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10 giu 2010


BAMBINI E TUMORI: ECCO COME ASSISTERLI


 

Nasce il primo manuale italiano per chi viva loro a fianco. Iniziativa di AIEOP e GSK. La malattia cresce del 2% ogni anno. Leucemie e Linfomi i più numerosi, Frequenti anche quelli del sistema nervoso


 


 

MILANO – Cresce del 2% ogni anno in Italia,il numero dei bambini colpiti da tumore. Un'incidenza fra le più alte in Europa,soprattutto in quelli d'età inferiore all'anno e negli adolescenti. In particolare si tratta delle leucemie (+1,6%),linfomi (+4,6%) e quelli del sistema nervoso centrale (+2%). Per dare una dimensione complessiva,attualmente una persona su 600 si ammala di tumore prima dei 15 anni di vita. Due su tre,mediamente guariscono,quindi nella popolazione fra i 20 ed i 30 anni,una su 600 è guarita da tumore contratto in età pediatrica.


 

Curare oggi non significa più solo assicurare la guarigione,ma offrire i supporti necessari per superare problemi psicologici che si possono accompagnare alla diagnosi ed alla terapia. Oltre quindi alla famiglia,ai medici ed agli operatori sanitari,un ruolo fondamentale è giocato dai volontari,veri e propri "angeli in corsia".


 

Proprio a loro è dedicato il volume "L'assistenza ai bambini malati di tumore" ( Raffaello Cortina Editore),realizzato da AIEOP (Associazione Italiana Ematologia ed Oncologia Pediatrica) e GlaxoSmithKline. E' stato presentato a Milano da Fulvio Porta,presidente AIEOP, Daniele Finocchiaro (GSK),Momcilo Jankovic,ospedale di Monza,Giuseppe Basso,presidente Fondazione Italiana Ematologia ed Oncologia Pediatrica,Erika Lanceni,ABIO Brianza.


 

I primi progressi in tema di sopravvivenza – si è detto – risalgono a trent'anni fa con i nuovi protocolli terapeutici dell'AIEOP per le leucemie linfatiche. Fra il 1988 ed il '93 la sopravvivenza globale a quindici anni,considerata guarigione,si aggirava sul 65,8%,mentre nel quinquennio successivo l'incremento è stato del 10%.


 


 


 


 


 

Fino a dieci anni fa,i malati di leucemia linfatica acuta senza risultati con la chemioterapia,non potevano sostenere un trapianto per l'assenza di un donatore compatibile e la percentuale di guarigione era del 30% Con le nuove conoscenze sull'antigene d'istocompatibilità HLA,discriminante per il sì al trapianto,la percentuale si è raddoppiata. Ora si sta rendendo disponibile anche il trapianto di sangue placentare,la cui donazione rappresenta un'arma in più nelle mani dell'oncologo.


 

Dobbiamo dunque far sì che chi venga curato possa diventare un adulto,non un sopravvissuto – si è concluso –e del tutto alla pari con i coetanei. Per questo occorre prestare la massima attenzione alla qualità della vita dei pazienti e delle loro famiglie,specie considerando le difficoltà nell'affrontare trattamenti efficaci,ma ancora assai pesanti da sopportare. L'impegno deve proseguire per anni,anche quando il tumore è stato sconfitto e,per costruire un futuro di serenità ,è fondamentale che i piccoli siano costantemente accompagnati lungo un percorso fatto di sostegno,nato dall'alleanza terapeutica fra genitori,personale sanitario ed i tanti volontari che dedicano il proprio tempo a tale missione". ( sede nazionale AIEOP, Bologna Ospedale Sant'Orsola Malpigli, www.aieop.org
segreteria@aieop.org)


 


 

GIAN UGO BERTI


 

(riproduzione vietata)


 


 


 


 

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