Powered By Blogger

Archivio blog


Benvenuti in PARLIAMO DI SALUTE

Vogliamo informare per orientare nel campo della salute e del benessere della persona. Ponete domande,vi daremo risposte attraverso l'esperienza degli esperti.



Leggete i nostri articoli per entrare e conoscere le ultime novità internazionali che riguardano i progressi della medicina.



Sarà affrontato anche il campo delle medicine alternative e della psicoanalisi.



Pubblicheremo inoltre interessanti articoli di storia della medicina.

24 giu 2010


L'OPPIO E I SUOI DERIVATI

 
 

L'oppio e' il succo lattiginoso, condensato all'aria ed estratto per incisione dalle capsule non mature del Papaver somniferum album (papavero sonnifero). Il suo nome deriva dal termine greco opos: succo. L'oppio grezzo e' la sostanza base di tutti gli stupefacenti, contiene circa 20 tipi di alcaloidi, composti organici azotati dotati di elevata azione farmacologica a livello del sistema nervoso.

L'oppio:

 
 

         

                       
 

 
 

STORIA DELL'OPPIO  

 
 

L'uso dell'oppio e' attestato sin nei primi documenti scritti prodotti dall'uomo. Hul gil, l'ideogramma con cui i Sumeri indicavano, già nel 4000 a.C., il papavero da oppio, stava per pianta della gioia. L'oppio era l'ingrediente principale del pharmakon nepenthes che Elena versa nel vino durante il banchetto con Telemaco alla corte di Menelao, raccontato da Omero nell'Odissea (IV, 219-228). Nella mitologia greca e romana l'oppio era una presenza ricorrente. Un mito raccontava come Demetra, la dea della terra feconda, sorella di Zeus, usasse il papavero per alleviare il dolore provocatole dal rapimento della figlia Persefone. Il papavero è spesso presente nelle mani di Morfeo, dio del sonno, mentre Nyx, dea della notte, dispensava papaveri agli uomini. In talune rappresentazioni, anche Hermes si fa avanti con un papavero, quando arriva a recare il sonno ristoratore e la fantasia dei sogni. L'oppio era presente in moltissimi tipi di pozione (teriaca) messi a punto dai medici greci e romani. La teriaca più famosa ed usata era il galenos (soave) elaborata dal cretese Andromaco il Vecchio, medico alla corte di Nerone. Il più grande medico dell'antichità romana, Galeno, prescriveva tale pozione diluita in alcool per una serie incredibile di disturbi, tra cui sintomi di avvelenamento, cefalee, problemi di vista, epilessia, febbre, sordità e lebbra. Con questa pozione, stemperata in abbondanti dosi di miele, Galeno curò l'imperatore Marco Aurelio, sino a farlo divenire dipendente dall'oppio, come testimoniano i resoconti clinici compilati dal medico.

L'oppio era un principio curativo fondamentale della farmacopea araba e da questa passò quindi nella medicina europea. Il famoso alchimista Paracelso mise a punto un preparato a base d'oppio destinato ad avere una straordinaria diffusione: il laudano.

 A partire dal Cinquecento l'oppio divenne d'uso comune nel nostro continente, con la rivoluzione industriale esso era ormai prodotto in larga scala, diventando una merce acquistabile a basso prezzo. Gli inglesi disponevano delle enormi piantagioni d'oppio dell'India, la cui produzione, data la quantità e dato il basso costo della manodopera, poteva essere commercializzata a prezzi estremamente concorrenziali. L'abitudine di fare uso dell'oppio si diffuse anche tra gli intellettuali e tra i letterati, soprattutto inglesi: George Byron, Percy Shelley, Walter Scott, John Keats, Wilkie Collins e Charles Dickens, Samuel T. Coleridge facevano ricorso, saltuario o sistematico, al laudano per curare i mal di capo, l'insonnia,l'ansia.  Anche la cultura francese produsse originali posizioni sul problema dell'oppiomania come quelle illustrate da Honorè de Balzac nel racconto Massimilla Doni e quelle discusse da Charles Baudelaire nei famosi saggi raccolti ne "I paradisi artificiali". L'oppiomania della Rivoluzione industriale è un esempio eloquente di come sia l'offerta delle droghe a creare la domanda, e non viceversa. La facile disponibilità di tale droga, sia in termini di diffusione al minuto che in termini di prezzo, contribuì  in maniera determinante all'origine dell'epidemia d'abuso del secolo scorso.

L'oppiomania divenne un grave problema nell'Europa dell'Ottocento e molti intellettuali denunciarono i pericoli derivanti dall'uso del succo di papavero.  Ne I paradisi artificiali , ad esempio, Baudelaire scriveva: "Quanti cercano il paradiso con l'oppio si costruiscono un inferno, lo preparano, lo scavano con un successo la cui previsione forse li spaventerebbe".

Nessun commento:

Posta un commento