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25 giu 2010


SANGUE CORDONALE:ITALIA IN TESTA NELLE DONAZIONI


 

Il punto sulla situazione del ginecologo Fedele Mario Nuzzi,dell'ospedale Pistoia


 


 

PISTOIA - Oggi sono 320 i punti nascita in cui si può donare (15 in più rispetto all'anno prima) e le unità di sangue cordonale "bancate" in una delle 21 banche italiane sono 28.464, un numero che ci colloca già tra i primi posti in Europa. Un network che funziona.Inoltre si sta cercando di ovviare al problema degli orari notturni e dei week end, in cui spesso il sangue cordonale ancora non viene raccolto malgrado la disponibilità della mamma. "Le sacche effettivamente conservate sono il 25% del totale, soltanto quelle che hanno una cellularità (cioè il numero di staminali contenuto nell'unità di sangue) più alta, oltre un miliardo, a garanzia di una maggiore efficacia terapeutica, ed è importante però sapere che quelle scartate non vengono buttate via, ma donate alla ricerca scientifica dove c'è sempre una lunga lista d'attesa".

Solo alta qualità in alternativa al trapianto di midollo

Il trapianto di cellule staminali emopoietiche (sia quelle dal sangue periferico che da cordone, in grado di trasformarsi in globuli bianchi, rossi e piastrine) si afferma sempre più come alternativa valida se non preferibile a quello di midollo osseo in caso di malattie del sangue. In particolare, i casi trattati nel 2009 con le cellule di un cordone sono stati 112 su 1474 trapianti. "Rappresentano un po' meno del 10% del totale, ma si stanno rivelando una fonte sempre più preziosa per curare malattie del sangue come la leucemia, talassemia, linfomi, malattie mataboliche e disordini del sistema immunitario". Queste cellule, denominate CD 34+, hanno la stessa efficacia di un trapianto di midollo e il grande vantaggio di essere subito disponibili, soprattutto in caso di malattia acuta. A patto però che abbiano una cellularità molto elevata, altrimenti non possono essere utilizzate. Da un paio d'anni a questa parte, la donazione di midollo da parte dei consanguinei è inferiore a quella di midollo o di sangue cordonale da parte di donatori estranei. Colpa del calo delle nascite: i trapianti all'interno della famiglia sono destinati a diventare sempre più rari. Nel contempo, però, i donatori di midollo (330 mila in tutta Italia) stanno calando fortemente: nel 2009 la forbice tra i nuovi iscritti al Registro Italiano Donatori di Midollo Osseo e quelli che stanno per uscire (il limite di età è di 55 anni) è ulteriormente aumentata. Al contrario, il trapianto con le staminali del cordone sta ampliando le sue possibilità di applicazione clinica. Mentre in passato veniva utilizzato più che altro nei bambini, nel 2009 sono stati più numerosi i trapianti su pazienti adulti. Sono queste le tre ragioni per cui è sempre più importante che le mamme donino il cordone per un uso solidale e non lo conservino per sé spedendolo all'estero.conclude il dr. Nuzzi. Le caratteristiche delle sacche di sangue cordonale donato alle banche pubbliche vengono inserite nello stesso registro dei donatori di midollo, e sono dati disponibili per chiunque al mondo stia cercando un donatore compatibile.

La membrana amniotica per ridare la vista

Al di là delle staminali emopoietiche, il cui utilizzo è ormai entrato nella routine, oggi vi sono anche altre possibilità di donare al momento del parto. Ancora pressoché sconosciute. Si tratta di altri "annessi fetali" e in particolare della membrana amniotica. Nel 2007 in Italia vi sono stati 219 prelievi di membrana amniotica e 1277 trapianti dei suoi frammenti per la ricostruzione oculare. In Toscana è il Centro Conservazione Cornee dell'Azienda ospedaliera Perelli di Lucca a gestire l'intero processo: donazione della placenta, bancaggio e trapianto. Si può già donare in 3 punti nascita (al Campo di Marte di Lucca, a Pescia e a Pistoia). Unico neo, possono farlo soltanto le mamme sottoposte a taglio cesareo programmato, allo scopo di evitare contaminazioni batteriche durante il passaggio della placenta attraverso il canale del parto. "In questo campo manca ancora del tutto l'informazione e quindi la materia prima scarseggia, ma l'efficacia terapeutica della membrana amniotica è ormai ampiamente dimostrata: costituisce un'impalcatura ideale per la ricrescita dei tessuti, il substrato perfetto per l'adesione e la crescita delle cellule staminali", spiega il ginecologo Fedele Mario Nuzzi, dell'Unità Operativa di Ostetricia e Ginecologia dell'Ospedale di Pistoia dove si raccolgono le placente. Durante il cesareo, dopo l'estrazione del feto, il ginecologo provvede al secondamento preservando il più possibile l'integrità della placenta. L'unica difficoltà consiste nel separare le due membrane, quella amniotica da quella coriale. Ma ogni membrana amniotica, un sottile foglietto trasparente, elastico e straordinariamente resistente, può servire anche per 8 trapianti. "Ha la caratteristica di non indurre risposta immunitaria, quindi non presenta alcun problema di rigetto e le sue cellule producono persino effetti antinfiammatori. E' quindi ideale nel campo dell'oculistica per le malattie della superficie oculare come l'ulcera corneale ma anche in chirurgia plastica, per la rigenerazione epidermica nei grandi ustionati", aggiunge Nuzzi. Sebbene il trapianto di tessuti sia un intervento cosiddetto "migliorativo" e non propriamente "salvavita" come avviene invece per quello di organi, costituisce comunque un'importante soluzione terapeutica che ha visto negli ultimi anni una forte espansione. Sul sito del Centro Nazionale Trapianti, alla voce "Tessuti" si possono trovare informazioni anche sulla donazione della membrana amniotica (www.
www.trapianti.salute.gov.it Numero Verde 800-333033). Gli altri annessi fetali, come il liquido amniotico ricco di cellule staminali mesenchimali (prelevato durante le amniocentesi e che di norma viene buttato) non hanno invece ancora un impiego clinico su larga scala.

BOX – I NUMERI del CORDONE OMBELICALE

16.207 unità donate in modo solidaristico in Italia nel 2009

14.000 circa le unità conservate per sé e spedite all'estero nel 2009

116 le unità rilasciate dalla rete italiana nel 2009

246 le donazioni "dedicate" per un familiare malato

28.464 le unità conservate nelle biobanche pubbliche italiane

320 i punti nascita dove si può donare oggi

(Fonte: Centro Nazionale Sangue)

BOX – CRESCE ANCHE L'ESPORTAZIONE NELLE BIOBANCHE ESTERE

Nonostante la campagna del Ministero della Salute a favore della donazione solidale, continuano ad aumentare anno dopo anno le coppie che decidono di conservare per sé il cordone. Si è passati dalle 10.458 del 2008 (a fronte delle 12.348 richieste) alle circa 14 mila nel 2009 (a fronte di 18 mila richieste). Tutte famiglie che l'hanno inviato a proprie spese in una biobanca estera. In Italia, infatti, continua ad essere vietato tenere per sé il cordone (a meno che non si tratti di una donazione "dedicata" nel caso vi sia già un malato in famiglia). Lo ha stabilito una volta per tutte il decreto legge di fine 2009, sulla base dell'opinione di una commissione di esperti in materia. "Si sta facendo marcia indietro anche negli Stati Uniti, dove oggi si è giunti al paradosso di avere 400 mila cordoni conservati privatamente e appena 100 mila donati in modo solidaristico. In Italia l'iter legislativo è terminato e il decreto prevede un'eventuale revisione della materia solo se emergeranno evidenze scientifiche su un concreto utilizzo per sé del cordone, prove che per ora non esistono. Al momento, quindi, chi vuole conservare il suo cordone ombelicale può farlo con una richiesta di esportazione da presentare – a partire dal primo settembre – alla propria Regione di residenza e non più al Ministero della Salute.


 

GIAN UGO BERTI

(riproduzione vietata)

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