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23 apr 2010


I COMPORTAMENTI SESSUALI NELLA PREISTORIA

 
 

 
 

FERNANDO LIGGIO

(Primario Psichiatra Emerito A.S.L. Roma "E", docente di "Psicopatologia della sessualità" della Scuola Medica Ospedaliera di Roma e della Regione Lazio)

 
 

 
 

    Ormai è ben documentato che il pianeta Terra ha un'età di ben 6.000.000.000 di anni e che in esso la specie animale preumana ? i cui membri sono stati denominati "parapithechi" (dal greco "paraV" = "a fianco" e "pivqhko"" = "scimmia") ? ad incipiente conformità di quella che sarà definita "umana" vi è comparsa circa 4.000.000 di anni fa. Ma, il comportamento sessuale di tale specie animale permane, fino a meno di 30.000 anni fa, con carattere istintivo-compulsivo, strettamente dipendente da cicliche condizioni ormonali ad insorgenza periodica, per il raggiungimento esclusivo dell'accoppiamento riproduttivo, effettuato senza la minima coscienza dell'evento conseguenziale. Soltanto in tale epoca (cioè circa 30.000 anni or sono), in quella specie animale ormai qualificabile "umana" ? e solo in essa ? inizia lentamene a stigmatizzarsi la cosiddetta "sessualità" [«…complesso dei comportamenti maschili e femminili, propri dell'essere umano ? attivati volontariamente, al fine di soddisfare la "concupiscenza reciproca" mediante qualsiasi tipo di contatti erotici, compreso l'accoppiamento definito "coito" ? esprimenti la modalità di soddisfazione della pulsione erotica, consciamente vissuta ed indipendente dall'esito riproduttivo…» (cfr. Liggio F.: «Il concetto di "sesso" e di "sessualità" e l'origine filogenetica del "sesso"», Riv. Sessuol., 23, 339, 1999)].

    I primi "ominidi" prototipi della specie umana (delinetisi circa 1.700.000 anni fa) sono stati denominati "australopitechi" (dal latino "auster" = "meridione" e dal greco "pivqhko"" = "scimmia") poiché i loro resti fossili sono stati rinvenuti nell'Africa meridionale presso la regione etiopica dell'Afar, cioè appartenente all'emisfero australe (cfr. Dart R.A.: «Australopithecus africanus: the man-ape of South Africa», Nature, 115, 195, 1925; Robinson J.T.: «The genera and species of the Australopithecinae», Amer.Med. Phys. Anthropol., 12, 181, 1954; Taieb M., Johanson D.C.,Coppens Y., Aronson J.I.: «Geological and paleontological background of Hadar hominid site. Afar, Ethiopia», Nature, III, 289, 1976; ecc.). La struttura corporea degli "australopitechi" era ancora molto diversa da quella di un essere umano odierno, basta sottolineare che il loro cervello aveva un volume molto piccolo, equivalente a meno della metà di quello dell'attuale Homo sapiens-sapiens, e che dovette trascorrere più di un milione di anni per raggiungere un apprezzabile successivo volume, pur sempre limitato, proprio dei cosidetti "pitecantropi" (dal greco "pivqhko"" = "scimmia" ed "a[nqrwpo"" = "uomo") comparsi circa 500.000 anni or sono (epoca convenzionalmente indicata come "paleolitico inferiore") contemporaneamente in più parti del pianeta terra (i suoi resti fossili sono stati rinvenuti in Europa, Africa, Indonsia e Cina) e giunti fino a circa 30.000 anni fa (limite superiore del "paleolitico medio", periodo compreso tra 80.000 e 30.000 anni fa, epoca in cui si è posto il confine con l'inizio del "paleolitico superiore", che si ritiene concluso 20.000 anni or sono). Da questi ominidi — i quali, ad un certo momento, cominciarono ad assumere preferibilmente la postura eretta ed a camminare con i soli arti posteriori, a tenere la testa in posizione quasi verticale (Homo erectus, di cui il più noto è quello giavanese) (delineatosi circa 600.000 anni fa), ad essere abili a costruire i rudimentali utensili di selce (Homo habilis detto anche Homo faber) ed a provvedere alla conservazione di parte delle provviste raccolte — è derivato l'Homo sapiens che, pur avendo avuto origine evolutiva oltre 200.000 or sono, si è ben delineato come tale poco più di 20.000 mila anni fa, e che, a sua volta, ha dato origine all'attuale Homo sapiens-sapiens circa 15.000 anni fa. All'inizio del "paleolitico medio" (circa 80.000 anni fa) coincide anche la comparsa dei "neanderthaliani", i cui resti furono originariamente rinvenuti nel 1856 in Germania presso la valle di Neander, i quali, sebbene possedevano un cervello di volume relativamente superiore a quello umano attuale e fossero sufficentemente intelligenti, si estinsero completamente circa 30.000 anni fa (cfr. Howell F.C.: «The place of Neanderthal man in human evolution», Am., J. Phys. Anthropol., 9, 379, 1951; Shacklei M.: «Neanderthal Man», London, 1980; ecc.).

    Per quanto riguarda il comportamento sessuale degli "australopitechi" (vissuti in un'epoca compresa tra circa 1.700.000 e 500.000 anni fa) dai reperti paleontologici (cfr. Le Gros C.W.E.: «The fossil evidence of uman evolution», Chicago, 1955; Pivetau J.: «Traité de Paleontologie. Primates. Paléontologie Humaine», Paris, 1957; Heberer G.: «The descent of man and the present fossil record», Cold Spring Harbor Symp. Quant. Biol., 24, 235, 1959; ecc.) si può solo arguire che essi vivevano nella più assoluta promiscuità e che copulavano in posizione "mores ferarum", accoppiandosi a caso con qualsiasi femmina in estro, spinti dalla momentanea periodica tensione genesiaca. La relativa azione coitale era estremamente rapida e, spesso, doveva essere subito interrotta prima di averne completato l'espletatamento per le frequenti interferenze di altri individui. La reazione orgasmica femminile era del tutto sconosciuta non potendo essere assolutamente provocata.

    Per quanto riguarda il comportamento sessuale dei "pitecantropi" (vissuti in un epoca compresa tra circa 500.000 e 30.000 anni or sono) dai reperti paleontologici (cfr. Le Gros C.W.E.: Op. cit., Chicago, 1955; Pivetau J.: Op. cit., Paris, 1957; ecc.) si rileva che, almeno da 100.000 a 30.000 anni fa (allorché divennero erecti ed habiles), i maschi si allontanavano spesso dalle femmine per periodi più o meno brevi ? ma, a volte, anche abbastanza lunghi ? per recarsi a cacciare ogni tipo di selvagina. I rapporti sessuali erano effettuati ancora "mores ferarum", esclusivamente con femmine in estro e quasi sempre al ritorno degli uomini dalle uscite di caccia, in specie se prolungate e proficue, ma non si aveva ancora alcuna consapevolezza della connessione con le gravidanze. Le femmine, gravate dalle gestazioni, affaticate dall'allattamento e dall'accudimento della prole, non potevano essere di alcun aiuto nelle spedizioni di caccia. Pertanto, il loro compito era di raccogliere la legna nell'immediato dintorno, di alimentare il fuoco e di raccogliere frutti e vegetali commestibili. Conseguentemente, le donne diventarono autorevolmente padrone dei luoghi di ritiro domestico e, quando periodicamente divenivano sessualmente eccitate e recettive, si concedevano con selettiva preferenza a quei maschi che al rientro, oltre essere eroticamente ipereccitati dall'odore dei ferormoni del loro estro, potevano dimostrare di essere stati i più abili nel predare la selvaggina. Si costituiva, così, il matriarcato, destinato a durare fino a circa 10.000 anni or sono. Il matriarcato si è progressivamente consolidato nel periodo dell'ultima glaciazione del quaternario (circa 45.000 anni or sono) in quanto la donna, essendo preposta a conservare il fuoco divenne una figura indispensabile di notevole importanza essenziale. Infatti, è lei che assicurava il confortevole calore del rifugio, che cuoceva i cibi rendendo la selvagina più gustosa, ed è intorno a lei che i bambini e gli uomini si pongono a cerchio per ricevere il pasto caldo.

    Per quanto riguarda il comportameno sessuale dell'Homo sapiens (iniziato a delinerasi da oltre 200.000 anni e pienamente affermatosi poco più di 20.000 anni fa) dai reperti preistorici si rileva la piena continuazione del matriarcato. Si presume che nel periodo in cui è vissuto l'Homo sapiens la sessualità della donna ha iniziato progressivamente a sganciarsi dalle cicliche condizioni ormonali. Infatti, si hanno notizie che, specialmente nell'ultima fase di tale periodo, le matriarche esercitavano spesso pratiche erotiche per secondi scopi (tra i più frequenti, per ottenere cibo o oggetti, per rinforzare l'amicizia e per disinnescare l'aggressività), indipendentemente dalle fasi di estro, tanto che molte immagini rupestri, risalenti a questo periodo, rappresentano l'unione sessuale con la donna posta a cavalcioni al di sopra dell'uomo.

    Per quanto riguarda il comportamento sessuale dell'Homo sapiens-sapiens (ben delinatosi 15.000 anni fa e tutt'ora in evoluzione) dai reperti preistorici di essenziale si rileva che gli uomini, fino a quell'epoca nell'atto dell'accoppiamento erano stati dominati dalle donne, prendono coscienza dell'indispensabilità maschile per indurre la procreazione, iniziano ad esercitare autorità sulle donne sottomettendole non solo ai fini sessuali ? tanto che molte immagini rupestri, risalenti a questo periodo, rappresentano l'unione sessuale con scene in cui la donna risulta posta a gambe divaricate al disotto dell'uomo nell'atto di introdurle in vagina un enorme pene eretto ?, ma progressivamente anche ad ogni altro fine, dando così inizio al patriarcato che perdura tutt'ora, sebbene in subdola decadenza.

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