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31 lug 2010

Quotidiano Net - Energy drink, Sos caffeina: fa sentire sobrio chi non lo è


Quotidiano Net - Energy drink, Sos caffeina: fa sentire sobrio chi non lo è


 

STRESS :NE E' COLPITO UN LAVORATORE SU QUATTRO

Dal 1° agosto nuove norme europee per le aziende nella monitorizzazione dello stress da lavoro.


 


 

ROMA -Dal 1° agosto, le aziende dovranno redigere una valutazione globale e documentata dei rischi da stress lavoro – correlato per la salute e la sicurezza dei lavoratori. Lo stabilisce il testo unico 81/2008,poi modificato con il disegno legislativo 106/2009,secondo direttive della Comunità Europea. Tale analisi è finalizzata ad individuare e ad attuare misure di prevenzione e protezione per migliorare nel tempo i livelli di salute e sicurezza. Quindi stress genera stress e la persona deve imparare individualmente a prevenire le complicazioni fisiologiche che derivano da questo stato psicologico.

Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità lo stress colpisce mediamente un lavoratore su quattro e la metà delle assenze sono collegate a stati di stress ed alle conseguenze con ingente costo economico. Dal canto suo l'ISPESL,istituto superiore per la prevenzione e sicurezza del lavoro, ha evidenziato l'aumento esponenziale dei disturbi psicologici – psichiatrici associati allo stress lavorativo. Depressione,ansia e disturbi di vario tipo riguardano oltre diecimilioni di lavoratori,quattro dei quali ritengono tali fattori altamente rischiosi per il proprio stato fisico.

Uno studio dell'Università romana de "La sapienza" condotto insieme all' AISIC,associazione italiana contro stress e invecchiamento, ha stabilito che ilo 70% delle morti è causato da malattie legate allo stress. Le speranze per vincerlo vanno da tecniche di rilassamento mentale e muscolare fino a quelle psicologiche individuali o di gruppo,passando per il recupero delle buone abitudini,come una regolare attività fisica,il controllo dell'alimentazione e l'abolizione del fumo. Non bisogna dimenticare infine il recupero del benessere psico – fisico. Fra gli interventi, il soggiorno in un contesto termale si pone come una valida alternativa per garantire la possibilità di recupero pisco – fisiologico. La stazione termale infatti caratterizzata da un ambiente pensato appositamente per il relax fisico e la presenza di esperti di medicina termale,può assumere il ruolo di presidio nel quale coesistono caratteri di rigore medico-scientifico legati all'efficacia della fango-balneoterapia e momenti di recupero psico-fisico,legati al contesto ambientale e climatico.

In particolare secondo il Centro studi Pietro d'Abano si è constatato l'aumento protratto nel tempo,dopo l'applicazione quotidiana di fango di abano maturo, dei livelli nel sangue di beta-endorfine,coinvolto nella reazione biologica allo stress e correlato con effetti analgesici e con un'azione euforizzante. Ed inoltre,vasodilatazione arteriolare,diminuzione della pressione arteriosa,soprattutto diastolica.


 

GIAN UGO BERTI


 

(riproduzione vietata)

30 lug 2010


SESSUALITA': ORGASMO 'DIFFICILE', PER LEI PIU' PROBLEMI A 20 CHE A 30- 50 ANNI

Orgasmo difficile se non impossibile? Sembra che il problema sia più comune fra le giovanissime piuttosto che fra le donne mature. Almeno secondo uno studio che sarà pubblicato in agosto sul 'Bjui'. Secondo l'indagine, almeno due terzi delle donne che si recano dall'urologo soffre di disfunzioni sessuali. Tutti problemi che aumentano con l'età, a eccezione dell'orgasmo.

Sembra infatti che a riferire difficoltà nel raggiungere il culmine del piacere sia ben oltre la metà delle giovani di 18-30 anni. Un dato decisamente più alto di quello che si registra fa le donne di 31-54 anni. I ricercatori hanno intervistato 587 donne di 18-95 anni, che si erano recate in una clinica urologica del New Jersey, su sei 'temi caldi' della disfunzione sessuale in rosa: mancanza di desiderio, problemi di eccitazione, mancanza di lubrificazione, problemi nel raggiungere l'orgasmo, mancanza di soddisfazione e dolore durante il rapporto.

"Abbiamo scoperto che il 63% delle donne soffriva di questi problemi, e che non ci sono rapporti significativi tra disfunzione sessuale femminile e fattori come età, menopausa o uso di antidepressivi", spiega Debra Fromer, dell'Hackensack University Medical Center del New Jersey.
29 luglio 2010 | 03:00 


>Terme, una passione che viene da lontano


Immergersi in acque fredde o calde e praticare l'abluzione di alcune parti del corpo in rituali codificati fa parte delle culture; menzioniamo in particolare quella greca, che conosce bagni privati e pubblici almeno dal VI secolo a. C. Sappiamo quanto fosse tenuto in considerazione lo sport inteso come agonismo, nel senso letterale del termine; la cura del corpo ne era il naturale complemento e nelle palestre e nei ginnasi vi erano locali adibiti ai bagni freddi, mentre le acque calde erano destinate ad anziani e lavoratori.
I nostri prodotti per frizionare la pelle, i ricercati esfolianti, hanno i loro antenati nella pratica diffusa dei bagni di vapore: con un'intensa traspirazione la pelle si liberava da ogni impurità e si rinnovava con unguenti molto efficaci per un prolungato e sapiente massaggio.
Se il bagno, soprattutto in ambito greco, sorge vicino a sorgenti termali (come per i santuari del dio della salute, Asclepio), il passo dal balneum alle terme, per il piacere di lavarsi non saltuariamente ma ogni giorno, è molto breve. Ed ecco i romani, grandi protagonisti nell'origine di stabilimenti che permettono anche a chi non abbia la possibilità in casa di fare un bagno caldo.
La tinozza vicino alla cucina per sfruttarne il calore (lavatrina) era un mezzo davvero spartano e scomodo, con acqua torbida. Nessun sollievo in questo caso, anzi un atto da compiere il più in fretta possibile. Con l'arrivo di medici greci intorno al II secolo a. C., il più noto è Asclepiade di Prusa, il bagno diventa "cura del corpo"; si passa dal balnea alle thermae, già in epoca imperiale (dal termine greco thermos, ovvero caldo). Leggiamo che il primo grande edificio indicato appunto come thermae nasce "in Campo Marzio, vicino al Pantheon, tra il 25 e il 19 a.C.".
Le prime terme pubbliche le dobbiamo a Nerone, ma le più famose sono quelle di Caracalla, di Diocleziano e le terme di Costantino sul Quirinale, nel IV secolo d. C.

Come si presentava l'ambiente delle terme

C'era naturalmente lo spogliatoio (apodyterium), privo di riscaldamento e con una vasca per abluzioni parziali. Le panche con cuscini correvano lungo le pareti, e in rientranze si ponevano i propri indumenti. Il tepidarium lascia intendere facilmente che era una stanza di passaggio e il frigidarium accoglieva la vasca d'acqua fredda e anche una vera piscina per nuotare, la natatio.
Il laconicum era il posto dove si sudava, in pratica la nostra sauna dove bagni di vapore provocavano una salutare sudatio. Nel calidarium, la sala per il bagno caldo, dominava la vasca centrale, l'alveum che accoglieva le persone comodamente sedute sui gradini lungo i bordi. Orientato per sfruttare i raggi del sole, questo ambiente sporgeva dall'edificio e si riconosceva per i grandi finestroni chiusi da vetri. Non poteva mancare la palestra, spazio aperto e finemente decorato dove si svolgevano gli esercizi fisici (infatti il termine viene dal greco palaio, dunque lottare) e si curava il corpo con oli e anche frizioni di sabbia.
Degno di approfondimento è certamente l'aspetto della manutenzione di tali luoghi così importanti per la collettività: dal rifornimento idrico al riscaldamento fino all'organizzazione, operazione complessa con orari, tariffe, pubblicità e personale specializzato, che nulla ha da invidiare ai sistemi attuali. L'aspetto terapeutico del bagno, il suo potere curativo in base alla tipologia delle acque si ricava sia da Plinio il Vecchio che da Vitruvio e non c'è malanno che in pratica non abbia la sua cura termale. Tuttavia, la mentalità si evolve e dalla grande considerazione dell'antichità, si passa ad una nuova idea del corpo nel Medioevo che ha conosciuto luoghi di grande rinomanza come i bagni pubblici di Aquisgrana, città legata come si sa a Carlo Magno e le terme di Bagno Vignoni (Siena), molto frequentate perché poste lungo il tratto di Via Francigena che portava verso l'Italia Meridionale. Qui si curò Lorenzo il Magnifico e anche un papa, Pio II Piccolomini, la cui dimora è inclusa in una delle strutture oggi più rinomate, "Le terme".

Le terme vengono riscoperte nel XV secolo e con fasi alterne si giunge all'Ottocento, primi anni del Novecento quando diventano una vera e propria moda, luogo di incontro mondano, di scambio culturale raffinato per una clientela esigente e aperta, con il coinvolgimento graduale della classe media. La seconda guerra mondiale segna una battuta d'arresto; con il dopoguerra riprenderà lo sviluppo dell'ambiente termale con una concezione sempre più funzionale e ormai usufruibile per ogni fascia sociale.
Le terme del Bel Paese sono particolarmente rinomate e legate ad una plurisecolare tradizione, ricordiamo quelle del Lazio, della Toscana e della Campania. Sappiamo quanto abbiano conquistato un'ampia fetta di mercato le tradizioni orientali, soprattutto gli hammam, ma il fascino delle terme permane intatto, anche per la fruibilità sempre più accessibile. Infatti le terme non sono più privilegio per pochi ma una prestazione assicurata in alcuni casi dal Servizio Sanitario Nazionale, un'esperienza che unisce utile e dilettevole, anche se per la cura o il sollievo di particolari esigenze rimangono indispensabili le indicazioni mediche.


A cura di Cristina Borzacchini

da Humanitas salute

29 lug 2010




 

di Ferma Restando

Se lo sballo arriva con il Tantum Rosa


pubblicato il 28 luglio 2010 alle 18:09

Il farmaco che andrebbe usato come lavanda se preso per bocca ha effetti sorprendenti. E anche pericolosi.

Bere una lavanda vaginale non sempre è un errore; infatti il Tantum Rosa contiene benzidamina, sostanza che rende euforici; se poi se ne potenzia l'effetto aggiungendo un po' di alcol si ottiene un effetto ancora più forte. Magari ci si arriva per caso, ma poi c'è una piccola percentuale di donne, o magari anche di uomini informati dalle partner, che usano il farmaco in modo non ortodosso. Essendoci degli effetti potenzialmente dannosi è però decisamente meglio non seguire il loro esempio.

CAMBIA COLORE – Per evitare comunque principalmente che per sbaglio si beva ciò che deve essere applicato in orifizi diversi dalla bocca la Commissione di farmacovigilanza dell'Aifa ha presentato una relazione ad hoc al Comitato tecnico scientifico dell'Agenzia, che ha approvato il documento, come racconta Adnkronos. Il rimedio per ovviare all'errore è semplice e consiste nel cambiare il colore della confezione della lavanda, che invece di rosa diventerebbe  nera o blu, in modo che di fatto berla per errore sarebbe impossibile.

TRIC E TRAC E BOMBE A MANO - Certamente se infatti la paura dell'Aifa è che le più sprovvedute comprino  e assumano il Tantum rosa scambiandolo  con altri farmaci da banco che hanno la scatola della stessa tinta, ma che devono essere utilizzate oralmente, la commissione di farmacovigilanza non  riuscirà in questo modo che a rendere noto il simpatico effetto collaterale del farmaco a chi ancora lo ignorava. Ricordiamo che chi beve la lavanda a mo' di sciroppo, oltre a diventare "allegro"  causa sintomi gastroenterici, stordimento, vertigini, parestesie agli arti e allucinazioni. Le conseguenze comunque come dichiara  Marcello Ferruzzi, del Cav del Niguarda causano "qualche problema, ma non sono certo drammatiche".

L'INCIPIT - Tutto l'allarme è stato causato dalle segnalazioni che i Centri antiveleni italiani, tra cui quelli di Milano e Pavia, hanno avuto in un unico mese, circa 50, all'inizio di quest'anno. Il malinteso sul modo corretto di usare il Tantum rosa, è coinciso con la sua trasformazione a farmaco da banco, a cui si può fare pubblicità. E' stato proprio lo spot ad "aver tratto in inganno le consumatrici. Se prima del mese di dicembre 2009 - raccontano a Pavia – rilevavamo 0,5 casi al mese per uso errato accidentale, dopo l'arrivo della pubblicità sul piccolo schermo e la classificazione del medicinale come farmaco da banco l'incidenza è salita a ben 16 casi in un mese solo nel nostro Centro".

28 lug 2010



 


 

ESODO D'AGOSTO:SONNO E GUIDA NON VANNO D'ACCORDO


 

Come affrontare un problema medico e sociale. All'Università di Pisa, la possibilità di studiare la sonnolenza diurna. Ogni giorno 14 morti sulle strade. In quei giorni potrebbero crescere.


 


 


 

PISA – Si calcola saranno almeno dodici milioni gli italiani ( cui si devono aggiungere anche i turisti stranieri)che viaggeranno in arrivo ed in partenza,lungo le nostre strade a fine luglio. Ogni giorno,mediamente,contiamo 14 morti. Per il prossimo fine settimana,la cifra è destinata a salire. Il punto sulla situazione,l'invito alla prudenza ed al buon senso vengono dagli specialisti della Clinica Neurologica dell'Azienda Ospedaliera Universitaria Pisana, diretta dal prof.Luigi Murri.


 


 


 


 

  1. Uno studio recente pubblicato sulla rivista più prestigiosa al mondo per lo studio del sonno (SLEEP) nel fascicolo di giugno rimarca ancora una volta la correlazione tra sonnolenza diurna ed incidenti stradali.
  2. Lo studio è stato condotto a Detroit, Michigan, ed ha interessato 3.283 persone, intervistate telefonicamente per valutare il proprio grado di sonnolenza diurna.
  3. Nel campione intervistato sono risultate oltre 800 persone che avevano avuto un incidente alla guida negli ultimi 10 anni. Di questi circa 2/5 (300 persone circa) avevano avuto l'incidente a causa di sonnolenza.
  4. Questo gruppo di soggetti è stato quindi valutato presso il Laboratorio del sonno con metodiche obiettive di valutazione della sonnolenza (mediante il test di latenza multipla al sonno, MSLT).I 2/3 di questi soggetti (200 circa) avevano una sonnolenza di grado intermedio, mentre 1/3 (100 persone circa) avevano una sonnolenza francamente patologica durante la giornata.
  5. La sonnolenza diurna è risultata significativamente correlata agli incidenti stradali avuti, sia nei soggetti non-patologici che patologici (cioè persone sane e persone con varie patologie del sonno).
  6. La sonnolenza diurna è risultata nei soggetti non-patologici (persone sane) in relazione ad una serie di fattori: sonno notturno ridotto, sonno notturno frammentato, accumulo progressivo nel tempo di sonno ridotto, e uso di farmaci.


 

Le conclusioni di questo importante studio sono:


 

  1. La sonnolenza diurna altera la fitness di guida ed è responsabile nella realtà quotidiana di incidenti automobilistici (lo studio dimostra tale correlazione nella realtà quotidiana)
  2. Una notte in meno di sonno determina direttamente una sonnolenza importante
  3. Due notti in meno di sonno determinano una sonnolenza patologica
  4. Mediante una opportuna valutazione (Presso i Laboratori del sonno) è possibile documentare la presenza di sonnolenza diurna e predire il rischio di incidenti alla guida
  5. La sonnolenza diurna rappresenta un reale, importante fattore di rischio per incidenti alla guida
  6. La società deve porre rimedi a tale condizione di rischio, incentivando la promozione di una corretta igiene del sonno (abitudini di vita, ritmo di sonno/veglia, evitamento dell'utilizzo di farmaci)


 

A Pisa, presso la Clinica Neurologica (direttore Prof. Luigi. Murri) da anni si eseguono tutte le valutazioni strumentali per evidenziare una eccessiva sonnolenza diurna.


 

GIAN UGO BERTI


 

(riproduzione vietata)


TUMORI DELLA BOCCA E DELLA FARINGE:

LA PREVENZIONE VIENE DAL CAFFE'


 

Lo dimostra lo studio International Head and Neck Epidemiology. Si parla di "protezione moderata"


 


 

Chi beve più di quattro tazzine di caffè al giorno,nel 39% dei casi,presenta una moderata protezione verso i tumori del cavo orale e del faringe. Il dato emerge dallo studio International Head and Neck Epidemiology,pubblicato sul periodico della Fondazione per lo Studio degli Alimenti e della Nutrizione (Fo.S.A.N), Gruppo di Studio sul Caffè. La protezione aumenta del 4% per ogni tazzina in più consumata al giorno.

Certo, si legge nelle conclusioni,bere caffè non può essere considerato una misura preventiva. La vera prevenzione da questi tumori si ottiene invece evitando il fumo ( o smettendo di fumare) e bevendo non più di uno – due bicchieri di alcool al giorno per gli uomini ed uno per le donne.

Il caffè però – si fa notare – rappresenta un piacere del quale non solo godere perché non fa male, ma può anche avere effetti benefici. Dato che il caffè,dopo il the,è considerata la bevanda più consumata al mondo e,data l'alta incidenza e la scarsa sopravvivenza dei soggetti colpiti dai tumori del cavo orale e faringe, stabilire la casualità della relazione inversa avrebbe un'apprezzabile rilevanza in termini di salute pubblica.

GIAN UGO BERTI

(riproduzione vietata)

27 lug 2010


   Oggi ricorre l'anniversario della scoperta dell'insulina da parte di Fredick Banting>La storia del diabete. Banting

(Biografia tratta e liberamente tradotta da:
http://www.nobel.se/medicine/laureates/1923/banting-bio.html
)

Frederick Grant Banting nacque il 14 Novembre 1891, ad Alliston, Ontario, Canada. Fu il più giovane dei cinque figli di William Thompson Banting e Margaret Grant. Studiò nelle scuole di Alliston, e successivamente entrò all'Università di Toronto per studiare teologia, ma presto cambiò i suoi studi in favore della medicina. Nel 1916 si laureò e si unì ai corpi medici dell'esercito canadese, prestò servizio militare durante la prima guerra mondiale, in Francia. Nel 1918 venne ferito nella battaglia di Cambrai e nel 1919 gli venne conferita la croce militare per eroismo in servizio.
Alla fine della guerra, nel 1919, Banting ritornò in Canada e fu per un breve periodo, medico praticante a London, Ontario. Studiò ortopedia e fu , negli anni 1919-1920, di ruolo al Hospital for Sick Children di Toronto. Dal 1920 fino al 1921 insegnò ortopedia part-time alla University of Western Ontario a London, Canada, parallelamente a ciò, dal 1921 fino al 1922 fu "Letterato in farmacologia" all'Università di Toronto

Dapprima, Banting si era molto interessato al diabete. Il lavoro di Naunyn, Minkowski, Opie, Schafer, ed altri indicava che il diabete era causato dalla carenza di un ormone secreto dalle isole di Langerhans nel pancreas. A quest'ormone Schafer aveva dato il nome di insulina, ed aveva supposto che l'insulina controllasse il metabolismo degli zuccheri, e quindi che da tale carenza, ne risultasse un accumulo di zucchero nel sangue e la secrezione dello zucchero in eccesso nelle urine. I tentativi di fornire l'insulina mancante alimentando i pazienti con pancreas freschi, o estratti di essi, fallì presumibilmente perché l'insulina in questi veniva distrutta dall'enzima proteolitico del pancreas. Il problema, in altri termini, era come estrarre l'insulina dal pancreas prima che si distruggesse.

Mentre stava considerando questo problema, Banting lesse in una rivista medica un articolo di Moses Baron, che verteva sul fatto che, quando il dotto pancreatico viene sperimentalmente chiuso con una legatura, le cellule del pancreas che secernono la tripsina degenerano, ma che le isole of Langerhans rimangono intatte. Questo suggerì a Banting l'idea che la legatura del dotto pancreatico poteva distruggere le cellule che secernono la tripsina, prevenendo così la distruzione dell'insulina, cosicché, trascorso un tempo sufficiente a garantire la degenerazione delle cellule che producevano la tripsina, l'insulina poteva essere estratta senza problemi dalle isole di Langerhans.

Determinato ad investigare su questa possibilità, Banting ne discusse con varie persone, tra cui John J. R. Macleod, Professore di fisiologia all'Università di Toronto, e MacLeod gli diede un aiuto  per il lavoro sperimentale presso il suo laboratorio. Charles Best, allora studente di medicina, venne assegnato come assistente di Banting, ed insieme, Banting e Best iniziarono il lavoro che portò alla scoperta dell'insulina.

Banting sposò Marion Robertson nel 1924; ebbero un figlio, William (n.1928). Questo matrimonio finì con il divorzio nel 1932, e nel 1937 Banting sposò Henrietta Ball.

Quando scoppiò la seconda guerra mondiale, egli prestò servizio come ufficiale tra i servizi medici britannico e nordamericano, nel Febbraio del 1941, morì in un disastro aereo a Newfoundland.


 

   

 
 
 
 


 

    

DIABETE Tipo 1: ok IL MICROINFUSORE D' INSULINA INTEGRATO CON IL CONTROLLO CONTINUO


 


 

i risultati del congresso americano di diabetologia ad Orlando


 


 


 


 

Milano – Novità concrete emergono per la cura del diabete insulino – dipendente . Nel più importante studio clinico effettuato con il sistema integrato di infusione di insulina e controllo continuo della glicemia, è stato dimostrato che le persone con diabete di tipo I, sia adulte che in età pediatrica o adolescenziale, ottengono un maggiore beneficio clinico rispetto alla terapia multiniettiva ottimizzata con analoghi lenti e rapidi, lo standard terapeutico di riferimento nel diabete di tipo I. Lo studio è stato presentato al Congresso della American Diabetes Association di Orlando e pubblicato sul New England Journal of Medicine.


 

Il diabete di tipo I - noto come insulino dipendente - rappresenta una patologia cronica che in Italia interessa oltre 200.000 persone. Lo studio STAR 3 (Sensor-Augmented Pump Therapy for A1C Reduction) ha dimostrato una riduzione di 4 volte superiore del livello di emoglobina glicata se in cura con il sistema integrato per l'infusione di insulina ed il controllo continuo della glicema, rispetto alla terapia multiniettiva ottimizzata.


 


 

"La terapia con il sistema integrato -microinfusore di insulina e controllo in continuo della glicemia- rappresenta la soluzione tecnologicamente più evoluta per la gestione del diabete di tipo I Sandro Gentile, Presidente dell' Associazione Medici Diabetologi " E' la pietra miliare della terapia con microinfusore e controllo in continuo del glucosio combinati in un unico sistema e può ridefinire lo standard terapeutico di riferimento per la terapia del diabete di tipo I. I dati sono la conferma di quanto già noto nella pratica clinica degli oltre 200 centri di rilievo per la diabetologia dell'adulto e del bambino in Italia.


 

Il valore di emoglobina glicata nella popolazione non diabetica è compreso tra il 4 ed il 5-6%. Le line guida ufficiali della American Diabetes Association raccomandano di mantenere i livelli di emoglobina glicata a concentrazioni non superiori al 7%. Nel caso tali valori sconfinino al di sopra dell'8% il trattamento deve essere prontamente rivalutato. Ogni punto percentuale in meno di emoglobina glicata riduce il rischio di complicanza microvascolare (come la nefropatia o la retinopatia) del 40%.


 

La riduzione significativa di emoglobina glicata è stata rilevata senza aumenti di episodi di ipoglicemia, che rappresentano il più comune rischio legato ad una intensa terapia insulinica. I benefici ottenuti con il sistema integrato si sono registrati a tre mesi e mantenuti costanti per i 12 mesi di durata dello studio.


 

Il controllo in continuo della glicemia è reso possibile da un piccolo sensore sottocutaneo collegato ad un trasmettitore telemetrico, grande come una moneta da due euro, che viene posto sull'addome del paziente e trasmette automaticamente al microinfusore di insulina il valore glicemico. Il sistema integrato visualizza le misurazioni glicemiche direttamente sul dispaly del microinfusore per dare le informazioni sullo stato del controllo glicemico. Il sistema rileva e registra le misurazioni della glicemia 288 volte al giorno 24 ore su 24 ed il sensore viene sostituito dallo stesso paziente ogni sei giorni.


 

Lo studio ha dimostrato che maggiore è la frequenza di utilizzo del controllo in continuo della glicemia maggiore è il beneficio clinico ottenuto. Chi ha utilizzato il sensore per il 40-60% del tempo ha ridotto i livelli di glicata dello 0,64 per cento e chi l'ha utilizzato per più dell'81% del tempo ha ridotto i livelli di glicata dell'1.2 per cento riducendo quindi di quasi la metà il rischio di complicanze legate al diabete insulino dipendente.


 

Lo studio ha dimostrato che con il controllo in continuo della glicemia integrato con il microinfusore di insulina si ottiene un miglior controllo metabolico anche nella fascia di età dell'infanzia e dell'adolescenza; quasi il 44% dei pazienti pediatrici hanno raggiunto i target di controllo raccomandati dalla ADA mentre solo il 20% dei pazienti in terapia multiniettiva ottimizzata ha raggiunto lo stesso target terapeutico

STAR 3 ridefinisce lo standard terapeutico nel diabete di tipo I e convalida il concetto alla base del pancreas artificiale, ovvero verso un sistema integrato completamente automatizzato che non richieda l'intervento del paziente. Lo studio ha coinvolto 485 pazienti con diabete mellito tipo 1 (329 adulti e 156 bambini-adolescenti) in terapia multiniettiva con analoghi lenti e rapidi da almeno 3 mesi che non abbiano fatto uso di microinfusore in precedenza ed emoglobina glicata compresa tra 7.4% e 9.5%.

"In Italia l'utilizzo dei microinfusori e dei sistemi integrati è relativamente basso rispetto agli altri Paesi: da noi vengono riservati ai casi più impegnativi, altrove vengono impiegati di routine – chiarisce Gentile –. I passaggi burocratici richiesti dal Servizio Sanitario Nazionale per l'erogazione dello strumento ne frenano indubbiamente l'impiego. Ciò nonostante è evidente il vantaggio pratico e clinico del non doversi sottoporre a ripetute punture nell'arco della giornata , tra iniezioni di insulina e autocontrollo glicemico"


 

GIAN UGO BERTI


 

(riproduzione vietata)

25 lug 2010



 


 

OGNI GIORNO NASCONO DIECI BAMBINI PREMATURI


 

In Italia,una cifra in crescita, gravi le conseguenze a distanza, iniziative del Parlamento, della Società Italiana di Neonatlogia e di associazioni di volontariato


 


 

ROMA - Il 6,5% dei bambini che nascono ogni anno in Italia è prematuro ( trentacinquemila circa). Stiamo peggio dell'Europa (10%). Ma che succede ad un neonato pretermine? Un maggior rischio di complicazioni per la salute,come ad esempio la paralisi cerebrale infantile,le disabilità sensoriali e motorie,le malattie respiratorie, i disturbi comportamentali e dell'apprendimento.


 

Un fenomeno devastante e tragico – si è detto al Senato della Repubblica in un incontro sull'argomento fra istituzioni, operatori sanitari ed associazioni di volontariato – testimoniato dai numeri che ne definiscono l'attuale dimensione e che emergono dal rapporto internazionale "Prematurità in Italia:quali possibili azioni?",realizzato dall'European Foundation for the Care of Newborn Infants,dal Senato della Repubblica, dalla Società Italiana di Neonatologia, con il contributo di Abbott e che dimostra come,ad oggi, il problema non sia stato affrontato con la necessaria urgenza.


 

E' allora necessario – sono parole del sen. Antonio Tomassini,presidente della XII commissione Igiene e Sanità e presidente dell'Associazione Parlamentare per la tutela e la promozione del diritto alla salute – definire strategie comuni e alleanze trasversali, a livello nazionale ed internazionale, funzionali al percorso istituzionale. Un primo esempio è la creazione dell'Advisory Board,formato da un gruppo di esperti."


 

Sul piano operativo, ha detto la sen. Emanuela Baio, segretario della presidenza del Senato e membro della Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani – decisive sono il congedo di maternità e la tutela economica dei genitori di bambini


 


 


 


 


 

prematuri,affinché le famiglie possano affrontare in piena autonomia ed efficacia la questione della prematurità."


 

Una condizione non più procrastinabile – ha affermato Martina Buscagnin,presidente dell'Associazione Vivere onlus –tenuto conto che l'attuale contesto socio – economico ha portato le donne ad avere il primo figlio in età mediamente più avanzata rispetto al passato contribuendo negativamente alla crescita del fenomeno.


 

Dal canto suo Francesco Macagno, neonatologo, ha sottolineato come l'incidenza dei nati pretermine stia aumentando. E' stato infine fissato a dicembre prossimo l'appuntamento per stilare la carta dei diritti del bambino prematuro.


 


 

GIAN UGO BERTI


 

(riproduzione vietata)

24 lug 2010


 
 

VACANZE: UN OCCHIO AL SOLE


 

La luce intensa ricca di raggi UV, il riverbero sull'acqua, ma anche il vento e la sabbia

possono mettere a rischio la salute degli occhi, di adulti, bambini e anziani. Piccole attenzioni quotidiane e occhiali adatti aiutano a prevenire i danni


 

MILANO - Gli occhi sono strutture delicate, che necessitano di adeguata protezione durante tutto il corso dell'anno. Il discorso vale ancora di più per i mesi estivi, quando l'irradiazione solare è più intensa e maggiore è il tempo che si trascorre all'aria aperta. Gli occhi sono infatti esposti per un periodo più lungo alla luce ed ai raggi UV, all'azione di vento, sabbia, acqua salata o ricca di cloro. È quindi possibile che si verifichino, nel breve periodo, irritazioni e arrossamenti transitori. Nel lungo periodo, invece, l'azione dei raggi UV può favorire l'insorgenza di patologie più gravi, come congiuntiviti e cheratiti attiniche. Inoltre pochi sanno che anche la cataratta e le maculopatie, vere e proprie lesioni alla retina possono essere favorite dall'esposizione ai raggi solari. Il rischio di incorrere in problemi di questo genere aumenta in modo esponenziale con l'abitudine di esporsi al sole, al riverbero dei raggi sulla sabbia (che ne aumenta l'intensità del 15 per cento), sull'acqua di mare, lago e piscina e sulla neve dei ghiacciai (che li rendono intensi fino al 30 per cento in più).


 

Eppure, da recenti sondaggi condotti in Europa e negli Usa risulta che la consapevolezza dei possibili danno agli occhi dovuti al sole è ancora scarsa: solo il 14 per cento circa della popolazione adulta protegge gli occhi in modo adeguato. "Particolarmente scarsa è l'attenzione rivolta a categorie a rischio, come i bambini, i cui occhi in fase di crescita sono delicati e vanno quindi difesi con particolare attenzione, per prevenire possibili problemi più avanti con gli anni" precisa Matteo Piovella, segretario della SOI, Società Oftalmologica Italiana. "Lo stesso discorso vale per gli anziani, molti dei quali sono soggetti a patologie come la cataratta. Vederci bene, per una persona anziana significa conservare più a lungo possibile la propria autosufficienza".


 

Sottoporsi a qualsiasi età a una visita dallo specialista oftalmologo significa verificare che i propri occhi siano sani e apprendere le strategie più efficaci per difenderli nella stagione calda.


 

I raggi "pericolosi"

I raggi del sole che influenzano la visione e che possono essere dannosi per gli occhi durante l'estate sono di tre tipi:

  • I raggi ultravioletti, che possono provocare disturbi alla cornea e al cristallino. Questo tipo di radiazioni deve essere bloccato dalle lenti, dal momento che non contribuisce alla visione.


 


 


 

  • I raggi di colore blu, utili per distinguere nitidamente il colore degli oggetti, sono molto aggressivi per la retina. Di conseguenza, devono essere schermati parzialmente.

  • I raggi infrarossi, che non sono dannosi per gli occhi ma rappresentano un rischio per le palpebre a causa dell'alto calore che sviluppano. Le lenti adatte consentono il passaggio di questi raggi, necessari per una buona visione.


 

Quali disturbi si possono avere

A volte capita che un problema da poco come un'infiammazione venga trascurato: può allora peggiorare in forme di congiuntiviti o altri disturbi. Ecco quali sono i rischi più frequenti:

  • La congiuntivite provocata dal sole è un'infiammazione della congiuntiva, la membrana che ricopre le palpebre all'interno e il bianco dell'occhio. Provoca arrossamento, lacrimazione, bruciore. In questi casi bisogna evitare i colliri astringenti. Questi farmaci hanno l'effetto temporaneo di ridurre la lacrimazione e l'arrossamento, ma appena se ne sospende l'uso l'occhio, per reazione, ricomincia a lacrimare e ad arrossarsi. Meglio ricorrere a pomate oftalmiche da applicare all'interno dell'occhio: quelle a base di vitamina A si possono acquistare in farmacia anche senza prescrizione medica.
  • Un altro disturbo serio è la cheratite, infiammazione della cornea, membrana trasparente situata nella parte anteriore della sclera, cioè il "bianco" dell'occhio. Anche in questo caso, la causa può essere un'infiammazione agli occhi non ben curata, che provoca piccole ulcerazioni alla superficie della cornea. In questo caso c'è un'intensa lacrimazione, bruciore e fotofobia, cioè difficoltà a sopportare la luce. E' un disturbo piuttosto doloroso, ma non particolarmente pericoloso. L'unico rimedio possibile è rivolgersi allo specialista.
  • Un'esposizione esagerata al sole può provocare negli anni la formazione di pterigio: si tratta di una piccola formazione, del tutto benigna, causata dall'ispessimento dei vasi sanguigni della congiuntiva. Ha una singolare forma triangolare e normalmente parte dal punto interno dell'occhio. Non è doloroso, ma solo antiestetico: deve quindi essere asportato dall'oftalmologo con un piccolo intervento.


 

Un'arma insostituibile: gli occhiali da sole

Il primo, semplice sistema per difendere gli occhi consiste nell'evitare di esporsi al sole nelle ore più calde, quando il sole è allo zenit e i raggi sono più intensi. Un capello a tesa larga (importantissimo soprattutto per i più piccoli) protegge gli occhi dalla luce diretta e previene i colpi di calore.

Essenziali sono gli occhiali da sole, o occhiali protettivi, come li definiscono gli specialisti, che non devono essere considerati un accessorio, ma uno strumento di difesa irrinunciabile sia per i raggi UV e la luce blu sia per la sabbia e il vento. Per proteggere gli occhi dall'azione del vento e dall'ingresso negli occhi di corpuscoli estranei è sufficiente scegliere una montatura abbastanza grande e con protezione laterale, mentre per difendere gli occhi dai raggi nocivi è necessario tenere conto della qualità ottica della lente. Oltre a evitare l'abbagliamento, le lenti di protezione devono anche migliorare la visibilità degli oggetti, rendendo più chiari e vividi i loro contorni.


 


 


 


 

Gli occhiali da sole vanno scelti con cura, in tranquillità, effettuando diverse prove per essere certi di trovare quelli più adatti ai propri occhi. È bene evitare gli acquisti dell'ultimo minuto, specialmente presso le bancarelle che espongono lenti di qualità scadente, non in grado di proteggere in modo adeguato.

La stessa cura va riservata all'acquisto degli occhialini da sole per i bambini: aziende produttrici di alto livello producono montature colorate, con i personaggi più amati dai piccoli e lenti di ottima qualità. È importante che i genitori abituino i figli a indossare gli occhiali protettivi fin dai primi mesi di vita, anche fornendo per primi il "buon esempio" di indossare gli occhiali da sole.


 

Per sceglierli bene

L'acquisto di un buon paio di occhiali da sole non può essere affidato al caso, ma deve essere guidato da un esperto. La scelta adatta va fatta in base al luogo in cui ci si trova, al tempo che si trascorre all'aperto, al tipo di attività che si pratica. E' quindi necessario tenere conto di tre fattori: la capacità di assorbimento dei raggi, il tipo e il colore delle lenti.

L'assorbimento

E' il rapporto tra la quantità di luce che colpisce la superficie della lente e quella che attraversa la lente stessa giungendo all'occhio. Per ogni situazione esistono lenti caratterizzate da una capacità di assorbimento diversa a seconda dell'intensità della luce del luogo in cui ci si trova. Quanto più la zona è luminosa, tanto più alta dovrà essere la capacità di assorbimento. In montagna, la capacità di assorbimento delle lenti sarà piuttosto elevata, intorno al 90 per cento. Al mare, l'assorbimento si aggirerà sul 75-80 per cento.     

C'è lente e lente

Le lenti degli occhiali protettivi devono essere anche in grado di ridurre la quantità della luce e di selezionare i raggi solari. L'obiettivo è fare in modo che passino gli infrarossi, che permettono una visione nitida degli oggetti, mentre gli ultravioletti, dannosi per gli occhi, devono essere bloccati.

Lenti alla melanina

Sono trattate con una sostanza simile alla melanina naturale, e proteggono gli occhi dalle radiazioni ultraviolette e dalla luce blu, difendendo anche il contorno occhi dalla formazione delle rughe. Consentono una visione molto nitida perché lasciano passare i raggi infrarossi.

Lenti polarizzate

Sono in grado di lasciare passare la luce in modo selettivo. Si comportano come della veneziane, infatti oltre a ridurre la quantità complessiva di luce che le attraversa come le comuni lenti da sole, obbligano la luce a passare solo sull'asse orizzontale. In questo modo si riduce notevolmente il riverbero e migliora la qualità dell'immagine. Per queste caratteristiche sono indicate in condizione di elevata illuminazione e di riverbero come sulla neve o al mare.

Lenti CPF

Si ottengono con un trattamento eseguibile su qualsiasi tipo di lente (fotocromatiche, monolocali, multifocali), in grado di filtrare selettivamente anche la luce blu. Questo trattamento riduce moltissimo l'abbagliamento e migliora il contrasto delle immagini. Non posso essere utilizzate in condizioni di bassa luminosità e tanto meno di notte.


 


 


 

Lenti fotocromatiche

Cambiano l'intensità del colore a seconda della luce esterna. Oggi la tecnica di fabbricazione di queste lenti si è perfezionata al punto che, passando da una stanza in ombra al pieno sole, si schiariscono nel giro di pochi secondi. Contrariamente a quanto si crede, non vanno bene per la guida: la lente aumenta infatti l'intensità del colore a contatto con i raggi ultravioletti, che rimangono invece schermati dai vetri dei finestrini delle automobili. Il risultato è che le lenti non si scuriscono e non evitano quindi il fenomeno dell'abbagliamento.


 

Attenzione al colore

Per una protezione oculare ancora più efficace è importante anche associare al tipo di lente una colorazione che consenta di selezionare le onde luminose.

Azzurre, rosa, fucsia: questi tipi di colorazione sono stati lanciati sul mercato soprattutto per rispondere ai canoni della moda, ma non servono contro il sole.

Gialle: sono le più efficaci, contrariamente a quello che si potrebbe pensare. Infatti hanno il duplice vantaggio di sottrarre ai raggi solari le radiazioni ultraviolette, ma di non oscurare il paesaggio, regalando così una visione molto nitida.

Marroni, verdi o grigie: difendono bene dalla luce intensa. Inoltre possono essere associate alle lenti graduate per miopi, presbiti e ipermetropi. Il grigio ha il vantaggio di non falsare i colori.

Blu scuro: lenti di questo tipo sono da evitare, poiché schermano i raggi infrarossi lasciando passare gli ultravioletti. In questo modo si rimane abbagliati dalla luce e non si ha una buona visione del paesaggio circostante.


 

Occhiali per ogni esigenza

Acquistando un paio di occhiali protettivi è bene tenere conto anche delle proprie abitudini e dei propri programmi. Per chi fa sport, per esempio, gli occhiali devono garantire una buona schermatura, ma anche essere leggeri e infrangibili.

  • A chi gioca a tennis e a pallavolo vanno bene occhiali piuttosto grandi, con protezioni laterali. Le lenti dovrebbero essere ad assorbimento medio.

  • Chi ama andare in bicicletta deve scegliere occhiali piccoli e adatti alla forma del viso. La montatura deve essere resistente agli urti e l'assorbimento delle lenti medio-alto.

  • Chi pratica sci estivo deve ricordare che il riverbero dei ghiacciai è dannoso per gli occhi. Occorrono occhiali con lenti ad alto assorbimento e montature avvolgenti e resistenti agli urti.
  • Lo stesso vale per chi va in barca a vela o pratica wind-surf: per difendersi dal riverbero del mare è opportuno utilizzare occhiali con montature grandi e resistenti agli urti. Assorbimento alto.
  • Per la guida si possono scegliere i modelli e le montature che si preferiscono. L'assorbimento deve essere medio e le lenti resistenti agli urti.

  • Chi usa lenti a contatto si deve orientare su una montatura piuttosto grande, in materiale resistente agli urti, e lenti ad assorbimento medio.


 


 


 

Per chi indossa le lenti a contatto

Le lenti a contatto non proteggono dai raggi UV. Ne esistono di specifiche, le cosiddette UV blocking, che però non sostituiscono gli occhiali da sole. questi vanno quindi sempre indossati, anche perché evitano l'ingresso di corpi estranei. In spiaggia, sarebbe preferibile rinunciare alle lenti a contatto e usare occhiali da sole e da vista. Se proprio non si vuole rinunciare alle lenti, si dovrebbe optare per lenti a contatto monouso giornaliere, che vanno gettate via a fine giornata eliminando così residui di polvere e di sale. Per nuotare o fare immersioni, è indispensabile indossare occhialini protettivi. In aereo sarebbe opportuno nei viaggi superiori a due ore evitare l'uso delle lenti a contatto poiché la ridotta ossigenazione dell'aria in cabina può provocare arrossamenti e bruciori. Essenziale in estate, come nelle altre stagioni, un'accurata pulizia con liquidi detergenti e disinfettanti specifici, da usare solo entro il periodo indicato sulla confezione e mai oltre due mesi dopo l'apertura della confezione.


 

Una guida ai piccoli disturbi

In estate, irritazioni e lacrimazione sono all'ordine del giorno. Ecco come intervenire sul momento.


 

Palpebre e contorno occhi

Questa zona delicata, oltre che con gli occhiali da sole, va protetta con un velo di crema solare ipoallergenica e priva di profumazione. Per il rossore danno sollievo gli impacchi con acqua fredda.


 

Lacrimazione eccessiva

La cornea e la congiuntiva possono irritarsi facilmente con l'azione dei raggi ultravioletti. Gli occhi allora si arrossano e lacrimano. Per avere sollievo si possono acquistare in farmacia colliri privi di conservanti, in formati monodose, che calmano l'irritazione.


 

Corpo estraneo

Se un moscerino o un granello di sabbia penetrano in un occhio, è necessario sciacquare con acqua dolce, evitando accuratamente di sfregare l'occhio con le mani, per non graffiare la cornea. Infatti il corpuscolo, durante il movimento di apertura e chiusura delle palpebre, strofina contro la cornea e può creare delle microlesioni. Un controllo dall'oftalmologo è utile per escludere, in seguito, qualsiasi problema.


 

Cloro e acqua di mare

Per alleviare la sensazione di bruciore dovuta al sale e al cloro è utile usare gli occhialini di protezione. Il discorso vale anche – e soprattutto – per i bambini.


 


 


 


 

GIAN UGO BERTI


 

(riproduzione vietata)


 


 


 


 


 


 

22 lug 2010



 


 


 

L'INFARTO CAMBIA VOLTO:

POCHI DISTURBI, CASI IN AUMENTO


 

Meno giovani,più anziani,in calo il dolore al petto,crescono affanno e stanchezza. 260 mila persone colpite all'anno in Italia. Parla il cardiologo dell'Università di Pisa,Mario Marzilli


 


 


 

PISA - Un caso ogni due minuti. L'infarto,rispetto all'anno scorso,cresce del 5-10%, ma soprattutto cambia volto: più colpiti gli anziani (60-70%), meno i quaranta – cinquantenni. Ben diversi i primi disturbi: in calo il forte dolore al petto ed al braccio sinistro, incremento invece per l'affanno ed il senso di stanchezza. Anche le alterazioni dell'elettrocardiogramma appaiono meno nette. Lo spiega Mario Marzilli, direttore dell'Unità Operativa di Cardiologia Universitaria all'Azienda Ospedaliera Universitaria Pisana.


 

Il messaggio deve essere diretto ai cittadini ed anche agli operatori sanitari. I motivi – aggiunge Marzilli – sono legati soprattutto all'elevarsi dell'età media, ma al contempo le malattie croniche che coinvolgono sempre più gli anziani.


 

Di particolare novità,sono sue parole, l'aumentato consumo di farmaci come l'acido acetil-salicilico (nella prevenzione della trombosi),le statine (per l'eccesso di colesterolo nel sangue),gli ace-inibitori (contro l'ipertensione arteriosa). Molecole di per sé attive contro i fattori di rischio della malattie cardio e cerebrovascolari.


 

Condizioni che contribuiscono anche a rendere più sfumati i parametri elettrocardiografici,come ad esempio il sopraslivellamento del tratto ST,situazioni che devono spingere il medico ad una condotta maggiormente attendista e l'esecuzione di precisi protocolli preventivi come il livello di troponina nel sangue. Superati sono ormai quelli degli enzimi del fegato come le transaminasi, pursensibili alle mutate condizioni della funzionalità cardiaca.


 


 


 

In questo particolare momento dell'anno,con temperature e gradienti d'umidità assai elevati,conclude Marzilli, è bene oltremodo basarsi su prudenza e buon senso. Uscire di casa solo nelle fasce meno a rischio della giornata ( fino alle 12 e dopo le 17),indossare abiti leggeri che facilitino la traspirazione della pelle,ricorrere a copricapo meglio se di colore bianco (il nero attira di più i raggi solari),evitare cibi eccessivamente calorici,privilegiare frutta e verdura,bere acqua in abbondanza,aerare bene gli ambienti dove si soggiorni,specie le camere da letto, mantenere le temperature interne non inferiori ai cinque gradi rispetto all'esterno ed il gradiente d'umidità non superiore al 50%. Particolare attenzione,infine, per chi abbia già avuto episodi vascolari o chi presenti predisposizione familiare a tale patologia.


 


 

GIAN UGO BERTI


 

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Quotidiano Net - Sesso, addio alle maratone: il rapporto perfetto dura dieci minuti


Quotidiano Net - Sesso, addio alle maratone: il rapporto perfetto dura dieci minuti


 

EMOFILIA: NASCE IL PROGETTO NAZIONALE D'ASSISTENZA PSICOLOGICA


 

Iniziativa dell'università Federicoi II di Napoli,poi a seguire Milano e Firenze. 6 mila persone ed i loro familiari ne saranno partecipi.


 


 


 

NAPOLI – Parte dall'univetrsità Federico II di Napoli, per estendersi al territorio nazionale,il primo progetto di assistenza psicologica al paziente con emofilia ed ai suoi familiari. L'iniziativa è promossa dalla Fondazione Paracelso onlus, in collaborazione con l'Associazione

Regionale Campana dell'Emofilia e realizzato con il supporto di Pfizer.


 

L'emofilia – come è noto – è una malattia rara legata ad un difetto congenito di uno dei fattori della coagulazione – il fattore VIII per quella A ed il IX per la B – che nelle forme gravi si traduce nell'incapacità del sangue a coagularsi provocando emorragie. La gravità è in rapporto ai tempi della diagnosi,anche se la familiarità costituisce elemento d'indagine.


 

I pazienti presentano spesso lividi,emorragie spontanee tanto esterne quanto interne (articolazioni,vie urinarie gastroenteriche) ed in caso di tagli,il sangue si coagula con fatica. In Italia sono 3 mila gli emofilici,quasi esclusivamente maschi,cui se ne aggiungo altrettanti con disturbi della coagulazione. Di questi il 46% è affetto dalla forma A ed il 9% dalla B.


 

Il progetto vuole fornire al malato un'assistenza continuativa di 18 mesi a partire dalla diagnosi – ha affermato Andrea Buzzi,presidente della Fondazione –ed è facile immaginare il trauma psicologico cui vengono sottoposti i bambini di pochi mesi od anni ed i loro familiari quando apprendono di doversi sottoporre a cure ospedaliere ed a visite mediche continue.


 

Il progetto prevede ,al momento della diagnosi,la presenza in ambulatorio di una figura fissa di riferimento come ad esempio uno


 


 


 

psicologo,un educatore od un assistente sociale che possa stare vicino ai familiari per far fronte alle componenti psicologiche ed emotive piuttosto importanti che sono di solito connesse alla diagnosi della malattia.


 

La notizia ed i primi episodi emorragici sono i momenti più critici per paziente e familiari. Oltre a Napoli, verranno strutturati in seguito anche quelli di Milano e Firenze.


 


 

GIAN UGO BERTI


 

(riproduzione vietata)

18 lug 2010


"SE FACCIO L'AMORE IN PIEDI,NON RIMANGO IN CINTA"


 


 

"Un bacio può ingravidarmi". Leggende pericolose in un mondo di giovani dove un'adolescente su quattro ha buone conoscenze. Il parere della Società Medica Italiana per la Contraccezione. Un sito d'informazione


 


 


 


 

Compie cento anni la prima proposta di legge per l'educazione sessuale nelle scuole italiane. Una data importante per il fatto che il problema si poneva già da allora. In negativo è che,dal 1910,non si è fatto nulla di concreto fino ad oggi. E' l'amaro sfogo del presidente della Società Medica Italiana per la Contraccezione,Emilio Arisi.


 

Non è uno zero assoluto,aggiunge,ma le esperienze avvengono a macchia di leopardo, là dove insegnanti coraggiosi,operatori attenti e disponibili cercano di dare il loro contributo. Troppo poco, in un Paese in cui solo un' adolescente su quattro possiede buone informazioni su sesso e sicurezza.


 

La riprova,purtroppo, fa sorridere. Si crede ancora che facendo l'amore in piedi non si possa rimanere in cinta o,di contro,che un bacio abbia la possibilità di fecondare. Grande è poi la confusione fra pillola del giorno dopo (da usarsi dopo un rapporto ritenuto a rischio di gravidanza) e la Ru486,cui ricorrere per l'interruzione della gravidanza accertata.


 

Sono preoccupato, ha aggiunto Arisi. In Italia diminuiscono gli aborti volontari,ma stabile rimane invece il numero fra le minorenni,comunque al di sotto del 5%(in Francia si registra un dato doppio). In crescita sono al contempo le malattie sessualmente trasmesse,in particolare la clamidia,con negativi riflessi sulla fertilità futura.


 


 


 


 


 


 

Non è quindi una sorpresa,se si pensa che solo il 30% dei giovani usa un contraccettivo e successivamente una ragazza su tre continua a sfidare il destino riproduttivo affidandosi a metodi poco sicuri. L'età media del primo rapporto è a 17 anni per le ragazze,ma qualcuna comincia già a 12 anni.


 

Se parlano di sesso, precisa Arisi, lo fanno nel 40% dei casi con amici e partner,20% con la madre,5% con medico od esperti. Dobbiamo invertire la tendenza. I dati anglosassoni sulle gravidanze fra adolescenti,le "school pregnancies" sono ancora più allarmanti. Non vorrei che il fenomeno si presentasse anche nel nostro Paese.


 

Gravidanze indesiderate nelle minorenni ed aborti sono sempre eventi che hanno un effetto traumatico sotto il profilo sociale,personale e familiare. Si tratta di un momento molto delicato – conclude Arisi - nella vita delle persone. E' invece importante creare un giusto approccio:dobbiamo mettere i giovani in grado di vivere a pieno ed in modo sereno la loro sessualità,senza correre rischi né sul versante delle gravidanze indesiderate,né su quello delle malattie sessualmente trasmesse e dobbiamo anche responsabilizzare i giovani maschi,spesso meno sensibili delle loro compagne adolescenti. In tal senso la SMIC ha messo a disposizione un sito http://www.mettiche.it per discutere,confrontarsi e dare voce alle domande,inviare segnalazioni e commenti,risposte,informazioni,consigli medici per sfatare vecchi e nuovi stereotipi.


 


 

GIAN UGO BERTI


 

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ESTATE A TAVOLA: MEGLIO NON RISCHIARE


 

Dieci consigli utili degli esperti dell'ospedale milanese "Sacco"


 


 


 


 

MILANO – Perdere qualche chilo,soprattutto d'estate,non guasta. Il tutto- ben inteso - nel contesto di una valutazione individuale col medico di fiducia. Mettersi a dieta può rappresentare una scelta eccessiva. Diciamo che vantaggi ,in tal senso,si possono ottenere con alcune accortezze basate sul buon senso e la prudenza. Parliamo delle dieci regole d'oro degli specialisti dell'ospedale milanese "Sacco". Spiegano così Fulvio Muzio e Michela Fiscella del servizio di Dietologia e Nutrizione Clinica:


 

Preferire prodotti nostrani – Prodotti possibilmente del territorio in cui si viva,così da ridurre i tempi di conservazione ed avere maggiore freschezza alimentare.


 

Pasti piccoli e frequenti – No quindi ai digiuni prolungati. Così facendo,infatti,viene facilitata la digestione,evitando spossatezza legata alle ore di digiuno. Alimenti invece freschi e leggeri come yogurt magri,frutta fresca o verdura per gli spuntini.


 

Frutta e verdura, ok – Meglio privilegiare complessivamente cinque porzioni giornaliere,per fare il pieno di vitamine e sali minerali. Meglio i prodotti rosso - arancione (carote,pomodori,peperoni,albicocche,anguria e ciliegie):sono ricchi di carotenoidi,stimolatori della melanina,protettrice della pelle in chiave anti-solare.


 

Tanta acqua – Idratare l'organismo per reintegrare acqua e sali persi con la sudorazione. Almeno un litro e mezzo d'acqua al giorno. In alternativa,tisane e centrifughe di frutta e verdura.


 

Meglio cibi al vapore – Circa la cucina, privilegiare la cottura al vapore. I cibi risulteranno più leggeri,preservando buona parte di vitamine e sali minerali.


 


 


 


No a fritti e condimenti – I primi e,per i secondi, quelli eccessivamente grassi appesantirebbero la digestione,affaticando l'organismo già spossato dal caldo. Erbe aromatiche,invece,per insaporire i piatti,con moderate quantità di olio extravergine da aggiungere a crudo.


 

Andateci piano col sale – L'effetto collaterale del cloruro di sodio è la ritenzione di liquidi,disturbo frequente in estate. Moderate quindi la scelta di cibi conservati,insaccati e formaggi.


 

Combattere la stitichezza – La si può combattere con l'ingestione di fibre,contrastando la perdita di liquidi e potassio che si concretizzano attraverso la sudorazione. Indicati sono,al contrario,pane e pasta integrali,legumi,carote,sedano, finocchi,con adeguata quantità di acqua.


 

Sì, al piatto unico – Insalata di riso,prosciutto e melone fanno al caso vostro, meglio freddi,in modo da avere pasto nutrizionalmente completo, ma leggero. Una coppa di gelato guarnita di frutta fresca e biscotto può essere alternativa se limitataa 1-2 volte la settimana.


 

Niente salse alla panna - Escluderle,assieme alla presenza di tuorlo d'uovo crudo,così come il consumo di pesce crudo, a meno che la loro freschezza non sia più che sicura.


 


 

GIAN UGO BERTI


 

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17 lug 2010


Le citronella è una pianta aromatica molto utilizzata per l'estrazione di quell'essenza che tutti noi chiamiamo "citronella" dall'aroma al limone che tiene lontane le zanzare.

La pianta di citronella appartiene al genere Cymbopogon ed alla famiglia delle Poaceae (ex Graminaceae).

Si tratta di piante erbacee perenni, sempreverdi, originaria dei paesi tropicali dell'Asia sud-orientale.

Sono piante cespugliose che possono raggiungere anche il metro di altezza. Il fusto è rigido, eretto che porta delle foglie nastriformi, di consistenza quasi cartacea e di un bel colore verde intenso tendente al bluastro e ricadenti (ricordano i nostri Chlorophytum) ed entrambi emanano un gradevole profumo agrumato.

PRINCIPALI SPECIE

Esistono circa una cinquantina di specie nel genere citronella quasi tutte con foglie aromatiche ma le principali utilizzate per produrre l'essenza di citronella sono:

CYMBOPOGON NARDUS

Il Cymbopogon nardus, conosciuto come la "citronella di Ceylon" è utilizzato assieme al Cymbopogon winterianus per l'estrazione degli oli essenziali.

Questa specie è molto usata per la produzione di essenza di citronella anche se è considerata meno pregiata rispetto al Cymbopogon winterianus "citronella di Java" in quanto il suo contenuto in oli essenziali è più modesto.

Questa specie non viene utilizzata in cucina in quando il sapore non è gradevole.


 

CYMBOPOGON WINTERIANUS

Cymbopogon winterianus, chiamata anche "citronella di Java" è utilizzata assieme al Cymbopogon nardus per l'estrazione degli oli essenziali ma considerata più pregiata della predente in quanto il suo contenuto in oli essenziali è più elevato e commercialmente si è diffusa in tutto il mondo.


 

 

PROPRIETA' AROMATICHE DELLA CITRONELLA

Tutti noi conosciamo la "citronella" come l'aroma al limone che tiene lontane le zanzare. Questo aroma non è altro che il distillato che si ottiene da alcune specie tropicali e precisamente del Cymbopogon nardus e del Cymbopogon winterianus che sono le due principali specie dalle quali si ottiene l'essenza conosciuta come "citronella".

Dalla foglie e dai fusti delle due specie di citronella si estrae un'essenza chiamata "citronella", dal forte aroma di limone, costituita principalmente da citronellolo (fino al 50%) e geraniolo (fono al 45%) e non esiste altra pianta in cui questi due costituenti si trovino insieme in così grande quantità.

Secondariamente troviamo canfene, metil eugenolo, borneolo, che producono un aroma secondario che ricorda la vegetazione umida e ammuffita. Questa caratteristica è più promunciata nella citronella di Ceylon che non nella citronella di Java. Viceversa la citronella di Java contiene quantità molto più elevate del citronellolo, repellente naturale degli insetti.

La citronella è più nota come repellente per le zanzare sia sotto forma di candele (meno efficaci in quanto la quantità di candele che occorrebbero sarebbero veramente eccessive) sia sotto forma di lozioni da cospargere sul corpo.

Nell'uso dell'olio di citronella c'è da tenere presente che molte persone hanno una sensibilità specifica verso questo prodotto sia che venga direttamente a contatto con la pelle o venga inalato per cui va usato con cautela.


 

 

RACCOLTA E CONSERVAZIONE DELLA CITRONELLA

Per l'estrazione degli oli essenziali vengono raccolte le foglie di citronella e lasciate leggermente appassire per poi estrarre per distillazione l'essenza di citronella.

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USO IN CUCINA DELLA CITRONELLA

Alcune specie di citronella sono normalmente utilizzate nella cucina asiatica, specialmente in quella thailandese, delle filippine, dello Sri Lanka e caraibica.

Sono utilizzate le foglie sia fresche che in polvere. Utilizzano anche la parte centrale del gambo.

Nei paesi africani è molto usato come té o per la preparazione di tisane molto gradevoli.

CURIOSITA'  SULLA CITRONELLA

La citronella è una pianta molto coltivata al mondo ed i paesi maggiormente produttori sono Sri Lanka, India, Taiwan, Guatemala, Honduras, Indonesia, Brasile.

L'essenza di citronella è presente anche in altre piante, in misura variabile, quali ad esempio il geranio ed il basilico.

La citronella respinge i gatti.

Citiano, dello stesso genere una specie di Cymbopogon il CYMBOPOGON HIRTUS o Hyparrhenia hirta che ritroviamo anche nella flora italiana, lungo i litorali chiamata "barboncino mediterraneo" che non ha però le caratteristiche delle altre specie tropicali.

E' una pianta che si ritrova nel bacino del Mediterraneo, in Africa e in Asia. In particolare in Italia la ritroviamo dalla Liguria in giù, Sardegna e Sicilia comprese, escludendo la Pianura padana e le regioni settentrionali.

Cresce in ambienti di prateria mediterranea e gariga.


 

 

 


 


 

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