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Vitamina D, meglio non esagerare
Se assunta oltre una certa soglia, produce effetti
opposti a quelli sperati: rende le ossa più fragili
MILANO - Ne abbiamo tutti sentito parlare come di un toccasana per le ossa. Un elemento indispensabile per la salute dell’impalcatura del nostro organismo. E per questo, da più parti giungono consigli, rivolti soprattutto alle donne, specie se anziane, di mantenere livelli elevati di vitamina D attraverso una dieta equilibrata e una adeguata esposizione al sole. O, se queste misure fossero insufficienti, assumendo appositi integratori. Tuttavia, meglio non esagerare. La vitamina D, una molecola essenziale per l’assorbimento del calcio - che costituisce a sua volta la componente principale della struttura delle ossa - se assunta in dosi eccessive può produrre l’effetto contrario a quello sperato e, piuttosto che rinforzare le ossa, le rende più fragili. Lo ha scoperto un gruppo di ricercatori del Minneapolis Veterans Affairs Medical Center e dell’University of Minnesota di Minneapolis in uno studio pubblicato sul Journal of Clinical Endocrinology Metabolism.
LA GIUSTA MISURA - I ricercatori hanno misurato i livelli di vitamina D circolanti nel sangue di oltre 6mila donne con più di 69 anni di età. Quella presa in considerazione è stata la forma inattiva della vitamina, il calcidiolo, che rappresenta una vera e propria riserva a disposizione dell’organismo, a differenza del calcitriolo che è la versione pronta all’utilizzo. I valori di vitamina D sono stati poi messi in relazione con lo stato di salute delle ossa, valutato in base alla loro fragilità. Sorprendentemente, è emerso che le ossa più fragili si riscontravano non soltanto nelle donne che avevano bassi livelli della sostanza, ma anche in chi ne aveva troppa. In particolare, i valori di vitamina D a cui corrispondevano ossa più forti sono quelli compresi tra i 20 e i 30 miliardesimi di grammo (nanogrammi) di calcidiolo per millilitro di sangue. Al di sotto dei 15 nanogrammi per millilitro le donne presentavano ossa del 47 per cento più fragili rispetto a questo gruppo, al di sopra dei 30 ng/ml le ossa erano più fragili del 32 per cento.
INTEGRARE CON CAUTELA - I risultati dello studio, secondo gli autori, invitano a considerare con più attenzione il tema della supplementazione di vitamina D. «La sua popolarità - ha affermato Kristine Ensrud, docente di epidemiologia presso l’istituto americano e principale autrice dello studio - è cresciuta negli ultimi anni, anche se l’associazione tra i livelli di vitamina D presenti nell’organismo ed eventuali rischi per la salute negli anziani è ancora incerta. Infatti - ha precisato - il nostro studio non dimostra che quanto più alti sono i livelli di vitamina D tanto più bassi sono i rischi di fragilità ossea o di morte. Al contrario, anche alti livelli di vitamina D sono associati con un aumento della fragilità». Per questa ragione, secondo i ricercatori, si avverte l’urgenza di ampi studi clinici randomizzati, ben congegnati e di sufficiente durata, che quantifichino gli effetti della supplementazione di vitamina D sulla salute.
Antonino Michienzi
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