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16 giu 2010


QUANDO ALLACCIARSI LA CAMICIA DIVENTA UN PROBLEMA


 

300 mila italiani (soprattutto donne) soffrono di artrite reumatoide . Novità nelle cure dal congresso europeo dell'EULAR, a Roma.


 


 


 

ROMA – La giornata solitamente comincia male per 300 mila italiani affetti da artrite reumatoide: i dolori articolari sono così forti da rendere persino problematico alzarsi dal letto. Ma tutti i giorni,le difficoltà aumentano. Gesti usuali come aprire un barattolo,guidare l'auto,salire uno scalino appaiono insuperabili. Senza contare i bottoni della camicia,la lavatrice e perfino un'innocua matita. Le dita di quelle mani non hanno forza e diventano organi inerti,quasi inutili.


 

Ogni commento diventa inutile davanti alle dimensioni del problema, hanno detto a Roma in occasione del congresso europeo dell'EULAR, i proff. Gianfranco Ferraccioli e Carlomaurizio Montecucco delle università di Roma e Pavia.


 

Si tratta dunque di una situazione grave sotto il profilo medico e sociale, anche per le conseguenze invalidanti di un trattamento inadeguato. Un paziente su due non risponde infatti alle terapie standard.


 

Non se ne conoscono le cause,ma è stato identificato il ruolo chiave di una proteina,l'interleuchina – 6,responsabile del processo infiammatorio. Nei primi 24 mesi di malattia, il 10% dei casi sviluppa un'invalidità grave e,dopo 10 anni, meno del 50% mantiene un'attività lavorativa od è in grado di svolgere le normali attività quotidiane.


 

In un'ottica di cura,nell'incontro stampa promosso da Roche,si è parlato del ruolo positivo di tocilizumab,capostipite di una nuova classe di farmaci biologici, che,proprio grazie all'innovativo meccanismo d'azione,agisce sul recettore cellulare dell'interleuchina – 6,spostando il bersaglio ed aumentando l'efficacia del trattamento.


 


 


 


 


 

In particolare, è emerso ancora, i pazienti trattati per oltre due anni con tocilizumab in combinazione con metotrexate hanno registrato una riduzione del danno articolare dell'81%.


 

Secondo Ketty Vaccaro della Fondazione Censis, " Le speranze farmacologiche sono importanti per una malattia che colpisce soprattutto le donne (rapporto 3 ad 1),limita la libertà dei pazienti,riduce la loro qualità di vita ed ha un forte impatto psicologico,portando spesso alla rinuncia del proprio desiderio di maternità,alla vita di coppia od all'attività sessuale,causando nel 25% dei casi vergogna per i segni della malattia sul proprio corpo".


 

GIAN UGO BERTI


 

(riproduzione vietata)

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