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AIDS ED EPATITE C SI CURANO CON GLI STESSI FARMACI
Cala la mortalità da HIV, non i casi d’infezione. Svolta per l’epatite. Arrivano gli inibitori delle proteasi. Il 1° dicembre“Giornata mondiale” contro la sindrome da immunodeficienza acquisita
ROMA – A trent’anni dalla scoperta del virus HIV, responsabile dell’AIDS ed alla vigilia della “giornata mondiale” contro questa sindrome da immunodeficienza acquisita, emergono luci ed ombre. Da catastrofe planetaria come era stato in passato definita dagli esperti, oggi rappresenta un modello di successo della ricerca.
La svolta nelle cure ha senz’altro ridotto la mortalità, non certo l’andamento della infettività. Sono oltre 4 mila i casi all’anno in Italia con 180 mila sieropositivi, fra cui il 30% non sa di esserlo. Da qui la preoccupazione delle autorità istituzionali, come emerso dal convegno di virologia promosso a Roma dall’Istituto Superiore di Sanità. Molti,infatti, scoprono la propria condizione quando ormai è troppo tardi,alimentando quindi il numero degli infetti ( solo una minima parte dei quadri sierologici si trasformerà,però, in vera e propria malattia).
Prevale in particolare la fascia degli eterosessuali, ma anche in quella dell’omosessualità l’abbassamento dei livelli di guardia ha fatto salire la percentuale al 7%, quasi come in Africa. E sorprende sempre più la scoperta del virus negli ultra cinquantenni, in pratica nei giovani di trent’anni or sono che non hanno usufruito delle nuove cure.
Ma la novità riguarda anche un’altra malattia infettiva,l’Epatite C ( non esiste ancora il vaccino, come invece accade per la forma B e quella A). Alla base della sua diffusione ( 70 mila nuovi casi all’anno nel nostro Paese) ed il coinvolgimento del 2-3% della popolazione nazionale, esiste un’insufficiente informazione. Igiene personale di vita,alimentazione corretta,moderato consumo di alcool,costante attività fisica, non abuso dei farmaci, attenzione a piercing e tatuaggi, evitare rapporti sessuali a rischio, vaccinarsi contro epatite A e B, eseguire controlli periodici di sangue rappresentano regole importanti di prevenzione.
Secondo Stefano Vella (ISS) e Raffaele Bruno, Università di Pavia,stanno per arrivare dei farmaci per l’epatite C. Si tratta degli inibitori della proteasi già utilizzati per il trattamento dell’infezione da HIV. In grado d’arrivare diritti al virus,rappresentano quello che hanno rappresentato in passato per l’AIDS. Se cioè ieri hanno rivoluzionato la storia naturale dell’AIDS,oggi lo faranno con quella dell’epatite C. Grazi anche agli inibitori dell’integrasi e del virus nella cellula, possiamo concretamente parlare di eradicazione. Ma sbaglia chi dice che l’AIDS sia qualcosa che riguarda solo i poveri del mondo. E’ una malattia globale, anche di casa nostra.
GIAN UGO BERTI
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