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7 mag 2010


BAMBINI

Deficit d'attenzione e iperattività: trattare con i bimbi 'Gianburrasca'

di Gian Ugo Berti

Scatenati, a scuola come a casa, disattenti e dispettosi. Oppure silenziosi, calmi, con la testa sempre tra le nuvole. Non è sempre questione di carattere: qualche volta si tratta di Adhd - sindrome da deficit di attenzione e iperattività - disturbo di cui soffrono 40mila bambini


 

Sono oltre 40 mila i bambini colpiti da "iperattività", ma in realtà questa condizione è solo una parte del quadro della malattia che coinvolge l'incapacità del controllo della motricità, dell'impulsività e dell'attenzione. 

Si chiama Adhd, sindrome da deficit di attenzione e iperattività, e non è semplice da diagnosticare. Spesso è l'ambito scolastico, quindi il confronto con i propri coetanei, a permettere l'identificazione di un bambino con questo problema. Saltano, corrono, a scuola infastidiscono compagni e professori, sono distratti, non svolgono i compiti perché non riescono a concentrarsi. Ma non sono dei Gianburrasca, sono bambini affetti da una turba organica dei neurotrasmettitori cerebrali che comandano l'attenzione. Da qui emergono il disagio dei familiari e le difficoltà delle istituzioni nell' adattarsi alle singole problematiche.
 
 "Quando era il momento di fare i compiti, leggere o scrivere, si disperava al punto che lui stesso picchiava la testa sulla scrivania e piangendo mi chiedeva perché fosse nato 'fatto male'". Sono le parole di una delle mamme dell'Associazione Italiane Famiglie Adhd

Poi c'è la forma completamente opposta, che sfocia nell'isolamento. In questo caso il bambino non è iperattivo, anzi, si mostra calmo ma sempre disattento, come se pensasse sempre ad altro. Qui la diagnosi è ancora più tardiva perché ancora più difficile da comprendere. Se in casa il piccolo mostra questi sintomi per un periodo prolungato, è bene iniziare qualche indagine.

L'Adhd è quindi un disturbo che impatta negativamente su ogni aspetto della vita del bambino, sviluppa disadattamento scolastico, impoverimento dei rapporti sociali, bassa autostima, emarginazione e sofferenza. Oggi esistono però notevoli progressi della ricerca, un registro nazionale e la possibilità di accedere alle strategie di cura necessarie.
 
La decisione di ricorrere o meno ai farmaci - sostengono gli esperti - non deve mai essere presa come una scorciatoia, ma un'integrazione al supporto psico-educativo e comportamentale, cui la somministrazione è subordinata. Farmaco da controllarsi poi mensilmente, interrompendolo di solito nel periodo estivo, quando non sia strettamente neceessario, e ridiscusso annualmente per evitare terapie croniche.

A giugno uno studio americano sostenuto dall'agenzia del farmaco statunitense Food and Drug Administration aveva mostrato un possibile legame tra terapie anti-Adhd e il rischio di una morte improvvisa. Ma già nel 2007 in Italia è stata creato il Registro nazionale dell'Adhd in età evolutiva, ossia uno strumento che controlla il percorso terapeutico dei bambini, attraverso le singole esperienze.
 
Secondo gli specialisti, se non adeguatamente gestite, tali esperienze possono indurre il bambino a pensare di essere diverso dagli altri. Può vivere la situazione come una colpa e questa immagine può bloccarsi nella sua testa fino a diventare una componente dell'immagine di sè in adolescenza. Un intervento psicoeducativo tempestivo sul bambino, la famiglia e il contesto di vita può invece far evolvere la situazione in maniera diversa.

Istituto Superiore di Sanità: Adhd
Associazione Italiana Famiglie ADHD
Associazione Italiana Disturbi Attenzione e Iperattività
Nous, terapia e riabilitazione cognitiva

(Luglio 13, 2009)

Tag: Adhd, sindrome da deficit di attenzione e iperattività


 




 

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