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19 dic 2010


News
16/12/2010 - SALUTE
Il "gene della carestia"
apre la strada all'obesità



Un'eredità dagli antenati che trascorrevano lunghi periodi senza mangiare
ROMA
Carestia, una parola che è quasi uscita dal vocabolario del mondo occidentale. Dove, per contro, dilaga l’obesità. Le cause, ormai è noto, sono la sedentarietà, la cattiva alimentazione e la predisposizione genetica all’accumulo di chili di troppo. Predisposizione che si deve principalmente a un gene, che si potrebbe chiamare proprio “della carestia”, il Crtc3. Lo abbiamo ereditato dai nostri antenati, costretti a trascorrere lunghi periodi a corto di cibo: grazie al Crtc3, infatti, l’organismo rallenta la combustione dei grassi.

La scoperta, fatta su modello animale dai ricercatori del Salk Institute for Biological Studies (Usa) e pubblicata sulla rivista Nature, ha portato a dimostrare che i topi privi di questo gene regolatore del dispendio energetico sono protetti dall’aumento eccessivo di peso, anche seguendo una dieta ricca di grassi.

Un risultato che potrebbe avere implicazioni enormi nella lotta all’epidemia di obesità e delle sue conseguenze, come il diabete di tipo 2: il gene Crtc3 potrebbe infatti servire come strumento diagnostico e bersaglio per nuovi farmaci contro l’obesità.

«Come essere umani», ha detto Marc Montminy, scienziato che ha coordinato lo studio, «abbiamo sviluppato modi di affrontare la carestia, esprimendo geni come “Crtc3” per rallentare la velocità di combustione dei grassi. Individui con questi “geni risparmiatori” attivi avevano un vantaggio perché li aiutavano a sopravvivere a lunghi periodi senza cibo». Ma oggi, nel 2010, questi geni ci svantaggerebbero. Nel complesso questo studio illustra un principio importante: ciò che è geneticamente vantaggioso in un contesto culturale o storico, può non esserlo in un altro. In realtà, Montminy non considera l’obesità come un’aberrazione o una “malattia”.

«Immagazzinare grasso nel tessuto adiposo è una risposta normale», spiega, «molte persone sono obese, ma non sviluppano diabete di tipo 2». I geni come CRTC3 -suggerisce lo scienziato- potrebbe servire come strumenti diagnostici e bersagli per i farmaci.

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