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30 giu 2011
Paleopatologia
Francesco I e Bianca de' Medici
Non fu omicidio ma malaria
Svelato da scienziati dell'Università di Pisa e Firenze, specialisti in «cold case», un giallo vecchio di 500 anni
Francesco I: non venne assassinato
MILANO - Bianca era bellissima. Secondo la leggenda Francesco I dè Medici, il Granduca di Toscana, la vide affacciata a una finestra di Piazza San Marco, a Firenze, e subito se ne innamorò. Entrambi erano sposati: lei, veneziana di nobili origini, era arrivata in città dopo aver sposato un fiorentino che non riusciva a garantirle la vita agiata alla quale era abituata. Francesco, despota più dedito ai propri piaceri che all'amministrazione e alla politica, aveva sposato Giovanna d'Austria, ma con lei, che non era riuscita a dargli un erede maschio, era infelice. Francesco e Bianca, amanti per anni, si sposarono subito dopo la morte dei due coniugi (il marito di lei ucciso in una colluttazione, dietro cui molti hanno visto la mano di Francesco; la moglie del Granduca di malattia), ma i fiorentini non li amavano e si dice che Ferdinando, fratello di Francesco e secondo nella linea di successione al Granducato, tollerasse appena la presenza di Bianca a corte.
Nell'autunno del 1587, dopo una battuta di caccia nella zona delle risaie di Poggio a Caiano a cui aveva partecipato anche Ferdinando, Francesco e Bianca si ammalarono e morirono a distanza di 11 ore l'uno dall'altra, fra il 19 e il 20 ottobre. Entrambi avevano avuto per oltre dieci giorni febbri altissime e violenti sintomi gastrointestinali. Tutti pensarono all'avvelenamento con l'arsenico: ci fu chi incolpò Ferdinando, chi disse che Bianca voleva uccidere Ferdinando con una torta avvelenata, mangiata per sbaglio dal marito e quindi da lei stessa, pazza di dolore per l'errore commesso. Le autopsie ordinate da Ferdinando parlarono invece di "febbre terzana maligna", come allora si chiamava la malaria.
Che cosa uccise davvero Francesco e Bianca? Il giallo è stato risolto di recente da Gino Fornaciari, direttore della Divisione di Paleopatologia, Storia della Medicina e Bioetica dell'Università di Pisa e coordinatore del "Progetto Medici", condotto in collaborazione con l'Università di Firenze e la Sovrintendenza per il Polo Museale fiorentino. A partire dal 2004 Fornaciari ha riesumato i corpi di una ventina di esponenti della nobile famiglia toscana sepolti a Firenze nelle Cappelle Medicee, sottoponendoli ad autopsia quasi 500 anni dopo la morte. Nato per ricostruire stile di vita, ambiente e malattie del casato fiorentino, il progetto sta svelando molti misteri; un lavoro paziente, che confronta i dati storici con tutto ciò che emerge dalle analisi dei cadaveri grazie a tecniche moderne. «I materiali ossei sono molto ben conservati, abbiamo potuto condurre analisi di biologia molecolare e del Dna senza grossi intoppi - racconta Fornaciari -. Abbiamo analizzato il corpo di Francesco, perché il cadavere di Bianca non è mai stato ritrovato, ma i dati raccolti sul Granduca sono inconfutabili: quando una persona muore di malaria, il Plasmodio che ne è responsabile si diffonde in tutti i tessuti, compreso lo scheletro e le ossa spugnose. Aver trovato chiare tracce di proteine del Plasmodio nelle ossa di Francesco equivale a una conferma: morì di malaria».
Niente arsenico, che tra l'altro non avrebbe dato le febbri violente che segnarono l'agonia di Francesco e Bianca: fu colpa della malaria contratta durante una battuta di caccia, proprio come era successo pochi anni prima alla madre e a due fratelli di Francesco, anch'essi al centro di leggende "nere" che Fornaciari ha smentito grazie ai suoi studi. Il cardinale Giovanni, don Garzia ed Eleonora di Toledo, figli e moglie del Granduca Cosimo I dè Medici, morirono tutti nell'arco di un mese, fra novembre e dicembre del 1562. Morti tanto repentine e ravvicinate da far nascere sospetti: secondo la tradizione, il quindicenne Garzia avrebbe ferito a morte Giovanni durante una lite; Cosimo I lo avrebbe vendicato uccidendo lo stesso Garzia. Eleonora sarebbe morta di lì a poco di crepacuore. Una versione dei fatti che oggi sappiamo essere infondata grazie ai risultati emersi dal Progetto Medici. «Abbiamo trovato il Plasmodio nelle ossa di tutti e tre, sono morti di malaria» spiega Fornaciari.
T utto ebbe inizio con un viaggio di Cosimo I in Maremma, terra di malaria per altri secoli a venire. Cosimo fu sconsigliato dai medici, ma volle comunque partire per inaugurare coltivazioni, promuovere la costruzione di edifici, controllare i lavori di bonifica; portò con sé la moglie e tre figli adolescenti, don Garzia, Giovanni (già arcivescovo di Pisa ad appena 19 anni) e Ferdinando. Durante il viaggio Cosimo e i figli non rinunciarono alla caccia, nonostante l'autunno fosse il periodo in cui la "febbre terzana" faceva più vittime. Quando la famiglia il 15 novembre raggiunse la costa toscana, a Rosignano, Giovanni manifestò i primi sintomi; la febbre, inizialmente leggera, gli consentì di arrivare a Livorno, ma qui peggiorò e Giovanni morì il 20 novembre, in appena 5 giorni. Di lì a poco pure don Garzia e Ferdinando si ammalarono: Ferdinando per due mesi ebbe febbri intermittenti, ma riuscì a sopravvivere e diventò il terzo Granduca di Toscana, dopo la morte del padre e del fratello Francesco I; don Garzia, invece, morì il 12 dicembre. Eleonora contrasse anche lei la malaria: aveva appena 40 anni, ma indebolita da undici parti e dalla tubercolosi, come le indagini dei paleopatologi hanno oggi confermato, morì in breve tempo. Le autopsie condotte già allora deposero a favore della malaria; le malelingue hanno tramandato un'altra versione, meno tristemente banale della vicenda. Abbiamo dovuto aspettare 500 anni e le attuali tecniche d'indagine scientifica per riaprire questi "cold case" e conoscere la verità.
Alice Vigna
29 giugno 2011
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