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15 giu 2010


 


 

 

La Medicina Ellenistico-Romana. La Medicina Araba.
Il Medioevo.

  
 


 

Alessandro Magno conquistò tutto il Mediterraneo ma, come spesso accade, la massima espansione portò alla caduta dell'impero alessandrino. Il potere fu ripartito fra i suoi vari generali e l'impero venne diviso in numerosi regni. Tra i più importanti regni vi sono quello di Pergamo e, soprattutto, quello tolemaico in Egitto. Qui la cultura greca si fuse con quella egiziana.

Nell'impero tolemaico, ad Alessandria d'Egitto, si sviluppò un movimento culturale di vastissime proporzioni. Venne costruita anche la biblioteca più grande e famosa dell'antichità, che costituiva la summa del sapere dell'epoca e che, nei secoli successivi, andò incontro ad alterne vicende: fu incendiata da Cesare, da varii imperatori romani e vescovi, fu distrutta definitivamente intorno al 640 da un califfo arabo. Questa biblioteca era una vera e propria università, in cui operavano scienziati formatisi alla scuola aristotelica che, però, praticavano le dissezioni sugli animali ed anche sull'uomo. L'Egitto era una terra in cui da secoli, per non dire millenni, si faceva uso di pratiche funerarie che prevedevano la dissezione dell'uomo come preparazione alla mummificazione. Ecco che quindi acquistò importanza la tecnica dell'esame sul cadavere, inteso non semplicemente come dissezione, ma, come avverrà anche nel Rinascimento, quale momento fondamentale dell'attività del medico.

Anche tale scuola aveva dei principi molto affascinanti, che richiamano quelli odierni, tuttavia fallì in quanto non vi era la possibilità concreta di fare una diagnosi accurata e, di conseguenza, una terapia ad hoc, viste le scarse cognizioni, in termini di malattie, in loro possesso.

Contemporaneamente alla scuola empirica, in Alessandria si diffusero anche la scuola dogmatica, che era la continuazione della scuola d'Ippocrate, e la scuola metodica, che fu quella che ebbe maggior successo.

Ad Alessandria sono vissuti due grandi scienziati, estranei alle scuole su viste, Erofilo (330 a.C.) (1) ed Erasistrato (304 a.C.-250 a.C.) . Quest'ultimo era un grande medico a cui va il merito d'aver riconosciuto, per primo, che le arterie sono anch'esse dei vasi, in contrapposizione a quanto affermato da Aristotele, secondo il quale le arterie non trasportavano sangue ma pneuma (2). Inoltre egli diede molta importanza allo studio del polso, al concetto di temperatura del corpo ecc., contributi che tuttavia nel corso dei secoli vennero persi (3).

Come già detto, la scuola più importante ad Alessandria fu la scuola metodica. Questa si rifaceva non alla filosofia dei quattro elementi, ma alla filosofia rivale, alla teoria atomistica di Democrito (vissuto tra il V e il IV sec a.C.) . La concezione ippocratica era di tipo finalistico, analogamente a quella aristotelica, mentre alla base della teoria democritea vi era il caso. Secondo tale scuola era necessario valutare le cose così come apparivano nel mondo reale, bisognava porre attenzione allo stato fisico del malato. Grande importanza, secondo loro, aveva lo stato dei pori: a seconda che questi fossero aperti o chiusi si aveva una condizione, rispettivamente, di rilassatezza o di tensione; e bisognava far di tutto perché i pori rimanessero aperti in modo normale, quindi fare attenzione a come ci si lavava, alla temperatura dell'acqua. Questo concetto fu la causa dell'estrema scarsità d'igiene esistente nel medioevo, in quanto venne male interpretato e inteso come la condanna dell'acqua in quanto causa della chiusura dei pori.

Nell'epoca greca e poi romana ci fu un grandissimo sviluppo dell'igiene. I bisogni fisiologici non venivano più espletati nell'ambiente esterno o in luoghi aperti comuni (vicoli, spiazzi), ma in apposite costruzioni, le latrine pubbliche, dotate di sistema idrico e di sistema fognario. A Roma vi era un efficace apparato fognario oltre ad un efficientissimo sistema idrico. In ogni casa, non solo in quelle dei ricchi, ma anche nelle insulae, che erano le case popolari dell'epoca, vi era una fontana, l'acqua corrente, portata in ogni casa dagli acquedotti. Questi acquedotti, costituiti da tubi di piombo, materiale molto malleabile, furono imputati del crollo dell'impero romano, a causa della malattia causata dai sali di piombo, il saturnismo.

In realtà pare che non fosse tanto l'acqua inquinata a determinare tale malattia, ma il vino. L'acqua , infatti, proveniente da zone montane, era ricca di sali di calcio, i quali, combinandosi con i sali di piombo, si depositavano sulle pareti delle tubature costituendo così un rivestimento tenace e quasi insolubile. Il vino, per via della sua acidità, risultava invece ricco di sali di piombo (acetato di piombo o "zucchero di Saturno"), in quanto questi venivano utilizzati, alla stregua del bisolfito usato oggi, per controllare la fermentazione del vino.

A Roma la medicina era praticata in ambito familiare (il medico di famiglia era il pater familias, che aveva il potere assoluto sulla famiglia) e nessuna teoria vera e propria vi era alla sua base, risultando, perciò, una scienza empirica, anche se razionale.

Grande importanza ebbe l'erboristica anche se, anch'essa, usata in maniera molto empirica.

La medicina arrivò a Roma con la conquista della Grecia. A Roma fare il medico era considerata cosa disdicevole, che poteva fare solo uno straniero. Siccome la Grecia, dopo la conquista romana, era poverissima per le numerosissime guerre che l'avevano dilaniata, ci furono numerosi medici che si vendettero come schiavi per poter andare a Roma ad esercitare la propria arte. Molti di questi divennero famosi e si comprarono la libertà, divenendo dei liberti. La setta che ebbe maggior fortuna fu la setta Metodica (4), con Asclepìade e il suo allievo Temisòne, che influenzò moltissimo la cultura medica romana. Ci furono inoltre a Roma importantissimi trattatisti, tra cui il fondatore della botanica farmaceutica, Dioscuride Pedànio (I sec. d.C.) , che pubblicò un libro, intitolato De materia medica, rimasto come base della farmacologia fino al primo '800; Sorano di Efeso (I / II sec.) , medico ellenista, che pubblicò un trattato di ginecologia e soprattutto Aulo Cornelio Celso (14 a.C.-37 d.C.) con il suo trattato De Medicina. Questi scrisse una sorta di enciclopedia medica in cui trattò argomenti di chirurgia, di medicina dal punto di vista di un erudito, piuttosto che da quello di un conoscitore dell'argomento, facendo un grande elenco di pratiche comuni a Roma. Da qui possiamo però farci un'idea dello sviluppo raggiunto dalla chirurgia in quell'epoca, soprattutto in alcuni campi, quali l'odontoiatria (5).

L'elemento più caratteristico però dell'ambiente sanitario romano era il concetto di igiene. I romani si lavavano moltissimo, ne è un esempio l'uso e il numero delle terme allora esistenti. Il medico più importante dell'epoca romana, che lasciò una traccia importantissima nella cultura occidentale, fu Galéno (129 d.C.-216 d.C.?) , il pergameno (6). Questi era figlio dell'architetto dei re, proveniva dunque da una famiglia facoltosa, che dopo il tirocinio ad Alessandria passò a Roma, dove fece il medico dei gladiatori, acquisendo quindi una certa infarinatura anatomica, anche se, seguendo i concetti greci, si dedicò soprattutto alla dissezione degli animali. Tra questi i più studiati erano il maiale ("l'animale più simile all'uomo", a detta di Galeno) e la scimmia (7). Galeno intuì l'importanza fondamentale degli organi e di molti anche il loro effettivo ruolo; ad esempio capì che la vescica urinaria non produceva urina, ma che questa proveniva dagli ureteri (lo dimostrò legando gli ureteri), descrisse per la prima volta il nervo ricorrente. Ebbe molta importanza come medico pratico: basandosi sulle piante medicinali introdusse farmaci di grandissima importanza, introdusse, ad esempio, l'uso della corteccia di salice, del laudano (tintura di oppio) come anestetico.
Però insieme a questi reclamizzò dei farmaci completamente inutili, tra cui la triaca o teriaca (8), cioè un brodone in cui erano presenti le cose più strane: sterco di capra, pezzi di mummia, teste di vipera. L'unica cosa buona di questo intruglio era il fatto che veniva fatto bollire a lungo per cui il materiale contenuto all'interno diventava sterile. La teriaca venne utilizzata fino alla fine del 1700; veniva prodotta generalmente una volta l'anno nelle varie città sotto la responsabilità del magistrato e venduta poi nelle farmacie. Nonostante le sue numerose intuizioni, poiché la teoria più accettata all'epoca era quella ippocratica, Galeno, pur con qualche introduzione di elementi estranei, sposò la teoria degli umori. Anzi, esasperò l'aspetto terapeutico della materia peccans. Tra la materia peccans vi era il pus, che venne chiamato da Galeno "bonum et laudabile", perchè era espressione di materia peccans che doveva essere eliminata: aveva capito che il pus era una sostanza da eliminare. Purtroppo, però, soprattutto dagli epigoni di Galeno tale teoria venne sfruttata in senso stretto: dicevano infatti che le ferite non dovevano guarire per prima intenzione, ma doveva formarsi prima pus: era quindi necessario bruciare la ferita in maniera tale da provocare la sua formazione, perchè solo così le ferite guarivano meglio. Tale concetto restò valido fin quasi alla fine del 1500.

Galeno portò, inoltre, all'esasperazione anche altre metodiche terapeutiche, quali il salasso. Nel suo concetto introdusse anche il concetto metodista dei pori: ciò, però, fu travisato ed interpretato come un invito, fatto da Galeno, a non lavarsi.

Galeno elaborò un teoria fisiologica per capire come funzionava il nostro corpo e come si muoveva il sangue. Sulla base di molte affermazioni di Aristotele (fu il primo a considerare la digestione come una sorta di cottura, parlava di una concotio degli alimenti che avveniva nello stomaco) affermò che gli alimenti, che contenevano le sostanze nutritizie, dopo la concotio, attraverso le vene meserraiche (allora non si conoscevano i vasi chiliferi), venivano portati al fegato.. Questo era l'organo principale della circolazione. Per Aristotele era il cuore l'organo più importante, per Galeno il fegato. Nello stomaco tale materiale diventava sangue e si arricchiva di uno spirito chiamato spirito naturale. Gran parte di questo sangue, dal fegato andava in periferia, attraverso le vene, dove veniva consumato come nutrimento. Una parte, invece, attraverso la vena Cava, passava al cuore, sede in cui arde la fiamma vitale, nel quale si arricchiva dello spirito vitale; in particolare il sangue giungeva al cuore destro e da qui, attraverso dei pori, giungeva al cuore sinistro. Da qui, attraverso le arterie, considerate dei vasi, il sangue si portava soprattutto al cervello. Prima di giungere però al cervello, il sangue passava attraverso un sistema mirabile situato nel collo (9). Nell'encefalo il sangue si arricchiva di un ulteriore spirito, lo spirito animale, quindi, attraverso i nervi, considerati il terzo sistema di vasi, giungeva in periferia dove poteva dare la vita. Questa teoria non presuppone una circolazione del sangue, bensì solo un movimento: a suo giudizio si muoveva secondo il moto delle maree. Questa, naturalmente, era una teoria facilmente confutabile. In realtà, secondo tale concezione, il sangue sarebbe dovuto essere in quantità enorme: infatti, se man mano che il sangue giunto in periferia si fosse consumato, è logico che se ne sarebbe dovuto produrre una quantità notevole in continuazione. Per confutarla sarebbe bastato prendere un animale e sgozzarlo, come fece 1500 anni dopo Harvey. Secondo la teoria galenica, inoltre, a livello del cervello, il sangue veniva filtrato e si veniva così a creare uno spurgo, rappresentante ciò che di impuro il sangue conteneva, e che, attraverso la lamina cribrosa (chiamata così per l'appunto) colava giù dando origine alle lacrime. Una teoria affascinante che, tuttavia, non era fondata su basi sperimentali e che portò poi alla cristallizzazione di tutto il sapere medico-scientifico, in quanto questa teoria si sposava bene con la dottrina cristiana. Questa teoria divenne quasi un dogma. Nel 1500, al tempo del grande medico Vesalio, era ancora valida. Tra le trattazioni rese così inattaccabili, oltre a quella sul sangue, già vista, vi è quella anatomica. Una anatomia, tuttavia, fondata sullo studio di animali che quindi non aveva nessuna funzionalità pratica, reale.

A riprova dell'intoccabilità di Galeno è dimostrativo il fatto che, nonostante tutte le prove rappresentate dai numerosi scheletri presenti sotto gli occhi di tutti, si continuasse ad affermare che gli omeri fossero curvi, e che quelli dritti non erano altro che ingannevoli scherzi della natura.

Dopo Galeno ci furono una moltitudine di medici che operarono nell'impero d'occidente ma soprattutto in quello d'oriente, con conseguente passaggio del sapere dall'Occidente all'oriente.

Sulla scia della grande importanza data all'igiene, in epoca romana sorsero i primi veri e propri ospedali, costruiti secondo precise norme igieniche quali smaltimento dei rifiuti, sistema idrico, libera circolazione dell'aria, come dimostrano le numerose finestre di cui erano dotati, che possiamo tutt'oggi vedere e di cui Vitruvio racconta.

Col trasferimento del potere a Bisanzio, ci fu anche il trasferimento della cultura medica e dei principi dell'igiene, terme incluse. In questa città vi furono medici famosi, quali Paolo di Egina, che non fecero altro che ripetere quanto detto da Galeno e seguaci; ci fu tuttavia la fondazione di molti ospedali ed il sorgere della medicina sociale. Avvenne a Bisanzio una disputa tra il vescovo Cirillo e il vescovo Nestorio. Quest'ultimo perse e fu cacciato da Costantinopoli; si rifugiò quindi in Medio oriente, nelle zone dell'lraq ed in Egitto. Nestorio portò con sè tutto il bagaglio culturale classico, compreso quello medico, ponendo quindi le basi allo sviluppo di una concezione medica simile a quella presente nell'antica Roma.

Vennero costruiti ospedali avanzatissimi, a immagine di quelli romani, a Bagdad, in altre città dell'Iraq ed al Cairo.

Tuttavia anche in questa epoca araba non si dava importanza, continuando sul concetto della medicina olistica, all'anatomia. Rimaneva, tuttavia, ben saldo il concetto dell'igiene avanzata, del lavarsi molto (10) . Nella medicina araba ebbe grande influenza anche la religione. Uno dei concetti del Corano era che non bisognava toccare il corpo umano per evitare che uscisse il sangue, in quanto insieme a questa sarebbe uscita anche l'anima; ciò pose un veto alla possibilità di eseguire dissezioni. Nella religione cattolica, invece, non vi è nessun ostacolo di carattere religioso alla dissezione: il corpo è qualcosa di secondario, ciò che importa è l'anima. In oriente, invece, tale norma proibiva la dissezione nelle 24 ore successive alla morte, per paura che venisse persa l'anima. Per ovviare a ciò gli arabi inventarono il termocauterio, ancora oggi usato (si pensi al bisturi elettrico) per bloccare temporaneamente i vasi (11) durante l'operazione chirurgica. All'escara faceva seguito la suppurazione; si veniva così a creare il pus, bonum et laudabile, nel pieno rispetto dell'iter terapeutico del tempo, ma ciò portava spesso il paziente alla morte.

Agli Arabi va, inoltre, il gran merito d'aver tramandato gli scritti greci antichi, che ad essi erano giunti attraverso, ad esempio, i nestoriani, o che si erano fatti portare in dono dai vari principi occidentali, e che scrupolosamente traducevano in lingua araba lasciandovi il testo greco a fronte. Grandi medici arabi furono Rhazes (864-925) e Avicenna (980-1037). Verso la metà del 1200 il medico siriano Ibn-Al-Nafis (1213-1288) descrisse la circolazione polmonare. È dubbio però che la sua scoperta, venuta alla luce nel 1924, abbia influenzato la medicina occidentale.

La civiltà araba ebbe il massimo sviluppo in Europa nella Spagna islamica; a Cordoba in particolare, vi furono grandi medici, quali, ad esempio, Maimonides, Albucasis, Giuannizzius ed Averroè (1126-1198) che, come prima di lui Avicenna, commentò Aristotele. Il periodo della civiltà moresca (12) in Europa fu il culmine della civiltà araba. Dopo la disfatta dei mori l'impero arabo crollò e il loro sapere tornò in Europa, in particolare a Montpellier e a Salerno.

Mentre nell'oriente arabo si sviluppò una società avanzatissima, basata soprattutto sul patrimonio antico, classico, sorretta dalla nascente concezione islamica, in cui si traducevano e si commentavano testi antichi, si studiava Aristotele, in Occidente, invece, questo fu il periodo dell'oscurantismo e si ritornò alla medicina teurgica (siamo in pieno medioevo). I santi venivano chiamati adiuvanti e alle loro reliquie venivano attribuiti poteri miracolosi. Vere e proprie guerre venivano combattute per tali reliquie (13). In questo periodo particolarmente diffuso era il concetto della agiolatria. Tra i santi adiuvanti, i più famosi erano i santi Cosma e Damiano (14) : erano i patroni sia della famiglia de Medici che dei medici, ed erano detti anargiri perché curavano gratis. A loro venne attribuito un "miracolo": attaccarono la gamba di un negro ad un poveraccio cui era stata amputata. Vi erano santi protettori per ogni organo e contro ogni malattia: Santa Lucia protettrice degli occhi, Santa Apollonia dei denti, San Biagio della gola, San Fiacre proteggeva dalle emorroidi, Sant'Antonio dalla lebbra, San Rocco dalla peste, Sant' Anna il parto e Sant'Agata dalle malattie delle mammelle.

Dopo la caduta dei califfati arabi, gli scienziati della Spagna musulmana, come già detto, si rifugiarono soprattutto in Francia, a Montpellier, e in Italia a Salerno, dove fiorì la cosiddetta scuola salernitana, che, secondo la leggenda, fu fondata poco prima del 1000 da un greco, da un latino, da un arabo e da un ebreo. In questa scuola confluirono una marea di manoscritti greci ed arabi; si ebbe perciò un ritorno alla cultura greca e classica e alla medicina ippocratica. In questa epoca grande importanza venne data alla moderazione della dieta e dell'uso del vino. Non solo, vennero formulati consigli (Regimina) su ciò che bisogna fare e ciò che, invece, non bisogna fare. Ad esempio non bisogna eccedere nelle pratiche amorose, non bisogna leggere a lume di candela, non bisogna sforzarsi troppo nella defecazione, non bisogna eccedere nel vino. Ritornarono i principi dell'igiene, del lavarsi molto, della salubrità dell'aria. Grande importanza fu data al concetto del temperamento: se ne individuavano quattro: il temperamento gioviale, il temperamento amoroso, quello collerico e quello flemmatico.

Grande importanza veniva data a ciò che si mangiava, soprattutto in relazione al temperamento: se uno era molto collerico. voleva dire che aveva troppa bile, troppo fuoco. per cui bisognava smorzare tale temperamento facendogli mangiare pesce di palude, che è freddo, oppure la folaga (che era ritenuta un pesce); all'esame del malato e all'esame delle urine; vi fu un certo sviluppo della chirurgia, ma non della condizione dei chirurghi, i quali erano sempre considerati degli aggregati (come l'abito stesso sottolinea) e non dei medici.

In questo periodo sorsero inoltre le Università. Prima esistevano gli Studia, che erano istituti sponsorizzati dalla comunità civile laica, mentre le università erano qualcosa di spontaneo, che si venivano a formare per iniziativa di gruppi isolati di studenti ("Universitas studiorum"), girovaghi, che si sceglievano un maestro valido e, pagandogli un salario, si ponevano come suoi allievi. Il potere in questo caso era nelle mani degli studenti, che potevano cambiare insegnante quando volevano se non soddisfatti. Federico Barbarossa fu il primo che finanziò questi studenti, diede loro il beneficio fiscale se si fermavano nella sua città. In seguito ci mise lo zampino la Chiesa e le Università potevano diventare tali solo quando vi erano le bolle papali. La prima università del mondo occidentale con bolla papale fu l'Università di Bologna. Le prime Università tuttavia erano formate dalle scienze liberali del trivio (retorica, dialettica e grammatica) e del quadrivio (matematica, geometria, astronomia (15) e musica (16). La medicina entrò tra le discipline universitarie solamente circa 150 anni dopo: a Bologna, il medico Taddeo degli Alderotti dimostrò che la medicina riusciva ad argomentare contro i retori, riuscendo così a portare la medicina alla pari delle altre discipline universitarie.


 

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