malattia, una delle iniziative è quella che coinvolge la Regione Toscana ed i tre atenei di Siena,Firenze e Pisa,assieme al progetto FIRMO,coordinato da Maria Luisa Brandi ( gli altri coordinatori scientifici Ranuccio Nuti di Siena ed Ombretta Di Munno di Pisa).

Il progetto,che andrà a regine nel 2013 in base ai risultati raggiunti in corso d’opera, è teso a sostenere queste persone sotto un profilo più completo, non solo quindi strettamente ortopedico. Ed, alla base, è stato istituito un percorso organizzato d’informazione.

Con TARGET (Trattamento appropriato delle rifratture geritariche in Toscana), tali pazienti sono gestiti da un gruppo multidisciplinare (ortopedici, endocrinologi, reumatologi,geriatri,etc. ), capace non solo di riparare la frattura, ma anche d’individuarne le cause ed ottimizzare per ognuno la terapia preventiva. Sono in sostanza le persone a maggior necessità di un simile trattamento. Lo scopo è garantire all’anziano con le ossa ormai fragili una cura per l’osteoporosi.

GIAN UGO BERTI

(riproduzione vietata)

Tirosenemia Tipo I :il nuovo test è o.k.

all'ospedale fiorentino Meyer, positivo risultato nell'screening neonatale

Firenze – Fosse nato in qualsiasi altra città d’Italia ora avrebbe sintomi così gravi da dover ricorrere alle cure intensive in ospedale e sulla sua cartella clinica, molto probabilmente, ci sarebbero complicanze severe, quali insufficienza renale ed epatica, capace quest’ultima di degenerare in tumore.
Ma Matteo, è il nome di fantasia con cui vogliamo chiamarlo, ha avuto la fortuna di essere nato in Toscana, dove all’Ospedale Pediatrico Meyer è stato scoperto, sviluppato e brevettato lo screening neonatale della Tirosenemia Tipo I, deficit enzimatico Tirosinemia Tipo I.
L’invenzione realizzata a Firenze da Giancarlo la Marca, ricercatore del Dipartimento di Farmacologia dell’Università di Firenze e responsabile del Laboratorio di Screening Neonatale della Clinica di Neurologia Pediatrica del Meyer, ha trovato nella sua goccia di sangue prelevata poche ore dopo la sua nascita la grave insufficienza enzimatica. Così ben prima che i sintomi emergessero, il neonato è stato immediatamente sottoposto alle cure. Sebbene la malattia metabolica sia rara, se individuata immediatamente, con efficaci terapie farmacologiche e un’appropriata dieta, i bambini che ne sono affetti possono avere una vita normale.
Quando è nato il piccolo Matteo era un neonato come tutti gli altri, nulla faceva presagire che il DNA del suo piccolo organismo celasse la mutazione che provoca la Tirosinemia Tipo I. Un bimbo in perfetta salute senza alcun sintomo. Come accade con molte malattie rare solo lo screening neonatale effettuato con la Spettrometria di Massa (la Regione Toscana è stata la prima a introdurlo già nel 2001 con un progetto pilota e nel 2004 per legge) nelle prime 48-72 ore riesce a vedere la presenza di circa 40 malattie metaboliche.
Tra queste la Tirosinemia Tipo I. Prima della scoperta del nuovo marcatore, era difficilmente identificabile. Come spiega il ricercatore Giancarlo la Marca: “Avessimo utilizzato il vecchio marcatore, Matteo che era in fase asintomatica, sarebbe risultato “falso negativo” e lo avremmo perso. Nella famiglia del piccolo Matteo, nel recente passato, ci sono stati almeno tre bimbi non nati in Toscana, morti entro i primi sei mesi di vita, quasi certamente perchè presentavano questo difetto congenito. Avendo a disposizione il nuovo test diagnostico che mostra una specificità del 100%, abbiamo potuto richiamare Matteo a 4 giorni di vita, confermare la diagnosi e sottoporlo precocemente alle terapie e alla correzione della dieta. Il bambino viene tranquillamente allattato al seno e avrà una vita normale. Ora sta bene e potrà vivere una vita come tutti i suoi coetanei”.
Matteo è il primo caso di Tirosinemia Tipo I individuato dopo il deposito del brevetto della nuova scoperta scientifica che porta la firma dell’Azienda Ospedaliero Universitaria Meyer e della società Perkin Elmer.

Gian Ugo Berti

19 ott 2010






Prevenzione
La dieta preventiva

Diversi studi scientifici hanno dimostrato l'utilità di una dieta particolare nella prevenzione delle ricadute del cancro del seno in donne già colpite. Ora si sta valutando l'utilità della stessa dieta nella prevenzione primaria, ovvero in chi non ha ancora sviluppato la malattia. Alla base di questa alimentazione c'è un apporto elevato di fitoestrogeni (ormoni vegetali simili agli estrogeni femminili che sono contenuti principalmente nella soia e nei suoi derivati, ma anche nelle alghe, nei semi di lino, nel cavolo, nei legumi, nei frutti di bosco, nei cereali integrali). Inoltre vanno limitati gli zuccheri raffinati, che hanno l'effetto di innalzare l'insulina nel sangue e quindi di indurre il diabete, a favore di zuccheri grezzi e di amidi.

Ancora: si consiglia di consumare molte crucifere (rape, senape, rucola, cavolfiore, cavolini di Bruxelles, ravanelli, cavolo) perché agiscono in modo positivo nei confronti del metabolismo degli ormoni.

Infine è bene privilegiare il pesce rispetto alle altre proteine animali, accompagnato da grandi quantità di fibre (attraverso il consumo di frutta, cereali, verdura, legumi). Da limitare l'apporto di latticini e uova, tenendo però d'occhio la quantità totale di calcio per prevenire l'osteoporosi.
È possibile ridurre il proprio rischio di ammalarsi con un comportamento attento e con pochi esami di controllo elencati più sotto. È bene fare esercizio fisico e alimentarsi con pochi grassi e molti vegetali (frutta e verdura, in particolare broccoli e cavoli, cipolle, tè verde e pomodori).

Anche allattare i figli aiuta a combattere il tumore del seno, perché l'allattamento consente alla cellula del seno di completare la sua maturazione e quindi di essere più resistente a eventuali trasformazioni neoplastiche.

La mammografia è il metodo attualmente più efficace per la diagnosi precoce. L'Osservatorio nazionale screening, dipendente dal Ministero, suggerisce una mammografia ogni 2 anni, dai 50 ai 69 anni di età, ma la cadenza può variare a seconda delle considerazioni del medico sulla storia personale di ogni donna. Nelle donne che hanno avuto una madre o una sorella malata in genere si comincia prima, verso i 40-45 anni.

L'ecografia è un esame molto utile per esaminare il seno giovane, dato che in questo caso la mammografia non è adatta. Si consiglia di farvi ricorso, su suggerimento del medico, in caso di comparsa di noduli.

La visita: è buona abitudine fare una visita del seno presso un ginecologo o un medico esperto almeno una volta l'anno, indipendentemente dall'età.

L'autopalpazione: è una tecnica che consente alla donna di individuare precocemente eventuali trasformazioni del proprio seno. La sua efficacia in termini di screening è però molto bassa: questo significa che costituisce un di più rispetto alla sola visita e alla mammografia a partire dall'età consigliata, ma non può sostituirle

18 ott 2010


Anche la luce fa ingrassare se la tieni accesa di notteAnche la luce fa ingrassare se la tieni accesa di notte
Mentre si sono scoperte 30 regioni genomiche responsabili dei depositi di grasso, dagli Usa arriva lo studio sulla luce che fa ingrassare perché inverte i ritmi di sonno-veglia



Londra, 10 ottobre 2010 - Un duplice studio ha individuato oltre 30 regioni genomiche responsabili dell’obesità e dei depositi di grasso. Questi ultimi possono dare danno al corpo una forma "a pera" (più materiale adiposo distribuito su fianchi e glutei) o "a mela" (sull’addome). È quanto riporta Nature Genetics.

Gli studi sono frutto del lavoro di un team di oltre 400 scenziati di 280 centri di ricerca. Nel primo è stato analizzato il genoma di quasi 250 mila persone e sono stati individuati 18 nuove nuovi regioni genomiche che influiscono con l’indice di massa corporea (Bmi).

Nella seconda ricerca ne sono state scoperte altre 13, che governano la distribuzione del grasso corporeo e sono associate al rapporto vita/fianchi. Sette di queste hanno un maggiore impatrto sulle donne.
La forma del corpo è importante per giudicare il quadro clinico di una persona obesa, perchè la forma a mela è legata al rischio di sviluppare diabete e malattie cardiovascolari.

Sempre in argomento obesità, uno studio condotto su topi diretto da Laura Fonken della Ohio State University e pubblicato sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences dimostra che, al di là della genetica, la luce può influire sul peso corporeo.

I topolini esposti a una luce fioca nelle ore notturne ingrassano il 50% in più rispetto a quelli che seguono il fisiologico ciclo luce/buio, e l’aspetto più interessante è che l’aumento di peso non è dovuto a una riduzione di attivita’ fisica o a un aumento dell’introito calorico. La luce ingrassa, hanno scoperto gli esperti, perche’ induce l’animale a mangiare alle ore sbagliate, insomma scombina gli orari corretti dei pasti.


Gli esperti hanno osservato due gruppi di topolini: il primo esposto al normale ciclo luce/buio (16 ore/8 ore), il secondo esposto a 16 ore di luce e 8 ore di luce fioca. E’ emerso che questi ultimi, pur mangiando la stessa quantita’ di cibo di altri topi e facendo la stessa attivita’ fisica, ingrassano.
L’unica differenza indotta dalla luce fioca e’ che i topolini prendono a mangiare a ore diverse da quelle a cui sono abituiati. Infatti quando i ricercatori limitano la loro disponibilita’ di cibo solo alle ore dei pasti consuete, anche se esposti alla luce notturna i topolini non ingrassano.


La luce, quindi, crea uno squilibrio nell’orario dei pasti e quindi, forse, squilibri metabolici. ‘’La luce di notte e’ un fattore ambientale che potrebbe contribuire all’epidemia di obesita’ in un modo che le persone non si aspettano, concludono i ricercatori; l’obesita’ ‘societaria’ e’ collegata a un numero di fattori tra cui l’esposizione alla luce di notte’’.

Quotidiano net Salute

17 ott 2010


La trasfusione di sangue:notizie storiche

Notizie certe sulla pratica della trasfusione nell'antichità non ve ne sono. In alcune opere mediche e letterarie si fa riferimento all'utilizzo del sangue, soprattutto per donare forza, bellezza o giovinezza, ma ipotizzare che ciò avvenisse in senso trasfusionale appare una forzatura. Sembra più probabile che la somministrazione fosse piuttosto per via orale, come pratica magica, comune a molti popoli e a molte epoche, ancor prima che medica. In senso terapeutico Celso, pur avendo qualche dubbio, ricordava come fosse possibile curare l'epilessia bevendo il sangue del gladiatore appena sgozzato, e come medicina il sangue, dopo che era stato prelevato ad alcuni giovani, fu somministrato da un medico ebreo al pontefice Innocenzo VIII morente, per ridargli vigore, La prima notizia certa di una trasfusione come noi la intendiamo risale al 1667 quando il medico di Luigi XIV Jean Baptiste Denis trasfonde sangue di agnello in un giovane, malato sembra di tifo. Il paziente comunque morirà e J.B.Denis sarà accusato di omicidio. La pratica però comincia a diffondersi anche se con risultati tanto negativi (si utilizza principalmente sangue animale) da venire immediatamente abbandonata. Nel 1679 a Roma il governo pontificio ne proibisce la pratica. Bisogna aspettare il 1818 quando James Blundell, un ostetrico inglese, ricorre con successo ad una trasfusione in un caso di emorragia post partum utilizzando il sangue del marito della paziente. Negli anni successivi praticherà una decina di altre trasfusioni, sempre con sangue umano, ottenendo nella metà dei casi esito favorevole. Ormai si è capito che usando il sangue umano i rischi sono minori, anche se rimangono altissime le possibilità di reazioni anche mortali. Lo stesso William Stewart Halsted, che ha legato il suo nome all'intervento di mastectomia radicale, salvò la vita della sorella trasfondendole direttamente il proprio sangue. Era il 1881 e soltanto nel 1913 un medico tedesco trasferitosi in America, Richard Lewisohn, scoprirà il metodo per conservare il sangue evitandone la coagulazione e raffreddandolo. Ciò ne consentirà un utilizzo differito nel corso delle due guerre mondiali sfruttando anche la creazione di speciali banche del sangue. Peraltro il biologo austriaco Karl Landsteiner nel 1901 era finalmente riuscito a determinare con i suoi studi che il sangue poteva appartenere a gruppi specifici A, B, AB, 0 e per questa importante scoperta avrebbe ricevuto nel 1930 il premio Nobel. Alla fine degli anni trenta, insieme a Alexander S. Wiener, avrebbe scoperto il fattore Rh. Le temibili reazioni immunitarie sembravano scongiurate o lo sviluppo della pratica trasfusionale sembrava non avesse più ostacoli, ma proprio con la sua grande diffusione cominciarono a rendersi manifesti dei dati allarmanti. L'alta percentuale di gravi malattie infettive nei soggetti trasfusi: dall'epatite B e C all'AIDS. Ciò avrebbe portato ad ulteriori controlli sul sangue del donatore tendenti ad evitare anche questo tipo di rischio

Cancro al seno: nel 2011 si sperimenta il nuovo vaccino sulle over 40
Salute - Per Lei
Scritto da Francesca Mancuso | Martedì 01 Giugno 2010 12:44
Un nuovo vaccino contro il cancro al seno. Grazie ad una ricerca condotta presso il Cleveland Clinic Learner Research Institute, è stato fatto un altro passo avanti nella cura di questa forma di tumore.



La scoperta, pubblicata su Nature Medicine, è partita dalla sperimentazione su alcuni topolini, ma visti i risultati positivi, i ricercatori hanno affermato di voler partire al più presto con la sperimentazione umana, anche se per il vaccino si dovrà ancora attendere.



Ma vediamo come si è svolto lo studio. I topi, modificati geneticamente per sviluppare il cancro al seno, sono stati diviso in due gruppi; al primo è stato somministrato una sorta di vaccino contenente a-lactalbumina e agli altri una sostanza priva di tale antigene.




Il risultato? Tra i primi, nessuno ha sviluppato il cancro, mentre gli altri si sono ammalati tutti. Un risultato confortante, che ha indotto i ricercatori a tentare la sperimentazione umana, che quasi certamente partirà nel 2011 su donne over 40, ossia quelle in cui la probabilità di contrarre un tumore al seno crescono, mentre diminuisce la possibilità di rimanere incinte (il vaccino, infatti, interferisce con la la produzione di latte materno).



A parte questo vaccino, al momento in commercio ne esistono altri due contro i tumori: uno contro il cancro all'utero, l'altro contro il tumore al fegato. Ma entrambi attaccano rispettivamente il Papillomavirus (Hpv) e il virus dell'epatite B. Questo invece, è il primo caso in cui il vaccino attacca direttamente il tumore.



In attesa di saperne di più, cerchiamo di tutelarci con lo screening. La prevenzione prima di tutto.

16 ott 2010


News Salute: giornata Onu lavaggio mani
Spot sul web dell'ospedale Bambin Gesu'
15 ottobre, 17:04
ROMA, 15 OTT - Lavarsi le mani e' la prima regola per prendersi cura di se'. Per questo l'Ospedale Bambino Gesu' ha aderito alla Giornata promossa dall'Onu. E' stata la prima struttura italiana ad aderire al "Global Handwashing Day", che si celebra oggi e alla quale hanno aderito 80 Paesi, con un video-spot di 40 secondi, visibile sul Portale Sanitario Pediatrico www.ospedalebambinogesu.it e su YouTube. Sara' il primo di una serie di video targati Bambino Gesu'

Perché non riusciamo a contare le calorie

Basta cambiare l'ordine di arrivo dei piatti per non
essere più capaci di giudicare correttamente


Un hamburger (Olympia)
MILANO - Sapete a memoria le tabelle nutrizionali degli alimenti e siete convinti di azzeccare le calorie di qualsiasi piatto che arriva in tavola? Potreste ingannarvi con più facilità di quanto siate disposti a credere. Stando a uno studio pubblicato sul Journal of Consumer Research, infatti, si può anche arrivare a pensare che una fetta di torta abbia tutto sommato poche calorie: basta vederla dopo un panino grondante grasso.

ESPERIMENTO - L'esperimento di Alexander Chernev della Northwestern University, l'autore della ricerca, è tutto sommato facile: ha chiesto a un gruppo di volontari di stimare le calorie di una serie di piatti, cambiando di volta in volta la sequenza con cui venivano portati in tavola. Esempio: arriva in tavola un cheeseburger, il verdetto è che contenga 570 calorie; se però prima dello stesso cheeseburger viene servita un'insalata, ecco che la stima delle calorie del panino schizza a 787, quasi il 40 per cento in più. Il bello è che tanto più sono diversi i due piatti (una "virtuosa" insalata contro una golosa fetta di dolce, ad esempio), quanto più pare facile andare in confusione riguardo alle calorie: «Ovviamente tutti i partecipanti sapevano bene che una macedonia ha meno calorie di un cheesecake. Però un pasto a base di macedonia e cheesburger alla fine veniva giudicato complessivamente più pesante rispetto a uno composto da cheesecake e cheeseburger», racconta Chenev.


Una fetta di torta
SEQUENZA - Evidentemente quando mangiamo tutti piatti che sappiamo essere ipercalorici qualcosa ci impedisce di essere davvero onesti con noi stessi e ammettere che stiamo esagerando; invece, se ci mangiamo un'insalata, dopo siamo più realisti nei confronti di cibi calorici. Al ristorante, quindi, la sequenza con cui ordiniamo i piatti non è indifferente: se iniziamo con la verdura e poi facciamo tornare il cameriere per ordinare un altro piatto, è probabile che sceglieremo qualcosa di meno pesante perché tendiamo a sovrastimare le calorie; se invece l'antipasto è calorico, quando scegliamo il resto tutto ci sembrerà più leggero di quanto non sia in realtà e sarà più complicato resistere alle tentazioni. Un'altra implicazione? Dopo un pasto abbondante, giudicare il dessert sarà difficile e sarà più probabile indulgere in un dolce che propendere per una macedonia. «La sequenza con cui mangiamo un piatto piuttosto che un altro influenza molto la nostra capacità di valutazione - osserva Chenev -. Peraltro, chi vuole controllare l'introito di calorie di norma valuta i consumi di tutta una giornata e non di un solo pasto: questo implica che le cose si fanno ancora più difficili e riuscire a fare un conteggio realistico delle calorie è spesso quasi impossibile». Il consiglio di Chenev? «Visto che con la sequenza "cibo sano/cibo goloso" tendiamo a ritenere il secondo più calorico, chi vuole ridurre il consumo di calorie dovrebbe mangiare e ordinare i cibi in quest'ordine: sarà più semplice esercitare l'autocontrollo, perché l'alimento calorico ci sembrerà ancora più "pericoloso"», conclude il ricercatore.



Elena Meli Corriere .it

15 ott 2010


Studio mostra la relazione tra tumore al seno e inquinamentoStudio mostra la relazione tra tumore al seno e inquinamento
I ricercatori della McGill University hanno mostrato che nei quartieri con un livello di inquinamento più alto c’è anche una maggiore incidenza di questa patologia

, 7 ottobre 2010 - C’è un legame tra il rischio di tumore al seno e l’inquinamento urbano. Lo ha scoperto uno studio fatto nella città di Montreal, da cui è emerso che nei quartieri con un livello di inquinamento più alto c’è anche una maggiore incidenza di questa patologia.

I ricercatori della McGill University hanno usato uno studio del 2005 per creare due mappe dell’inquinamento da ossido di azoto nella città di Montreal nel 1996 e nel 1986.

Sulla mappa sono stati poi indicati gli indirizzi delle donne che hanno avuto una diagnosi di cancro al seno nel 1996-1997, e il risultato è stato che la prevalenza maggiore si aveva nelle aree più inquinate.

"Abbiamo trovato un link preciso fra il tumore al seno post menopausa e l’esposizione all’ossido di azoto, che è un ottimo indicatore del livello di inquinamento urbano - ha spiegato Mark Goldberg, autore dello studio - a Montreal il livello varia tra 5 e 30 ppm, e il rischio aumenta del 25 per cento per ogni aumento di 5 ppm nel livello di questo inquinante".

Secondo gli autori il risultato non implica che l’ossido di azoto provochi il tumore, perchè questa sostanza è accompagnata da tutte le altre legate all’inquinamento urbano.

Un limite della ricerca, spiegano, è che le donne potrebbero essere state esposte non a casa ma al lavoro, quindi in zone diverse, anche se studi fatti in altre città hanno confermato questi risultati.

14 ott 2010


September 1, 2007 — Radiologists have devised a better way to perform a mammogram, called digital tomosynthesis. 1 settembre 2007 - Radiologi hanno escogitato un modo migliore per eseguire una mammografia, chiamato tomosintesi digitale. An X-ray tube moves in an arc around the breast, capturing several images. Un mosse tubo di raggi X in un arco intorno al seno, l'acquisizione di immagini diverse. The information is then sent to a computer, which produces clear, highly focused 3-dimensional images of the breast. Le informazioni vengono poi inviate ad un computer, che produce chiaro, altamente focalizzata immagini a 3 dimensioni del seno.


One out of seven women will develop breast cancer in her lifetime. Uno su sette donne si svilupperà il cancro al seno nel corso della sua vita. Up until now, a mammogram has been the best hope for early detection. Fino ad ora, la mammografia è stata la migliore speranza per la diagnosi precoce. But mammograms can be uncomfortable and difficult to read. Ma la mammografia può essere scomoda e difficile da leggere. Now, new technology may change all that. Ora, la nuova tecnologia può cambiare tutto questo.

For most women, the prospect of getting a mammogram is scary. Per la maggior parte delle donne, la prospettiva di ottenere una mammografia è spaventoso.

"I think for many radiologists, the prospect of interpreting mammography is a very scary thing," said Elizabeth Rafferty, a radiologist at Massachusetts General Hospital. "Credo che per molti radiologi, la prospettiva di interpretare la mammografia è una cosa molto inquietante", ha detto Elizabeth Rafferty, un radiologo presso il Massachusetts General Hospital.

That's because 50-percent of women have dense breast tissue and on a mammogram, that density looks similar to cancer. Ecco perché il 50 per cento delle donne ha tessuto denso del seno e alla mammografia, che la densità è simile al cancro.

"It's really like a 'Where's Waldo.' "E 'davvero come una' Where's Waldo '. I'm trying to find the thing I'm interested in, but it looks like everything else in the sea of normal structures," Rafferty said. Sto cercando di trovare la cosa che mi interessa, ma sembra che tutto il resto nel mare di strutture normali ", ha detto Rafferty. But a new technology called tomosynthesis is helping radiologists pinpoint cancer as small as two millimeters. Ma tomosintesi una nuova tecnologia chiamata è aiutare i radiologi individuare il cancro piccole come due millimetri. Tomosynthesis builds on digital mammography by taking multiple images. La tomosintesi si basa su mammografia digitale prendendo più immagini. An x-ray tube moves in an arch around the breast at different angles. Un mosse tubo radiogeno in un arco intorno al seno a diversi angoli. A computer then combines the information into a 3-D image. Un computer quindi combina le informazioni in una immagine 3-D.

"The radiologists can look at it like pages of a book, looking at one area of the breast in isolation," Rafferty said. "I radiologi possono vedere le cose come le pagine di un libro, cercando in una zona della mammella in isolamento", ha detto Rafferty.

Traditional mammograms only take two angles of the breast. mammografia tradizionale solo due angoli del seno. Depending on breast size, tomosynthesis takes at least 11 different angles. A seconda delle dimensioni del seno, tomosintesi prende almeno 11 diverse angolazioni. Another bonus -- tomosynthesis uses less compression than traditional mammograms and that means less pain for the patient. Un altro premio - tomosintesi utilizza meno la compressione di mammografia tradizionale e questo significa meno dolore per il paziente. Doctors are awaiting FDA approval. I medici sono in attesa di approvazione della FDA. The cost of the test is expected to be about the same as a traditional mammogram. Il costo del test dovrebbe essere circa lo stesso come una mammografia tradizionale.

The American Association of Physicists in Medicine and the Optical Society of America contributed to the information contained in the TV portion of this report. L'Associazione americana dei fisici nella medicina e la Society of America ha contribuito alle informazioni contenute nella parte TV di questa relazione.

BACKGROUND : Digital tomosynthesis is a new kind of breast imaging that is anticipated to replace regular mammography because it makes breast cancers easier to find in dense breast tissue, and makes the procedure much more comfortable. BACKGROUND: tomosintesi digitale è un nuovo tipo di imaging del seno che si prevede di sostituire la mammografia regolarmente perché rende tumori al seno più facili da trovare nel tessuto mammario denso, e rende la procedura molto più comodo. The technique is currently being reviewed by the FDA and should be commercialized within the year. La tecnica è attualmente oggetto di revisione da parte della FDA e dovrebbe essere commercializzato entro l'anno. It is easy to implement in any centers that currently provide mammography, with no necessary extra training for technicians to interpret results. E 'facile da implementare in qualsiasi centro che attualmente forniscono mammografia, senza necessaria formazione supplementare per i tecnici di interpretare i risultati.

HOW IT WORKS : In digital tomosynthesis, the breast is positioned the same way as with a conventional mammogram, but only a little pressure is applied -- just enough to keep the breast in a stable position during the procedure. COME FUNZIONA: In tomosintesi digitale, il seno è posizionato allo stesso modo con una mammografia convenzionale, ma solo un po 'di pressione viene applicata - quel tanto che basta per mantenere il seno in una posizione stabile nel corso del procedimento. An X-ray tube moves in an arc around the breast while several images (11) are taken in seven seconds. Un mosse tubo di raggi X in un arco intorno al seno, mentre alcune immagini (11) sono presi in sette secondi. The information is then sent to a computer and assembled to produce clear, highly focused 3D images throughout the breast. Le informazioni vengono poi inviate ad un computer e assemblati per produrre testi chiari, altamente focalizzate le immagini 3D in tutto il seno. Breast cancer is denser than most healthy nearby breast tissue, and will appear on the image as irregular white areas. Il cancro al seno è più densa rispetto alla maggior parte dei tessuti sani della mammella nelle vicinanze, e apparirà l'immagine come irregolare aree bianche. With conventional mammography, the breast is pulled away from the body, compressed, and held between two glass plates to ensure that the whole breast is viewed. Con la mammografia tradizionale, il seno è tirato via dal corpo, compresso, e ha tenuto fra due lastre di vetro per garantire che l'intera mammella è visto. Two X-rays of each breast are taken from different angles, top to bottom and side to side. Due raggi X di ogni seno sono prese da diverse angolazioni, dall'alto in basso e lateralmente. Mammography is a good imaging technique, but it has some limitations. La mammografia è una tecnica di imaging buono, ma presenta alcune limitazioni. It is uncomfortable for women, making some reluctant to get the test regularly. E 'scomodo per le donne, facendo qualche riluttanti ad ottenere la prova regolarmente. It also causes overlapping of the breast tissue, which can hide a cancer. Essa inoltre causa sovrapposizione tra il tessuto del seno, che può nascondere un cancro. Mammography also only provides a limited number of views. La mammografia inoltre fornisce solo un numero limitato di punti di vista.

ABOUT BREAST CANCER : Breast cancer is a type of cancer in which cells in the breast become abnormal and grow and divide uncontrollably, eventually forming a mass called a tumor. CHI Cancro al seno: carcinoma della mammella è un tipo di tumore in cui le cellule del seno diventa anomalo e crescono e si dividono in maniera incontrollata, alla fine formano una massa chiamata tumore. Some tumors are benign, meaning that they do not invade other types of tissue, although if they become big enough, they can interfere with some bodily functions, such as the flow of blood or urine. Alcuni tumori sono benigni, nel senso che non invadono altri tipi di tessuto, anche se diventano abbastanza grandi, possono interferire con alcune funzioni corporee, come il flusso del sangue o delle urine. Malignant tumors have cells that can invade nearby tissues. I tumori maligni sono cellule che possono invadere i tessuti vicini. When a cancer "metastasizes," cells from the original tumor break off and travel to other parts of the body via the blood or lymph systems. Quando un cancro "metastatizza", le cellule del tumore originale staccarsi e viaggiare in altre parti del corpo attraverso i sistemi di sangue o linfa. More than 75 percent of breast cancers begin in the milk ducts within the breast. Più del 75 per cento dei tumori al seno inizia nei dotti latte all'interno del seno. The next most common site is in the glandular tissue that makes the milk. Il sito più comune è nel tessuto ghiandolare che rende il latte.

DO-IT-YOURSELF BREAST EXAM : Although it is not a substitute for regular tests by your doctor, women can perform a basic breast self-exam at home. FAI-DA-TE Esame del seno: Anche se non è un sostituto per le prove regolarmente dal medico, le donne possono svolgere un seno di base auto-esame a casa. In fact, more than 90 percent of all breast lumps are found by the women themselves. Infatti, più del 90 per cento di tutti noduli al seno sono trovati dalle donne stesse. Breast tissue is shaped like a comma with the tail curving up toward the armpit, and normally has a lumpy feel. tessuto del seno è a forma di virgola con la coda curva in alto, verso l'ascella, e normalmente ha una sensazione grumoso. Bring to the attention of your doctor any changes in your breasts that last over a full month's cycle, or seem to get worse or more obvious over time. Portare all'attenzione del medico eventuali cambiamenti nel tuo seno che durano più di un mese intero ciclo, o sembra peggiorare o più evidenti nel corso del tempo. Because hormones can affect the breast tissue, the best time to examine your breasts is a few days after your period ends, when hormone levels are stable. Poiché gli ormoni possono influenzare il tessuto del seno, il momento migliore per esaminare il seno è un paio di giorni dopo il periodo finisce, quando i livelli di ormone sono stabili.

Editor's Note : This article is not intended to provide medical advice, diagnosis or treatment. Nota del redattore: Questo articolo non è destinato a fornire consigli medici, diagnosi o terapia.