L'INQUINAMENTO CAMBIA IL DNA CELLULARE
ECCO PERCHE' AUMENTANO INFARTI ED ICTUS
Una scoperta italiana,presentata al congresso internazionale sulla trombosi. E' un'infiammazione che cambia il DNA in senso coagulante
MILANO -
Dall'inquinamento ambientale all'aumento del rischio di trombosi, passando attraverso asma ed allergie:la colpa è delle polveri sottili (inquinanti aerei e solidi che provengono da processi di combustione, come traffico veicolare,riscaldamento domestico ed attività industriali). La novità è oggi il danno arrecato anche al DNA delle nostre cellule,che viene modificato in maniera tale da innescare un processo infiammatorio a carico degli anticorpi, le cellule deputate alla nostra difesa. Due le conseguenze: sul sistema respiratorio (elemento già noto) e su quello vascolare ( il dato innovativo), favorendo qui il processo coagulante del sangue, quindi con un incremento di infarti ed ictus nelle zone a maggior livello di inquinamento.
Si tratta di una scoperta tutta italiana. L'hanno presentata al 21° congresso internazionale sulla trombosi,i proff. Pier Mannuccio Mannucci ed Andrea Baccarelli, dell' ateneo di Milano.
L'aspetto interessante della ricerca, hanno spiegato, è che tali cambiamenti sul DNA (il procedimento di danno biologico è chiamato metilazione), possono verificarsi anche spontaneamente nel percorso del progressivo,naturale invecchiamento della persona.
In una parola, è come se vivere esposti al traffico ed allo smog ci facesse invecchiare prima. Si tratta dunque di risultati importanti non solo per definire meglio i meccanismi che legano l'inquinamento alle malattie trombotiche, ma al contempo per trovare possibili soluzioni. Altro elemento interessante,hanno così concluso, è che tali cambiamenti si dimostrano reversibili. Quindi,se troviamo un modo per invertire la rotta,possiamo pensare di ridurre gli effetti nocivi dell'aria inquinata,pur non riuscendo a ridurre l'inquinamento in sé.
In Italia, ogni hanno sono quasi 400 mila le persone che vengono colpite da infarto ed ictus ( 170 mila e 220 mila rispettivamente). La metà degli infartuati muore, in media, prima di arrivare in Pronto Soccorso.
GIAN UGO BERTI
(riproduzione vietata)
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