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5 giu 2010



 

DEPRESSIONE POST- PARTUM:

CHIESTO IL TRATTAMENTO SANITARIO OBBLIGATORIO


 

Per i ginecologi italiani indispensabile il controllo sanitario nell'abitazione della madre. Coinvolte 50 mila donne ogni anno


 


 

ROMA – Per le donne affette da depressione post – partum è necessario applicare la procedura del trattamento sanitario obbligatorio extra –ospedaliero. Lo chiede la Società Italiana di Ginecologia ed Ostetricia,tramite il suo presidente,Giorgio Vittori,alla luce dei recenti fatti di cronaca in cui una madre ha ucciso il proprio figlio di pochi mesi.


 

In questo caso si potrebbero applicare limitazioni della libertà personale per ragioni di cura,all'interno dell'abitazione della paziente. Un'èquipe specializzata,infatti, potrebbe occuparsi continuativamente 24 ore su 24 delle donne con comportamenti potenzialmente omicidi,tutelando in maniera efficace madre e figlio.


 

Circa i campanelli d'allarme della malattia,al primo posto ci sono fenomeni di depressione od ansia durante la gravidanza od una storia familiare o personale di depressione (81%),a seguire (78%)precedenti casi di depressione post-partum,isolamento o condizioni economiche svantaggiate (63%) oppure problemi con il partner (58%).


 

I casi che richiederebbero un TSO extra-ospealiero possono essere valutati,secondo Strade onlus,in circa mille interventi l'anno. Colpito è il 10% delle donne,quindi dalle 50 alle 70 mila neomamme all'anno nel nostro Paese.


 

"Nonostante questi dati – ha continuato Vittori – il rischio di sviluppare depressione viene valutato di routine solo dal 30% dei ginecologi durante gli incontri pre-parto. Dopo,solo nel 45% delle strutture è previsto un monitoraggio delle mamme a rischio. Ed il tempo dedicato all'informazione prima della dimissione è inadeguato per il 72% dei ginecologi."


 


 


 

Dati che la SIGO ha raccolto nel corso d'una indagine promossa fra i soci. Su tale base la società scientifica ha attivato,già nel 2008,"Non lasciamole sole",una campagna nazionale con l'obiettivo dio costruire una rete di protezione per tutelare soprattutto le donne più fragili.


 

"L'impulso ad eliminare il proprio figlio è purtroppo un sintomo tipico e ben conosciuto. Si tratta di una forza estranea alla volontà della persona contro la quale la donna depressa lotta strenuamente e di cui si vergogna in maniera profonda. Non può comunicare ad alcuno i propri pensieri,in particolare al marito, ma anche mamma e sorella vengono tenute all'oscuro del dramma. Oggi non esiste una protezione reale per bambino e donna. Sono invece necessarie attenzioni particolari per la paziente – conclude Vittori -che ha una condizione a rischio ed il bambino deve essere tutelato esplicitamente.


 

GIAN UGO BERTI


 

(riproduzione vietata)

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