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11 giu 2011
LO STUDIO
Menopausa, problemi «intimi»
per una donna su due
Punta sul recupero della femminilità in questa stagione della vita il Congresso mondiale in corso a Roma
ROMA -Vampate di calore, sudorazione di notte, umore alterato, ma anche infezioni urinarie ricorrenti e calo del desiderio sessuale. Disturbi fastidiosi che colpiscono più di una donna su due in menopausa, una stagione della vita che “capita” a tutte, intorno ai 50 anni, quando le ovaie cessano di produrre follicoli e ormoni estrogeni. Oggi, però, per una cinquantenne ancora giovane e attiva, sia dal punto di vista sociale che sessuale, con la fine dell’età fertile non si esaurisce la “partita” più importante della sua vita. Da qui il messaggio di «meno-pausa ma più femminilità», lanciato dal congresso mondiale sulla menopausa in corso a Roma, cui partecipano esperti giunti da più di 80 Paesi.
SE LEI DICE NO - Dei suoi disagi intimi solo una donna su dieci parla con il medico, secondo un recente studio su circa 3.500 donne. «Un’intervistata su due ha interrotto i rapporti con il partner - riferisce Rossella Nappi, ginecologa al Policlinico San Matteo di Pavia - . Se le vampate si possono risolvere spontaneamente col tempo, può invece peggiorare un altro disturbo comune, la secchezza vaginale: poiché diminuiscono gli estrogeni che stimolano le secrezioni della mucosa vaginale, i tessuti vaginali tendono ad atrofizzarsi, per cui si perde la capacità di rispondere agli stimoli sessuali». Così, per non sentirsi a disagio col proprio compagno, si dice no al rapporto.
RITROSIE COL MEDICO - «Spesso non se ne parla col medico per ritrosia, ma a volte anche per paura che prescriva la terapia ormonale sostitutiva - afferma Nappi - . Le pazienti temono gli effetti collaterali, in particolare l’aumento delle probabilità di ammalarsi di cancro al seno o all’utero. Così preferiscono non curarsi». Secondo gli esperti, meno di una donna su dieci utilizza la terapia ormonale. Ancora più limitata è la sua conoscenza. «Negli ultimi anni, grazie a studi internazionali e all’esperienza clinica, abbiamo “ripensato” la terapia della menopausa, la cosiddetta TOS, in termini di durata, dosaggi e vie di somministrazione degli ormoni», chiarisce la ginecologa. «Le terapie moderne permettono di risolvere i sintomi con sempre minori dosi di estrogeni – aggiunge Andrea Genazzani, direttore della Clinica ostetrica e ginecologica all’Università di Pisa e presidente del Congresso -. Uno studio internazionale iniziato nel 2002, che ha coinvolto oltre 30 mila pazienti, conferma la sicurezza delle terapie ormonali sostitutive a basso dosaggio».
TERAPIE “SUL POSTO” - Un ulteriore passo in avanti della ricerca medica, poi, ha permesso l’uso di farmaci applicati “sul posto”. «Utilizzano principi attivi efficaci (come per esempio l’estradiolo) e si applicano per via vaginale: così si riduce l'assorbimento generale in tutto il corpo e di conseguenza l'incidenza di effetti collaterali», spiega Genazzani. In questo filone di ricerca s’inserisce il nuovo gel a base di estriolo, un estrogeno di origine naturale che non viene metabolizzato: potrebbe essere disponibile già dal prossimo autunno. «Gli studi evidenziano un’efficacia paragonabile a quella dei prodotti già in uso – riferisce Antonio Cano dell’Università di Valencia, che ha diretto la sperimentazione - . In particolare, aiuta a prevenire le infezioni del tratto urogenitale, fa migliorare l’atrofia vaginale e la dispareunia (dolori durante il rapporto). Inoltre, ha una concentrazione di ormoni dieci volte inferiore alla terapia topica tradizionale, il che rassicura sull’uso “tranquillo” di questa nuova molecola».
CURE PERSONALIZZATE – Ma qual è il consiglio degli esperti? I ginecologi suggeriscono soluzioni “su misura” per ogni donna. «L’approccio alla menopausa, che non è una malattia, deve essere adeguato alla singola paziente e volto non solo a curare i sintomi ma a fare prevenzione – afferma Nappi - . Ecco allora che questa stagione della vita può essere un’occasione d’oro per la propria salute, se si punta a individuare eventuali fattori di rischio quali osteoporosi, sovrappeso o ipertensione, in modo da attuare al più presto strategie di prevenzione e terapie appropriate per cercare di evitare fratture, infarto o ictus verso i 70 anni. Ed è davvero il momento per fare la mammografia ogni due anni, senza dimenticare il paptest e l’ecografia pelvica».
Maria Giovanna Faiella
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