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9 apr 2010



,Una guarigione rapida del glaucoma grazie a nuova tecniche chirurgiche - di Gian Ugo Berti
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Prende il via a Pisa la sperimentazione di una nuova metodica chirurgica simile a qualla utilizzata per la cura della cataratta. I vantaggi: tempi di degenza più rapidi, minori complicanze post-operatorie, assenza di cicatrici e soprattutto il recupero immediato della capacità visiva senza bendaggi


 

di Gian Ugo Berti


 

E' ormai prossima una svolta nella cura del glaucoma. Comincerà infatti a breve, presso la Unità Operativa Oculistica Universitaria a Pisa, diretta dal professor Marco Nardi, la sperimentazione di una nuova tecnica chirurgica. E' stato lo stesso Nardi ad averne dato notizia nel corso della Zingirian Medal Lecture tenuta al congresso della Società Italiana di Oftalmologia, indicando come una metodica da tempo nota, rivista attraverso la più moderna strumentazione, ora disponibile, possa offrire maggiori garanzie di sicurezza e qualità rispetto agli interventi tradizionali.

La nuova "strada" La tecnica attuale (la trabeculectomia) va considerata sempre valida ma per le possibili complicanze viene riservata, come ultima risorsa, ai casi in cui la terapia medica non è più efficace: se saranno confermate le premesse la nuova tecnica potrebbe rappresentare sempre più spesso un'alternativa ai farmaci. In particolare, riduce le complicanze, i tempi d'intervento da 30 a 15 minuti, la degenza ospedaliera (dalle 24 ore a quelli necessari per una cataratta, cioè ambulatoriali). Nardi, che sarà il primo a metterla in atto in Italia, parla della possibilità di una "vera e propria svolta", legata al differente approccio alle strutture su cui intervenire: in pratica l'approccio avviene non più dall'esterno, incidendo la congiuntiva e la sclera (membrane esterne dell'occhio), ma dall'interno, entrando in camera anteriore dalla cornea, con un taglio simile a quello della cataratta . Un primo vantaggio è l'eliminazione delle cicatrici che oggi invece si formano molte volte e sono causa d'insuccesso chirurgico. Poi, l'azzeramento delle infezioni post – operatorie, non raro e pericoloso effetto collaterale ed infine il recupero immediato della capacità visiva, senza attendere i sette – dieci giorni di bendaggio indispensabile.

Si parla anche di una migliore qualità della vita, perché in questo modo si elimina la dipendenza dai farmaci da instillare più volte al giorno, e perché lasciando il bulbo oculare senza punti di minor resistenza permette una vita normale anche a persone che possono essere esposte a traumi (per esempio, sportivi).

Meno complicazioni Riducendo insuccessi e complicanze – sono parole di Nardi – questo intervento potrebbe essere messo in pratica in tempi più precoci, quindi con la possibilità di trovare un organo meno compromesso e far fronte anche a quel 40% di malati, spesso anziani,che non riuscendo regolarmente a mettersi il collirio o dimenticandolo sovente, aggravano nel tempo la loro situazione

Gian Ugo Berti

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