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21 dic 2010



Vincenzo Chiarugi (1759-1820)

È stato uno dei più importanti medici italiani dell'età moderna, in particolare per le innovazioni realizzate nella gestione degli ospedali per le malattie mentali.
Nato ad Empoli, la sua vita trascorse quasi per intero in Toscana. Si laureò a Pisa a soli vent'anni. Svolse il praticantato necessario all'abilitazione presso l'ospedale di Santa Maria Nuova a Firenze, dove ebbe inizio la sua carriera di medico. Nel 1785 fu distaccato nel reparto di malattie psichiatriche, cioè il vecchio ospedale di Santa Dorotea che era stato accorpato al Santa Maria Nuova.
Nel 1788 ebbe l'incaricò di direttore dell'ospedale Bonifazio, dove ebbe finalmente la possibilità di mettere in atto un vero e proprio programma clinico per i malati mentali. Grazie anche alla "legge sui pazzi" promulgata nel Granducato toscano nel 1774, le istituzioni per le malattie mentali non avevano più solamente scopo di reclusione, in condizioni tali da causare un'altissima mortalità. In una prospettiva libera da superstizioni, l'alienato era finalmente considerato un malato bisognoso di terapie. Il regolamento che Chiarugi impose all'ospedale Bonifazio era basato essenzialmente sul rispetto della persona ed escludeva quindi le punizioni corporali, gli strumenti di contenzione (quando non strettamente necessari), lo sfruttamento lavorativo dei degenti. Anche la struttura, con ampi spazi verdi fruibili dai pazienti, era largamente innovativa. Pur riprendendo spunti già presenti nella clinica psichiatrica europea, Chiarugi rappresenta probabilmente il primo tentativo sistematico di applicare la nuova visione terapeutica alla malattia mentale.
Nel suo trattato Della pazzia in genere e in ispecie. Trattato medico-analitico con una centuria di osservazioni, pubblicato nel 1793-94 in tre volumi, Chiarugi espone compiutamente la sua classificazione clinico-osservativa della malattia mentale, distinguendola chiaramente dalle forme di alienazione temporanee dovute ad altre patologie note. La sua nosologia ha avuto quindi il merito di dare una sistemazione sperimentale a questa classe di malattie, solamente da poco considerata passibile di analisi scientifica. Il quadro teorico cui Chiarugi faceva riferimento era lo iatromeccanicismo di Brown e Haller, anche se l'idea della presenza di un'anima spirituale deputata alle funzioni intellettuali ostacolò l'approccio medico alla pazzia. Il suo nome è associato spesso a quello del francese Philippe Pinel, che realizzò analoghe riforme nei manicomi francesi. Rispetto a Chiarugi, in Pinel è però presente una solida base fisiologica e anatomica del tutto assente nel toscano.
Dal momento che il Bonifazio era non solo per malati mentali ma in generale per gli "incurabili", Chiarugi fece numerose osservazioni cliniche anche su altre affezioni, in particolare sulle patologie dermatologiche derivanti da malattie veneree e sulla pellagra che affliggeva le campagne toscane.
Seppur poco noto in Europa, in Italia godette di un certo prestigio. Nelle istituzioni mediche toscane ricoprì numerosi incarichi nelle, e fu membro di molte Accademie scientifiche.

Opere principali:
Lettere sopra un caso di mal venereo, 1783.
Della pazzia in genere e in ispecie. Trattato medico-analitico con una centuria di osservazioni, 1793-1794.
Saggio teorico-pratico sulle malattie cutanee sordide osservate nel R. Ospedale Bonifazio di Firenze, 1799.
Istoria delle malattie afrodisiache, e di quelle malattie ostinate e non guarite dall'arte medico-chirurgica venute nel R. Ospedale di Bonifazio negli anni 1802 e 1803, 1804.
La fisica dell'uomo, ossia corso compleo di medician ad uso degli Ufficiali di Sanità, 1811-12
Saggio di ricerche sulla pellagra, 1814.



Vincenzo Chiarugi





V. Chiarugi, Frontespizio della Spiegazione delle piante esprimenti le cassette componenti l'armamentario chirurgico dell' I. e R. Arcispedale di S. Maria Nuova, Firenze 1818

Da Storia delle neuroscienze in Italia

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