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20 nov 2010




Italiani, sette su dieci si sentono sani

Ma il 38,6% ha una o più patologie croniche: uccidono di più le malattie cardiovascolari, seguite dai tumori e dai disturbi del sistema respiratorio. Stabile vizio del fumo

MILANO - Gli italiani? Si sentono in forma quasi perfetta. Nel 2010, sette connazionali su dieci (70,6%) valutano positivamente il proprio stato di salute, gli uomini più delle donne (75% contro 66,5%). Dato in lieve aumento rispetto al 2009 quando era il 69,3 per cento. La buona notizia arriva dall'Annuario statistico italiano 2010 dell'Istat. Ma sul fronte delle patologie croniche, il 38,6% dichiara di esserne affetto, percentuale che sale all'86,7% fra gli ultrasettantacinquenni. Le più diffuse sono artrosi/artrite (17,3%), ipertensione (16%), malattie allergiche (9,8%), osteoporosi (7%), bronchite cronica, asma bronchiale (6,1%) e diabete (4,9%).

MALATTIE CRONICHE - Il 20,1 per cento dichiara di essere affetto da due o più patologie croniche, con differenze di genere molto marcate a partire dai 45 anni, che aumentano all'aumentare dell'età. Tra gli ultrasettantacinquenni la "comorbilità" si attesta al 68,4 per cento (60,6 per cento tra gli uomini e 73,5 per cento tra le donne). La quota di persone che, pur dichiarando di essere affette da almeno una patologia cronica, si percepiscono in buona salute è pari al 42,0 per cento, in lieve aumento rispetto al 2009 (40,4 per cento). A livello territoriale la quota di persone che si dichiara in buona salute è leggermente più elevata al Nord (71,6 per cento) e al Centro (70,7 per cento), rispetto al Mezzogiorno (69,4 per cento). Tra le regioni le situazioni migliori rispetto alla media nazionale si rilevano in Valle d'Aosta (73,1 per cento), in Veneto (72,4 per cento), in Toscana (72,5 per cento) e a Bolzano e Trento (rispettivamente 82,4 e 79,2 per cento), mentre quelle relativamente peggiori si hanno in Calabria (64,1 per cento) e Sardegna (64,3 per cento).

MORTALITÀ - Per quanto riguarda l'uso di farmaci, il 39,4% della popolazione dice di averne assunti nei due giorni precedenti l'intervista, più donne che uomini (44,1 contro il 34,5 per cento). Le quote di consumatori aumentano all'avanzare dell'età: dopo i 55 anni oltre la metà della popolazione ne fa uso, fino a raggiungere l'86 per cento tra le persone di 75 anni e oltre. Poi c'è il capitolo mortalità: uccidono di più le malattie cardiovascolari, seguite dai tumori (il 30% del totale dei decessi) e dalle patologie del sistema respiratorio. Analizzando i dati di mortalità del 2007, l'Istat rileva un numero di decessi pari a 280.851 maschi (dei quali 1.070 nel primo anno di vita) e di 292.030 femmine (889 nel primo anno di vita), per un totale complessivo di 572.881, di cui 1.959 nel primo anno di vita. Il tasso di mortalità generale registrato è pari nel 2007 a 9,6 per mille abitanti e a 9,7 e 9,6, rispettivamente, per i maschi e per le femmine, valori in lieve aumento rispetto al 2006. L'Istat torna infine a osservare un avvicinamento tra i livelli di mortalità dei due sessi, anche se, nell'anno 2007, a ridurre le distanze è soprattutto l'aumento dei decessi per le donne.

ALIMENTAZIONE - L'Istat poi fa una disamina delle abitudini alimentari degli italiani: nel 2010 il pranzo si conferma il pasto principale per oltre due terzi della popolazione di 3 anni e più, molto spesso consumato a casa. È fortemente diffusa anche l'abitudine a fare una sana e corretta colazione al mattino: l'82,2% delle donne e il 76,5% degli uomini abbina al caffè o al tè alimenti più nutrienti come latte, biscotti e pane. Al contrario il vizio non si perde: quello del fumo risulta stabile negli ultimi anni. Nel 2010 gli schiavi della sigaretta rappresentano il 22,8% della popolazione di 14 anni e più (il 32,3% fra i 25-34enni). A fumare sono soprattutto gli uomini (29,2%) rispetto alle donne (16,9%). Il tabagismo è più diffuso nelle fasce di età giovanili e adulte: è tra gli uomini nella fascia di età 25-34 anni la percentuale più elevata di fumatori (39,7 per cento), tra le donne la quota più elevata si registra tra i 25-34 e i 45-54 anni (24,4 per cento). Chi non ha mai fumato rappresenta la maggioranza della popolazione di 14 anni (52 per cento) e sono evidenti le differenze di genere: il 38,3 per cento degli uomini e il 64,7 per cento delle donne. Una quota di persone pari al 23,4 per cento delle persone di 14 anni e oltre attualmente non fuma ma dichiara di aver fumato in passato, con differenze di genere, anche in questo caso, elevate: sono il 30,7 per cento degli uomini e il 16,7 per cento delle donne.

MEDICI DI BASE - Nell'annuario non mancano i dati sui medici di base, che in Italia sono circa 47mila, con una media di otto ogni 10mila abitanti. I pediatri sono circa 7.700, nove ogni 10mila bambini fino a 14 anni.Sebbene il contratto dei medici di medicina generale preveda che si possano assistere fino a un massimo di 1.500 pazienti, il dato medio nazionale è significativamente al di sotto di tale soglia: 1.114 assistiti per medico. A livello territoriale, se si esclude il caso della provincia autonoma di Bolzano con un numero medio di 1.645 assistiti per medico, la variabilità regionale passa da 1.010 nel Lazio a 1.271 in Lombardia. Negli ultimi anni, dal 2006 al 2007, si ha una leggera riduzione del numero di assistiti per medico: pari mediamente a 5 assistiti in meno a livello nazionale. Mentre negli ultimi tre anni la dotazione ha subito una leggera riduzione: dal 2005 al 2006 si è avuto un ambulatorio e laboratorio in meno ogni 100 mila abitanti, dal 2006 al 2007 si è avuta una variazione quasi nulla di -0,4. Ora sono 17 ogni 100mila abitanti. I servizi di guardia medica sono circa 5 ogni 100mila abitanti.

POSTI LETTO - Negli ospedali continua a calare l'offerta di posti letto: negli ultimi dieci anni (1997- 2006) si è passati da 6,1 a 4,5 posti letto ogni mille abitanti. La dotazione minima di posti letto, pari a 3,7 per mille abitanti, si registra in Umbria, quella massima, 4,9 posti letto per mille abitanti, in Trentino-Alto Adige. La riduzione è determinata principalmente da una dismissione di posti letto in regime ordinario, coerentemente con quanto auspicato dalla programmazione sanitaria nazionale; mentre la quota di posti letto in day hospital rispetto a quelli ordinari è aumentata significativamente nel tempo passando dall'8,3 per cento nel 1997 al 14,4 per cento nel 2006. La quota più bassa di posti letto in day hospital si registra in Sardegna con il 9,8 per cento, seguita dalla provincia autonoma di Trento con il 9,7 per cento; la percentuale di posti letto in day hospital più elevata si registra in Sicilia, dove si attesta al 24,2 per cento, e nelle Marche con il 22,2 per cento del totale dei posti letto per acuti. Anche il tasso di ospedalizzazione è andato diminuendo nel tempo, in particolare in regime ordinario (da 183 ricoveri per mille abitanti nel 1996 a 143 nel 2006).



Redazione online Corriere della Sera

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