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13 gen 2011
BIOLOGIA E POLITICA
Sei di destra o di sinistra?
Lo rivela uno sguardo
Studio: i progressisti spostano l'attenzione nella direzione suggerita dall'interlocutore, a differenza dei conservatori
BIOLOGIA E POLITICA
Sei di destra o di sinistra?
Lo rivela uno sguardo
Studio: i progressisti spostano l'attenzione nella direzione suggerita dall'interlocutore, a differenza dei conservatori
(Corbis)
MILANO - Per capire se chi abbiamo davanti condivide le nostre idee politiche potrebbe bastare un semplice test: provate a osservare dove va il suo sguardo se voi appuntate l'attenzione altrove. Se chi vi sta di fronte guarda quello che osservano i vostri occhi, molto probabilmente è di sinistra; chi continua a fissare voi, è verosimilmente di destra.
STUDIO - Progressisti e conservatori "vedono" il mondo in modo diverso, si sa; ora alcuni psicologi dell'università del Nebraska, sulla rivista Attention, Perception and Psychophysics, ci spiegano che l'inclinazione politica ha davvero parecchio a che fare con il modo di guardare gli altri. L'esperimento per dimostrarlo ha coinvolto 72 volontari messi di fronte a uno schermo di computer bianco con una piccola croce nera al centro; questa spariva e al suo posto compariva un viso con gli occhi che guardavano a destra o a sinistra; infine, a destra o a sinistra del volto appariva un piccolo cerchio e il volontario doveva a questo punto premere un tasto sul computer. La direzione dello sguardo del viso non era correlata al luogo dove sarebbe poi apparso il cerchietto, per cui non c'era motivo di seguire lo sguardo della faccia riprodotta sullo schermo. «Nonostante ciò l'istinto porta a non ignorare questo elemento - dice Michael Dodd, responsabile della ricerca -. Confrontando dove si dirigeva lo sguardo dei volontari con le loro ideologie politiche, indagate attraverso specifici questionari, ci siamo accorti che c'è però una differenza nelle reazioni di liberali e conservatori».
SGUARDO - Ebbene, chi era di sinistra guardava invariabilmente nella direzione dello sguardo del viso sul computer, le persone di destra invece non lo facevano mai, erano insomma immuni ai suggerimenti dello sguardo altrui. L'ovvia domanda è: perché? «Forse il gran valore che i conservatori danno all'autonomia personale li rende meno influenzabili dagli altri, e quindi anche meno tendenti a rispondere a questo tipo di stimolo visivo; i liberal di solito tengono in maggior considerazione le istanze altrui, e forse per questo seguono di più lo sguardo dell'interlocutore», ipotizza Dodds. Il suo collega, lo psicologo Kevin Smith, ha aggiunto: «Questi dati sembrano dimostrare una volta di più che liberal e conservatori vedono il mondo e valutano le informazioni dall'esterno in modo diverso. Capire perché potrebbe aiutarci a comprendere le radici dei conflitti politici». Dalle nostre parti ce ne sarebbe sicuramente bisogno, visti i toni accesi dei dibattiti; va detto però che i risultati degli americani potrebbero non essere esattamente esportabili in Italia, perché i concetti di conservatore e liberal non sono sovrapponibili alle nostre destra e sinistra (negli Stati Uniti è liberal chi crede soprattutto nel principio di uguaglianza, mentre i conservatori hanno come guida il principio di libertà).
BIOLOGIA - Differenze a parte, il dato interessante è anche il "peso" della biologia nella politica: non sono solo le forze ambientali a influenzare il credo politico, ma probabilmente anche fattori biologici e cognitivi (ma non si sa ancora indicare con precisione quali siano). Non è la prima volta che lo si ipotizza: qualche tempo fa una ricerca statunitense simile a quella appena pubblicata ha dimostrato che chi è molto toccato da immagini paurose o minacciose è più portato a sostenere l'uso delle armi, la pena capitale e la guerra in Iraq. Siamo allora biologicamente destinati a essere di destra o di sinistra? La certezza per ora non c'è. E chissà se verificarlo aiuti a stemperare i toni del dibattito politico o, al contrario, non finisca per offrire un argomento in più per denigrare chi la pensa in modo diverso.
Elena Meli
12 gennaio 2011
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